8 Marzo: si alza un grido di donna
“Nella Giornata Internazionale della donna, penso a tutte le donne: le ringrazio per l’impegno a costruire una società più umana, mediante la loro capacità di cogliere la realtà con sguardo creativo e cuore tenero. Questo è un privilegio solo delle donne! Una benedizione particolare per tutte le donne presenti in piazza. E un applauso alle donne! Se lo meritano!”:al termine dell’udienza generale odierna papa Francesco ha ricordato la capacità della donna nello stare dentro la realtà.
Mentre al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è svolta la Giornata Internazionale della Donna, aperta dalla proiezione di un video di Rai Storia, ‘Donne e libertà’, introdotto da Elena Radonicich, che ha letto brani tratti da ‘Figlie dell’Iran’ di Reza Olia, ‘Lettere alle mie figlie’’ di Fawzia Koofi ed ‘Il vestito azzurro’ di Antonella Napoli; seguito dagli interventi della giornalista Maria Latella e Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa, seguita dalle testimonianze di Pegah Tashakkori, attivista iraniana e Frozan Nawabi, giurista afghana.
Nel discorso il presidente della Repubblica ha ricordato che il raggiungimento della parità effettiva ha ancora una strada molto lunga: “Ne emerge la convinzione che la strada per il raggiungimento di una parità effettiva (costituita con pienezza da diritti e da opportunità) sia ancora lunga e presenti tuttora difficoltà.
Ma vi si aggiunge la certezza che questa strada va percorsa con il massimo di determinazione. Perché dalla condizione generale della donna, in ogni parte del mondo, dipende la qualità della vita e il futuro stesso di ogni società. Non può esservi vera libertà se non è condivisa dalle donne e dagli uomini”.
Rivolgendosi alle due ospiti straniere ha ribadito la solidarietà dell’Italia nelle battaglie per i diritti delle donne: “Desidero dir loro che l’Italia che le ha accolte condivide e incoraggia il loro impegno. E farà di tutto, nelle sedi internazionali, per sostenere le donne che esigono qualità di vita e libertà.
E’ una lotta, la vostra, che è iniziata, in Iran e in Afghanistan, per la libertà e il diritto delle donne alla eguaglianza. Ma che, come spesso accade, la generosità e la lungimiranza delle donne ne amplia il significato che diventa resistenza, protesta e appello per l’affermazione dei diritti e delle libertà di tutti, senza distinzioni”.
Ha sottolineato che non si può essere estranei ai soprusi contro le donne: “In molte aree del pianeta, infatti, alle donne non sono riconosciuti i diritti fondamentali, in misura ben maggiore. Mutilazioni genitali, violenze sessuali, matrimoni combinati (persino per spose bambine) discriminazioni, divieti, imposizioni assurde e umilianti, impedimenti allo studio, al lavoro, alla carriera, al voto e alla partecipazione politica, negazione della facoltà di decisioni di vita tra le più elementari.
Ma le donne, molte donne, sono scese in strada. In tante parti del mondo. Per gridare la loro protesta, per far sentire la propria voce. Per reclamare non privilegi ma diritti. Diritti, ripeto, a beneficio di tutti, non soltanto delle donne. Non possiamo rimanere estranei al loro grido di libertà. A questa lotta per le libertà fondamentali”.
Infine ha ricordato la protesta delle donne per una lotta della libertà: “la protesta delle donne per la libertà incrocia una serie di fondamentali mobilitazioni, a livello internazionale, per temi cruciali per il nostro futuro: la pace, la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà, il lavoro, i diritti civili e quelli delle minoranze.
La guerra scatenatasi con la sciagurata invasione russa in Ucraina, i conflitti etnici esplosi in diverse parti del mondo, la repressione feroce a opera dei regimi autoritari, il terrorismo internazionale, tentano di riportare indietro la storia, di negare il futuro. La nostra risposta deve essere ferma.
Va detto no alla sopraffazione, ai conflitti, all’odio, alla violenza. Occorre promuovere e lavorare per affermare il diritto internazionale, il multilateralismo, la collaborazione, il dialogo. Anche su questo fronte le donne sono preziose e determinate costruttrici di pace, di tolleranza, di amicizia, di equilibrio, di libertà. C’è un forte legame tra la libertà delle donne e la speranza”.
