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Papa Leone XIV: il rosario è accompagnamento nella vita

“Cari fratelli e sorelle, con gioia mi unisco a voi in questa Veglia di preghiera a conclusione del Mese di Maggio. E’ un gesto di fede con cui in modo semplice e devoto ci riuniamo sotto il manto materno di Maria. Quest’anno, poi, esso richiama alcuni aspetti importanti del Giubileo che stiamo celebrando: la lode, il cammino, la speranza e, soprattutto, la fede meditata e manifestata coralmente”: stasera a conclusione del mese di maggio papa Leone XIV si è recato al termine della recita del Rosario presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani.

Nel breve discorso papa Leone XIV ha richiamato la meditazione di papa san Giovanni Paolo II sul rosario: “Ed in effetti, meditando i Misteri gaudiosi, durante il cammino percorso, siete entrati e avete sostato, come in pellegrinaggio, in tanti luoghi della vita di Gesù: nella casa di Nazaret contemplando l’Annunciazione, in quella di Zaccaria contemplando la Visitazione, che oggi abbiamo celebrato, nella grotta di Betlemme contemplando il Natale, nel Tempio di Gerusalemme contemplando la presentazione e poi il ritrovamento di Gesù”.

Il rosario è un accompagnamento nella vita quotidiana: “Vi hanno accompagnato, nell’Ave Maria ripetuta con fede, le parole dell’Angelo alla Madre di Dio: ‘Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te’, e quelle di Elisabetta che la accoglie con gioia: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’ I vostri passi, così, sono stati scanditi dalla Parola di Dio, che ne ha segnato, con il suo ritmo, il procedere, le soste e le partenze, proprio come per il popolo d’Israele nel deserto, in viaggio verso la Terra promessa”.

Con un richiamo a sant’Agostino il papa ha invitato a lodare Dio con la ‘lingua’ e la vita: “Guardiamo, allora, alla nostra esistenza come a un cammino alla sequela di Gesù, da percorrere, come abbiamo fatto stasera, insieme a Maria. E chiediamo al Signore di saperlo lodare ogni giorno, ‘con la vita e con la lingua, col cuore e con le labbra, con la voce e con la condotta’, evitando le stonature: la lingua intonata con la vita e le labbra con la coscienza”.

In mattinata papa Leone XIV aveva inviato un messaggio alla Conferenza dei vescovi di Francia in occasione del 100^ anniversario della canonizzazione di san Giovanni Eudes, san Giovanni Maria Vianney e santa Teresa del Bambin Gesù: “Elevandoli alla gloria degli altari, il mio predecessore Pio XI desiderava presentarli al Popolo di Dio come maestri da ascoltare, come modelli da imitare e come potenti intercessori da pregare e invocare.

L’ampiezza delle sfide che, un secolo dopo, si presentano alla Chiesa in Francia, e la pertinenza sempre più attuale delle sue tre figure di santità ad affrontarle, mi spingono a invitarvi a dare un rilievo particolare a questo anniversario”.

Nel messaggio il papa si è soffermato sul ‘ritratto’ spirituale dei tre santi, come ha scritto papa Francesco nell’enciclica ‘Dilexit Nos’: “Non potrebbe esserci programma di evangelizzazione e di missione più bello e più semplice per il vostro Paese: far scoprire a ognuno l’amore di tenerezza e di predilezione che Gesù nutre per lui, al punto di trasformarne la vita. Ed, in tal senso, i nostri tre santi sono davvero dei maestri, di cui vi invito a far conoscere e apprezzare incessantemente la vita e la dottrina al Popolo di Dio”.

Nel messaggio ha tratteggiato il culto dei tre santi al Sacro Cuore di Gesù: “San Giovanni Eudes non è forse stato il primo ad aver celebrato il culto liturgico dei Cuori di Gesù e di Maria? San Giovanni Maria Vianney non è stato forse un parroco appassionatamente dedito al suo ministero che affermava: “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”? E infine, santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo non è forse il grande Dottore ‘in scientia amoris’ di cui il nostro mondo ha bisogno, lei che ‘respirava’ il nome di Gesù in ogni istante della sua vita, con spontaneità e freschezza, e che insegnò ai più piccoli una via ‘tutta facile’ per accedervi?”

