In Polonia una Chiesa in diminuzione ma attiva

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Nelle scorse settimane è stato presentato a Varsavia il rapporto ‘Chiesa in Polonia 2023’, che ha evidenziato forti differenze tra i polacchi sotto i 40 anni e quelli sopra i 50 anni, con i quarantenni che formano un gruppo intermedio. Una sintesi del rapporto, preparato dall’agenzia di stampa cattolica polacca KAI, in collaborazione con l’Istituto per l’eredità del pensiero nazionale polacco (IDMN), ha evidenziato che un ‘indebolimento della fede’ si nota in maniera molto evidente nei giovani, come ha commentato il presidente della KAI, Marcin Przeciszewski:

“Mentre nella generazione più anziana abbiamo ancora alti tassi di identificazione con la Chiesa e dichiarazioni di fede in Dio (88%), la generazione di mezzo ha già visto un certo indebolimento della fede, mentre la generazione giovane è abbastanza diversa… Abbiamo una grande differenza quando si tratta di pratiche religiose. La vecchia generazione è loro fedele. Intanto la generazione più giovane è divisa quasi a metà: chi crede e chi si allontana dalla Chiesa”.

Secondo l’Istituto polacco per la statistica della Chiesa cattolica (ISKK), la percentuale dei polacchi che partecipano alla messa domenicale è scesa dal 47% di inizio millennio al 28% di oggi. Infatti, la sintesi del rapporto suggerisce che il declino della pratica religiosa tra i giovani è stato così grave che “si può persino parlare di un’interruzione della trasmissione intergenerazionale della fede, che fino ad ora è stata uno dei tratti distintivi dell’identità polacca”.

Il fenomeno si riscontra anche nel calo delle vocazioni al sacerdozio ed alla vita religiosa: nel 2000 sono stati iscritti ai seminari diocesani e religiosi 6.800 candidati; all’inizio di quest’anno le iscrizioni sono diminuite a 1.900. Sempre secondo il rapporto quasi 27.000 polacchi (16.100 donne e 10.700 uomini) sono membri di istituti di vita consacrata.

Però il rapporto evidenzia anche un aumento delle nuove iniziative di evangelizzazione. Accanto a eventi consolidati come gli incontri dei giovani a Lednica, nella Polonia centro-occidentale, c’è un numero crescente di partecipanti alle sfilate dei ‘Tre Re’, ai festival di musica cristiana ed alla ‘Via Crucis estrema’, che prevede una camminata notturna di 25 miglia da soli o in piccoli gruppi.

Il rapporto dimostra che la fede religiosa è ancora un elemento importante nel panorama polacco e che la Chiesa ha una delle più grandi forze apostoliche in Europa, però l’indebolimento della fede è particolarmente evidente nella giovane generazione polacca:

“Mentre fino a poco tempo fa si poteva sperare che la società polacca fosse molto più resistente alle tendenze di secolarizzazione caratteristiche dell’Occidente, oggi questa speranza va sempre più scemando. Mentre nella generazione più anziana abbiamo ancora alti tassi di identificazione con la Chiesa e dichiarazioni di fede in Dio (88%), la generazione di mezzo ha già visto un certo indebolimento della fede, mentre la generazione più giovane è completamente diversa”.

Secondo i calcoli dell’ISKK, all’inizio di questo secolo il 47% delle persone frequentava le messe domenicali; nel 2021 solo il 28% ed attualmente il 13%. Inoltre, secondo la ricerca CBOS dello scorso anno, il 69% dei giovani si considera credente, di cui il 4% profondamente credente, il 14,7% piuttosto non credente e il 12,3% completamente non credente. Anche l’autorità della Chiesa si sta indebolendo: nell’ultimo decennio è passata dal 65% al 48%.

