Papa Francesco: alfabetizzare ad una cultura di pace

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Venerdì scorso si è celebrata la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, istituita il 17 novembre 1965 dall’Unesco per ricordare l’importanza dell’alfabetizzazione, in quanto tale processo è considerato centrale per la risoluzione delle grandi problematiche mondiali come la povertà, la mortalità infantile, la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, la violazione dei diritti umani ed il mancato raggiungimento della parità di genere.

E si stima che al mondo il numero di analfabeti sia di 781.000.000 adulti, il 64% dei quali sono donne. Più della metà della popolazione analfabeta si trova nell’Asia Occidentale e Meridionale, il 24% nell’Africa subsahariana, il 12% in Asia Orientale, il 6,6% negli Stati Arabi e il 4,2% nell’America latina.

Per tale giornata papa Francesco ha inviato un messaggio alla direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, sottolineando la priorità dell’alfabetizzazione: “L’insegnamento e l’apprendimento dell’alfabetizzazione hanno un ruolo centrale e primordiale nello sviluppo di ogni persona, nella sua armonica integrazione nella comunità e nella sua partecipazione attiva ed effettiva al progresso della società.

La Santa Sede apprezza particolarmente l’azione dell’UNESCO a favore di una alfabetizzazione che, pur rispondendo a esigenze economiche e pratiche, è fondamentalmente finalizzata alla promozione e allo sviluppo dell’uomo all’altezza della sua vocazione personale, sociale e spirituale”.

Ed ha citato tre sfide con un invito ad insegnare l’alfabeto della pace: “In un mondo lacerato da conflitti e tensioni, è fondamentale non abituarsi al vocabolario della guerra e della discordia. Man mano che si impara a ferire con armi sempre più ignobili, si può rinunciare a farlo. Come si può ferire una persona, un parente, un amico con parole dure e gesti vendicativi, così si può rinunciare a farlo.

Apprendere il lessico della pace significa restituire il valore del dialogo, della pratica della gentilezza e del rispetto dell’altro… D’altronde, la pace è ciò che la stessa UNESCO si è posta il compito di promuovere nella mente e nel cuore degli uomini, attraverso l’educazione, la scienza, la cultura e la comunicazione. Esse rimangono le uniche ‘armi’ legittime ed efficaci da utilizzare, investendo più risorse ed energie per costruire la speranza in un futuro migliore”.

La seconda sfida riguarda l’alfabetizzazione digitale: “La rivoluzione digitale e gli sviluppi dell’intelligenza artificiale stanno rapidamente espandendo il nostro accesso alle informazioni e la nostra capacità di connetterci gli uni con gli altri oltre lo spazio fisico.

Tuttavia, persiste un ampio ‘divario digitale’, con milioni di persone che rimangono ai margini perché private dell’accesso non solo ai beni essenziali ma anche alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione…

Per prevenire una tecnologia mal gestita, fuori controllo e addirittura dannosa per la persona, sarà quindi necessario che le politiche e le leggi volte a favorire l’acquisizione di competenze digitali non trascurino la più ampia riflessione etica sull’uso degli algoritmi, orientandone l’utilizzo delle nuove tecnologie verso un percorso responsabile e umano”.

Ed infine il papa non ha trascurato l’alfabetizzazione, che favorisca un’ecologia integrale: “Dato che il degrado della natura è strettamente legato alla ‘cultura del rifiuto’, che caratterizza oggi la convivenza umana, si tratterà di promuovere con pazienza e tenacia l’apprendimento di comportamenti più sobri e solidali che, oltre ad avere un impatto diretto sulla cura del prossimo e del creato, possano ispirare nel lungo termine una politica ed un’economia realmente sostenibili per la qualità della vita, a favore di tutti i popoli della terra e soprattutto di quelli che si trovano nelle situazioni più svantaggiate e a rischio”.  

