Da Lisbona il card. Clemente invita i giovani a salutare

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Ieri con la celebrazione eucaristica del card. Manuel Clemente, patriarca di Lisbona, si è aperta ufficialmente la Giornata Mondiale della Gioventù, al parco ‘Eduardo VII’, sottolineando l’importanza del cammino, riprendendo il tema della ‘fretta’ della Madonna:

“Si tratta di un passo del Vangelo che interpella anche noi. L’abbiamo appena ascoltato: ‘In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta’. Si mise in viaggio; andò in fretta verso la montagna; entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Tre punti sui quali mi soffermerò brevemente in questo indirizzo inaugurale”.

Ed ha sottolineato l’importanza di mettersi in cammino: “E’ molto importante mettersi in cammino. Ed è così che dobbiamo affrontare la vita stessa: come un cammino da percorrere, facendo di ogni giorno una nuova tappa.

E’ vero che oggi molte cose possono trattenervi, cari amici, come la possibilità di sostituire la realtà autentica (che può essere raggiunta solo andando incontro agli altri così come sono realmente) con l’apparenza virtuale di un mondo a nostra scelta. Un mondo che scegliamo davanti a uno schermo e che un solo click può rimpiazzare con un altro”.

E’ stato un invito a non restare nella ‘virtualità’ ma a portare ‘fisicamente’ la Parola di Dio: “La virtualità ci tiene seduti davanti a mezzi di comunicazione che facilmente ci usano quando pensiamo di usarli. La realtà concreta, invece, ci spinge a metterci in cammino per incontrare gli altri e il mondo così come esso è, sia per contemplarlo che per migliorarlo…

Ne è valsa la pena di intraprendere questo viaggio che vi ha fatti arrivare qui per incontrarvi, in questi giorni, nella diversità e nelle qualità personali che ognuno e ognuna di voi porta con sé, da ogni terra, lingua e cultura. Non c’è niente come questo cammino personale e di gruppo, all’incontro del cammino di tutti!

Maria già portava in grembo il ‘frutto benedetto’ che era Gesù. Anche i cristiani lo portano, spiritualmente ma anche realmente, perché lo ricevono nella parola, nei sacramenti e nella carità dove Lui si offre. E poiché crediamo in Gesù come la via che conduce a Dio, camminiamo con Lui per portarlo agli altri. Nello stesso slancio che ha sostenuto Maria, nello stesso Spirito che sostiene anche noi. Mettiamoci in cammino!”

La ‘fretta’ indica condivisione: “La fretta è diversa, è un condividere ciò che già ci spinge all’azione. Si tratta perciò di un’urgenza serena che non conosce esitazioni. Siete arrivati qui e, durante la vostra permanenza, date agli altri ciò che a vostra volta avete ricevuto…

Cari amici, andate anche voi incontro agli altri così, con un saluto autentico e gioioso. Il Vangelo ci racconta la gioia di quell’incontro tra Maria ed Elisabetta ed il riconoscimento da parte di entrambe di ciò che era avvenuto”.

Infine la ‘fretta’ deve contenere il saluto del canto del Magnificat: “Ogni nostro incontro, infatti, deve aprirsi con un autentico saluto, in cui ci scambiamo parole di sincera accoglienza e di piena condivisione. Lisbona vi accoglie con tutto il cuore, al pari delle altre terre che avete già visitato o che visiterete in questo Portogallo che è anche il vostro Portogallo.

Vi accolgono le famiglie e le istituzioni che hanno messo a disposizione i loro spazi e i loro servizi. A tutti loro esprimo la mia gratitudine, riconoscendo in ognuno di essi la casa di Elisabetta, che ha accolto Maria e Gesù che lei le portava! C’è tanto bisogno di questo anche nel mondo in cui viviamo, quando non ci rendiamo conto degli altri, né prestiamo la dovuta attenzione alle persone che incontriamo”.

Nelle catechesi per i giovani italiani il presidente della Cei, Card. Matteo Zuppi, ha incentrato il tema sulla misericordia nel ricordo della strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980: “Il nostro essere cristiani non è fuori dal mondo ma nella vita, nella storia, nelle difficoltà.  Ce lo ricorda una bomba alla stazione messa in maniera vigliacca, senza volto, solo per far male. Quello che sta succedendo in tante parti del mondo con la guerra ci riguarda tutti. Così come gli atti mafiosi: perché colpiscono tutti. I giovani ascoltano, quelle parole li riguardano direttamente.

Sentono il peso della responsabilità della storia nelle loro mani. A volte pensiamo che essere cristiani sia un punto d’arrivo, una maturità. Invece è una ricerca continua ed ecco perché io amo la Chiesa con tutte le sue difficoltà. Il Signore non ci ama perché siamo perfetti ma perché sente la passione che proviamo per lui. E in un mondo in cui ci sono tante inimicizie e tante conflittualità solo la misericordia ci salva”.

Mentre il fondatore di ‘Libera’, don Luigi Ciotti, ha parlato di conversione di cuori contro l’indifferenza: “Per le guerre, le violenze, le povertà che ci circondano abbiamo bisogno anche noi di chiedere perdono. La ‘Laudato sì’ di papa Francesco ha bisogno di diventare la Laudato qui. Perché ogni cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi. E se c’è una malattia terribile nella società di oggi è la rassegnazione di persone che le cose non le cambieranno mai. Oggi i più pericolosi sono i neutrali, ma peggio ancor i mormoranti che stanno sempre zitti ma poi nelle varie cricche seminano zizzania.

Abbiamo bisogno di un cambiamento vero, di assumerci una responsabilità. Ad esempio di fronte alla distruzione del pianeta. I disastri ambientali e sociali non sono due cose diverse ma un’unica crisi. Ed il papa ci invita ad una conversione per costruire una ecologia integrale. Dovremmo chiederci che senso ha sperare nella risurrezione se lasciamo quotidianamente oltraggiare i corpi altrui? Gli ultimi, quelli più scomodi, quelli che vediamo lontani (e dovremmo sentire invece vicini): quello è il posto di Dio.

Dio dobbiamo cercarlo lì! Dio è nelle persone che incrociamo, che riconosciamo. Dio non vive nei cieli, vive qui in mezzo a noi. E lui ama tutti, non esclude nessuno. Ma anche Dio ha una preferenza e la preferenza di Dio sono gli ultimi, gli invisibili. Tocca allora a noi impegnarci per una società che abbia meno io al centro e più noi”.

Inoltre mons. Attilio Nostro, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, ha invitato i giovani a lasciarsi ‘scuotere’ da Dio: “Lasciate che il Signore provochi in voi i moti dell’anima, risuoni con la forza della sua parola, vi insegni ad essere re e regine, perché questo è quello che siamo destinati ad essere: padroni delle nostre vite e servi della vita altrui”.

(Foto: Cei)

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