E’ stato un invito a ringraziare Dio per questi doni santi: “Celebrare il centenario della canonizzazione di questi tre santi è anzitutto un invito a rendere grazie al Signore per le meraviglie che ha compiuto in questa terra di Francia durante i lunghi secoli di evangelizzazione e di vita cristiana.

I santi non appaiono spontaneamente, ma, attraverso la grazia, sorgono in seno a comunità cristiane vive che hanno saputo trasmettere loro la fede, accendere nel loro cuore l’amore di Gesù e il desiderio di seguirlo. Questa eredità cristiana vi appartiene ancora, impregna ancora profondamente la vostra cultura e resta viva in molti cuori”.

Infine papa Leone XIV ha invitato la Chiesa francese ha lodare le ‘meraviglie’ di Dio: “Dio può, con l’aiuto dei santi che vi ha donato e che voi celebrate, rinnovare le meraviglie che ha compiuto in passato. Santa Teresa non sarà forse la Patrona delle missioni nelle terre stesse che l’hanno vista nascere? San Giovanni Maria Vianney e san Giovanni Eudes non sapranno forse parlare alla coscienza di tanti giovani della bontà, della grandezza e della fecondità del sacerdozio, suscitando in loro il desiderio entusiasta, e dando loro il coraggio di rispondere generosamente alla chiamata, proprio mentre la mancanza di vocazioni si fa dolorosamente sentire nelle vostre diocesi e i sacerdoti sono sempre più messi duramente alla prova? Colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del cuore tutti i sacerdoti di Francia per il loro impegno coraggioso e perseverante, e desidero esprimere loro il mio paterno affetto”.

(Foto: Santa Sede)

Pompei ha ricordato Marianna Farnararo, promotrice del Santuario di Pompei

“Pochi anni dopo, l’arrivo del quadro aveva  già segnato il nuovo inizio di Valle di Pompei. Ma neppure il suo fondatore poteva aver chiaro ciò che sarebbe accaduto in seguito; ciò che sarebbe diventata quella  landa sperduta bonificata da una fede che dava frutti concreti; cambiava il mondo intorno più dei piani di risanamento sociale. Nascevano le Opere e, soprattutto, si tracciava e si delineava la via di un futuro che oggi possiamo, forse, cogliere in uno dei passaggi cruciali”.

Prendiamo spunto dalla lettera alla città scritta dall’arcivescovo-prelato del santuario di Pompei, mons. Tommaso Caputo, per il 150° anniversario dell’arrivo del Quadro della Madonna del Rosario a Valle di Pompei, in ricordo di Marianna Farnararo De Fusco, che insieme a Bartolo Longo ha fatto nascere a Pompei il Santuario e le Opere di Carità: la contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco in Longo sollecitò i suoi amici nobili napoletani ad offrire un ‘soldo al mese’ per il nascente santuario ed ella stessa contribuì, con i suoi averi, alla costruzione. L’impegno al quale dedicò, però, tutta la sua esistenza è stato la diffusione del culto mariano. Il suo contributo specifico all’opera pompeiana fu la realizzazione dell’Orfanotrofio Femminile, inaugurato nel 1887, e l’amministrazione dei beni del Santuario, amministrazione ‘temporale’, dopo la cessione alla Santa Sede del Santuario e delle opere di Valle di Pompei.

Per comprendere meglio l’opera di Marianna Farnararo, a Marida D’Amora, componente dell’Ufficio Stampa del Pontificio Santuario della beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, chiediamo di raccontarcela: “Marianna Farnararo vedova De Fusco in Longo, è stata, assieme a Bartolo Longo, la fondatrice del Santuario e della città di Pompei, delle Opere di Carità e finanche di un Ordine religioso femminile: le Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei. Nata a Monopoli (BA) il 13 dicembre 1836, a quattordici anni si trasferì con la madre a Napoli, andando ad abitare a Port’Alba, nel palazzo nobiliare della famiglia Volpicelli, dove conobbe la loro figlia Caterina.

Tra le due si stabilì subito una profonda amicizia. A 16 anni, Marianna sposò il Conte Albenzio De Fusco di Lettere, ricco proprietario terriero, con possedimenti a Valle di Pompei. Così Marianna divenne ‘Contessa’, titolo con il quale fu chiamata per tutta la vita. Ebbero cinque figli, ma il conte morì nel 1864, lasciandola vedova a soli 28 anni. Ritornata ad abitare a casa Volpicelli, conobbe il giovane avvocato pugliese Bartolo Longo. Grazie a questo incontro la Provvidenza la condurrà per vie impreviste e sconosciute, rendendola moglie dell’avvocato Bartolo Longo e madre di centinaia di bambine orfane”.

