Povertà: sempre più si rivolgono alla Caritas

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Stamattina nella sede romana della Caritas Italiana si è svolta la presentazione del Bilancio Sociale 2022 e del primo Report statistico nazionale sulle povertà dal titolo ‘La povertà in Italia secondo i dati della rete Caritas’:

“Se il Bilancio Sociale vuole essere una finestra a favore di stakeholders, benefattori e di ogni lettore che Caritas Italiana apre sulla sua struttura organizzativa, sugli orizzonti di impegno e sulle attività svolte durante l’anno, il Report Statistico Povertà accende i riflettori sulla povertà e i suoi aspetti multidimensionali, a partire dai dati raccolti nei Centri di ascolto e nei servizi offerti dalle Caritas diocesane.

La sua novità risiede, oltre che nei contenuti riportati, anche nella tempestività dell’elaborazione dei dati raccolti: divulgato a soli sei mesi di distanza dalla fine del 2022, il Report offre uno spaccato veridico sulle povertà contemporanee che affliggono il nostro Paese”.

All’incontro sono intervenuti su queste tematiche mons. Carlo Roberto Maria Redaelli (Presidente di Caritas Italiana), padre Vyacheslav Grynevych (Direttore Caritas Spes in Ucraina), Massimo Ciampa (Segretario generale Mediafriends), Roberto Leonardi (vincitore bando Cre@ttività), don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana), Walter Nanni e Federica De Lauso (Ufficio Studi di Caritas Italiana), moderati da Monica Mondo (TV2000).

Dal report è emerso che nello scorso gli indigenti che si sono rivolti alle parrocchie o nei centri diocesani sono cresciuti del 12,5% rispetto all’anno precedente proseguendo una tendenza preoccupante, come ha affermato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello:

“Il carattere statistico del Report appare evidente anche nel formato divulgativo e accessibile della pubblicazione, che limita al massimo il commento testuale lasciando ampio spazio ai numeri, alla rappresentazione grafica e tabellare, con ampie possibilità di confronti regionali e territoriali.

Sempre all’interno del report è riportato l’esito di una articolata analisi statistica multivariata (la prima nel suo genere realizzata su dati di fonte Caritas) che ha consentito di estrapolare cinque profili o cluster di beneficiari, andando oltre la semplice analisi descrittiva delle tante variabili a disposizione nella nostra banca dati (complessivamente oltre 300).

La classificazione in gruppi omogenei delle persone sostenute e accompagnate da Caritas assume una doppia valenza, interna ed esterna al mondo Caritas”.

Passando alle statistiche nello scorso anno sono state aiutate dalle Caritas 256.000 persone, di cui il 51,9%, vive al Nord, il 27% nel Centro e il 21,1% al Sud. L’età media è 46 anni, a chiedere aiuto sono più donne (52,1%) che uomini (47,9%). In media sono state ascoltate 89 persone per ogni centro.

Sono stati complessivamente erogati 3.400.000 aiuti e interventi, una media di 13,5 prestazioni a persona (ascolto, orientamento, erogazione beni materiali, accesso alle mense, accesso agli empori, prestazioni sanitarie). In risposta all’ondata di profughi ucraini, 21.930 sono stati supportati dalla rete Caritas.

In aumento al 59,6% le persone straniere aiutate (era al 55% nel 2021) con punte dell 68,6% e del 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est dove sono più presenti). Crescono anche le persone senza dimora incontrate, che sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale. Sempre forte la relazione tra povertà e bassa scolarità, ma rispetto al 2021 sale leggermente anche la percentuale di chi può contare su titoli di studio più elevati (diploma superiore o laurea).

Quindi nel 2022 è aumentato del 12,5% il numero di assistiti rispetto al 2021, incremento legato in gran parte alla forte crescita delle persone di cittadinanza ucraina accolte dalla Chiesa in Italia, a seguito del conflitto scoppiato nel cuore dell’Europa proprio nel febbraio del 2022; rispetto al 2021 il numero degli stranieri di cittadinanza ucraina sostenuti è salito da 3.391 a 21.930. Tuttavia se si esclude l’effetto ‘guerra’ il trend rispetto al 2021 è in crescita, ridimensionata però ad un + 4,4% (dal 2020 al 2021 l’incremento era stato del 7,7%).

