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Da Macerata a Loreto per preparare il Giubileo del 2025
60.000 al Santuario di Loreto, nel cuore della notte sono stati i fedeli partecipanti al 46^ pellegrinaggio da Macerata a Loreto, aperto la sera precedente dalla celebrazione eucaristica officiata al Centro Fiere di Villa Potenza, che nel 1993 aveva accolto san Giovanni Paolo II, da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e delegato di papa Francesco per il Giubileo del prossimo anno, anche se quest’anno il papa non ha telefonato, ma ha inviato, attraverso il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, un messaggio in cui ha espresso ‘apprezzamento per l’impegno nella promozione dei valori universali della pace e della solidarietà’, auspicando che il pellegrinaggio “susciti sempre più il desiderio di conoscere Cristo, specialmente attraverso l’incontro cuore a cuore nella preghiera, per testimoniarlo all’uomo contemporaneo”, come domanda la Madonna dopo l’annuncio dell’angelo: ‘Come è possibile tutto questo?’
Ma a Dio tutto è possibile è stata l’esortazione del video messaggio del patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa con il rammarico di non essere presente in quanto non vuole abbandonare il suo popolo in questo momento di grave crisi nel Medio Oriente: “Odio, dolore, sfiducia, chiusure, vengono dalla nostra incapacità di riconoscere l’altro come fratello, come persona che ha la nostra stessa dignità, gli stessi diritti, vengono dalle ideologie dove la propria idea di terra, nazione, Paese, prevale sulle persone che hai di fronte”. Però davanti a questa guerra il patriarca ha rimarcato la forza dei credenti, che credono nella pace:
“C’è un odore di morte che ci sta quasi soffocando, anche nelle relazioni personali, con divisioni e arroccamenti su di sé, quando invece la vita cristiana è un restituire a un ‘Tu’ che è Gesù, che si è fatto nostro fratello. In questi mesi di guerra continuo a incontrare però persone, credenti, non credenti, ebrei, cristiani, musulmani, che hanno voglia di spendere la loro vita per dire che non vogliono rassegnarsi a queste ideologie che fomentano l’odio e la sofferenza. Sono giovani che hanno voglia di mettersi in gioco e che dicono ‘io non voglio vivere in un Paese così’, c’è anche un altro modo, una narrativa inclusiva, siamo qui perché il Signore ci ha messo qui e dobbiamo trovare il modo per una riconciliazione. Ci vorrà molto tempo ma c’è bisogno di qualcuno che la costruisca”.
E c’è stato anche Luca, collaboratore dell’associazione ‘Frontiere di pace’ di Como, che ha raccontato le loro missioni in Ucraina: “Dopo il primo viaggio l’Ucraina, per me, ha cessato di essere un’astratta espressione geografica, ma è diventato il volto di Raissa, 67 anni, a cui hanno ucciso il genero quarantenne davanti agli occhi o quello di Mascia, 7 anni, ucciso da un bombardamento in un centro commerciale. Persone concrete, aiutando le quali si capisce meglio il senso della vita e delle quali si diventa amici.
Così, quando te ne ritorni a casa e li lasci lì, sotto le bombe, hai una stretta al cuore. Ascoltiamo ciò che la gente racconta e ne raccogliamo le storie; portando la nostra testimonianza e sensibilizzando le nostre comunità, le scuole, i gruppi. Costruiamo rapporti di amicizia, solidarietà e vicinanza con le comunità destinatarie delle nostre missioni umanitarie”.
Nell’omelia mons. Rino Fisichella ha sottolineato l’importanza di una ‘casa’ per trasmettere la fede: “Nel Vangelo di Marco la casa ha un ruolo importante perché è il luogo della familiarità, della sicurezza. E’ però anche il luogo dove si trasmette la fede. Ed infatti l’apostolo ci ricorda che ‘ho creduto e per questo ho parlato’ e noi siamo qui perché, con il nostro linguaggio, il nostro cammino, il nostro essere capaci di stare insieme per raggiungere la meta, stiamo dicendo che, non solo abbiamo raccolto la chiamata rispondendo al Signore che ci cerca, perché possiamo essere familiari suoi nella sua casa, ma siamo anche coloro che hanno la responsabilità di trasmettere di generazione in generazione quello che è il nostro incontro con Lui”.
