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A Tolentino sulle orme del beato Tommaso da Tolentino e del venerabile Matteo Ricci
Nel viaggio apostolico a Singapore papa Francesco ha ricordato ai gesuiti che san Francesco Saverio e il venerabile p. Matteo Ricci hanno affrontato situazioni difficili, confidando nella ‘potenza’ della preghiera: “E guardate anche alla vita di Francesco Saverio, di Matteo Ricci e di tanti altri gesuiti: sono stati capaci di andare avanti grazie al loro spirito di preghiera”; mentre in un’udienza generale dello scorso anno aveva ricordato l’apporto del gesuita maceratese nello stabilire l’amicizia con il popolo cinese:
“Il suo amore per il popolo cinese è un modello… Lui ha portato il cristianesimo in Cina; lui è grande sì, perché è un grande scienziato, lui è grande perché è coraggioso, lui è grande perché ha scritto tanti libri, ma soprattutto lui è grande perché è stato coerente con la sua vocazione, coerente con quella voglia di seguire Gesù Cristo”.
Partendo da tali presupposti a fine settembre a Tolentino si è svolto un incontro sul tema ‘Fra Tommaso e Padre Matteo in Asia: diplomatici del Vangelo’, organizzato dal Comitato per le celebrazioni in memoria del beato Tommaso da Tolentino, dal Santuario della Basilica di san Nicola da Tolentino e dal Sermit odv (Servizio missionario Tolentino), che sostiene i missionari in Brasile, in India ed in Burundi, con gli interventi del missionario e sinologo p. Gianni Criveller, direttore del Centro missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e direttore editoriale di Asia News, che ha incentrato il proprio intervento sull’azione missionaria del francescano beato Tommaso da Tolentino e del gesuita, venerabile p. Matteo Ricci: ‘Fra Tommaso da Tolentino e padre Matteo Ricci: due missionari marchigiani in Cina’; mentre il prof. Dario Grandoni, docente di ‘Business Startup e Corporate Finance’ all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Fondazione internazionale ‘P. Matteo Ricci’ di Macerata, ha descritto la figura del gesuita maceratese: ‘Padre Matteo Ricci, un ponte o un modello?’, confrontandosi sul tema della serata: ‘Fra Tommaso e Padre Matteo in Asia: diplomatici del Vangelo’.
Durante il convegno p. Gianni Criveller ha descritto il ‘contatto’ tra il beato Tommaso da Tolentino e la Cina: “Il primo contatto tra Tommaso e la missione di Cina risale al giugno-luglio del 1307, quando il frate di Tolentino consegnò a papa Clemente V, un papa avignonese che si trovava in quel momento nella regione della Guascogna, le ultime due lettere del confratello missionario a Pechino Giovanni da Montecorvino: fu a seguito di esse che il papa inviò sette nuovi vescovi francescani in Oriente per consacrare Giovanni. Secondo alcuni, tra loro avrebbe potuto esserci lo stesso Tommaso, ma è una ipotesi poco credibile”.
Inoltre il relatore ha evidenziato che la storia di questi missionari francescani, uccisi in ‘odium fidei’ in India, si ricollega all’idea di missione avanzata da Gioacchino da Fiore e da san Francesco di Assisi: “Le profezie visionarie di Gioacchino, l’entusiasmo di Francesco d’Assisi che mostrava che era possibile vivere il vangelo alla lettera e senza commento, le attese suscitate dal papato di Celestino V furono le fonti del movimento degli spirituali e di altri movimenti alternativi alla chiesa istituzionale, percepita da tanti come non più corrispondente alla forma apostolica. Sul fronte missionario questa visione aveva per protagonista Dio, o meglio la Santa Trinità, autrice della missione. I credenti, i missionari partecipano in modo simbolico ad una missione pienamente realizzata dalla Trinità”.
Al termine dell’incontro abbiamo domandato a p. Gianni Criveller di spiegarci il motivo per cui la Chiesa ha guardato verso l’Asia ed in particolare verso la Cina: “In Cina ci sono tanti uomini e donne che attendono l’annuncio del Vangelo”.
Per quale motivo i francescani decisero di andare in missione in Cina?
“I francescani hanno iniziato la loro missione in Cina intorno a metà del secolo XIII su mandato dei papi ed alcuni sollecitati anche dai re di Francia, quali Guglielmo da Rubok, come missionari e come diplomatici. Poi dalla Cina hanno scritto relazioni molto importanti, che oggi sono utili per conoscere la Cina dei secoli XIII e XIV”.
E quale è stato il pensiero che ha mosso p. Matteo Ricci di recarsi in Cina?
“P. Matteo Ricci fondamentalmente è andato in Cina per evangelizzare e portare la fede; era un figlio del suo tempo, all’inizio della modernità. Era uomo di scienza e di cultura, che dava molta importanza ai libri ed alle immagini: ha trasmesso la fede in Cina attraverso questi mezzi”.
Nel viaggio apostolico in Asia papa Francesco ha esortato i cristiani a guardare a p. Matteo Ricci: è un modello per gli europei per rapportarsi con i cinesi?