Perché, essendo contessa, si dedicò ad opere di beneficenza?

“Bartolo Longo, incaricato dalla contessa di amministrare i suoi beni a Valle di Pompei, vi giunse nel 1872. Aggirandosi per le strade impervie della desolata località, era tormentato dal dubbio su come avesse potuto salvarsi, a causa del suo allontanamento dalla fede durante gli anni universitari. Trovandosi in via Arpaia, sentì dentro di sé una voce interiore che gli diceva: ‘Se vuoi salvezza, propaga il Rosario. Chi propaga il Rosario è salvo’. Egli decise di impegnare tutta la sua esistenza per rispondere a questa chiamata, nella quale coinvolse la contessa.

Ella aderì pienamente a questa “missione” e lo affiancò per circa cinquant’anni, dando vita, assieme a lui, alla storia provvidenziale della Nuova Pompei. Una storia di fede e di grazia. E furono opere non solo religiose, come la costruzione del Santuario, ma di promozione umana e sociale: scuole per bambini, scuole serali per adulti, gli ospizi per i minori bisognosi, orfani e figli di carcerati, laboratori di sartoria, falegnameria, tipografia, affinché i ragazzi e le ragazze potessero imparare un mestiere che consentisse loro, lasciato l’Ospizio, di sostenersi dignitosamente”.

In quale modo fece evangelizzazione?

“Si racconta che una volta Marianna abbia detto che il buon Dio aveva dato a Bartolo Longo il dono della penna e a lei il dono della lingua… Un’espressione per dire che lei, nonostante non avesse come il marito eccelsi strumenti intellettuali, aveva comunque la possibilità di mettere a frutto la sua grande capacità dialettica, di dire il proprio pensiero a ‘fin di bene’. La contessa donò i suoi stessi possedimenti per dar vita alle straordinarie opere di carità in Valle di Pompei e bussò alle porte dei nobili napoletani per invitarli a fare offerte per la costruzione del Santuario.

Ella non aveva alcun carisma profetico particolare, ma era certamente portatrice di quel profetismo delle donne, di cui ha parlato papa Benedetto XVI all’International Stadium di Amman il 10 maggio 2009, perché messaggera di amore, misericordia, calore umano specialmente verso l’infanzia abbandonata, di cui si prendeva cura, come una madre, in quel clima semplice e familiare che si creò all’interno degli istituti pompeiani”.

Come la carità produce ‘frutti’ nella società?

“La carità, intesa come la più sublime ed elevata espressione dell’amore, è la forma attraverso la quale Dio si è manifestato all’uomo. Un amore, che può definirsi creativo, redentivo, santificante e che corregge e guida, sostiene e supporta quanti si affidano a Lui. Il ‘miracolo di Pompei’ ne è un esempio mirabile. In occasione del centenario della morte della contessa, la comunità ecclesiale e civile di Pompei l’ha ricordata con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dell’arcivescovo-prelato, mons. Tommaso Caputo, e con una suggestiva rievocazione storica, organizzata dal Comune, alla presenza del sindaco, Carmine Lo Sapio, dei discendenti della contessa e di Longo e di rappresentanti delle città di Monopoli e Latiano”.

(Tratto da Aci Stampa)

Papa Francesco affida il popolo nicaraguense alla protezione dell’Immacolata Concezione

Luigi Tussi Vergine Immacolata

In occasione della novena all’Immacolata Concezione papa Francesco ha inviato una lettera pastorale ai fedeli del Nicaragua, affinché questa Novena possa offrire incoraggiamento a chi vive nelle difficoltà, incertezze e fatiche: “Da tempo desidero scrivervi una lettera pastorale per ribadire, ancora una volta, l’affetto che professo per il popolo nicaraguense, che si è sempre contraddistinto per uno straordinario amore verso Dio, che voi con tanto affetto chiamate Papachú. Sono con voi, soprattutto in questi giorni in cui celebrate la Novena dell’Immacolata”.