Un capitolo è riservato agli abusi: “Un altro processo necessario che richiede di essere portato avanti, come menzionato chiaramente nel rapporto, è la questione della pulizia della Chiesa dai crimini di abuso sessuale sui minori. Papa Benedetto XVI ha affermato che ‘questa sporcizia’, se la Chiesa non ne viene mondata, può di fatto offuscare lo splendore del Vangelo.

Il rapporto presenta quindi nel dettaglio le attività della Chiesa in Polonia per creare un sistema operativo efficace per la protezione dei bambini e dei giovani. Ciò dimostra che la Chiesa cattolica è l’unica istituzione in Polonia che, negli ultimi anni, ha creato e perfezionato strutture per rispondere ai danni e costruire un sistema di assistenza e prevenzione a livello locale e nazionale”.

Dal rapporto emerge che la Chiesa in Polonia ha ancora un potenziale apostolico forte e relativamente giovane, soprattutto rispetto ad altri Paesi europei; inoltre ha molti sacerdoti: il loro numero raggiunge i 34.700 (compresi i sacerdoti religiosi e coloro che lavorano all’estero).

Questi sacerdoti servono 10.000.000 persone e 352 parrocchie in 45 diocesi. Inoltre circa l’8% dei fedeli è impegnato anche nel lavoro apostolico in varie forme ed appartiene a confraternite, movimenti e associazioni ecclesiali. Nell’ultimo quarto di secolo il numero di queste comunità è aumentato della metà.

Preziosa è l’attività apostolica degli ordini religiosi, che costituiscono un prezioso complemento delle strutture diocesane: quasi 27.000 persone (16.100 donne e 10.700 uomini) appartengono ad istituti di vita consacrata. persone.

Nel settore sociale la Chiesa cattolica è la seconda istituzione dopo lo Stato che presta aiuto alle persone bisognose: poveri, malati, disabili, disoccupati, tossicodipendenti ed emarginati. La principale istituzione di sostegno alla Chiesa è la Caritas Polska, che opera in molti ambiti: dall’aiuto a poveri, malati, disabili e anziani, al sostegno allo sviluppo di bambini e giovani, alle iniziative rivolte a migranti e rifugiati e agli interventi umanitari nei Paesi colpiti da guerre e disastri naturali.

Particolarmente importante è l’aiuto che la Chiesa fornisce dopo l’invasione dell’Ucraina a profughi e vittime di guerra: la Caritas polacca ha fornito sostegno materiale a circa 2.000.000 rifugiati ucraini. Il valore degli aiuti sotto forma di vitto, alloggio, pacchi alimentari e doni in natura è ammontato ad oltre € 73.114.000, mentre il valore dei trasporti verso l’Ucraina è stato di € 56.408.000.

Sul ‘fronte’ missionario i missionari polacchi “sono relativamente giovani e molto apprezzati in tutto il mondo per il loro zelo, inventiva e capacità di adattarsi alle condizioni locali. 1.743 polacchi svolgono missioni in 99 paesi, la maggior parte in Sud America (soprattutto in Brasile, Bolivia e Argentina) e in Africa (la maggior parte in Camerun, Zambia e Tanzania).

Inoltre, circa un migliaio di persone lavorano nella pastorale nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Tra i missionari, il maggior numero sono sacerdoti e religiosi (787 persone), leggermente meno suore (629), seguiti dai sacerdoti diocesani (287) e dai laici (40 persone). Il volontariato missionario si sviluppa in modo dinamico e sembra essere il futuro delle missioni”.

Infine la Chiesa polacca offre un contributo significativo alla cultura attraverso tre università: l’Università Cattolica di Lublino, la Pontificia Università ‘Giovanni Paolo II’ e l’Ignatianum di Cracovia; e due teologiche: la Pontificia Facoltà di Teologia di Wrocław e l’Accademia Cattolica di Varsavia, dove studiano 27.500 studenti. persone. Inoltre la Chiesa gestisce quasi 500 scuole, frequentate da circa 74.000 studenti.

(Foto: Conferenza Episcopale Polacca)

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