Papa Francesco invoca la pace nel giorno dei defunti

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Nel giorno della commemorazione dei defunti papa Francesco ha celebrato la Messa nel Cimitero militare francese di Roma e ha deposto fiori bianchi e, dopo essersi soffermato in preghiera dinanzi alle sepolture dei soldati deceduti in guerra, ha ricordato uno scritto affisso alla porta di un piccolo cimitero (‘Tu che passi, pensa ai tuoi passi, e dei tuoi passi pensa all’ultimo passo’):

“La vita è un cammino, tutti noi siamo in cammino. Tutti noi, se vogliamo fare qualcosa nella vita, siamo in cammino. Che non è passeggiata, neppure labirinto, no, è cammino. Nel cammino, noi passiamo davanti a tanti fatti storici, davanti a tante situazioni difficili. E anche davanti ai cimiteri…

L’importante è che quell’ultimo passo ci trovi in cammino, non girando in passeggiata; nel cammino della vita e non in un labirinto senza fine. Essere in cammino perché l’ultimo passo ci trovi camminando. Questo è il primo pensiero che vorrei dire e che mi viene dal cuore”.

L’altro pensiero è rivolto ai caduti in guerra: “Questa gente (brava gente) è morta in guerra, è morta perché è stata chiamata a difendere la patria, a difendere valori, a difendere ideali e, tante altre volte, a difendere situazioni politiche tristi e lamentabili.

E sono le vittime, le vittime della guerra, che mangia i figli della patria. E penso ad Anzio, a Redipuglia; penso al Piave nel ’14 (tanti sono rimasti lì); penso alla spiaggia di Normandia: quarantamila, in quello sbarco! Ma non importa, cadevano”.

Una riflessione scaturita da una tomba di un soldato francese rimasto senza nome: “Nel cuore di Dio c’è il nome di tutti noi, ma questa è la tragedia della guerra. Sono sicuro che tutti questi che sono andati in buona volontà, chiamati dalla patria per difenderla, sono con il Signore.

Ma noi, che stiamo in cammino, lottiamo sufficientemente perché non ci siano le guerre? Perché non ci siano le economie dei Paesi fortificate dall’industria delle armi? Oggi la predica dovrebbe essere guardare le tombe: ‘Morto per la Francia’; alcune hanno il nome, poche altre no”.

Il papa ha concluso l’omelia con un messaggio di pace: “Ma queste tombe sono un messaggio di pace: ‘Fermatevi, fratelli e sorelle, fermatevi! Fermatevi, fabbricatori di armi, fermatevi!’… Il secondo pensiero: queste tombe che parlano, gridano, gridano da sé stesse, gridano: Pace!”

E dopo la celebrazione eucaristica papa Francesco si è fermato in preghiera nelle Grotte vaticane, davanti alle tombe dei Papi. Prima aveva inviato un messaggio all’Incontro Globale della FAO sull’eliminazione del lavoro minorile in agricoltura:

“Di fatto, ancor di più quando si manifesta come sfruttamento, il lavoro minorile diventa un flagello che ferisce crudelmente l’esistenza dignitosa e lo sviluppo armonioso dei più piccoli, limitando considerevolmente le loro opportunità di futuro, poiché riduce e lede la loro vita per soddisfare i bisogni produttivi e lucrativi degli adulti”.

E la pandemia ha aumentato lo sfruttamento, specialmente in agricoltura: “Per molti di questi nostri piccoli fratelli, non andare a scuola significa non solo perdere opportunità che li renderanno capaci di affrontare le sfide dell’età adulta, ma anche ammalarsi, ossia vedersi privati del diritto alla salute, a causa delle deplorevoli condizioni in cui devono svolgere i compiti che vilmente si esigono da loro.

Se ci soffermiamo sul settore agricolo, l’emergenza è ancora più allarmante: migliaia di bambini e bambine si vedono costretti a lavorare instancabilmente, in condizioni estenuanti, precarie e avvilenti, subendo maltrattamenti, abusi e discriminazione.

Ma la situazione raggiunge l’apice della desolazione quando sono gli stessi genitori che si vedono costretti a mandare i propri figli a lavorare, perché senza il loro contributo attivo non potrebbero mantenere la famiglia”.

E’ un invito ad attivare le dovute protezioni per i bambini: “Proteggere i bambini è rispettare il momento della loro crescita, lasciando che questi fragili germogli beneficino delle condizioni adeguate alla loro apertura e fioritura.

Proteggere i bambini, inoltre, comporta l’adozione di misure incisive per aiutare le famiglie dei piccoli agricoltori, di modo che non si vedano obbligati a mandare i propri figli nelle campagne per incrementare le loro entrate, che essendo tanto basse non consentono loro di mantenere dignitosamente la propria famiglia.

Infine, proteggere i bambini implica di agire in modo tale che si schiudano dinanzi a loro orizzonti che li configurino come cittadini liberi, onesti e solidali”.

Per questo il papa ha chiesto un efficace ordinamento giuridico per la loro protezione: “A tal fine devono moltiplicarsi le persone e le associazioni che, a ogni livello, si adoperino affinché il desiderio di lucro smisurato che condanna i bambini e i giovani al brutale giogo dello sfruttamento lavorativo ceda il posto alla logica della cura.

In tal senso si richiede un’opera di denuncia, di educazione, di sensibilizzazione, di convinzione affinché quanti non si fanno scrupoli a schiavizzare l’infanzia con oneri insopportabili riescano a vedere più lontano e più a fondo, vincendo l’egoismo e quest’ansia di consumare in modo compulsivo che finiscono col divorare il pianeta, dimenticando che le sue risorse vanno preservate per le generazioni future”.

(Foto: Santa Sede)

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