Brandizzo: mai più morti sul lavoro
La procura di Ivrea ha iscritto due persone nel registro degli indagati per la strage di Brandizzo, dove cinque operai sono morti travolti da un treno: uno è Antonio Massa, 46 anni, dipendente di Rfi che mercoledì notte aveva il compito di fare da scorta al cantiere degli operai della ditta Sogifer che dovevano sostituire un tratto di binari e che si è salvato perché era poco più lontano, al telefono. L’altro è Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer che si è salvato perché ha visto in tempo i fari del treno ed è riuscito a buttarsi di lato.
I magistrati ipotizzano il reato di omicidio e disastro ‘con dolo eventuale’, dunque doloso, volontario, ben più grave dei reati colposi per cui nelle prime ore è stato aperto il fascicolo dalle pm Giulia Nicodemo e Valentina Bossi.
L’ipotesi avanzata dalla procura di Ivrea, guidata dalla procuratrice capo Gabriella Viglione, arriverebbe in seguito al riscontro di ‘gravi violazioni delle procedure di sicurezza’ nella prima analisi del materiale sequestrato.
Si tratterebbe in particolare delle procedure relative alle comunicazioni (o mancate comunicazioni) che hanno portato la squadra di operai a lavorare sui binari nonostante non fosse arrivato il nulla osta all’avvio del cantiere e ci fosse ancora il semaforo verde per i treni in transito, visto che la circolazione non era stata bloccata.
Papa Francesco, a bordo dell’aereo che lo ha portato in Mongolia, ha parlato di ingiustizia: “Gli incidenti sul lavoro sono una calamità e un’ingiustizia, è sempre per una mancanza di cura… i lavoratori sono sacri”.
Sullo stesso tenore l’intervento dell’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, che ha sottolineato la necessità di evitare tali tragedie sul lavoro: “Sono profondamente turbato dalla tragedia che ha cancellato cinque vite a Brandizzo nell’incidente ferroviario di questa notte, gettando nella disperazione cinque famiglie, gli amici, la popolazione. Prego per i famigliari delle vittime, vorrei che sapessero che il Vescovo e la Chiesa torinese sono con loro, soffrono con loro in queste ore così dure.
Penso allo strazio dell’uomo che conduceva la locomotiva, una tragedia nella tragedia, e mi domando come sia possibile che incidenti sul lavoro, anche così gravi, continuino a ripetersi in Italia tutti i giorni (450 morti nei primi 6 mesi del 2023) senza che la sicurezza dei cantieri dia prova di miglioramento.
La dignità dell’uomo e della sua vita viene prima, viene molto prima di ogni necessità materiale od economica. Per questo auspico che la politica e le imprese reagiscano con forza e pongano le condizioni perché non si ripetano tragedie di questo tipo”.
Anche il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha invitato a reagire davanti a queste tragedie: “Nel pregare per loro e per il macchinista coinvolto nell’incidente, invitiamo a non assistere rassegnati a queste tragedie che si ripetono: non si tratta di una media statistica (che ogni giorno vede tre vittime), ma di volti, di persone. È una grave perdita per tutti.
E’ in gioco la dignità di noi stessi: la sicurezza nei luoghi di lavoro è frutto di tante responsabilità sociali, economiche e politiche che devono convergere al servizio dei lavoratori. La più grande ricchezza sono le persone…
Eleviamo la nostra preghiera alla Madonna che a Torino è venerata come Vergine della Consolata perché dia conforto ai familiari delle vittime e a quanti sono coinvolti in questa tragedia”.
(Foto: CEI)