Open Doors: cresce la persecuzione contro i cristiani
La riconquista talebana dell’Afghanistan è benzina per il jihadismo globale anticristiano e nel mondo sono oltre 360.000.000 i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della fede: l’Afghanistan è il paese più pericoloso al mondo per i cristiani, seguito da Corea del Nord Somalia, Libia, Yemen, Eritrea, Nigeria, Pakistan Iran, India e Arabia saudita, secondo l’analisi della World Watch List 2022, il rapporto sui 50 stati dove i cristiani subiscono persecuzioni, curato dall’organizzazione Porte Aperte/Open Doors per il periodo 1 ottobre 2020 – 30 settembre 2021, presentato mercoledì scorso alla Camera dei Deputati dal direttore dell’ong, Cristian Nani.
Ed i i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede crescono di oltre il 23% (ben 5.898), con la Nigeria sempre epicentro di massacri (4.650) assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana colpite dalla violenza anticristiana: nella top 10 dei paesi con più violenze contro i cristiani si trovano 7 nazioni africane; poi c’è il modello cinese di controllo centralizzato della religione, emulato da altri paesi; infine la strumentalizzazione delle restrizioni della pandemia da Covid-19, da parte di governi autoritari e organizzazioni criminali, per indebolire le comunità cristiane.
Da questo report cambia il vertice dopo 20 anni e l’Afghanistan diventa il paese più pericoloso al mondo per i cristiani, anche se aumenta di 2 punti la persecuzione in Corea del Nord (record di sempre), la quale ricopre ora il 2° posto. La presa di potere dei talebani e la crisi derivata fanno da propulsore alla violazione delle libertà fondamentali in questo Paese, anche se l’anno precedente era al 2° posto (con 94 punti); infatti la libertà religiosa non esisteva da prima che i talebani riprendessero il potere:
“Il nostro report dipinge un quadro scioccante della vita della piccola e nascosta comunità cristiana in Afghanistan, lasciando intendere che gli uomini cristiani vanno quasi certamente incontro alla morte, se la loro fede viene scoperta; donne e ragazze possono evitare la morte, ma per essere date in moglie come ‘bottino di guerra’ a giovani combattenti talebani.
Altre vengono violentate e poi sottoposte alla tratta; il nuovo governo talebano ha ottenuto l’accesso a documenti che hanno contribuito all’identificazione di cristiani afgani, spesso arrestati al fine di scovare reti di cristiani e poi uccisi.
Combattenti talebani li cercano attivamente, anche casa per casa;gran parte della popolazione cristiana è scappata nelle regioni rurali o nei campi profughi delle nazioni vicine, tutte presenti nella WWL perché ostili ai cristiani”.
Nelle prime 5 posizioni, ci sono 4 nazioni islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Afghanistan (1°), Somalia (3°), Libia (4°) e Yemen (5°). L’Eritrea rimane stabile (6°), mentre la Nigeria sale ancora (7°), confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo, sebbene gli USA l’abbiano rimossa dalla lista delle nazioni preoccupanti dal punto di vista della libertà religiosa.
Il Pakistan scende dal 5° all’8° posto, rimanendo stabilmente la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana. L’Iran (9°) rimane tra le nazioni dove la vita della chiesa è più difficile: costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi clandestini in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi.
Il recente report di Porte Aperte sull’India (10°), dal titolo ‘Bugie Distruttive’ , descrive una nazione sempre più influenzata dall’ideologia nazionalista induista, secondo la quale essere indiano significa essere indù.
L’ondata di violenza contro cristiani e altre minoranze religiose da parte di bande di vigilanti è stata ignorata o addirittura incoraggiata da parte di leader politici indiani, e accompagnata da un’impennata di misinformazione e propaganda sui principali mezzi di comunicazione e social media.
Inoltre per l’Ong è difficile raccogliere dati certi sul numero di donne cristiane vittime di stupro e abusi a causa della loro fede: in molti paesi le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali: “Un dato minimo di partenza, secondo le nostre stime incrociate con testimonianze raccolte, è oltre 3.100, a cui si sommano oltre 1.500 matrimoni forzati.
Sono, però, cifre da considerare come la punta di un iceberg ben più imponente, uno sguardo furtivo su un sommerso allarmante. La vulnerabilità domestica colpisce specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze”.