“Sì, è un modello soprattutto per il suo spirito di ‘accomodamento’, che oggi chiamiamo interculturalità, cioè l’interlocutore è importante perché ha qualcosa da dire e non sono solo io che devo per forza dire qualcosa. Poi è molto importante lo stile dell’amicizia che p. Matteo Ricci ha attivato, perché è stato una novità, in quanto non tutti i missionari erano amichevoli con le popolazioni”.
L’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, riguardante la nomina dei Vescovi, quali rapporti sta introducendo?
“Direi abbastanza scarsi in quanto l’accordo avrebbe dovuto portare molto più frutti e sono stati pochi i vescovi che sono stati consacrati e moltissime diocesi cinesi sono ancora senza vescovo. Tuttavia il rinnovo, che verrà fatto, porterà ad un miglioramento della funzionalità di questo accordo”.
(Tratto da Aci Stampa)
In Messico beatificato Moisés Lira Serafín: essere piccoli per essere grandi santi
“Ieri, a Città del Messico, è stato beatificato Moisés Lira Serafín, sacerdote, fondatore della Congregazione delle Missionarie della Carità di Maria Immacolata, morto nel 1950, dopo una vita spesa ad aiutare le persone a progredire nella fede e nell’amore del Signore. Il suo zelo apostolico stimoli i sacerdoti a donarsi senza riserve per il bene spirituale del popolo santo di Dio. Un applauso al nuovo Beato! Vedo lì le bandiere messicane”:
così al termine della recita dell’Angelus di domenica 15 settembre papa Francesco ha salutato i messicani in piazza san Pietro per la beatificazione di Moisés Lira Serafín, avvenuta sabato 13 settembre a Città del Messico, nella celebrazione eucaristica, presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero della Cause dei Santi.
Moisés Lira Serafín nacque a Zacatlan, nello Stato di Puebla, il 16 settembre 1893. Crebbe in una famiglia cristiana, ma la sua infanzia fu segnata dalla morte della madre, nel 1898. Nel 1914 entrò nella congregazione dei Missionari dello Spirito Santo, fondata da padre Felix de Jesus Rougier, e divenne il primo novizio. Prese i voti nel 1917, fu ordinato sacerdote nel 1922 e nello stesso anno emise i voti perpetui. Il suo motto, ‘E’ necessario essere molto piccoli per essere un grande santo’, ha guidato la sua vita spirituale.
Per la beatificazione di Moisés Lira Serafín, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame del Dicastero la guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una signora da ‘idrope fetale tardiva generalizzata con versamenti viscerali multipli, non immunologica’. Durante la 22ª settimana della sua terza gravidanza, fu sottoposta ad un controllo medico che segnalò delle anomalie fetali. Vista la gravità della situazione i medici ritenevano che la gestazione non avrebbe raggiunto il sesto mese e, qualora fosse giunta a termine, il bambino alla nascita avrebbe presentato gravi problemi. Per tale motivo le consigliarono di interromperla subito.
Lei, al contrario, decise insieme al marito, di proseguire la gestazione ed ad una visita di controllo effettuata al sesto mese di gravidanza il medico comunicò alla paziente che l’idrope era scomparsa e il feto era in buono stato di salute. Il 6 settembre 2004 nacque da taglio cesareo la bambina, perfettamente sana. La protagonista principale dell’invocazione al Venerabile Servo di Dio fu la stessa sanata, che aveva conosciuto proprio in quei giorni, mentre stava leggendo un libro sulla sua vocazione sacerdotale.
Nell’omelia il prefetto del dicastero delle Cause dei Santi ha sottolineato che il nuovo beato ebbe una vita abbastanza travagliata: “Considerando, però, la sua vita terrena ci rendiamo conto che alla viva percezione di questo spirito di ‘figlio’ il beato Moisés non è arrivato percorrendo una via facile. Da ragazzo prima e da adolescente poi, infatti, egli ha avuto non poche difficoltà: la morte della mamma, che avvenne quando aveva solo cinque anni; i continui spostamenti ai quali era costretto per il lavoro del papà, il quale pure si risposò affidando Moisés al curato. Nonostante tutto, il suo carattere rimase allegro, giocoso e scherzoso”.
Per questa sua gioia il nuovo beato è un modello: “In questo il nostro Beato può essere anche presentato modello per tante persone che hanno avuto un’infanzia e una gioventù affettivamente povere. Le testimonianze hanno detto di lui che era molto gioviale, che amava rendere tutti felici ed era evidente che la sua gioia sgorgava dal di dentro, certo per il suo stabile rapporto con Dio. I suoi confratelli religiosi testimoniarono che la sua gioia era una accostamento di virtù diverse e che il suo scopo era quello di rendere gli altri felici”.
Un’altra sua ‘caratteristica’ era quella della direzione spirituale: “Si tratta del suo speciale carisma per la direzione spirituale, che esercitava non solo nella celebrazione del sacramento della Penitenza, cui dedicava dalle sei alle otto ore al giorno, ma pure nell’accompagnamento di tante persone, che guidava pure nella scelta di vita. La sua infanzia spirituale qui si trasformava in paternità spirituale con cui infondeva nei cuori pace, confidenza in Dio, sicurezza. Non abbatteva, ma sollevava lo spirito, dicevano di lui e questo è un bisogno molto avvertito nella Chiesa di oggi”.