E prima della partenza mons. Fisichella ha motivato i pellegrini: “Noi siamo qui perché con il nostro cammino, il nostro essere capaci di stare insieme per raggiungere la meta, stiamo dicendo che non solo abbiamo raccolto la Sua chiamata ma possiamo essere familiari suoi e della sua casa, con la responsabilità di trasmettere alle generazioni future quello che è il nostro incontro con il Signore”.
Prima della celebrazione eucaristica gli abbiamo chiesto se questo pellegrinaggio se questo pellegrinaggio può considerarsi un ‘antipasto’ del prossimo Giubileo: “Il pellegrinaggio da Macerata a Loreto anticipa quello che tra meno di 200 giorni sarà l’inizio del Giubileo, perché i ‘pellegrini di speranza’ sono tutti coloro che si mettono in cammino e sono sempre annunciatori di quella speranza, che non delude, perché nasce dall’amore di Dio. Chi cammina da Macerata a Loreto compie davvero un pellegrinaggio, perché ha una meta davanti a sé, che è la Casa, che secondo la tradizione Gesù vi ha abitato; quindi dà un messaggio fondamentale: si cresce nella speranza e ne diventiamo responsabili per portarla anche agli altri”.
Il pellegrinaggio può essere l’occasione per imparare a camminare con il cuore pieno di stupore?
“Il pellegrinaggio è il simbolo della vita dell’uomo. Mi piace ricordare quanto diceva alla fine della Seconda guerra mondiale un filosofo francese Gabriel Marcel: ‘Homo viator’, l’uomo è in cammino. Questo cammino però deve trasformarsi in un pellegrinaggio, altrimenti potrebbe diventare ‘erranza’, assenza di una meta da raggiungere. Per noi il pellegrinaggio deve essere la riscoperta di noi stessi. Metterci in cammino equivale a ritrovare noi stessi ma davanti alla presenza di Dio, ed è ciò che dà significato alla nostra vita, ciò che consente ad ognuno di noi di vivere questa esperienza con rinnovato entusiasmo e una fede più profonda”.
Allora cosa significa essere ‘pellegrini di speranza’?
“Essere ‘pellegrini di speranza’ significa avere la forza e la convinzione di potere annunciare che la morte è vinta, perché Cristo è risorto. L’apostolo Paolo afferma chiaramente che Cristo è la nostra speranza; non è fuori di noi, ma dentro di noi, in quanto abbiamo sempre bisogno di ‘ricercarlo’. Ecco il motivo per cui il pellegrinaggio è la forma più coerente per poter trovare Dio”.
Quale ruolo possono svolgere i santuari nell’Anno Santo, dedicato alla speranza?
“I santuari svolgono un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa perché permettono di realizzare una pastorale che spesso è complementare a quella che viene vissuta nelle nostre comunità parrocchiali. La complementarietà è data appunto dall’essere un luogo particolare di accoglienza, un luogo del tutto speciale per la preghiera, ma anche uno spazio dove i pellegrini si incontrano portando le esperienze più differenti e si ritorna a quello che è l’antico senso del pellegrinaggio che ha toccato poi anche direttamente il Giubileo. Il pellegrinaggio è un cammino che è espressione e simbolo della vita personale di ognuno di noi. Nel pellegrinaggio ci si incontra, nel pellegrinaggio ci si scambia le esperienze”.
Quindi la speranza non delude?
“La speranza cristiana non delude. Sant’Agostino affermava che tutti sperano, tutti credono, tutti amano, ma il contenuto di tutto ciò rende diverse le cose. Siccome il contenuto della nostra speranza è la resurrezione di Cristo è chiaro che non possiamo mai essere delusi, perché la portiamo in noi con la vita nuova del battesimo”.
(Tratto da Aci Stampa)
Monsignor Giancarlo Vecerrica: ‘Il pellegrinaggio è un atto di ringraziamento’
“Non a caso il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare”: così papa Francesco ha scritto nella Bolla di indizione del Giubileo del prossimo anno, ‘Spes non confundit’.
Questa definizione si addice al pellegrinaggio che si compie da 46 anni da Macerata a Loreto ad ogni conclusione di anno scolastico ed anche quest’anno si rinnova sabato 8 giugno, perché è un gesto di fede popolare a cui partecipano ogni anno migliaia di persone, soprattutto giovani. Il cammino notturno verso la Santa Casa di Loreto si snoda per 28 chilometri tra le colline marchigiane: la Santa Messa, le testimonianze, i flambeaux per illuminare la notte, la benedizione eucaristica, i fuochi d’artificio, i canti, la recita del Rosario accompagnano il cammino.
