Cei: rispetto per la dignità dei minori e dei migranti

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Con una conferenza stampa il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, ha sottolineato preoccupazione per i migranti, che arrivano in Italia, in quanto “soluzioni solo di contenimento o di respingimento non fanno giustizia al fenomeno migratorio e alla dignità umana. E’ necessario che tutti i provvedimenti siano rispettosi della dignità dell’uomo e che quindi non si protraggano detenzioni oltre la misura strettamente necessaria… Non si può ridurre le gestione di questo fenomeno soltanto a una misura di contenimento di tipo detentivo o in vista di un’azione semplicemente di rimpatrio. E’ un problema globale”.

Sollecitato sulle misure di restringimento sui minori e sulle donne incinte l’arcivescovo della diocesi di Cagliari ha sollecitato una maggiore tutela: “I minori hanno bisogno di maggiore tutela, così come le donne, sui minori non accompagnati è necessario avviare una riflessione con le comunità locali, con le Regioni, c’è la necessità di conoscere le loro storie individuali, di proteggerli anche con l’aiuto di staff, di figure di professionisti capaci di accompagnarli, le misure semplicemente detentive potrebbero non raggiungere lo scopo di un rispetto della dignità dell’uomo, su questo penso che è possibile un dialogo con la società civile, con la Chiesa, con le autonomi locali, con il mondo del Terzo settore”.

Nel comunicato conclusivo i vescovi hanno sottolineato il valore del cammino sinodale intrapreso: “In questo senso, il Consiglio Permanente si è ampiamente confrontato sulla fase sapienziale del Cammino, da poco avviata, per fare il punto della situazione e preparare la fase profetica, ossia la tappa finale, nella quale si assumeranno alcuni orientamenti e decisioni concrete.

I Vescovi hanno portato l’eco delle rispettive Chiese locali, nelle quali il biennio narrativo, appena concluso, ha destato molte attese e offerto molte proposte, chiedendo di valorizzare quanto emerso. Nei prossimi mesi verranno decisi tempi e modalità della conclusione del Cammino; intanto, ne è stato approvato il regolamento”.

Hanno anticipato che la prossima assemblea generale straordinaria avrà come tema la ‘Ratio formationis sacerdotalis per i Seminari in Italia’: “Alla base del documento c’è la convinzione che per il prete, discepolo permanentemente in cammino sulle orme del Maestro, la formazione sia un processo che inizia in Seminario e continua per tutta la vita.

Per questo la ‘Ratio Nationalis’ cerca di colmare il divario esistente fra i due momenti dell’unica formazione, evidenziando la stretta connessione tra pastorale vocazionale e formazione permanente, che necessita di essere maggiormente coordinata con quella iniziale.

Il ministero del sacerdote, infatti, si inserisce nella comunione ecclesiale e da questa trae forza per rapportarsi con le altre ministerialità. Il presbitero è chiamato a pensarsi sempre più dentro una coralità, in relazione al territorio in cui opera e con un respiro diocesano, in una dimensione di fraternità che va costruita fin dal Seminario”.

Eppoi i vescovi hanno chiesto maggiori investimenti sul piano educativo per combattere le crisi sociali: “Mentre aumenta la povertà, desta qualche preoccupazione il disegno di legge sull’autonomia differenziata che, nell’attuale formulazione di alcuni articoli, potrebbe rischiare di allargare ulteriormente la forbice delle diseguaglianze…

I gravi fatti avvenuti recentemente a Caivano (con la drammatica realtà di stupri, abusi, violenza) non possono essere letti e affrontati solo come una questione di ordine pubblico. Va considerato l’aspetto educativo che riguarda tutta la società, perché i minori non cadano nella trappola della pornografia e comprendano appieno il valore della sessualità, e soprattutto perché alla repressione si leghi la propositività di interventi educativi lungimiranti”.

Poi è stato fatto il punto sul dramma dei abusi: “Il Servizio Nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, costituito nel gennaio 2019, nasce per dare attuazione concreta al documento e porsi come riferimento per le interazioni con il territorio…

La rete si sviluppa nelle diverse Regioni ecclesiali attraverso un coordinamento regionale, coadiuvato da un Vescovo delegato per ogni Regione, e una serie di Servizi diocesani e interdiocesani, con funzione consultiva, cui afferiscono quasi ovunque i Centri di ascolto, strutture preposte all’accoglienza e all’accompagnamento delle presunte vittime”.

(Foto: Cei)

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