Dal Santuario di Pompei una preghiera per la pace

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E’ stato mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, a presiedere nella prima domenica di ottobre, mese dedicato al Rosario, la messa e la recita della supplica sul sagrato del Santuario di Pompei. E mentre, a mezzogiorno, i fedeli elevavano alla Madonna la celebre orazione composta dal beato Bartolo Longo, papa Francesco, nel recitare l’Angelus in piazza san Pietro, esortava a pregare per i partecipanti al Sinodo dei Vescovi, chiedendo anche di pregare per la pace ‘in Ucraina ed in tutte le terre ferite dalla guerra’.

Nel saluto iniziale l’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, ha ricordato la storia del Santuario: “Egli ci ha consegnato Pompei come un grande libro aperto con una splendida storia da rivivere e ancora di più da aggiornare. Una storia fondata su due capitoli essenziali, tra loro intrecciati, il Tempio della fede con il flusso continuo di pellegrini e il Tempio della carità con le Opere in favore della gioventù in difficoltà e dei poveri.

Al centro di tutto: la preghiera del Rosario, di cui, con gli scritti e con l’intera sua opera, in particolare attraverso i Quindici Sabati, ha sviluppato l’anima cristologica e contemplativa”.

Proprio il tema della pace è stato centrale anche nell’omelia di mons. Baturi, che ha invitato a guardare la Madre di Dio: “Siamo qui per guardare Maria che ci invita a contemplare Gesù, il volto e la presenza di Suo Figlio in questo nostro oggi e in questo nostro territorio.

Siamo qui per supplicare, e la supplica (quella che il beato Bartolo Longo elevò in questo santuario fin dal 1883) rappresenta e riassume la verità della nostra condizione umana davanti a Dio: tutte le volte in cui davvero diventiamo coscienti di noi stessi e della presenza di Dio non possiamo che supplicare.

Siamo mendicanti della misericordia, pellegrini dell’Eterno. Supplichiamo e domandiamo pietà per noi, per i nostri cari, per tutta la nostra Chiesa, per il mondo intero. La supplica non è il gesto della disperazione, perché chi dispera impreca, non supplica. La supplica è il gesto dell’amore, a se stessi, agli altri, a Dio”.

E’ stata un’invocazione affinché Essa guardi le ‘miserie’ umane: “Noi siamo consapevoli della nostra miseria, delle nostre fatiche e dei nostri affanni, ma al tempo stesso conosciamo l’indomito desiderio della felicità, dell’amore e della pienezza.

Desideriamo che la Madre ci guardi, perché la vera benedizione è essere guardati da un amore più grande del nostro. Chiediamo che la nostra vita non sia perduta, ma attirata da un mistero grande e bello, capace di sconfiggere la morte.

Perché questo, alla fine, è il contenuto della supplica: non vogliamo morire, non vogliamo che la vita sia risucchiata nel nulla della morte ma possa godere di quella pienezza per cui ci sentiamo fatti”.

Una supplica per chiedere la misericordia: “Misericordia significa accogliere nel proprio cuore il travaglio e la fatica dell’altro, e noi siamo certi che nel cuore di Maria c’è un posto per ciascuno di noi. Chiediamo di non essere dimenticati, che la nostra vita sia benedetta: alla Madre possiamo chiedere tutto senza vergogna perché certi di essere amati.

Ci vergogniamo solo quando presentiamo la nostra miseria davanti a Dio o la nostra debolezza per ricattarci o per deriderci. Invece, davanti al volto dell’Amore non funzionano il ricatto o la derisione: non dobbiamo vergognarci di confessare la nostra piccolezza”.

Una supplica per essere ‘custoditi’: “Cari fratelli e sorelle, noi supplichiamo (oggi e ogni giorno della nostra vita) perché ci sentiamo e siamo custoditi nel cuore della Madre.

Per questo poco fa, il Vescovo Tommaso diceva che le suppliche scritte dai fedeli nella sagrestia del Santuario vengono deposte nel cuore della Madre così come la sala delle Confessioni è il cuore del Santuario.

Solo nell’intimo del cuore di chi ci ama infatti noi ci sentiamo bene, a nostro agio, possiamo portare le nostre difficoltà, confessare le nostre miserie, dire soprattutto il nostro desiderio e la nostra grande attesa di una vita bella e rinnovata”.

Una supplica per ‘scoprire’ il volto di Dio e quello dell’uomo: “Questo è essere cristiani e questo può avvenire solo per grazia. È Lui il vero uomo, il volto che svela la verità del nostro volto, della grandezza della nostra vocazione e del nostro destino.

Essere cristiani oggi significa, come ci ha insegnato Bartolo Longo, contemplare il volto di Cristo e farlo con gli occhi della Madre. Questo è il senso del Rosario.

Contempliamo i sentimenti di Cristo che si manifestano nella vita e nei suoi misteri per poter comprendere la nostra vita e il mistero della nostra vocazione. Noi possiamo, attraverso il volto di Cristo, riconoscere i tratti del volto autentico dell’uomo”.

Una supplica per essere partecipi di una comunità: “Quando uno assolutizza se stesso, il proprio punto di vista e il proprio interesse spiega e piega la realtà e gli altri ai propri disegni. Ed è guerra, inevitabilmente violenza, si rompe la tensione all’armonia e all’unità. La Madre ci aiuta a comprenderci invece come parte di un tutto, parte di un ‘noi’: non più il ‘mio’ contrapposto al ‘tuo’, ma la verità di ciascuno è salvata dal Padre.

E chi cerca Dio, cerca il bene che è in ciascuno e, per questo, può valorizzare il bene che è in ogni uomo, accoglierlo come parte del proprio destino. L’altro non è nemico né estraneo, ma è parte della vocazione verso cui ognuno cammina.

Nelle tante vittime della guerra e dell’odio rivive ancora oggi la croce di Cristo e noi supplichiamo che si manifesti, ancora, con potenza d’amore la sua vittoria sulla morte e sull’odio. Il cammino autenticamente religioso ci fa invocare la pace, perché ci mettiamo alla ricerca del Padre che è intimo a ciascuno, che è Tutto tale da abbracciare ogni persona”.

Ed infine una supplica alla Madre di Dio per aiutarci a guardare Gesù: “Maria, con la pratica del Rosario, ci aiuta a guardare Cristo: è Lui che ‘ha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia’ e ha riconciliato gli uomini con Dio e tra di loro nel suo corpo offerto sulla croce.

La Vergine Maria ci doni i sentimenti di Cristo per vivere ‘unanimi e concordi’, nella carità, con uno sguardo aperto alla valorizzazione di ogni sorella e di ogni fratello! Il Vangelo ci esorta a vivere e a lavorare come figli di un Padre che ama la vita e che ci desidera operatori di pace, promotori di vera amicizia, che è il germe vero della pace”.

(Foto: Santuario di Pompei)

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