Ed in occasione di questa giornata Amnesty International ha ricordato che le donne in Ucraina sono in grave pericolo a causa dell’aggressione su vasta scala della Russia, entrata nel secondo anno, come ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International:
“Ogni volta, le donne subiscono le conseguenze della brutalità della guerra. Sono sempre in prima linea nel conflitto: come soldate e combattenti, operatrici sanitarie, volontarie, attiviste per la pace, responsabili delle loro comunità e famiglie, sfollate, rifugiate e spesso vittime e sopravvissute. Sta capitando anche nel contesto dell’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina: la violenza sessuale e quella di genere aumentano, così come i pericoli per la salute.
Contemporaneamente, le donne sono costrette a fare scelte di vita o di morte per le loro famiglie ma vengono escluse dai processi decisionali e i loro diritti e bisogni non vengono protetti né soddisfatti”.
Cristiana Cella, componente del Coordinamento italiano sostegno donne afghane (Cisda), racconta ad ‘AltrEconomia’ questa ricorrenza vissuta in Afghanistan: “L’8 marzo in Afghanistan non c’è nulla da festeggiare. Non c’era nemmeno nei vent’anni passati quando, tranne poche eccezioni, la giustizia per le donne restava una chimera. Ma le militanti afghane che si battono per i diritti delle loro sorelle ci tengono molto a celebrare questa festa.
Per loro è sempre stato un giorno importante e lo è ancora. ‘Serve a ricordarci le vittorie delle donne -dice Gulnaz, militante di Rawa. Se loro ce l’hanno fatta, ce la faremo anche noi. Ci vorrà molto tempo ma le cose cambieranno. Oggi sappiamo che continueremo a combattere, con le armi della consapevolezza, dell’istruzione, della cura, della resistenza e con la forza della vita stessa.
E’ questa che dobbiamo celebrare oggi’. Rawa e le altre associazioni di donne continuano a lottare. Trovano ogni escamotage per realizzare quello che serve: scuole, rifugi, ambulatori. Tutto segreto, per una vita che non si fa schiacciare. Continuano a inventare e a dare speranza alle donne”.
Mentre don Tonio Dell’Olio in ‘Mosaico di Pace’ ha ricordato la strage di migranti nel mare davanti alle coste calabresi: “Di fronte alla strage di vite e di sogni, le lacrime hanno lo stesso sapore salato dell’acqua del mare. E non ho pensiero se non per le donne mancate il cui respiro è stato strozzato in fondo al mare come una rosa strappata alle sue radici.
Sono bambine che si fidavano del mondo, di un padre, una madre, una barca, un destino per emergere appena con la bocca dalla disperazione. Bambine che non hanno avuto il tempo di conoscere i giochi nel quartiere e tantomeno di sognare gli amori sognati. Donne di domani seminate nel mare da due fanatismi solo apparentemente opposti.
Quello d’origine e quello di approdo. Uno che schiaccia e l’altro che respinge. E le lacrime di una madre nascoste nel burqa si sentono senza vedersi e hanno il sapore salato del mare. E del male. E dell’amore. Trafiggono l’anima. Per questo bisogna partire e fidarsi. Ma chi l’ha detto che i semi nel mare non germogliano?”
Infine suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero agostiniano di Santa Rita da Cascia, commenta la donazione, e quindi il sostegno concreto da parte della sua comunità, al progetto di scolarizzazione in favore delle bambine e delle ragazze afghane, promosso dal quotidiano Avvenire, in collaborazione con la Caritas, all’interno di una campagna per accendere i riflettori sul regime di oppressione che le donne stanno vivendo in quel Paese dopo il ritorno al potere dei talebani:
“Questo è il modo in cui, a nome di tutti i devoti, voglio esprimere la concreta carità cristiana incarnata da santa Rita a sostegno dei diritti negati delle donne afghane, in rappresentanza dei loro diritti in ogni parte del mondo: dall’Iran, dove si stanno verificando sospetti avvelenamenti delle studentesse, all’Ucraina in guerra, fino alle donne migranti e a tutte quelle vittime di violenza,
Considero la difesa dei loro diritti una questione di giustizia sociale, per garantire ‘le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione’.
Inoltre, rivedo in queste donne il coraggio di santa Rita, che scelse di rinunciare alla vendetta per la morte di suo marito, contrariamente allo spirito dei suoi tempi. O quello di beata Maria Teresa Fasce, che ha dato voce alle donne, non solo religiose, in un tempo in cui erano abituate a tacere… E impegniamoci, concretamente, per la libertà e i diritti delle donne in ogni parte del mondo, a partire dal sostegno al progetto di Avvenire”.
(Foto: Quirinale)