Delle 255.957 persone accompagnate nello scorso anno il 52,1% è di genere femminile ed il 47,9% maschile. L’incidenza degli uomini risulta molto più pronunciata nel Nord-Ovest (54%) dove si registra anche un più alto peso degli uomini stranieri, a fronte di una prevalenza femminile nelle regioni del Sud e del Centro (in Campania ad esempio la percentuale delle donne supera il 60%).

Tra gli assistiti coloro che versano in uno stato di grave disagio abitativo, le persone senza dimora, rappresentano complessivamente il 16,9% (che corrispondono in valore assoluto a 27.877 homeless incontrati). Marcate risultano essere in tal senso le differenze tra Nord e Sud del Paese: si passa dal 37,8% toccato in Lombardia al 2% della Basilicata.

A livello nazionale rispetto al 2021 si è registrato un incremento di oltre 3.900 persone senza dimora (erano infatti 23.976), senza un particolare impatto in termini di incidenza percentuale, data la crescita complessiva dell’utenza.

A vivere in situazioni di grave esclusione abitativa sono soprattutto uomini (70,6%), stranieri (68,5%), celibi (45,3%) e con storie di bisogni multidimensionali alle spalle, incontrati soprattutto nelle strutture del Nord –Ovest e Nord-Est del Paese.

Tra gli homeless prevalgono le persone che sostengono di essere completamente prive di un’abitazione (47,8%), seguite da coloro che si appoggiano a domicili di fortuna (21,8%) o che sono ospiti di centri di accoglienza (20,0%).

Tornando all’utenza complessiva, coloro che dichiarano di avere un domicilio, che rappresentano la fetta più consistente dell’utenza (83,1%), vivono per lo più in abitazioni in locazione (67,0%), siano esse case private (50,4%) o case popolari (16,6%); molto contenuta la quota di chi può contare su un’abitazione di proprietà, con o senza mutuo (10,7%). Accanto alle condizioni alloggiative più comuni, si aggiungono poi i casi di persone ospitate temporaneamente o stabilmente da amici (13,7%).

Ma qual è il profilo dei lavoratori poveri che si rivolgono alla Caritas? Le persone che dichiarano di avere un impiego si concentrano soprattutto nelle regioni del Nord, in particolare in Lombardia (18,7%) in Emilia Romagna 17% e in Toscana (14,0%). Si tratta di uomini (51,9%) e donne (48,1%), per lo più di età compresa tra i 35 e i 54 anni, soprattutto di cittadinanza straniera (64,9%), impiegati in professioni non qualificate (anche nell’ambito dei servizi e del commercio), coniugati (53,7%), con figli (75,9%) e domiciliati presso case in affitto (76,7%).

Tra i beneficiari Caritas, l’incidenza dei percettori del Reddito di Cittadinanza (sostituito dall’Assegno di inclusione) si attesta al 19,0%, a fronte del 22,3% toccato nel 2021. Tra gli italiani la percentuale di chi ha usufruito del sostegno sale al 31,0%, tra gli stranieri si ferma all’ 8,9%:

“Il dato non stupisce vista la forte penalizzazione dei cittadini stranieri legata al requisito dei 10 anni di residenza fissato per tale misura di sostegno al reddito (oggi sceso a 5 anni per l’assegno di inclusione in vigore dal 2024).

Permangono poi da un anno all’altro le forti differenze macro-regionali: nelle regioni di Sud e Isole la percentuale di chi percepisce la misura è molto più elevata, pari rispettivamente al 43,7% e 50,2%, in linea con i dati nazionali pubblicati dall’INPS; la percentuale scende al 19,3% nelle regioni del Nord-Ovest e addirittura al 9,2% in quelle del Centro.

In valore assoluto, complessivamente sono stati erogati 3.466.600 interventi con una media di 13,5 interventi per ciascun assistito (considerate anche le prestazioni di ascolto). In linea con i dati calcolati sulle persone (sopra descritti) il totale degli interventi risulta così ripartito: il 71,8% ha riguardato la distribuzione di beni e servizi materiali (in particolare l’accesso alle mense, la distribuzione di pacchi viveri, e l’accesso agli empori/market solidali) per un totale di quasi 2.500.000 erogazioni; il 9,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine;

il 7,4% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 4,6% il sostegno socio assistenziale (legato soprattutto all’accoglienza delle famiglie ucraine). Seguono con percentuali più basse, ma tutt’altro che trascurabili se si guarda al valore assoluto, i sussidi economici (oltre 86.000) impiegati soprattutto per il pagamento di bollette, tasse, affitti, spese scolastiche e gli interventi sanitari (complessivamente oltre 48.000).

(Foto: Caritas Italiana)

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