Iniziato nel 1978 per iniziativa di don Giancarlo Vecerrica, allora professore di religione negli istituti scolastici superiori ed oggi vescovo emerito della diocesi di Fabriano-Matelica, il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto è nato dal desiderio di riproporre una esperienza di vita cristiana, riprendendo una tradizione ancora presente nel ricordo di molti ma quasi del tutto abbandonata.
Il tema di quest’anno riprende la domanda della Madonna all’annuncio dell’arcangelo Gabriele: a mons. Giancarlo Vecerrica chiediamo di raccontarci ‘Come è possibile questo?’: “Per il prossimo 46° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto dell’8 giugno prossimo abbiamo proposto questo tema: ‘Come è possibile questo?’ (Lc 1,34). E’ la domanda della Madonna all’Angelo che le aveva annunciato il miracolo straordinario dell’incarnazione di Dio: ‘Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù’. Ci ha sempre affascinato la Santa Casa di Nazareth, che è a Loreto, dove la Madonna ha accolto la presenza di Dio con tanta commozione e gratitudine per questo dono straordinario. Infatti don Luigi Giussani in un suo messaggio ci salutava così: La vicina Santa Casa di Loreto dove tutto ebbe inizio ospiti la vostra gioia come la mia”.
In quale modo l’impossibile accade?
“L’Angelo San Gabriele comunica alla Madonna questo miracolo dell’incarnazione dicendo: ‘Nulla è impossibile a Dio’. Allora l’impossibile accade non per l’opera dell’uomo, ma per l’opera di Dio: chi opera è lo Spirito Santo. A noi è chiesta la disponibilità, dare quel poco o tanto che abbiamo, perché i miracoli poi li compie Dio”.
La Madonna pone una domanda a Dio: è possibile chiedere a Dio?
“Gesù nel Vangelo ci dice: ‘Chiedete e vi sarà dato’. Il Pellegrinaggio è il gesto della domanda a Dio. Impariamo dalla Madonna a presentare al Signore, la nostra vita e le nostre domande. Siamo sempre colpiti dalle innumerevoli intenzioni di preghiera che ogni anno ci vengono inviate e che durante il cammino notturno vengono proclamate”.
In quale modo vivere lo stupore del Pellegrinaggio?
“La sorpresa che ci commuove ogni anno è segnata dalle numerosissime testimonianze su come, attraverso l’intercessione della Madonna, le varie preghiere vengono esaudite. Ecco un esempio. L’anno scorso ha partecipato al Pellegrinaggio un giovane, con la sua famiglia, che aveva perso tutto nell’alluvione accaduta in Romagna. Dopo il Pellegrinaggio il giovane ci ha inviato questa testimonianza: ‘Siamo partiti disperati, siamo arrivati gioiosi’. E quante testimonianze simili continuano ad arrivarci!”
Il Pellegrinaggio è nato come gesto di ringraziamento alla Madonna: quali sono i motivi di ringraziamento?
“Il Pellegrinaggio a piedi a Loreto è la storia del popolo marchigiano, perché al termine di ogni attività umana, le famiglie insieme andavano a piedi a Loreto per ringraziare la Madonna a Casa sua. Il ringraziamento era sentito fortemente perché la vita è sempre un dono e perciò ogni possibilità umana ci è data come dono. Il metodo migliore per ringraziare il Signore è quello di passare attraverso Mari, che ha saputo accogliere il dono di Dio. Infatti i maceratesi, andando a piedi a Loreto, cantavano: ‘Evviva Maria, Evviva Maria e chi la creò. Senza Maria campar non si può’. Così, ho cercato di fare anch’io, insegnando religione al liceo classico di Macerata: per aiutare i miei studenti a vivere bene gli scrutini e gli esami a conclusione dell’anno scolastico, con meno ansia e più gioia, nel 1978 proposi questa esperienza, che poi si è allargata fino a comprendere giovani e adulti da tutto il mondo”.
A maggio si è aperto l’anno della preghiera, che condurrà all’apertura dell’Anno Santo: perché la preghiera è fondamento della vita del cristiano?