Concludendo la celebrazione eucaristica ha affidato la Chiesa e l’imminente Sinodo alla Vergine di Guadalupe: “Nel materiale preparato per questi lavori fra l’altro si legge che ‘una Chiesa sinodale è una Chiesa che ascolta, capace di accogliere e accompagnare’ e che perciò ‘appare sommamente opportuno dar vita a un ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento riconosciuto ed eventualmente istituito, che renda concretamente sperimentabile un tratto così caratteristico di una Chiesa sinodale’… Si tratta, si sottolinea pure, di un ministero che non può essere ritenuto come riservato ai soli ministri della Chiesa”.
(Foto: Unigre)
Benedizione Apostolica di papa Francesco per il saggio ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ di Biagio Maimone
Nelle migliori librerie e in tutti gli store online è disponibile il saggio del giornalista Biagio Maimone intitolato ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, che propone la necessità di un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.
Il libro ha ricevuto la Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco tramite la Segreteria di Stato a firma dell’Assessore, mons. Roberto Campisi, con le seguenti parole: ‘Sua Santità assicura un ricordo nella preghiera e, mentre auspica che la società così come la Chiesa si avvalgano di una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la paressia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità, invoca l’intercessione della Santa Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica, con l’augurio di ogni bene nel Signore’.
“Nel mio saggio ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto dell’importanza indiscutibile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonchè di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore.
Possiamo constatare come spesso i mass media, i social molto di più, veicolano messaggi i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario.
Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa veicola sono diseducativi. Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali, in quanto essa penetra nelle coscienze individuali e collettive e se è sorretta dalla violenza e dalla menzogna, crea una coscienza umana che è guidata da disvalori che impoveriscono i singoli individui e, conseguentemente, l’intera collettività ed il contesto sociale.
La parola vitale è la parola foriera di quella bellezza spirituale che deve reggere le fondamenta della nostra società perché viva la pace e l’amore, senza cui il nostro universo perde le sue leggi per poi perdere il significato stesso dell’esistere”.
Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio.
L’epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di naturale spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti , nonché povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.
Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano, in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato inoltre:
“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali. Per tale motivo intendiamo promuovere partendo dai rudimenti della conoscenza, quell’arte che già Fromm rivendicava come valore supremo, che è l’arte di amare. Occorre insegnare, pertanto, ad amare. Occorre, pertanto, comunicare l’amore.
Ed ecco la necessità di fare in modo che la nostra pedagogia comunicativa sia tesa al recupero dei valori dell’arte e della spiritualità, entrambi appartenenti alla sfera etica e morale della vita dell’individuo, necessari per alimentare e far progredire ogni dimensione della vita umana. Si tratta di ritrovare la bellezza morale attraverso la comunicazione, che diviene, innanzitutto, insegnamento morale, talmente incisivo da poter migliorare l’interazione umana.
In veste di Direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, fondata da mons. Yoannis Lahzi Gaid, già segretario personale di papa Francesco, ho avuto la possibilità di fare esperienza della bellezza interiore, cogliendola nell’impegno di coloro che si prodigano a favore dei bambini abbandonati e poveri, di coloro che vivono nella povertà, di quanti non godono i loro fondamentali diritti sociali, umani e civili.
Ho avuto modo e avrò modo di comunicare la solidarietà concreta impegnandomi sul piano giornalistico a favore dei contenuti del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto, il 4 febbraio 2019, da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Il suddetto Documento ha dato vita a numerosi frutti, dei quali ho avuto l’onore, grazie a mons. Yoannis Lahzi Gaid, che in me ha riposto fiducia, di poter scrivere, collaborando, in tal modo, nell’impegno della loro divulgazione.
Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (Chiesa, Sinagoga e Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.
Altrettanto rilievo rivestono i seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo Ospedale del Papa fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatori di disabilità, la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Anche di essi ho potuto scrivere ampiamente ed esserne molto felice.
Dedico il mio libro, pertanto, a Monsignor Gaid Yoannis Lahzi per la fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della realizzazione dei progetti per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria di un’informazione inerente all’impegno del dialogo interreligioso, promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.
La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario diffondere messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona. In tal modo la bellezza, intesa come espressione magnifica dei valori spirituali e morali, tornerà (come ho scritto nel libro di cui sopra) ad illuminare ogni ambito dell’esistenza: La Bellezza – non vi è dubbio – tornerà ad essere il volto magnifico della vita. La forza prorompente della Bellezza, che la Parola ha il dovere di trasmettere, sconfigge ogni male! E’ scritto nel Vangelo, è scritto nel cuore degli uomini di Buona Volontà ed è scritto nelle trame vitali dell’esistenza, che nessuno potrà mai distruggere perché esse appartengono alla Vita e la Vita è la ragione stessa dell’esistere umano”.