Da Pompei si irradia nuovo slancio sulle orme del beato Longo
In occasione dell’inizio dell’anno giubilare longhiano, l’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, ha scritto ai fedeli una lettera, intitolata ‘Dall’illuminazione interiore di Bartolo Longo un nuovo slancio per Pompei e un modello per il mondo’, introdotta dalle parole del fondatore della ‘Nuova Pompei’, che racconta, nel volume intitolato ‘Storia del Santuario dalle origini al 1879’, il suo primo arrivo nella ‘Valle sconsolata’, definita ‘solitaria, triste, temuta, fuggita da gente civile’:
“Era l’ottobre 1872 quando il Beato si ritrovò in Località Arpaia, per le strade pericolose di questa terra e sentì un’ispirazione interiore: ‘Se cerchi salvezza, propaga il Rosario’. Quel giorno la sua vita cambiò radicalmente e, negli anni, Longo fondò il Santuario, le Opere di Carità e la stessa Nuova Città di Pompei”.
Un fatto storico, ma che continua a parlare all’uomo contemporaneo, specialmente in questo momento complesso, come ha scritto mons. Caputo: “Ciò che sentiamo di dover fare oggi, per amore della nostra comunità, della Chiesa di Pompei e di tutti i devoti della Madonna del Rosario non è semplicemente sfogliare l’album da quell’illuminazione interiore in poi. Ma vedere come essa possa continuare, oggi, in questo primo drammatico scorcio del terzo millennio, a segnare il nostro cammino e, quel che più conta, diventare paradigma di un ‘nuovo inizio’ non solo per la città di Maria, ma per il mondo intero”.
E’ un invito a non dimenticare il passato per vivere il presente: “Siamo immersi più che mai in una condizione che continua ad apparirci irreale e quasi fuori della storia, poiché, interessati solo al nostro presente, dimostriamo di aver dimenticato il nostro passato e, soprattutto, le lezioni che avrebbe dovuto darci.
L’affanno corrente con cui viviamo i nostri giorni a stento ci consente di vedere dove, e come, mettiamo i nostri passi. Anche quando esistono, non facciamo più caso alle pietre miliari che restano lì a indicare il cammino, come testimoni residui di epoche ormai passate, sovrastate da svolte tecnologiche e digitali.
Proprio la storia, però, costringe talvolta a guardare indietro e a leggere fino in fondo, e sulla base di un alfabeto tutto suo, il messaggio di quelle pietre miliari che, pur indicando numeri, parlano soprattutto d’altro”.
E Bartolo Longo non ebbe paura delle difficoltà per un ‘nuovo inizio’: “Di fronte a un panorama di crisi e alle prese con le sue stesse difficoltà, Bartolo Longo mise da parte la tentazione di lasciarsi andare a quella che papa Francesco, commentando l’atteggiamento di chi si trova a tu per tu con situazioni di disagio, identifica come l’autopsia del cadavere.
Si può prendere atto e basta, pur senza averne colpa. Un sospiro di contrizione, un pensiero di rammarico e così sia. Non avvenne questo in Località Arpaia, centocinquanta anni fa. La scintilla che anche Bartolo Longo cercava scoppiò. E fu per tutti un’altra vita.
A Pompei è dato ora di poter riandare a quel tempo e riflettere: vedere fino a qual punto è necessario ancora oggi ritentare di innescare la fiamma di una scintilla per farsi prendere dal fuoco di un ‘nuovo inizio’. E’ necessario che un ‘nuovo inizio’ ci sia e si manifesti.
Località Arpaia ha cambiato volto, come ogni altro angolo della ‘Nuova Pompei’. Ma la crisi, pur con tutti i cambi di scena, non ha più nessun luogo in cui nascondersi. Ha altre facce. Però esiste ed è un manto nero che tutto avvolge, anch’essa come il marchio di una condanna che sembra inappellabile”.
L’esperienza mistica del Beato segna ‘un momento di svolta’ e diventa un ‘roveto ardente’: “Le crisi d’oggi si chiamano, più spesso, emergenze; abbiamo imparato a conoscerne tante e tuttora siamo nel pieno di un’emergenza sanitaria, sociale ed economica, per il Covid che fatica a togliere il disturbo e per un insensato conflitto nel cuore del nostro Continente”.
L’esempio del Beato e di chi, con lui, non si arrese alle difficoltà, traccia una via da seguire: “Il pensiero ritorna a Valle di Pompei. A quella scintilla che diventò fuoco e che incenerì alla fine la sterpaglia che infestava i campi. Bartolo Longo e poi i pompeiani non furono ‘spaventati dalla crisi’, ricordando che, come afferma papa Francesco, il ‘Vangelo stesso è il primo a metterci in crisi’.
Sembrano scritte per la condizione di Valle di Pompei, le parole del papa sulla crisi come prova che passa al vaglio e di fronte alla quale l’esperienza del buio, della debolezza, della fragilità, delle contraddizioni e dello smarrimento non fa sentire schiacciati”.
Bartolo Longo rinnova quella valle con una ‘luce’ nuova, che ancora oggi brilla: “Dall’illuminazione interiore del beato Bartolo Longo la Nuova Pompei è sorta come Città della Carità, dell’accoglienza dell’infanzia abbandonata.
Oggi più che mai abbiamo il dovere di guardare oltre e più lontano per mettere in pratica nella vita concreta e piena di ogni giorno, accanto ai fratelli e in primo luogo a chi soffre, la ricchezza di un’eredità che non può passare tra le nostre mani senza ‘ungerle’ dell’olio buono della condivisione.
Non siamo stati chiamati a montare la guardia a un bel monumento, bensì ad essere le ‘sentinelle’ di ogni nuovo mattino che, in questa nostra Chiesa locale, è annunciato dal canto a Maria. E’ questo l’atteggiamento della Chiesa di Pompei che continua a parlare con le sue Opere di carità”.
Per questo a Pompei la preghiera diventa ‘azione’: “A Pompei la preghiera diventa, poi, azione quotidiana per alleviare le sofferenze dei fratelli che tocchiamo nella loro carne viva. Qui cerchiamo di lenire le ferite dell’umanità più fragile contribuendo a formare i bambini e gli adolescenti, provenienti da contesti di disagio sociale, educati nel Centro ‘Bartolo Longo’ e nel Centro ‘Beata Vergine’; curando le necessità delle donne sole e dei piccoli accolti a ‘Casa Emanuel’;
soccorrendo i poveri tra i poveri che ogni giorno trovano il necessario per sfamarsi nella mensa ‘Papa Francesco’; alimentando la quotidianità delle cinque case famiglia del Centro ‘Giovanni Paolo II’; supportando l’azione di contrasto alla tossicodipendenza, portata avanti nella ‘Comunità Incontro’; e, recentemente, accogliendo donne e bambini ucraini in fuga dalla guerra.
Sull’esempio del beato Bartolo Longo, cerchiamo di non voltarci dall’altra parte dinanzi alla sofferenza dei fratelli. E’ proprio nei poveri che possiamo vedere, ben riconoscibile, il volto di Dio ed è proprio sull’amore che un giorno saremo giudicati”.
(Foto: Prelatura di Pompei)