Da Berlino le religioni osano l’audacia della pace

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“Mi chiamo Zohra Sarabi, ho 18 anni, e vengo dall’Afghanistan. Sono arrivata in Italia con il Corridoio Umanitario di Sant’Egidio nel mese di luglio del 2022 e da più di un anno vivo a Roma. Non ero ancora nata quando nel 1996 i talebani hanno conquistato per la prima volta il mio paese. A Kabul, con la presenza delle forze occidentali, la vita era ricominciata. I problemi c’erano ma almeno c’era anche la speranza”: con la testimonianza della giovane afghana Zohra Sarabi si è conclusa la giornata inaugurale degli incontri internazionali della preghiera per la pace, dal titolo ‘L’audacia della pace’, in svolgimento a Berlino.

Sarabi , arrivata in Italia grazie ai ‘corridoi umanitaria’ nello scorso anno, ha raccontato la sua vita a Kabul: “In quegli anni ho avuto la fortuna di poter studiare e soprattutto di poter sognare. Poi il buio è tornato, quel 15 agosto del 2021, e tutto è cambiato. Voglio raccontarvi il mio 15 agosto. Ero a scuola con i miei compagni quando i professori ci hanno detto che i talebani stavano avanzando in città. L’incubo che conoscevamo solo dai racconti diventava realtà anche per noi”.

Un racconto drammatico di una vita libera abbandonata dagli occidentali: “Ci hanno detto ‘andate subito a casa’. In quei giorni tutti volevano fuggire. C’era una grande confusione e tutti cercavano qualcuno in occidente che potesse portarli fuori dal paese.

Dopo la bomba all’aeroporto di Kabul la situazione è precipitata. Per me e la mia famiglia, come per tanti altri, la vita era in pericolo perché mio padre, prima dei talebani, lavorava per il ministero della difesa. Era considerato un nemico.  Non uscivamo più di casa. Eravamo disperati. 

Oggi in Afghanistan le donne non possono più studiare, ma non possono neanche uscire di casa da sole senza uomini: non puoi nemmeno lavorare e mantenere la famiglia e la povertà cresce ogni giorno di più. Le ragazze non possono scegliere chi incontrare o avere amici. Per loro la vita è diventata impossibile perché manca la libertà. E la libertà è tutto”.

Ed ha raccontato il viaggio per arrivare in Europa di chi cerca solo un futuro da vivere: “Siamo andati in  Pakistan. Ci sono milioni di afghani in Pakistan e in Iran, senza soldi, lavoro, scuola. Aspettano. Aspettano che qualcuno li porti via. Si cominciava a parlare di un corridoio umanitario. Tra i rifugiati ogni notizia è un appiglio per guardare al domani.

A maggio del 2022 ho sentito che Sant’Egidio era arrivato a Islamabad e ci voleva intervistare. Ho cominciato a stare meglio… A sperare di nuovo. Mi ricordo il giorno in cui la Comunità ci ha invitati in una sala per conoscerci”.

 Infine ha raccontato la sua vita in Italia: “Ora posso parlare e fare amicizia con tutti. L’Italia mi piace. Sono andata tante volte anche io ad accogliere a Fiumicino gli afghani che sono arrivati dopo di me con i corridoi umanitari. L’accoglienza fa bene al cuore di chi deve dimenticare la sofferenza ma anche al cuore di chi accoglie, perché insieme stiamo costruendo una società migliore. Tornata da Berlino comincerò l’università. Voglio studiare la mediazione culturale e aiutare gli altri immigrati. Questo mi rende felice”.

La giornata era stata aperta dai saluti istituzionali del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, che ha esordito citando la preghiera di san Francesco: “Sì, la pace è una delle promesse più grandi e profonde di tutte le religioni del mondo, siano esse l’Islam, l’Ebraismo, l’Induismo, il Buddismo o il Cristianesimo.  Sì, è la pace a cui le religioni possono e devono contribuire insieme; è questo che vi riunisce anche quest’anno.

Sì, sono le religioni che possono fornire un grande, indispensabile servizio come promotrici di pace e come forza di riconciliazione per l’umanità. Ma in questa occasione desidero anche dire chiaramente che chiunque, in nome della religione, si schieri con un violento signore della guerra che vuole sottomettere con la forza un paese vicino pacifico e democratico;

chiunque, in qualità di guida di una chiesa cristiana, sostenga le atrocità inimmaginabili che vengono commesse contro la gente di questo Paese, anzi contro le proprie sorelle e i propri fratelli nella fede; chiunque agisca in questo modo sta fondamentalmente violando il comandamento della pace della fede!”.

Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, ha ricordato la storia degli incontri: “Come donne e uomini di religione, ci muoviamo da anni sul difficile crinale tra la guerra e le speranze di pace. Abbiamo mosso i primi passi ad Assisi, in tempo di guerra fredda, nel 1986, quando Giovanni Paolo II convocò le religioni a pregare per la pace.

Il 1^ settembre 1989, a cinquant’anni dall’inizio del secondo conflitto mondiale, eravamo a Varsavia, mentre il Muro sembrava ancora tenere, per proclamare insieme come credenti dell’Est e dell’Ovest, del Sud: War never again! Mai più una guerra così! Basta con le conseguenze della guerra mondiale!.. Le religioni non possono non ascoltare la voce dei senza voce e farsi loro voce”.

Nel saluto agli invitati Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha raccontato in quale modo le Chiese costruiscono la pace: “Attraverso l’educazione e il dialogo, attraverso progetti concreti nelle aree di conflitto, incarniamo l’impegno del movimento ecumenico per ‘le cose che contribuiscono alla pace’, come adottato in una dichiarazione dell’undicesima assemblea del Consiglio Mondiale delle Chiese avente lo stesso titolo…

Siamo attivamente coinvolti in iniziative di pace in molte parti del mondo, ad esempio in Sudan, Sud Sudan, Nigeria, Myanmar, Papua occidentale, Colombia, Palestina e Israele, Iraq e Siria e nel momento presente in Ucraina e Russia. Nel contesto della violenza razziale, etnica, di genere, religiosa e socio-politica, osiamo proclamare e dimostrare l’audacia della pace. Esprimiamo tale audacia per la nostra fede, per la speranza e fiducia in un Dio che anela alla pace, alla giustizia, alla riconciliazione e all’unità nel mondo”.

Il presidente della Repubblica della Guinea-Bissau, Umaro El Mokhtar Sissoco Embaló, ha chiesto di ascoltare gli africani: “L’Africa ha bisogno di essere ascoltata e compresa meglio. Ritengo che l’Europa debba interrogarsi molto di più e molto meglio davanti al mio continente, con il quale ha forti legami, ma verso il quale ha avuto anche molte mancanze e molte colpe. Bisogna trovare una nuova collaborazione tra Africa ed Europa, come quella che si realizza nell’operato di Sant’Egidio…  

Il dialogo tra le religioni è il modo migliore per costruire un mondo più vivibile. E’ essenziale che i leader religiosi accompagnino gli Stati nella loro ricerca di una convivenza pacifica. Ci sono troppe manipolazioni in questo ambito. L’estremismo è una malattia che causa molte sofferenze. Come sapete, la povertà spinge molti giovani a lasciare il proprio Paese.

Si tratta di un fenomeno che deve trovare risposta in uno sviluppo sostenibile. Allo stesso tempo, il cambiamento climatico sta rendendo difficili le condizioni di vita in alcune parti dell’Africa e del mondo e sta impoverendo i terreni. La manipolazione di tutti questi problemi socio-economici da parte delle forze oscure della criminalità e del jihadismo genera violenza e distrugge gli Stati”.

Mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha concluso la giornata inaugurale, ricordando il Documento sulla fratellanza umana: “Nella misura in cui le religioni indicano l’unico cielo sotto il quale tutti viviamo, esse risvegliano il senso della pari dignità per tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dalla forza e dalle ricchezze che si possiedono, dalla fede cui si appartiene.

Nel linguaggio cristiano: tutti gli esseri umani sono figli amati dell’unico Padre. Condividere questo atteggiamento con gli altri, è il primo decisivo passo che rende i credenti collaboratori della pace. In tal senso anche Papa Francesco e il Grande Imam Ahmad al-Tayyeb hanno insistentemente richiamato l’attenzione, nel loro Documento sulla fratellanza umana del 2019, sul potere pacificatore delle religioni. Dimostriamo qui a Berlino che le religioni vogliono sempre di più far proprio questo spirito e vivere sempre più risolutamente di questo spirito!”

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

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