“A presiedere la concelebrazione eucaristica di inizio del pellegrinaggio abbiamo invitato l’arcivescovo mons, Rino Fisichella, che il papa ha incaricato a coordinare le iniziative del prossimo Giubileo 2025. La preghiera è fondamento della vita perché esprime la natura dell’essere umano, che è domanda. La salvezza e la felicità sono doni di chi ci ha creati e salvati. L’uomo per vivere non può non pregare. Infatti Gesù nel vangelo ci rivolge l’invito determinate per la vita: ‘Pregate sempre, perché senza di me non potete fare nulla’. Soprattutto in questo 46° Pellegrinaggio, guidato dalla Fiaccola della Pace, proporremo la preghiera per la pace, perché la pace è dono di Dio, da domandare, accogliere e donare a tutti, perché siamo, come ci ha proposto papa Francesco, Fratelli tutti”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco: Cristo è via nuova per il mondo
“Oggi risuona in tutto il mondo l’annuncio partito duemila anni fa da Gerusalemme: Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto!”: nella benedizione ‘Urbi et Orbi’ di Pasqua papa Francesco ha raccontato lo stupore delle donne davanti ad una pietra che non chiude più il sepolcro dove era Gesù. Uno stupore che rivive ancora oggi davanti ai ‘massi’ posti nel mondo, come quello delle guerre:
“La Chiesa rivive lo stupore delle donne che andarono al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana. La tomba di Gesù era stata chiusa con una grossa pietra; e così anche oggi massi pesanti, troppo pesanti chiudono le speranze dell’umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora. Anche noi, come le donne discepole di Gesù, ci chiediamo l’un l’altro: Chi ci farà rotolare via queste pietre?”
Ma la Pasqua cambia la prospettiva: “Ed ecco la scoperta del mattino di Pasqua: la pietra, quella pietra così grande, è stata già fatta rotolare. Lo stupore delle donne è il nostro stupore: la tomba di Gesù è aperta ed è vuota! Da qui comincia tutto. Attraverso quel sepolcro vuoto passa la via nuova, quella che nessuno di noi ma solo Dio ha potuto aprire: la via della vita in mezzo alla morte, la via della pace in mezzo alla guerra, la via della riconciliazione in mezzo all’odio, la via della fraternità in mezzo all’inimicizia”.
Gesù è vivo ed apre la strada verso il Paradiso: “Fratelli e sorelle, Gesù Cristo è risorto, e solo Lui è capace di far rotolare le pietre che chiudono il cammino verso la vita. Anzi, Lui stesso, il Vivente, è la Via: la Via della vita, della pace, della riconciliazione, della fraternità. Lui ci apre il passaggio umanamente impossibile, perché solo Lui toglie il peccato del mondo e perdona i nostri peccati. E senza il perdono di Dio quella pietra non si toglie. Senza il perdono dei peccati non si esce dalle chiusure, dai pregiudizi, dai sospetti reciproci, dalle presunzioni che sempre assolvono sé stessi e accusano gli altri. Solo Cristo Risorto, donandoci il perdono dei peccati, apre la via per un mondo rinnovato”.
Lui apre la porta della vita, chiusa dai conflitti: “Solo lui ci apre le porte della vita, quelle porte che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo. Oggi volgiamo anzitutto lo sguardo verso la Città Santa di Gerusalemme, testimone del mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù e a tutte le comunità cristiane della Terra Santa”.
Ed il pensiero corre alle vittime dei conflitti: “Il mio pensiero va soprattutto alle vittime dei tanti conflitti che sono in corso nel mondo, a cominciare da quelli in Israele e Palestina, e in Ucraina. Cristo Risorto apra una via di pace per le martoriate popolazioni di quelle regioni. Mentre invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti!”
Un appello in cui ha chiesto pace per la Terra Santa: “Inoltre, faccio nuovamente appello a che sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia. Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini”.
Ed ha ribadito che la guerra è assurda: “Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini: hanno dimenticato di sorridere quei bambini in quelle terre di guerra! Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità, la guerra è sempre una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori”.
Quindi ha rivolto un appello di pace per le nazioni in guerra: “E fratelli e sorelle, non dimentichiamoci della Siria, che da tredici anni patisce le conseguenze di una guerra lunga e devastante. Tantissimi morti, persone scomparse, tanta povertà e distruzione aspettano risposte da parte di tutti, anche dalla Comunità internazionale.