La lettera pastorale è un invito a non dimenticare l’azione della Provvidenza: “Non dimenticate l’amorevole Provvidenza del Signore, che ci accompagna ed è l’unica guida sicura. Proprio nei momenti più difficili, dove diventa umanamente impossibile comprendere ciò che Dio vuole da noi, siamo chiamati a non dubitare della sua sollecitudine e della sua misericordia. La fiducia filiale che hanno in Lui e anche la fedeltà alla Chiesa sono le due grandi luci che illuminano la loro esistenza”.

E’ un incoraggiamento a confidare nella Madre di Dio: “Siate certi che la fede e la speranza operano miracoli. Guardiamo la Vergine Immacolata, Lei è la luminosa testimonianza di quella fiducia. Hai sempre sperimentato il suo sostegno materno in tutte le tue necessità e hai manifestato la tua gratitudine con una religiosità molto bella e spiritualmente ricca. Una di quelle forme di dedizione e consacrazione che manifesta la gioia di essere Suoi figli prediletti è la dolce espressione: Chi provoca tanta gioia? La Concezione di Maria!”

Ma anche un incoraggiamento a superare le difficoltà attraverso la preghiera: “Auspico che questa celebrazione dell’Immacolata Concezione, che ci prepara all’apertura del Giubileo del 2025, vi offra il necessario incoraggiamento nelle difficoltà, nelle incertezze e nelle privazioni. In questa festa non dimenticate di abbandonarvi tra le braccia di Gesù con la giaculatoria ‘Dio prima di tutto’, che ripetete spesso”.

Inoltre li ha incoraggiati nella recita del Rosario: “Camminare insieme sostenuti dalla tenera devozione a Maria ci fa seguire con tenacia la via del Vangelo e ci porta a rinnovare la fiducia in Dio. Penso in particolare alla preghiera del Rosario, con la quale ogni giorno meditiamo i misteri della vita di Gesù e di Maria.

Quante volte inseriamo anche la nostra vita nei misteri del Santo Rosario, con i suoi momenti di gioia, di dolore, di luce e di gloria. Recitando il Rosario, questi misteri penetrano nell’intimità del nostro cuore, dove è custodita la libertà delle figlie e dei figli di Dio, che nessuno può toglierci. Quante grazie riceviamo dal Rosario, è una preghiera potente”.

Ed infine li ha affidati alla Madre di Dio attraverso la preghiera: “Padre che sei nei cieli, la fede che ci hai donato nel tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello, e la fiamma della carità infusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, risvegliano in noi la beata speranza nella venuta del tuo Regno.

La tua grazia ci trasformi in devoti coltivatori dei semi del Vangelo che fermentano l’umanità e il cosmo, aspettando con fiducia i nuovi cieli e la nuova terra, quando le forze del male saranno sconfitte, la tua gloria sarà manifestata per sempre.

La grazia del Giubileo ravviva in noi, Pellegrini della speranza, l’anelito ai beni celesti e diffonde nel mondo intero la gioia e la pace del nostro Redentore. A te, Dio eternamente benedetto, la lode e la gloria nei secoli. Amen”.

Oggi preghiamo e digiuniamo per la pace

“O Regina della pace… Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni”: è stata la preghiera che papa Francesco ha formulato ieri pomeriggio alla Madonna, al termine del rosario, nella Basilica di Santa Maria Maggiore per supplicare il dono della pace e la cessazione delle ostilità in Terra Santa, ma anche negli altri territori devastati dalle guerre.

Il papa si è rivolto alla Madre di Dio con la supplica del soccorso: “Accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli, ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza”.

Il papa ha invocato la Madonna, in quanto anche Lei ha affrontato momenti difficili: “Anche a te, o Madre, la vita ha riservato difficili prove e umani timori, ma sei stata coraggiosa e audace: hai affidato tutto a Dio, hai risposto a Lui con amore, hai offerto te stessa senza risparmiarti. Come intrepida Donna della carità, in fretta ti sei recata ad aiutare Elisabetta, con prontezza hai colto il bisogno degli sposi durante le nozze di Cana; con fortezza d’animo, sul Calvario hai rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore. Infine, con tenerezza di Madre hai dato coraggio ai discepoli impauriti nel Cenacolo e, con loro, hai accolto il dono dello Spirito”, continua Francesco nella sua supplica.

Ed infine ha chiesto alla Regina della pace la ‘conversione del cuore’: “Madre, rivolgi il tuo sguardo materno alla famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune…

Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni”.

