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Inclusione finanziaria e microcredito in Italia: tendenza positiva favorita dall’applicazione degli strumenti a disposizione, ma ancora insufficienti

Luci e ombre nella terza edizione del rapporto ‘Inclusione finanziaria e microcredito’ curata da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza. Ai dati positivi di un maggior impiego del microcredito e della riduzione del 46% di nuclei familiari senza strumenti bancari si contrappone un quadro generale ancora critico: si conferma la debolezza del Sud, delle Isole e delle persone fragili, complice una moria territoriale di sportelli che non rallenta.

Inclusione finanziaria e microcredito. Per un nuovo dialogo con i territori è il titolo della terza edizione del rapporto annuale nato dalla collaborazione tra Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza (RITMI). Lo studio contiene il 6° Rapporto sull’inclusione finanziaria e il 18° Rapporto sul microcredito in italia ed è stato presentato oggi a Roma (online è disponibile la registrazione integrale dell’evento) nella sede dell’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, durante una tavola rotonda animata dal confronto tra i vertici delle organizzazioni promotrici della ricerca – Anna Fasano (presidente di Banca Etica), Carlo Borgomeo (presidente di c.borgomeo&co.) e Giampietro Pizzo (presidente di RITMI e moderatore dell’incontro) – e i rappresentanti di istituzioni ed enti autorevoli coinvolti (Banca d’Italia, Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, CEI – Conferenza Episcopale Italiana, CeSPI – Centro Studi di Politica Internazionale e Caritas Italia). Lo studio, oltre a fotografare la realtà cifre alla mano, apre un dibattito di prospettiva presentando una agenda di proposte operative e normative rivolte alle istituzioni e al settore bancario.

Ed ecco alcuni highlights evidenziati dall’indagine: circa il 3% dei nuclei familiari in Italia non possiede alcuno strumento bancario (conto corrente; conto deposito; conto postale). Si tratta di quasi 600.000 nuclei familiari, per un totale stimabile di circa 1.300.000 cittadini non bancarizzati. Una massa di persone escluse finanziariamente già fragili e rese così ulteriormente vulnerabili. Il dato appare in sensibile miglioramento rispetto alla precedente rilevazione su dati del 2020: in due anni circa 500.000 famiglie (il 46% di quelle in condizione di esclusione indicate nel precedente rapporto) si sono dotate di strumenti bancari.

Tra gli aspetti negativi permane la maggior debolezza delle aree meno sviluppate del Paese (il 72% delle famiglie non bancarizzate vive al Sud e nelle Isole) e delle persone più in difficoltà, e il 77% delle famiglie escluse appartiene al quintile di reddito più basso (fino ad € 17.000 annui). Il 53% delle richieste di finanziamento viene dal Nord, mentre solo il 28% da Sud e Isole. Se pur con tassi di accoglimento più alti al Sud, questi tendono a premiare soprattutto gli appartenenti ai quintili di reddito più alti.

Indice di inclusione e fattori in gioco: desertificazione bancaria, donne e migranti, microcredito

In questo scenario, l’Indice di inclusione finanziaria elaborato da Banca Etica, che si concentra su intensità creditizia (rapporto tra finanziamenti e PIL) e condizioni di offerta di credito nelle aree territoriali, segna per il 2022 un calo di 8,4 punti rispetto al valore di riferimento (fissato a 100) per il 2012.

E’ il peggior risultato dall’inizio delle rilevazioni e sintetizza una serie di condizioni sfavorevoli per persone e imprese – inclusa la restrizione quantitativa di disponibilità dei finanziamenti e una maggior riluttanza del sistema a concedere quei finanziamenti. Una fotografia complessiva che trova riscontro nel forte rallentamento del credito erogato dalle banche registrato dalla relazione di Banca d’Italia sul 2022 e sulla quale incidono vari fattori, a cominciare dalla contrazione dei punti di accesso al credito. A fine 2023 Fisac Cgil segnalava che nel Paese fossero presenti poco più di 20 mila sportelli bancari, ridotti di quasi il 4% rispetto al 2022, e marcando ulteriormente la differenza tra Nord (57% del totale nazionale), Sud e Isole (22%).

Donne e migranti restano i soggetti a maggior rischio di rimanere ai margini. In particolare, l’inclusione economica di genere appare frenata anzitutto dalla limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro (56,2% in Italia vs. 70,2% di media UE), con un 37% delle donne italiane che non ha un conto in banca e solo € 95.000.000.000 di crediti concessi a donne sui 474 erogati dalle banche alle persone fisiche nel 2023 (FABI). E benché le donne si dimostrino mutuatarie a minor rischio. Rispetto all’indice di bancarizzazione delle persone straniere (non OCSE) in Italia, invece, il dato è cresciuto vertiginosamente negli anni (dal 61% del 2010 al 90% del 2020), per poi contrarsi all’83% del 2022.

In questo scenario molto difficile, il microcredito si dimostra uno strumento indispensabile di inclusione finanziaria. Nel 2023, secondo i dati elaborati da c.borgomeo&co., grazie al lavoro di promozione di 127 soggetti sono stati concessi microprestiti (quasi sempre senza bisogno di garanzie personali) a 17.785 beneficiari, per un ammontare complessivo di oltre 298 milioni di euro. Rispetto al 2022 si registra così una discreta crescita del numero di prestiti (+13,4%) e un forte incremento dell’ammontare erogato (+39,2%), così come del prestito medio (+54% sul 2022).

Un particolare dato da osservare è la crescita dei microcrediti agli studenti, che rappresenta circa il 46% dei microcrediti erogati nel 2023, ciò rappresenta senza dubbio una novità sia rispetto ai soggetti finanziari che alle caratteristiche del prodotto finanziario. Un fenomeno senz’altro da monitorare in prospettiva. I dati riportati nella ricerca fotografano il settore prima dell’entrata in vigore della nuova normativa (gennaio 2024), che porta con sé cambiamenti importanti per il microcredito produttivo.

Ciò significa che nella rilevazione riguardante l’anno 2024 è plausibile attendersi una sensibile dinamica di crescita. Per contro, il microcredito sociale non ha visto purtroppo evoluzioni con la nuova normativa, nonostante la sempre più crescente domanda di strumenti di inclusione finanziaria dedicati a soggetti vulnerabili, lasciando perciò irrisolta una delle principali sfide del settore.

Per questo Anna Fasano, presidente di Banca Etica, ha commentato: “I dati presentati nello studio, letti congiuntamente alla crescita della desertificazione bancaria e all’aumento delle disuguaglianze, ci consegnano la fotografia di un Paese frammentato, dove le fasce più fragili e disagiate di popolazione non trovano nel sistema bancario e nell’offerta delle istituzioni un’adeguata risposta all’urgenza delle istanze d’inclusione sociale.

La sfida per tutti gli operatori coinvolti è perciò quella di lavorare su diversi strumenti della filiera del credito e dell’accompagnamento, perché tornino ad essere acceleratori di autodeterminazione, con particolare focus sui target oggi a maggior rischio, come donne e migranti. E Banca Etica continuerà, come e più di prima, a fare la propria parte in questa direzione”.

Giampietro Pizzo, presidente di RITMI, si è soffermato sul microcredito: “Di fronte ai bisogni e alle capacità inespresse di persone e comunità fragili, la ricerca evidenzia come il microcredito si confermi una risorsa importante ma non ancora pienamente valorizzata. Lo scenario è destinato a evolvere, a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa del microcredito (Decreto Ministeriale n.211/2023) che porta senz’altro elementi di novità e di opportunità, ma ora servirebbe un cambio di passo nell’impegno delle istituzioni, in particolare sul fronte del microcredito sociale.

L’inclusione finanziaria si costruisce sui territori lavorando per la messa in rete di competenze e risorse di prossimità: solo così si danno risposte effettive, si costruiscono servizi permanenti e si rende l’inclusione finanziaria un primo passo verso una maggiore coesione sociale e migliori condizioni di vita individuali e collettive”.

Azzardo: nel 2024 nuovo record di raccolta e danni a cittadini e famiglie

La Campagna contro i rischi del gioco d’azzardo Mettiamoci in gioco e la Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II esprimono profonda preoccupazione per i dati sulla diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese resi noti dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, in risposta a una interrogazione parlamentare presentata alla Camera dei deputati con primo firmatario il deputato del Pd Virginio Merola, che va ringraziato per aver interrogato il Governo su un fenomeno così devastante.

Come dichiarato da Freni, la raccolta riferita al periodo 1 gennaio-31 luglio 2024 ammonta a 90 miliardi di euro. In proiezione, dunque, quest’anno si andrà molto sopra gli oltre 147 miliardi di euro raccolti lo scorso anno, che già erano un record assoluto. Va ricordato che tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva nel settore azzardo è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore che è pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021. Numeri impressionanti, che ancora una volta confermano la gravità di un fenomeno che non conosce crisi, producendo danni e distorsioni – di carattere sanitario, sociale ed economico – ingenti per il paese, i cittadini, le famiglie. Per comprendere meglio la questione, rammentiamo che nel corso del 2023 l’ammontare dei soldi impegnati dagli italiani per l’acquisto di beni di largo consumo (cibo, prodotti per l’igiene, ecc.) è stata di 134 miliardi di euro (fonte Barometro dei consumi di NIQ).

Mettiamoci in gioco e la Consulta Nazionale Antiusura non condividono affatto il giudizio del sottosegretario sui 7 miliardi di euro che, a oggi, incasserebbe l’erario nel 2024 come imposte sui giochi, presentati alla Camera come “una risorsa fondamentale per l’economia”. Lo stato non può fare cassa sui danni arrecati ai cittadini. Inoltre, è ben noto che i soldi spesi dagli italiani nel gioco d’azzardo verrebbero quasi certamente impiegati per altri consumi – a cui viene applicata una tassazione più favorevole per l’erario – sicuramente meno dannosi per la salute individuale e pubblica e più utili per il benessere delle famiglie.

Né appare corretta l’affermazione del sottosegretario secondo cui la crescita costante del settore azzardo è “attribuibile anche alla significativa emersione del gioco illegale, che è stato assorbito dal circuito legale”. Sappiamo, infatti, che l’aumento del gioco legale non intacca o, addirittura, favorisce il gioco illegale. In questo passaggio un esponente del governo riprende, acriticamente, uno degli argomenti più utilizzati, e meno solidi, propagandati dalla filiera del gioco d’azzardo.

“Siamo stanchi nell’apprendere, ancora una volta, che l’azione politica ha sostanzialmente abdicato al proprio ruolo, che è la tutela della salute dei cittadini”, dichiara don Armando Zappolini della Campagna Mettiamoci in gioco. “La risposta del ministero dell’Economia, purtroppo, enfatizza i risultati relativi alla crescita di un mercato che, al contrario, sta contribuendo ad acuire una povertà sempre più diffusa.

Quasi fosse un vanto vivere in un paese nel quale, nel 2023, sono stati venduti più di 4.000 gratta e vinci al minuto, 24 ore su 24: se il trend dei volumi di denaro veicolati in giochi e scommesse venisse confermato, a fine 2024 i miliardi di euro giocati si attesterebbero attorno ai 160, con un incremento dell’8,8% rispetto all’anno precedente e con una cronica e abnorme sproporzione tra i soldi giocati e quelli che vanno all’erario.

Non regge più la scusa accampata per anni che senza il gettito dei giochi non si chiudono i bilanci dello stato: gli spazi per reperire le risorse ci sono eccome, ma da quanto si apprende dai media sul fisco il Governo predilige la mansuetudine tributaria alla giustizia fiscale. Da parroco a fianco dei poveri mi chiedo come questa classe politica, salvo alcune eccezioni, non si renda conto di essere complice della diffusione di un fenomeno così aggressivo da produrre gravi problemi personali e familiari per sempre più persone”.

“Il settore dell’azzardo con il suo indotto è diventato un comparto che impatta in maniera rilevante sull’economia del paese”, afferma Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II. “Un’economia, però, che non genera benessere per le famiglie, ma sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze. Non genera benefici nemmeno per lo stato che lo promuove, se si considerano le conseguenze sanitarie e le cure che deve sostenere per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo.

Le scommesse non possono essere una leva di crescita erariale e di sviluppo per il paese. L’anno che sta per chiudersi sta segnando  l’ennesimo record di consumo di azzardo che farà aumentare il già altissimo numero di giovani e famiglie intrappolati nella dipendenza patologica da azzardo e nella povertà. Preoccupa la facilità dell’accesso a queste offerte da parte delle giovani generazioni, che superano i divieti per i minorenni soprattutto nell’online. Stiamo assistendo a una sottovalutazione collettiva di un fenomeno drammatico e tuttavia pianificato da aziende e istituzioni, che vede le agenzie educative, sanitarie e del terzo settore inascoltate e quasi impotenti di fronte agli enormi interessi che ruotano intorno all’azzardo”.

Caritas italiana racconta l’impegno volontario dei giovani

Nella prima settimana di giugno a Roma è stato presentato il secondo rapporto della Caritas italiana sul volontariato nel contesto dell’incontro dei referenti diocesani Caritas del volontariato; mentre nello scorso marzo era stato pubblicato il rapporto ‘Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas’ con i dati dei volontari Caritas attivi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane: 84.248 persone.

Dal Rapporto emerge che nello scorso anno sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato in Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani. In maggioranza sono ragazze, hanno un titolo di studio medio-alto, in maggioranza hanno un lavoro. Non tutti si dichiarano cattolici e solo un terzo abbondante è impegnato a livello ecclesiale. Circa il 40 per cento dei giovani fa servizio anche in altre realtà associative e tre quarti di loro donano più di cinque ore settimanali.

Dall’indagine emerge che sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato nelle Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani, in maggioranza donne (70,3%); il 38,5% hanno un titolo di studio medio-alto, di cui il 38,5% è laureato ed il 29,2% ha un titolo di scuola media superiore. Di questi non sono tutti studenti; infatti il 46,1% lavora ed il 38,5% studia, mentre il 12.3% è disoccupato.

L’83,1% si dichiara cattolico, ma solo il 38,5% ha altri impegni nella dimensione ecclesiale; ed il 73,8% dedica al volontariato più di 5 ore alla settimana. Inoltre il 40% fa volontariato anche presso altre realtà sociali, non solamente cattoliche, pubbliche e private. I giovani volontari sono entrati in contatto con la Caritas soprattutto perché frequentavano parrocchie o associazioni cattoliche (41,5%) oppure perché conoscevano personalmente operatori o responsabili di servizi (35,4%); il 25% di loro ha fatto il Servizio Civile o l’Anno di volontariato sociale.

Nel volume si parla anche delle varie proposte di volontariato di Caritas Italiana o sviluppate sui territori. 22 le diocesi coinvolte nell’analisi quantitativa, 421 i progetti di volontariato giovanile sostenuti nell’ambito del Progetto nazionale ‘Servizio. nonviolenza, cittadinanza’ (tra il 2006 e il 2023), 181 progetti di Anno di volontariato sociale, 240 le ‘Proposte diversificate’ in 97 Caritas diocesane. Il Servizio civile, dal 2001 (anno in cui fu istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria), ha visto la partecipazione di circa 14mila volontari, in progetti in Italia e all’estero.

Il direttore della Caritas nazionale, don Marco Pagniello, ha sottolineato il valore del volontariato: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare va oltre il sem­plice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale”.

Ed ha raccontato l’esperienza del volontariato nella Caritas nel ricordo di mons. Nervo: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare, va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale.

 Questo rende giustizia ad una delle intuizioni di don Giovanni Nervo che, parlando dell’identità del volontario, affermava che ‘essere volontari significa portare nei servizi alla persona un supplemento d’anima’. Il volontariato giovanile è in grado di portare al servizio questo abbondante supplemento d’anima: i giovani, con il loro entusiasmo e la loro capacità empatica sono in grado di umanizzare i servizi, soprattutto laddove gli operatori appaiono schiacciati dal peso di una domanda sociale sempre più complessa e urgente”.

(Foto: Caritas Italiana)

Il difficile compito di crescere: siate comprensivi coi giovani!

Quante volte, guardando i giovani, risulta molto più spontaneo, immediato e semplice giudicarli che guidarli? Censurarli piuttosto che illuminarli? Imporre loro autoritarie, sterili e soffocanti proibizioni piuttosto che educarli?

I giovani vengono sempre sottoposti ad un’ingiusta e degradante narrazione profetica negativa e degenerativa; loro, i figli di un mondo superficiale, nonché vittime di una accelerata e nociva metamorfosi. Cari adulti, non è facile essere adolescenti e giovani. Non è facile, poiché neppure loro stessi si comprendono sino in fondo e perché crescere non è semplice. Ogni crescita ed evoluzione comporta e racchiude in sé una sorta di silente e dirompente dolore.

L’adolescenza in quanto tale implica necessariamente ed inevitabilmente una feconda sofferenza, racchiusa persino nella stessa etimologia del termine, il quale deriva da ‘adolescere’, ossia patire. Questa stagione della vita così delicata, affascinante e complessa nella quale concorrono significative metamorfosi fisiche, emotive, spirituali e psicologiche costituisce l’epoca di un disarmante ed improvviso straniamento, il quale scaturisce dalla mancata conoscenza di sé e dell’esperire sensazioni, emozioni e situazioni completamente nuove perciò destabilizzanti, in particolare per quanto riguarda la propria fisicità. 

È in questa fase, infatti, che si presentano in modo intenso e dirompente le prime forti pulsioni sessuali, come un fuoco che divampa e divora la carne fino ad ardere. È in essa, appunto, che si crede che tutto ciò che si sperimenta a livello affettivo o emotivo si possa chiamare amore: la necessità dell’altro, l’innamoramento e persino una dolorosa fitta di nostalgia. 

Essere giovani non è facile, poiché sono gli anni della speranza, della strenua ed indefessa lotta per raggiungere una libertà che non si conosce, non si comprende e della quale si ha paura. È anche l’epoca del respingere e rinnegare la propria fede ritenendo che essa confligga con la logica del pensiero. 

Non è facile provare sentimenti, emozioni e sensazioni ‘da adulto’ per le quali non si è preparati, come ad esempio: solidarietà e altruismo effimero, amore per la natura o le prime esperienze sentimentali. Questa è dunque l’età della prorompente forza fisica, ma anche della delicatissima e mutevole fragilità emotiva, del desiderio di cambiare il mondo cercando di preservare e di non ferire fatalmente l’apparentemente spavaldo ma realmente fragilissimo cuore.

Sono estranei soprattutto a se stessi e proprio per questo non hanno bisogno di efferati rimproveri, bensì di delicata ed attenta comprensione, non di un’impietosa censura, ma di sapiente ed illuminante guida, ed è lì che gli adulti possono e devono tendere la propria mano, al fine di rendere meno dolorosa e complessa la battaglia e la sfida del crescere.

Alla loro grazia e competenza educativa sono affidati i volti, le vite ed i destini delle nuove generazioni, le quali non hanno bisogno che riempiano loro le tasche o i portafogli di contraccettivi o banconote, la mente di severi ed aridi rimproveri, il cuore di altri insormontabili dubbi e tormentose insicurezze o l’ego di ferente e lacerante derisione.

Al contrario, hanno bisogno di genitori presenti e pazienti, i quali non abbiano scordato la stupenda ed ardua fase nella quale loro stessi hanno dovuto crescere, che sappiano quindi rispondere in modo opportuno ed adeguato ai loro quesiti, creando un clima di confidenza, libertà, serenità ed intimità, che sappiano rispettare i loro spazi e sapersi levare le scarpe per entrare nella primigenia e  segreta intimità della loro coscienza e del loro cuore, come colui che si toglie i calzari perché è in procinto di entrare in terra sacra ed al contempo, incarnare la ferma mitezza di un cuore che educa con amore, perché i giovani possano approdare ad un buon porto.

