Diocesi di Macerata: un modo di vivere la parrocchia

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“Il senso di questa festa, che unisce due apostoli umanamente così diversi, ci aiuta a comprendere l’identità della Chiesa ed il ruolo del magistero nella Chiesa. Due temi importanti per comprendere il senso della consegna a voi ed a tutti della nuova Lettera Pastorale”: nel giorno della festa dei santi Pietro e Paolo mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata, ha consegnato ai fedeli la lettera pastorale,  ‘Parrocchie… Ma come?’, scaturita da un lungo confronto con tutte le realtà del territorio maceratese.

Nell’omelia della festività dei due santi apostoli il vescovo diocesano ha sottolineato che non si può contrapporre la ‘Chiesa’ di Pietro e la ‘Chiesa’ di Paolo: “Nulla di più stupido che contrapporre la chiesa di Pietro, la chiesa della misericordia e dell’umiltà, a quella di Paolo, la chiesa della verità e della responsabilità dell’annuncio.

Nulla di più sbagliato che scegliere di seguire l’una o l’altra chiesa… Ogni giorno invece siamo chiamati a convertirci alla Chiesa di Cristo, che è quella di Pietro e Paolo insieme: sintesi esigente, che non ci lascia tranquilli, ma ci mette sempre in tensione tra carità e verità”.

Ed ha specificato il cammino compiuto da questa Lettera pastorale: “I materiali per la Lettera sul necessario rinnovamento della pastorale parrocchiale sono stati consegnati a tutti il Giovedì Santo. Da allora si è lavorato alla sua revisione, correzione, vera riscrittura attraverso i contributi dei vari Consigli Pastorali e del Consiglio Presbiterale. Gruppi, Movimenti, Associazioni e Cammini, oltre a tanti singoli, mi hanno pervenire verbali delle loro considerazioni.

Il lavoro dei Tavoli Sinodali del 2 giugno ha ulteriormente arricchito la riflessione. La sintesi di tutto questo materiale occupa circa 10 cartelle! A questo si è aggiunta la sintesi della prima tappa del Cammino Sinodale delle Chiese in Italia fatta alla CEI da mons. Erio Castellucci. Infine l’Icona biblica di Emmaus, che caratterizza il prossimo cammino sinodale è diventata il testo biblico alla cui luce riarticolare il testo”.

La lettera indica quattro momenti fondanti: “Il primo è la domenica, il giorno del Signore, ma anche il giorno che nell’incontro dei credenti fonda la comunità parrocchiale. Il giorno dell’Eucarestia e della Parola di Dio, in cui si consolida l’identità del cristiano: una fede non ‘praticata’ è troppo fragile per reggersi nel nostro tempo. ‘senza la domenica non possiamo vivere’ dicevano i martiri persiani del IV secolo”.

Il secondo elemento sono i Sacramenti, che accompagnano il credente nella vita: “La vita scorre dall’infanzia alla vecchiaia, ma ogni età è aperta e conclusa da dei significativi momenti di passaggio. Ognuno di questi passaggi è accompagnato dalla comunità parrocchiale e segnato da un sacramento specifico. La nascita che apre l’infanzia, dal Battesimo.

Il ritmo delle cadute e delle conversioni, dalla Confessione. Il ritmo settimanale e delle grandi feste, dall’Eucarestia. L’inizio della maturità, dalla Cresima. La costruzione della famiglia, dal Matrimonio. L’impegno della vita al servizio di Dio e dei fratelli, dall’Ordine Sacro. Ed infine la vecchiaia: il tempo delle fragilità e della fine della vita, dall’Olio degli infermi”.

Altro elemento fondante della parrocchia è l’accoglienza: “Il terzo è lo stile di Accoglienza, che caratterizza la parrocchia come la casa di Dio e dei cristiani sempre aperta all’incontro con l’umanità. Chi cerca spiritualità e carità, dovrebbe sempre sentirsi a casa quando giunge in parrocchia. E chi vuol mettersi a servizio di Dio e degli uomini per fare il bene, dovrebbe egualmente trovare qui il suo primo e più naturale luogo di impegno”.

Mentre il quarto elemento è festa cristiana, particolarmente vissuto nel territorio maceratese, animato da molte feste parrocchiali:. I ritmi del tempo umano, le gioie e le sofferenze, la memoria grata di chi ci ha preceduto e della storia comune, sono celebrati nelle feste, momenti cruciali per costruire la comunità parrocchiale come Popolo di Dio in cammino. La festa infatti può unire o dividere, dare coscienza o stordimento, creare comunità o folla”.

Quindi al centro della lettera c’è l’Eucarestia, che viene celebrata nella liturgia: “La liturgia domenicale è un’esperienza che anche attraverso dei riti, con gesti e parole, ci fa incontrare il mistero del Dio vivo…

Come nell’eucarestia di Emmaus, tra la strada e la locanda, i due discepoli non hanno fatto molto: hanno ascoltato la Parola, hanno accolto il viandante, hanno condiviso il pane. Invece è Lui che ha fatto molto in loro, li ha “attivati” sulla via della speranza, della fede, del cuore ardente di carità”.

Quindi la messa è esperienza di incontro: “Il compito della parrocchia non è semplicemente quello di fornire ‘al pubblico’ un decoroso rito della messa domenicale. Se la Messa deve essere la liturgia domenicale, cioè l’esperienza di un vero incontro con Dio e con i fratelli, il culmine e la fonte della vita dell’anima, allora la Messa della domenica non la si può sbrogliare di corsa, ma va attesa, preparata e vissuta con tutto il cuore. E questo vale sia per chi va a Messa, ma anche per chi la celebra, la anima, sostiene la partecipazione fruttuosa dei fratelli col suo servizio”.

La parrocchia è una sorgente di acqua: “La parrocchia dovrebbe funzionare come la sorgente di un fiume. La pozza d’acqua da cui nasce un fiume solitamente ha una sorgente sotterranea: l’acqua sale al centro della polla e genera una prima onda circolare attorno, questa ne spinge una seconda più ampia e meno intensa, poi da questa deriva una terza onda circolare, tanto ampia quanto tenue”.

Perciò la parrocchia ha il ‘compito’ di dar a bere l’acqua a tutti: “Così al centro della vita della parrocchia c’è il getto d’acqua limpida e sorgiva della Parola della domenica, che muove e motiva fortemente un primo cerchio di cristiani, spiritualmente più vicino e più sensibile.

Quando un parroco parla della sua comunità parrocchiale solitamente pensa a queste persone più vicine e più animate dalla Parola. Se questa comunità di fedeli è sana e non si rinchiude come un club di amici o, peggio come una setta, a partire da loro la Parola con la sua dinamica si trasmetterà al secondo cerchio di persone, vicine ma non così assidue e così via”.

(Foto: Diocesi di Macerata)

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