Parole anticipate al termine della recita dell’Angelus, in cui ha ricordato l’attacco terroristico alla popolazione israeliana, chiedendo la liberazione dei prigionieri israeliani: “Domani sarà passato un anno dall’attacco terroristico contro la popolazione in Israele, alla quale rinnovo la mia vicinanza. Non dimentichiamo che ancora ci sono molti ostaggi a Gaza, per i quali chiedo l’immediata liberazione. Da quel giorno il Medio Oriente è precipitato in una sofferenza sempre più grave, con azioni militari distruttive che continuano a colpire la popolazione palestinese”.

Al contempo ha chiesto il ‘cessate il fuoco’ contro la popolazione a Gaza e nel Libano: “Questa popolazione sta soffrendo tantissimo a Gaza e negli altri territori. Si tratta perlopiù di civili innocenti, tutta gente e che deve ricevere tutti gli aiuti umanitari necessari. Chiedo un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti, compreso il Libano. Preghiamo per i libanesi, specialmente per gli abitanti del sud, costretti a lasciare i loro villaggi”.

Infine un appello agli Stati per garantire la pace con un invito alla preghiera: “Faccio appello alla comunità internazionale, affinché si metta fine alla spirale della vendetta e non si ripetano più gli attacchi, come quello compiuto dall’Iran qualche giorno fa, che possono far precipitare quella Regione in una guerra ancora più grande. Tutte le Nazioni hanno il diritto di esistere in pace e sicurezza, e i loro territori non devono essere attaccati o invasi, la sovranità deve essere rispettata e garantita dal dialogo e dalla pace, non dall’odio e dalla guerra. In questa situazione, è più che mai necessaria la preghiera”.

Nel frattempo a Vatican News il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha raccontato la sua visita a Gaza: “Sì, sono riuscito a entrare a Gaza. E spero di poterci tornare. Il dovere di un pastore è esserci. Essere presente accanto al suo gregge. Volevo non solo essergli vicino ma anche capire in che modo aiutarli, essergli utile. Quando sono entrato a Gaza (e non è stato affatto semplice) ho trovato una situazione terribile, una città distrutta, dove l’assenza dei palazzi demoliti rende impossibile anche individuare le strade e quindi orientarsi. Una desolazione totale. Dall’altro lato invece ho trovato una comunità viva e commovente.

Erano sorpresi del mio arrivo, e con me del loro parroco, padre Gabriel, che era rimasto fuori da Gaza la mattina del 7 ottobre. Sono restato quattro giorni. Giorni di fatica e di speranza. Ciò che mi ha maggiormente colpito della comunità è che non ho percepito una sola parola di rancore, di odio, di rabbia. Niente. E questo mi ha sorpreso molto, perché umanamente, avevano tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiati e frustrati. Ho apprezzato tanto la presenza e il lavoro incredibile svolto dalle suore”.

Ed oggi è la giornata dedicata al digiuno e alla preghiera nell’anniversario della strage perpetrata da Hamas ai danni dei cittadini israeliani, tra i quali anche molti bambini con momenti di preghiera nelle diocesi, come il Rosario per la pace organizzato ad Assisi dalle Famiglie francescane e dalla diocesi, secondo la riflessione di mons. Domenico Sorrentino: “Nella situazione così complessa che si è creata non abbiamo che la preghiera che ci possa far pensare alla fine delle ostilità e di ritorno al ristabilimento della pacifica convivenza”.

A tale giornata hanno aderito anche le associazioni cattoliche, Agesci, Azione Cattolica Italiana, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari, Acli: “Ogni giorno dilaga nel mondo la follia della guerra che coinvolge decine e decine di popoli e luoghi, spesso dimenticati. Non dobbiamo stancarci di chiedere l’immediato cessate il fuoco, di pregare e offrire il nostro lavoro perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’armonia degli sguardi”.

(Foto: Santa Sede)

Le Chiese pregano per la pace nel mondo

“Fratelli e sorelle, riprendiamo questo cammino ecclesiale con uno sguardo rivolto al mondo, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell’umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni. Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo. Camminiamo insieme. Mettiamoci in ascolto del Signore. E lasciamoci condurre dalla brezza dello Spirito”.

Così papa Francesco ha concluso l’omelia della celebrazione eucaristica nella festività degli Angeli custodi, che ha aperto il Sinodo dei vescovi, con cui oggi pomeriggio si reca nella basilica di Santa Maria Maggiore per pregare per la pace nel mondo, chiedendo a tutti i padri sinodali di partecipare, a cui si è unita la presidenza della CEI con l’invito a tutte le diocesi italiane ad unirsi alla preghiera del Rosario di domenica 6 ottobre ed a vivere la giornata di preghiera e di digiuno del 7 ottobre:

“Ogni giorno aumentano i pezzi di questa guerra mondiale che si abbatte su diversi popoli e numerosi luoghi, spesso dimenticati. Non dobbiamo stancarci di chiedere che tacciano le armi, di pregare perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’unione. E’ tempo di fermare la follia della guerra: ognuno è chiamato a fare la propria parte, ognuno sia artigiano di pace”.

Per tale momento l’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei ha preparato il sussidio per l’animazione liturgica e per la recita del Rosario:. “Sentiamo il peso degli orrori della guerra e delle campagne di odio che lacerano la convivenza umana in tante regioni del mondo. Con piena fiducia  e filiale abbandono volgiamo lo sguardo verso Maria, la Madre del Principe della Pace, perché accolga il nostro anelito di pace!” Con tali intenzioni la Chiesa pregherà per la pace nel mondo:

“Si spengano i fuochi di guerra che sconvolgono popoli e nazioni e si rinnovi in tutti la consapevolezza di una fraternità universale… per tutti i popoli oppressi dalla guerra: non perdano la speranza di un futuro di pace e con l’aiuto della diplomazia internazionale vedano sorgere nuove vie di dialogo… per i governanti: non cedano alla tentazione della violenza e della sopraffazione, ma perseguano scelte per custodire la pace e far crescere il bene comune”.

A Milano domani alle ore 13.00 è previsto un incontro di preghiera n incontro di preghiera dei dipendenti della diocesi ambrosiana e di Caritas Ambrosiana in arcivescovado, come ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana: “Ad un anno dagli atti terroristici che hanno dato inizio alla nuova, crudele guerra in Medio Oriente, Caritas Ambrosiana e l’intera rete Caritas sentono il dovere non solo di ribadire vicinanza spirituale e umana a tutte le popolazioni che sono vittime di tanta insensata violenza, ma anche di confermare e moltiplicare l’impegno ad aiutare feriti, sfollati, vulnerabili.

Ed a sostenere, con l’ostinazione della fede e della speranza, ogni esperienza di dialogo, di convivenza, di riconciliazione, anche la più piccola e apparentemente fragile, che fiorisce sui terreni accidentati dei conflitti contemporanei”.

La guerra in Medio Oriente, riaccesasi un anno fa in Israele e a Gaza, estesasi alla Cisgiordania, ora dilagata in Libano (con ramificazioni in Siria, Iran, Yemen e, si teme, Iran), mescola le ragioni ed i torti delle leadership politiche e militari dell’area, uccidendo la popolazione con decine di migliaia di morti innocenti e danni umanitari e infrastrutturali di proporzioni immani.

Inoltre in occasione del Capodanno ebraico, celebra tossi lo scorso 3 ottobre mons. Mario Delpini ha inviato al rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, un messaggio di augurio: “La situazione che stiamo vivendo domanda una partecipazione ancora più intensa. Il 7 ottobre, pochi giorni dopo la solenne ricorrenza, cadrà infatti il primo anniversario degli attentati terroristici che hanno sconvolto e segnato la vita di tante famiglie israeliane, innescando un conflitto che ancora non si spegne, e che anzi sembra ingrandirsi sempre più”.

Nel messaggio l’arcivescovo aveva sottolineato il precipitare della situazione mondiale: “Il clima che si respira a livello mondiale sembra avere cancellato parole come pace, fraternità, fiducia, vita insieme. Anche la parola ‘Dio’ fatica ad essere ascoltata. Con animo profondamente turbato, ci sentiamo immersi dentro un pellegrinaggio verso gli abissi del male, dell’odio, dell’ingiustizia.

Avvertiamo di doverci appoggiare con forza alla nostra fede per non essere vinti dalla paura e dallo sdegno e per trovare, nonostante tutto, una via di speranza… Assicuro il deciso sostegno della Chiesa Ambrosiana perché siano contrastati gli episodi di odio e le insorgenze di pregiudizi e accuse che pensavamo ormai consegnati alla storia”.