Il mio sguardo va oggi in modo speciale al Libano, da tempo interessato da un blocco istituzionale e da una profonda crisi economica e sociale, aggravate ora dalle ostilità alla frontiera con Israele. Il Risorto conforti l’amato popolo libanese e sostenga tutto il Paese nella sua vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.
Dal Medio Oriente ai Balcani: “Un pensiero particolare rivolgo alla Regione dei Balcani Occidentali, dove si stanno compiendo passi significativi verso l’integrazione nel progetto europeo: le differenze etniche, culturali e confessionali non siano causa di divisione, ma diventino fonte di ricchezza per tutta l’Europa e per il mondo intero”.
Al conflitto tra Armenia ed Azerbaigian: “Parimenti incoraggio i colloqui tra l’Armenia e l’Azerbaigian, perché, con il sostegno della Comunità internazionale, possano proseguire il dialogo, soccorrere gli sfollati, rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose e arrivare al più presto ad un accordo di pace definitivo”.
Ed in altre parti del mondo, anche a causa dei cambiamenti climatici:”Cristo risorto apra una via di speranza alle persone che in altre parti del mondo patiscono violenze, conflitti, insicurezza alimentare, come pure gli effetti dei cambiamenti climatici. Il Signore doni conforto alle vittime di ogni forma di terrorismo. Preghiamo per quanti hanno perso la vita e imploriamo il pentimento e la conversione degli autori di tali crimini.
Il Risorto assista il popolo haitiano, affinché cessino quanto prima le violenze che lacerano e insanguinano il Paese ed esso possa progredire nel cammino della democrazia e della fraternità. Dia conforto ai Rohingya, afflitti da una grave crisi umanitaria, e apra la strada della riconciliazione in Myanmar lacerato da anni di conflitti interni, affinché si abbandoni definitivamente ogni logica di violenza”.
E non ha dimenticato l’Africa: “Il Signore apra vie di pace nel continente africano, specialmente per le popolazioni provate in Sudan e nell’intera regione del Sahel, nel Corno d’Africa, nella Regione del Kivu nella Repubblica Democratica del Congo e nella Provincia di Capo Delgado in Mozambico, e faccia cessare la prolungata situazione di siccità che interessa vaste aree e provoca carestia e fame”.
Inoltre non ha dimenticato i migranti: “Il Risorto faccia risplendere la sua luce sui migranti e su coloro che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica, offrendo loro conforto e speranza nel momento del bisogno. Cristo guidi tutte le persone di buona volontà ad unirsi nella solidarietà, per affrontare insieme le molte sfide che incombono sulle famiglie più povere nella loro ricerca di una vita migliore e della felicità”.
E’ stato un invito a non dimenticare l’amore di Dio: “In questo giorno in cui celebriamo la vita che ci è donata nella risurrezione del Figlio, ricordiamoci dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi: un amore che supera ogni limite e ogni debolezza. Eppure come è tanto spesso disprezzato il prezioso dono della vita. Quanti bambini non possono nemmeno vedere la luce? Quanti muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze? Quante vite sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani?”
Cristo ha liberato l’umanità dalla morte: “Fratelli e sorelle, nel giorno in cui Cristo ci ha resi liberi dalla schiavitù della morte, esorto quanti hanno responsabilità politiche perché non risparmino sforzi nel combattere il flagello della tratta di esseri umani, lavorando instancabilmente per smantellarne le reti di sfruttamento e portare libertà a coloro che ne sono vittime. Il Signore consoli le loro famiglie, soprattutto quelle che attendono con ansia notizie dei loro cari, assicurando loro conforto e speranza”.
(Foto: Santa Sede)
Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’: meditazioni giuridico-teologiche sullo stupore suscitato in tutto il mondo
Come già sottolineato nelle parti precedenti, desidero specificare alcuni concetti di cognizione universale ( una delle mie tesine del Corso di Teologia: Bioetica). Per “procreazione assistita” si intendono le diverse procedure tecniche volte ad ottenere un concepimento umano in maniera diversa dall’unione sessuale dell’uomo e della donna dalle quali derivano delle valutazioni morali fondate sul rispetto dovuto all’embrione umano in quanto tali tecniche richiedono innumerevoli fecondazioni e la consequenziale distruzione di tali embrioni.
