Papa Francesco invita a non avere paura della desolazione
“Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e ancora più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate-il-fuoco e al dialogo”:
anche nell’udienza generale odierna papa Francesco ha continuato ad invocare la pace in Ucraina, pregando anche per ‘le vittime dell’attacco terroristico avvenuto nei giorni scorsi ad Istanbul’, avvenuto domenica 13 novembre.
Mentre nella catechesi, dopo aver compiuto il giro di piazza san Pietro sulla ‘papamobile’ insieme ad alcuni bambini, papa Francesco ha sviluppato il tema della desolazione, come elemento del discernimento, che aiuta alla ‘crescita’:
“In questo senso, anche lo stato spirituale che chiamiamo desolazione, quando nel cuore è tutto buio, è triste, questo stato della desolazione può essere occasione di crescita. Infatti, se non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine e di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”.
La desolazione produce uno ‘scuotimento dell’anima’: “… quando uno è triste è come se l’anima si scuotesse; mantiene desti, favorisce la vigilanza e l’umiltà e ci protegge dal vento del capriccio. Sono condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale. Una serenità perfetta ma ‘asettica’, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani”.
Il papa focalizza la riflessione sui sentimenti: “Noi non possiamo non fare caso ai sentimenti: siamo umani e il sentimento è una parte della nostra umanità; senza capire i sentimenti saremmo disumani, senza vivere i sentimenti saremmo anche indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra. Senza considerare che tale ‘perfetta serenità’ non la si raggiunge per questa via dell’indifferenza”.
Quindi l’indifferenza non è vita: “Questa distanza asettica: ‘Io non mi mischio nelle cose, io prendo le distanze’: questo non è vita, questo è come se vivessimo in un laboratorio, chiusi, per non avere dei microbi, delle malattie. Per molti santi e sante, l’inquietudine è stata una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita. Questa serenità artificiale, non va, mentre è buona la sana inquietudine, il cuore inquieto, il cuore che cerca di cercare strada”.
Anche i santi hanno vissuto questa prova: “E’ il caso, ad esempio, di Agostino di Ippona o di Edith Stein o di Giuseppe Benedetto Cottolengo o di Charles de Foucauld. Le scelte importanti hanno un prezzo che la vita presenta, un prezzo che è alla portata di tutti: ossia, le scelte importanti non vengono dalla lotteria, no; hanno un prezzo e tu devi pagare quel prezzo.
E’ un prezzo che tu devi fare con il tuo cuore, è un prezzo della decisione, un prezzo di portare avanti un po’ di sforzo. Non è gratis, ma è un prezzo alla portata di tutti. Noi tutti dobbiamo pagare questa decisione per uscire dallo stato di indifferenza, che ci butta giù, sempre”.
Quindi per il papa la desolazione è occasione di crescita, come per il figlio i rapporti con i genitori: “La desolazione è anche un invito alla gratuità, a non agire sempre e solo in vista di una gratificazione emotiva. Essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere.
Pensiamo alla nostra infanzia, per esempio, pensiamo: da bambini, capita spesso di cercare i genitori per ottenere da loro qualcosa, un giocattolo, i soldi per comprare un gelato, un permesso… E così li cerchiamo non per sé stessi, ma per un interesse. Eppure, il dono più grande sono loro, i genitori, e questo lo capiamo man mano che cresciamo”.
Anche noi ci comportiamo ugualmente nel rapporto con Dio attraverso la preghiera: “Anche molte nostre preghiere sono un po’ di questo tipo, sono richieste di favori rivolte al Signore, senza un vero interesse nei suoi confronti. Andiamo a chiedere, chiedere, chiedere al Signore.
Il Vangelo nota che Gesù era spesso circondato da tanta gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con Lui. Era pressato dalle folle, eppure era solo. Alcuni santi, e anche alcuni artisti, hanno meditato su questa condizione di Gesù…
Ci fa tanto bene imparare a stare con Lui, a stare con il Signore senza altro scopo, esattamente come ci succede con le persone a cui vogliamo bene: desideriamo conoscerle sempre più, perché è bello stare con loro”.
Quindi la vita spirituale non è tecnica, ma relazione: “La vita spirituale è la relazione con il Vivente, con Dio, il Vivente, irriducibile alle nostre categorie. E la desolazione allora è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri.
La desolazione è non sentire niente, tutto buio: ma tu cerchi Dio nella desolazione. In tal caso, se pensiamo che è una proiezione dei nostri desideri, saremmo sempre noi a programmarla, saremmo sempre felici e contenti, come un disco che ripete la medesima musica”.
Quello del papa è un invito a non avere paura della desolazione, ma occorre affrontare la ‘prova’ con decisione: “Invece, chi prega si rende conto che gli esiti sono imprevedibili: esperienze e passi della Bibbia che ci hanno spesso entusiasmato, oggi, stranamente, non suscitano alcun trasporto.
E, altrettanto inaspettatamente, esperienze, incontri e letture a cui non si era mai fatto caso o che si preferirebbe evitare, come l’esperienza della croce, portano una pace immensa. Non avere paura della desolazione, portarla avanti con perseveranza, non fuggire. E nella desolazione cercare di trovare il cuore di Cristo, trovare il Signore. E la risposta arriva, sempre”.
(Foto: Santa Sede)