Hanno bisogno di amici della loro età per comprendere che non sono gli unici ad affrontare ed esperire tali complesse circostanze, ma anche di educatori e maestri spirituali, uomini e donne di Dio che mostrino loro che il Signore non viene a limitare o ad ostacolare, ma, al contrario, a conferire forma, senso e compimento al loro immenso orizzonte ed alla loro nostalgia di futuro.

Hanno bisogno di imparare ad essere pazienti e di sapere che tutto quel dolore passerà, di imparare a svolgere attività concernenti la loro età ed infine non devono mai dimenticare he non si è bambini per sempre, né adolescenti per sempre, né giovani per sempre e che non è certamente facile esserlo, ma tale stupendo e ripido itinerario costituisce la benedicente e profetica promessa di un nuovo principio.

Fondazione Migrantes: gli stranieri in Italia non sono in aumento

Martedì 17 ottobre è stato presentato il XXXII Rapporto sull’immigrazione, ‘Liberi di scegliere se migrare o restare’, curato dalla Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza episcopale italiana che si occupa della pastorale dei migranti, in cui si è evidenzia che il numero degli stranieri in Italia è stabile, confermando che la vera emergenza in Italia è informativa e culturale, come ha commentato il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi:

A Genzano ‘Villaggio Oratorio’: formazione estiva per giovani

Giovani ed adolescenti degli oratori di Roma si ritroveranno ancora una volta il 30 agosto a Genzano per l’appuntamento con ‘Villaggio Oratorio’, l’esperienza di formazione estiva che tradizionalmente chiude l’estate degli animatori e apre in qualche modo il nuovo anno oratoriano con un percorso di crescita spirituale, teologica e metodologica, ideato, realizzato e coordinato dal Centro Oratori Romani.

Papa Francesco: la malattia è occasione di crescita

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Pontificia Commissione Biblica, guidati dal card. Luis Ladaria che stanno riflettendo sul tema ‘La malattia e la sofferenza nella Bibbia’ nell’assemblea plenaria annuale, sottolineando che è un tema che riguarda tutti:

Gli studenti dell’Azione Cattolica per cambiare la realtà

“E’ vero questo? Voi siete capaci di cambiare la realtà? State attenti, eh. C’è una realtà buona, che ti fa abbassare, quando sei in orbita. Ma c’è una realtà cattiva, e questa va cambiata”: lo ha detto papa Francesco agli studenti dell’Azione Cattolica Italiana in un breve video che è stato registrato la mattina di sabato 25 marzo in occasione dell’udienza a mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’AC italiana e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riferendosi ad una sorta di duplice ‘realtà’: quella ‘buona’ che ci riporta con i piedi per terra, in atteggiamento umile, e quella che invece risucchia in un vortice di negatività, che appiattisce nel comune pensare: ‘si è sempre fatto così’.

Viva la parrocchia! Un racconto a due voci di quanto è bello vivere la fede così

“Un racconto coinvolgente, a tratti commovente, della loro esperienza di parrocchia. Una trama bella di ricordi dell’adolescenza e della giovinezza. Una trama di legami, di amicizia, di impegno, di creatività e di risate. Ma soprattutto la storia di un percorso di fede e di vita che, nella parrocchia, ha avuto il luogo del suo maturare. Perché la parrocchia è veramente il luogo in cui la Chiesa si fa casa tra le case, in una prossimità alla vita delle persone che rende possibile accompagnarne le sofferenze, le gioie, gli affetti, e sostenerne la ricerca”.

Papa Francesco ai giovani congolesi: con la mano cambiate la storia del Paese

Nel penultimo giorno di visita apostolica nella Repubblica democratica del Congo papa Francesco ha incontrato nello Stadio dei Martiri di Pentecoste, che prende il nome da quattro politici (Jerome Anany, Emmanuel Bamba, Alexander Mahamba e Evariste Kimba), che furono impiccati il 1° giugno 1966, perché accusati di cospirazione contro il dittatore Mobutu a Lingwala, i giovani ed i catechisti, esortandoli ad essere linfa vitale per il Paese.

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