Papa Francesco: ringraziare per la speranza
“La fede ci permette di vivere quest’ora in modo diverso rispetto a una mentalità mondana. La fede in Gesù Cristo, Dio incarnato, nato dalla Vergine Maria, dona un modo nuovo di sentire il tempo e la vita. Lo riassumerei in due parole: gratitudine e speranza”: con queste parole papa Francesco ha iniziato la riflessione per la fine dell’anno civile nella meditazione dei primi vespri della Solennità di Maria Madre di Dio con il canto del Te Deum nella basilica di San Pietro.
E’ una meditazione incentrata sul significato cristiano di speranza, che si basa sulla relazione: “Forse può sembrare che sia così, e magari lo fosse! Ma, in realtà, la gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo”.
Una relazione improntata sullo stupore e non sull’ottimismo: “Invece in questa Liturgia si respira tutta un’altra atmosfera: quella della lode, dello stupore, della riconoscenza. E ciò accade non per la maestosità della Basilica, non per le luci e per i canti (queste cose ne sono piuttosto la conseguenza), ma per il Mistero che l’antifona al primo salmo ha espresso così: ‘Meraviglioso scambio! Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una vergine;… ci dona la sua divinità’. Questo meraviglioso scambio!”
E la prima impressione è quella della gratitudine di una Madre per un Figlio: “E’ un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire”.
Una gratitudine che si apre alla speranza: “La Chiesa impara dalla Vergine Madre la gratitudine. E impara anche la speranza. Viene da pensare che Dio abbia scelto lei, Maria di Nazaret, perché nel suo cuore ha visto rispecchiata la propria speranza. Quella che Lui stesso aveva infuso in lei con il suo Spirito. Maria è da sempre colmata di amore, colmata di grazia, e per questo è anche colmata di fiducia e di speranza”.
Tale gratitudine è occasione per volgere lo sguardo al Giubileo: “Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo ‘città della speranza’? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?”
E’ un invito a prepararsi al Giubileo del 2025 con la preghiera, secondo l’insegnamento della Madre di Dio: “Cari fratelli e sorelle, un pellegrinaggio, specialmente se impegnativo, richiede una buona preparazione. Per questo l’anno prossimo, che precede il Giubileo, è dedicato alla preghiera. Tutto un anno dedicato alla preghiera.
E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza”.
Quindi la preghiera apre allo stupore, come aveva sottolineato prima della recita dell’Angelus della festa della Santa Famiglia il papa: “La capacità di stupore è un segreto per andare avanti bene in famiglia. Non abituarsi all’ordinarietà delle cose. Sapersi anzitutto stupire di Dio, che ci accompagna. E poi, stupirsi in famiglia. Penso che è bene nella coppia sapersi stupire del proprio coniuge, ad esempio prendendolo per mano e guardandolo negli occhi alla sera per qualche istante, con tenerezza: lo stupore ti porta alla tenerezza, sempre”.
Lo stupore dovuto alla bellezza del matrimonio: “E’ bella la tenerezza nel matrimonio. E poi stupirsi del miracolo della vita, dei figli, trovando il tempo per giocare con loro e per ascoltarli… E’ una bella paternità e maternità, questa. E poi, stupirsi della saggezza dei nonni. Tante volte, noi i nonni li tiriamo fuori dalla vita. No, i nonni sono fonti di saggezza. Impariamo a stupirci della saggezza dei nonni, della loro storia. I nonni che riportano la vita all’essenziale.
E stupirsi, infine, della propria storia d’amore – ognuno di noi ha la propria: il Signore ci ha fatto camminare con amore, stupirsi di questo. La nostra vita ha sicuramente degli aspetti negativi, ma stupirsi anche della bontà di Dio di camminare con noi, anche se noi siamo così inesperti”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco racconta la meraviglia del presepe
Nell’udienza generale pre natalizia papa Francesco ha dedicato al catechesi al presepe, ricordando gli 800 anni dall’avvenimento a Greccio, quando il Santo assisiate lo realizzò per creare lo stupore dell’incontro con Dio, seguendo il racconto di Tommaso da Celano (‘Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello’):
In piazza san Pietro inaugurato il presepe
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto le delegazioni che hanno donato il presepe, proveniente da Rieti, per gli 800 anni del presepio realizzato a Greccio da san Francesco, e dell’albero di Natale, proveniente da Macra, in provincia di Cuneo, inaugurati nel pomeriggio dal card. Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e da suor Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, a piazza san Pietro: