Papa Francesco al Consiglio Mussulmano: preghiera e fraternità sono la pace di Dio
Gli incontri di papa Francesco in Barhrein continuano con l’incontro nella Moschea del ‘Sakhir Royal Palace’ con i membri del Consiglio Musulmano degli Anziani, durante il quale ha ribadito che la pace va radicata:
“La pace scenda e rimanga su di voi, che desiderate diffonderla instillando nei cuori i valori del rispetto, della tolleranza e della moderazione; su di voi, che vi proponete di incoraggiare relazioni amichevoli, mutuo rispetto e fiducia reciproca con quanti, come me, aderiscono a una fede religiosa diversa; su di voi, che volete favorire nei giovani un’educazione morale e intellettuale che contrasti ogni forma di odio e intolleranza”.
E con insistenza ha sottolineato che Dio è fonte di pace, citando l’enciclica ‘Gaudium et Spes’: “Ci conceda di essere, ovunque, canali della sua pace! Davanti a voi vorrei ribadire che il Dio della pace mai conduce alla guerra, mai incita all’odio, mai asseconda la violenza.
E noi, che crediamo in Lui, siamo chiamati a promuovere la pace attraverso strumenti di pace, come l’incontro, le trattative pazienti e il dialogo, che è l’ossigeno della convivenza comune. Tra gli obiettivi che vi proponete c’è quello di diffondere una cultura della pace basata sulla giustizia…
La pace non può essere solo proclamata, va radicata. E ciò è possibile rimuovendo le disuguaglianze e le discriminazioni, che ingenerano instabilità e ostilità”.
Ha ribadito che è venuto con lo spirito che ha guidato san Francesco di Assisi nell’incontro con il sultano: “Credo che abbiamo sempre più bisogno di incontrarci, di conoscerci e di prenderci a cuore, di mettere la realtà davanti alle idee e le persone prima delle opinioni, l’apertura al Cielo prima delle distanze in Terra: un futuro di fraternità davanti a un passato di ostilità, superando i pregiudizi e le incomprensioni della storia in nome di Colui che è Fonte di Pace. D’altronde, come potranno i fedeli di religioni e culture diverse convivere, accogliersi e stimarsi a vicenda se noi restiamo estranei gli uni agli altri?”
Inoltre ha richiamato l’immagine dell’albero della vita, simbolo del Paese: “In questi giorni ho parlato della forza della vita, che resiste nei deserti più aridi attingendo all’acqua dell’incontro e della convivenza pacifica. Ieri l’ho fatto prendendo spunto dal sorprendente ‘albero della vita’, che si trova qui in Bahrein. Il racconto biblico, che abbiamo ascoltato, pone l’albero della vita al centro del giardino delle origini, al cuore del meraviglioso progetto di Dio per l’uomo, un disegno armonico capace di abbracciare tutta la creazione”.
Il male non nasce da Dio, ma dalla superbia umana, come raccontato nella Bibbia: “Un’alluvione di male e di morte è insomma scaturita dal cuore dell’uomo, dalla scintilla malefica scatenata da quel male che sta accovacciato alla porta del suo cuore, per incendiare il giardino armonico del mondo. Ma tutto questo male si radica nel rifiuto di Dio e del fratello: nel perdere di vista l’Autore della vita e nel non riconoscersi più custodi dei fratelli”.
Le fedi hanno il compito di condurre l’uomo a Dio: “I nostri mezzi sono essenzialmente due: la preghiera e la fraternità. Sono queste le nostre armi, umili ed efficaci. Non dobbiamo lasciarci tentare da altri strumenti, da scorciatoie indegne dell’Altissimo, il cui nome di Pace è insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, ‘il commercio della morte’ che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale…
Ebbene, davanti a questi scenari tragici, mentre il mondo insegue le chimere della forza, del potere e del denaro, noi siamo chiamati a ricordare, con la saggezza degli anziani e dei padri, che Dio e il prossimo vengono prima di ogni altra cosa, che solo la trascendenza e la fratellanza ci salvano”.
E’ stato un invito ad annunciare pressantemente che Dio ama la pace: “Tra i motivi dell’oblio di quello che conta non si annoveri però la nostra incuria, lo scandalo di impegnarci in altro e non nell’annunciare il Dio che dà pace alla vita e la pace che dà vita agli uomini. Sosteniamoci in questo, diamo seguito al nostro incontro odierno, camminiamo insieme! Saremo benedetti dall’Altissimo e dalle creature più piccole e deboli che Egli predilige: dai poveri, dai bambini e dai giovani, che dopo tante notti oscure attendono il sorgere di un’alba di luce e di pace”.
Inoltre il prefetto del dicastero per il dialogo interreligioso, card. Miguel Angel Guixot, ai membri del ‘Muslim Council of Elders’ ha ribadito il ruolo delle religioni: “Promuoviamo dunque l’unità, la solidarietà e la fratellanza tra tutti, in modo da poter affrontare insieme e con coraggio le sfide del XXI secolo e quelle dell’immediato futuro.
La speranza è che possiamo insieme uscire dalla crisi attuale migliori e più forti e che possiamo aiutare le nostre società a diventare più umane, a diventare un luogo in cui le persone si prendono cura l’una dell’altra e del creato”.
E’ un’urgenza che non può essere differita: “C’è un urgente bisogno che i fedeli delle diverse religioni uniscano i loro sforzi per promuovere un ordine sociale ecologicamente responsabile, basato su valori condivisi. La crisi ecologica e la salvaguardia dell’ambiente per quanto riguarda le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la convivenza sociale sono essenziali per tutte le fedi e sono indissolubilmente legate l’una all’altra”.
E’ stato un invito a ritornare all’essenziale: “Nella situazione di incertezza, di paura e di vuoto nella quale siamo immersi dobbiamo tornare alle radici della nostra stessa fede. Si deve tornare all’essenziale perché il nostro sia un vero ‘rinnovamento’ spirituale che possa portare, ad una cultura dell’incontro capace di andare oltre le differenze e le divisioni e di incidere in maniera profonda sulla vita di questo mondo”.
(Foto: Santa Sede)