Anche il vescovo di Arezzo – Cortona – Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca ha indetto una giornata di preghiera e digiuno, in contemporanea alla Chiesa che è in Gerusalemme: “E’ importante e necessaria la preghiera di fronte all’insensatezza e violenza della guerra venga celebrata con l’intenzione ‘per la pace e la giustizia’, affinché si fermino le ostilità in tutto il mondo, con un pensiero per l’Ucraina ed in particolare per tutto il Medio Oriente. Ogni parrocchia inoltre, è libera di promuovere ulteriori momenti di preghiera e riflessione, come per esempio il Rosario per la pace, secondo le proprie possibilità.

Tutti i fedeli sono invitati dunque a partecipare all’iniziativa del 7 ottobre nella propria parrocchia, un’occasione per pregare anche per il viaggio che i vescovi toscani, insieme anche ad alcuni giovani, faranno (a Dio piacendo) in Terra Santa dal 14 al 17 ottobre come segno di vicinanza ai cristiani che vivono nella terra di Gesù e come appello per la pace”.

(Foto: Cei)

Dal monastero Santa Rita da Cascia quotidianamente il Rosario su TV2000

Doppio appuntamento quotidiano dal coro del monastero di clausura, per pregare con le monache, custodi dell’eredità della santa degli impossibili:

 “Accogliamo simbolicamente nella nostra clausura chiunque si collegherà tramite Tv2000 per il Santo Rosario, perché in un tempo tanto bisognoso di speranza e unità è un dono poterci avvicinare nella preghiera per camminare insieme verso la pace, accogliendo il mistero della comunione spirituale che non ha confini e che mettiamo in pratica da tempo anche attraverso i nostri canali social.

Da monache nell’esempio di Santa Rita siamo costantemente unite al mondo, portando nella preghiera e nella carità le intenzioni, le sofferenze e le speranze dell’umanità. Desideriamo che la luce della fede possa raggiungere tutti, affinché la potenza della preghiera ci sostenga e ci guidi, con l’intercessione della Beata Vergine Maria e Santa Rita”.

Queste le parole di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, che con le sue consorelle apre virtualmente il coro del monastero a chi vorrà seguire il Rosario su Tv2000, per unire a sempre più persone le proprie voci in preghiera. L’appuntamento, che sarà molto apprezzato anche dall’enorme famiglia di devoti ritiani d’Italia e non solo, è sul canale 28 da martedì 1 ottobre alle ore 7.00 e alle ore 20.00.

La nostra Mamma ci porta nel Regno della Divina Volontà

Ero nel dolore, tutto intorno a me andava male: la mia famiglia separata, mio fratello scomparso, ogni giorno, per il lavoro da addetto stampa di istituzioni, avevo gente che mi aspettava sotto casa minacciandomi.

Andai via da Napoli dove abitavo e mi trasferii a casa di un’amica, a Torre Annunziata, che sapeva quello che stavo attraversando. Ebbene, quando la mia cara amica Marinella con il figlio Riccardo (mio omonimo) entrarono nella chiesa Santuario della Madonna della Neve, io li seguii senza fiatare, strano per me, perché non mettevo piede in chiesa da circa vent’anni.

Davanti alla statua della Madonna sentii una pace meravigliosa, che capii subito che non mi apparteneva perchè io ero nella disperazione. Era l’anno 1999, ero ateo e non mi interessava la fede; ma quella sensazione di pace mi scosse e manifestai così l’intenzione di iniziare un percorso. Un’amica di Marinella, Dora Ciampa Cuneo, mi volle conoscere, le avevano appena ucciso il figlio, che come me frequentava la lista dei Verdi e lottava contro le costruzioni abusive in un’area verde, il Parco della Caffarella, a Roma.

Nacque una bella amicizia, volle farmi crescere nelle conoscenze della fede, mi regalò alcuni libri, viaggi e la possibilità di fare servizio e alla fine di questo percorso mi aiutò a ricevere il sacramento della Cresima, Dora fu la mia madrina. Nel 2003 mi sono trasferito in Sicilia per seguire un giovane che mi aveva colpito in Romania per i suoi gesti accoglienti e che, nel catanese, gestiva una casa famiglia, dove ho vissuto per quindici anni.

