Papa Francesco: i Magi aprono la strada allo stupore dell’adorazione
Nell’Angelus dell’Epifania papa Francesco ha ricordato che i Magi hanno donato a Gesù oro, incenso e mirra, ma hanno anche ricevuto tre doni importanti, che sono universali, degni della loro sapienza, il cui primo riguarda la ‘chiamata’:
“I Magi non l’hanno avvertita per aver letto la Scrittura o aver avuto una visione di angeli, ma l’hanno sentita mentre studiavano gli astri. Questo ci dice una cosa importante: Dio ci chiama attraverso le nostre aspirazioni e i nostri desideri più grandi. I Magi si sono lasciati stupire e scomodare dalla novità della stella e si sono messi in cammino verso quello che non conoscevano.
Colti e sapienti, sono stati affascinati più da ciò che non sapevano che da ciò che già sapevano: si sono aperti a quello che non conoscevano. Si sono sentiti chiamati ad andare oltre, non si sono sentiti felici rimanendo lì, ma sentendosi chiamati ad andare oltre”.
Ci si sente chiamati se si è capaci di discernimento: “Sanno distinguere tra la meta del percorso e le tentazioni che trovano sul cammino. Potevano rimanere lì, alla corte di Erode, tranquilli: no, vanno avanti. Lasciano il palazzo di Erode e, attenti al segnale di Dio, non vi passeranno più, ma torneranno per un’altra strada.
Quant’è importante, fratelli e sorelle, saper distinguere la meta della vita dalle tentazioni del cammino! Una cosa è la meta della vita, altra cosa sono le tentazioni del cammino. Saper rinunciare a ciò che seduce, ma porta su una brutta strada, per capire e scegliere le vie di Dio!”
Il terzo dono di Gesù è la sorpresa: “Un bambino con la mamma: una scena certo tenera, ma non stupefacente! Non vedono gli angeli come i pastori, ma incontrano Dio nella povertà. Forse si aspettavano un Messia potente e prodigioso, e trovano un bimbo.
Eppure non pensano di essersi sbagliati, sanno riconoscerlo. Accolgono la sorpresa di Dio e vivono con stupore l’incontro con Lui, adorandolo: nella piccolezza riconoscono il volto di Dio”.
Mentre nell’omelia della celebrazione eucaristica il papa ha invitato a lasciarsi ‘inquietare’ dalle domande: “L’affascinante avventura di questi sapienti d’Oriente ci insegna che la fede non nasce dai nostri meriti o da ragionamenti teorici, ma è dono di Dio.
La sua grazia ci aiuta a destarci dall’apatia e a fare spazio alle domande importanti della vita, domande che ci fanno uscire dalla presunzione di essere a posto e ci aprono a ciò che ci supera. Nei Magi all’inizio c’è questo: l’inquietudine di chi si interroga.
Abitati da una struggente nostalgia di infinito, essi scrutano il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore. Quella stella, infatti, lascia nel loro cuore proprio una domanda: Dov’è colui che è nato?”
Ed ha ribadito che l’inizio del cammino di fede nasce da un’inquietudine: “Fratelli e sorelle, il cammino della fede inizia quando, con la grazia di Dio, facciamo spazio all’inquietudine che ci tiene desti; quando ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini, ma ci mettiamo in gioco nelle sfide di ogni giorno;
quando smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita, fatti di relazioni con gli altri, di sorprese, di imprevisti, di progetti da portare avanti, di sogni da realizzare, di paure da affrontare, di sofferenze che scavano nella carne”.
Oggi non c’è la ricerca di Dio perché la nostra anima è sopita da ‘tranquillanti’ che sedano l’inquietudine: “Sedare il cuore, sedare l’anima affinché non ci sia più l’inquietudine: questo è il pericolo. Dio, invece, abita le nostre domande inquiete;…
Questo, dunque, è il primo luogo: l’inquietudine delle domande. Non avere paura di entrare in questa inquietudine delle domande: sono proprio le strade che ci portano a Gesù”.
Ma Dio si trova rischiando un cammino: “Gli interrogativi, anche quelli spirituali, possono infatti indurre frustrazioni e desolazioni se non ci mettono in cammino, se non indirizzano il nostro movimento interiore verso il volto di Dio e la bellezza della sua Parola…
I Magi, infatti, non si fermano a guardare il cielo e a contemplare la luce della stella, ma si avventurano in un viaggio rischioso che non prevede in anticipo strade sicure e mappe definite. Vogliono scoprire chi è il Re dei Giudei, dov’è nato, dove possono trovarlo”.
Anche la fede è un continuo cammino: “Non lo dimentichiamo mai: la fede è un cammino, un pellegrinaggio, una storia di partenze e ripartenze. Ricordiamoci questo: la fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli”.
L’inquietudine ed il cammino aprono allo stupore: “Questo è il punto decisivo: le nostre inquietudini, le nostre domande, i cammini spirituali e le pratiche della fede devono convergere nell’adorazione del Signore. Lì trovano il loro centro sorgivo perché tutto nasce da lì, perché è il Signore che suscita in noi il sentire, l’agire e l’operare.
Tutto nasce e tutto culmina lì, perché il fine di ogni cosa non è raggiungere un traguardo personale e ricevere gloria per sé stessi, ma incontrare Dio e lasciarsi abbracciare dal suo amore, che dà fondamento alla nostra speranza, che ci libera dal male, che ci apre all’amore verso gli altri, che ci rende persone capaci di costruire un mondo più giusto e più fraterno”.
E’ uno stupore che invita all’adorazione: “A nulla serve attivarci pastoralmente se non mettiamo Gesù al centro, adorandolo. Lo stupore dell’adorazione… Abbiamo perso il senso di adorare, perché abbiamo perso l’inquietudine delle domande e abbiamo perso il coraggio di andare avanti nei rischi del cammino.
Oggi il Signore ci invita a fare come i Magi: come i Magi, prostriamoci, arrendiamoci a Dio nello stupore dell’adorazione. Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie; adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male”.
(Foto: Santa Sede)