A proposito di alfabetizzazione in mattinata è stata presentata l’iniziativa ‘Together – Raduno del Popolo di Dio e della Veglia di Preghiera Ecumenica’ presieduta da papa Francesco, in svolgimento sabato 30 settembre alla vigilia della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’.

Presentando l’iniziativa Paolo Ruffini, prefetto del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’Informazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato il programma di mercoledì 4 ottobre: a giornata del 4 ottobre inizierà con la Santa Messa di apertura del Sinodo che coinciderà con la prima celebrazione con i nuovi Cardinali”.

Poi ha illustrato lo svolgimento dei lavori sinodali: “Il Sinodo sarà un cammino di preghiera, di ascolto reciproco, di discernimento, di comunione… I lavori dell’Assemblea sinodale saranno divisi in cinque moduli…

Dunque un modulo sulla sinodalità, uno sulla comunione, uno sulla missione, uno sulla partecipazione. Il Modulo Conclusivo sarà dedicato approvazione della Relazione di Sintesi di questa Prima Sessione dell’Assemblea…

Ogni Congregazione Generale si aprirà con un momento di preghiera che sarà trasmesso in streaming anche per facilitare la comunione di preghiera, da tutto il mondo, di tutto il popolo di Dio; e anche il vostro lavoro… Ogni Modulo inizierà con una messa a san Pietro. E prevede, a seguire, una Congregazione Generale con la presentazione del tema da parte del Relatore Generale alcuni ulteriori interventi a carattere introduttivo.

Fra questi anche quelli dei due assistenti spirituali: Padre Radclife e suor Angelini… I lavori del Modulo Conclusivo saranno organizzati a partire dalla presentazione di una bozza della Relazione di Sintesi, che verrà discussa in sede di Congregazione Generale e su cui i Circoli Minori formuleranno le loro osservazioni (o modi). Il testo di sintesi sarà quindi sottoposto all’approvazione dell’Assemblea plenaria”.

Ed infine si è soffermato sulla comunicazione sinodale: “Il modo in cui comunicheremo il Sinodo è molto importante per il processo di discernimento e per la Chiesa tutta. Per questo il papa ci ha invitato tutti a comprendere e raccontare cosa il Sinodo è e cosa invece non è. Da questo discendono anche alcune poche regole riguardo alla Comunicazione che trovano il loro fondamento non in se stesse, ma nell’essenza del Sinodo.

Il preservare la confidenzialità, la riservatezza, direi la sacralità di alcuni spazi alla conversazione nello Spirito, è consustanziale alla volontà di fare di questi momenti una occasione vera di ascolto, di discernimento e di preghiera fondato sulla comunione”.

Mentre suor Nathalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria Generale del Sinodo, ha spiegato alcuni punti focali della veglia: “La sfida di questo Sinodo è imparare a camminare più strettamente insieme, ascoltando lo Spirito, per diventare una Chiesa più sinodale, con l’obiettivo di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi. L’importanza della dimensione ecumenica è stata sottolineata fin dall’inizio del Sinodo…

Questo tempo di preghiera nasce da un sogno espresso da frére Alois, priore di Taizé, all’apertura del Sinodo, il 9 ottobre 2021. L’idea avanzata dalla Comunità di Taizé è stata discussa con i responsabili della Segreteria Generale del Sinodo e con quelli del Dicastero per l’Unità dei Cristiani, che hanno proposto di organizzarla alla vigilia dell’apertura del Sinodo…

Questa veglia di preghiera e il Raduno Together sono il frutto di una meravigliosa collaborazione in uno stile molto sinodale. Per dirla con papa Francesco, ‘il cammino si fa camminando’, questo evento unico e profetico, aperto a tutto il Popolo di Dio nella sua diversità, può dimostrare come la missione della Chiesa è di essere una comunione che si irradia verso l’esterno per mostrare al mondo qual è la posta in gioco nel progredire insieme lavorando per l’unità del genere umano”.

(Foto: Osservatore Romano)

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