Giornate Sociali Europee: nuovo impegno della Chiesa nella fede

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Concludendo le Giornate Sociali Europee a Bratislava, mons. Gintaras Grušas, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha sottolineato che la Chiesa deve portare avanti il suo impegno sociale evitando il rischio di diventare una ONG, perché tutte le questioni moderne vanno affrontate a partire dalla nostra relazione con Dio:

“Questo incontro si è svolto mentre tutta la Chiesa ripercorre il cammino della sinodalità, come un modo di riscoprire la nostra cordiale       appartenenza alla Chiesa e di vivere e professare la nostra fede con gioia e coraggio, impegnandoci a diventare prossimi dei fratelli e sorelle che     troviamo sulla strada della nostra vita.

Questi giorni sono stati per  noi una forma di lavoro sinodale, che condivideremo con gioia con le nostre rispettive comunità ecclesiali di appartenenza. Non soltanto l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia ancora in corso ha rappresentato una seria sfida nell’organizzazione di quest’incontro, ma in queste ultime settimane la guerra in Ucraina ha scosso profondamente le nostre coscienze.

Tuttavia, queste esperienze ci spronano a rinnovare il nostro impegno e la nostra testimonianza cristiana, ricordando le parole di san Paolo VI,      quando affermava che la difficoltà e le storture dei tempi che si vivono richiedono una maggiore e più chiara testimonianza di vita cristiana, una più grande santità”.

Il presidente delle CCEE ha sottolineato il problema dell’inverno demografico, ribadendo il valore del matrimonio: “Nel considerare le tendenze demografiche ed i diversi cambiamenti in atto nelle nostre società europee capiamo che esse rappresentano una sfida notevole per la   vita quotidiana delle famiglie e delle nostre comunità.

Questo ci sprona a rinnovare con vigore l’annuncio del valore del matrimonio cristiano e della famiglia che sorge da esso, sostenendo le istanze civili e politiche che promuovono leggi favorevoli a migliorare la qualità  della vita delle famiglie, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano e della qualità dei rapporti familiari. Questo riguarda concretamente gli ambiti e condizioni di lavoro, l’educazione, la partecipazione alle diverse istanze della vita sociale”.

Dal canto suo, il card. Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali Europee, ha posto l’accento sul percorso sinodale cui sono chiamati anche i popoli europei, mentre mons. Stanislav Zvolenský, arcivescovo di Bratislava, ha sottolineato che solidarietà, sussidiarietà e giustizia sociale devono essere sviluppati non solo nel mondo fisico, ma anche in quello digitale.

Quindi la Chiesa è chiamata a sfide importanti, come ha sottolineato mons. Grušas, che non possono essere assunte semplicemente “adottando le agende di altri, diventando solo una altra ONG che lavora per la famiglia, l’eguaglianza economica o digitale o un ambiente auto sostenibile.

Non possiamo permetterci di diventare solo uno strumento di programmi governativi che cercano di realizzare obiettivi pur virtuosi. Nel momento in cui perdiamo la nostra identità di Chiesa, popolo di  Dio, in cammino verso il Regno Celeste, abbiamo perso tutto (anche se riusciamo a salvare l’umanità ed il pianeta che ora chiamiamo casa nostra.

I problemi che affrontiamo a livello meramente umano possono tentare di rubare la nostra speranza, che deve essere sempre radicata in Gesù Cristo e non nei nostri successi o fallimenti umani in qualsiasi settore. Tutti questi   problemi devono essere affrontati insieme, poiché nascono tutti dalla nostra relazione con Dio ed è da questa prospettiva che dobbiamo lavorare per la giustizia, la pace, la solidarietà e la fraternità  con i nostri fratelli     e sorelle nella famiglia dell’umanità”.

Mentre il secondo giorno delle Giornate è stato dedicato al tema della transizione digitale ed ecologica con  mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha affrontato il tema delle nuove tecnologie e del loro impatto sulla morale e sulla cultura. In particolare, ha messo in luce come i nuovi sviluppi tecnologici, specialmente quelli riguardanti l’intelligenza artificiale, richiedono nuove risposte pastorali e morali.

Il tema è stato centrale anche nel panel che ha fatto seguito al discorso introduttivo. Sarah Prenger, presidente del Movimento Internazionale dei Giovani Lavoratori, ha affrontato in particolare la questione della trasformazione del lavoro con le nuove tecnologie.

Lo stesso tema è stato affrontato da Ulrich Hemel, presidente della Federazione degli Imprenditori Cattolici, che ha parlato dell’impatto delle nuove tecnologie, e anche da Miriam Lexmann, membro del Parlamento Europeo nel comitato sull’Occupazione e gli Affari Sociali.

(Foto: CCEE)

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