Nel 2010 ho conosciuto Fratel Biagio Conte, fondatore della Missione di Speranza e Carità di Palermo, con cui è nata una profonda amicizia; nel 2015 lui mi chiese di scrivere un articolo per il nostro giornale della Missione “La Speranza” che parlasse del ritorno di Fratel Biagio in missione a Palermo e dei tanti gesti che lo avevano convinto a tornare.

Tra i tanti, mi colpì in particolare uno molto profondo di una donna Barbara Occhipinti, che mi fece innamorare di lei. La volli conoscere e dopo circa un mese di frequentazione le chiesi di sposarmi, di trasferirsi in casa famiglia per aiutare circa cento accolti e di vivere di Provvidenza. Mi guardò con occhi stralunati, la mia proposta la spaventava, ma capii che era innamorata di me.

Mi resi conto che da solo non sarei riuscito a convincere Barbara ad abbandonare tutto e a seguirmi e così mi affidai alla Madonna. Cominciai a pregare le 1000 Ave Maria, stavo sempre con il santo Rosario nelle mani, arrivai anche a pregare 2300 Ave Maria in un giorno. Ho pregato per un anno, ho coinvolto anche gli accolti di casa famiglia.

Un giorno andai con lei al Santuario Madonna della Roccia di Belpasso; Fratel Biagio era lì in sosta obbligata per un dolore ad una caviglia (era in cammino per la Sicilia con la Croce); vedendo Barbara le disse ‘il Signore ti cerca da tanto tempo, questa vita non fa per te’, frase seguita da alcuni segni nel cielo. Barbara si convinse, si trasferì in casa famiglia e ci sposammo dopo pochi mesi nel 2016, scegliemmo come bomboniera il Santo Rosario che ci aveva uniti in questa grande missione, segno che donammo anche a Papa Francesco. Da allora la nostra vita missionaria continua, nella dedizione agli altri attraverso l’abbandono a Gesù e a Maria.

Circa un anno fa ci siamo consacrati alla Madonna, alla ricerca della Divina Volontà. Da allora, ho ricevuto una maggiore intimità con la Trinità e Maria. La nostra Mamma è colei che fa nascere Gesù in noi, dobbiamo conoscerla e amarla sempre di più e Lei ci donerà a Gesù. Consacriamoci tutti alla nostra Mamma!

(Tratto da Adveniat Regnum Tuum)

Papa Francesco a Fatima invita a seguire Gesù

“La nostra preghiera si ispira anche alla premura materna della Madre di Gesù, qui rivelata verso tre bambini, semplici e poveri pastorelli, durante una sanguinosa guerra e una pandemia che ne uccise due di loro, incoraggiandoli in mezzo alle sofferenze e facendo sbocciare nei loro cuori l’unione con Gesù e la speranza fino alla vita senza limiti presso Dio. Perciò preghiamo in modo particolare con e per i bambini e i giovani vittime della malattia, della povertà, della fame, di ogni tipo di conflitto, degli abusi, delle ingiustizie e dell’esclusione dei più deboli”.

Dalla clausura del monastero di santa Rita da Cascia il rosario della Novena in diretta social

Fino al 20 maggio, dalle ore 11.50 alle 12.35, in occasione della Novena di Santa Rita da Cascia che anticipa la Festa, per la prima volta dal Coro, il luogo in cui pregano insieme o da sole, le monache agostiniane del monastero umbro aprono la clausura per recitare in diretta social il Rosario. Le claustrali si collegheranno sui canali Facebook, Instagram e Youtube del Monastero Santa Rita da Cascia.

Festa di santa Rita: ‘Quando la devozione è partecipazione’ per sostenere i bambini nigeriani

Nel segno dello slogan ‘Quando la devozione è partecipazione’, è iniziato il conto alla rovescia per la festa di Santa Rita del 22 maggio, promossa dalle Comunità agostiniane di Cascia, con la collaborazione del Comune. Si può così  partecipare alla raccolta fondi a favore del progetto di solidarietà, promosso dalla Fondazione ‘Santa Rita da Cascia’ ets per ricostruire l’ospedale ‘St. Virgilius Memorial’, in Nigeria, presso la comunità di Namu, in modo da sostenere il diritto alla salute di oltre 20.000 persone, tra cui i bambini e le loro famiglie.

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