Domenica XVII: l’evento della moltiplicazione dei pani

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Il miracolo della moltiplicazione dei pani evidenziato nel Vangelo è uno di quegli eventi che mirabilmente hanno inciso nella vita, nell’esperienza, nella cultura dei cristiani, popolo di Dio. La Liturgia oggi si concentra sul mistero profondo racchiuso in questo evento. L’episodio offre certamente diverse piste di lettura: c’è una lettura etico-sociale o caritativa, c’è una pista eucaristica.

La prima pista evidenzia ed approfondisce la dottrina sociale della Chiesa; la seconda ha una valenza prettamente eucaristica, dove si evince la necessità per l’uomo di nutrire non solo il corpo ma soprattutto lo spirito. L’evento è come una medaglia a due facce. Dio conosce assai bene l’uomo e le sue necessità di pane e di cibo; Dio  l’ha creato a sua immagine e nella preghiera insegnata da Lui stesso ci invita a rivolgerci a Dio dicendo ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano’.

L’uomo ha un corpo con tutte le sue esigenze, da qui   il dialogo tra Gesù e Filippo: la gente ha dimenticato di ritornare a casa per mangiare ‘dove possiamo comprare il pane perché  costoro abbiano da mangiare?’ Un dialogo semplice quanto affettuoso sino a quando interviene Andrea che evidenzia la presenza di un ragazzo con cinque pani ed alcuni pesci. Un ragazzo, in cui si intravede l’uomo di domani, mette a disposizione alcuni pani e pesci, questi nelle mani di Gesù sono sufficienti a sfamare una folla di popolo.

Gesù non bada alla quantità, basta anche meno, una briciola, ciò che conta è l’amore, la condivisione. Da qui i tre verbi decisivi: prendere, ringraziare, donare.  Una presenza risolutiva; Gesù fa mettere tutti a sedere e poi opera il miracolo della moltiplicazione dei pani. Un insegnamento assai profondo. Gesù chiede sempre la collaborazione dell’uomo in favore dell’uomo.

Dio ha creato tutto per tutti e laddove c’è la piena determinazione della solidarietà, della condivisone, dell’apporto umano sincero e profondo, Gesù non nega mai il suo intervento, quell’intervento divino che ci fa obbligo di amare non a parole ma in chiave di vera concretezza.

Ciò che Cristo chiede è sempre la disponibilità, la collaborazione, la solidarietà: se tu puoi e vuoi dare l’uno, Gesù ti darà ‘cento’. L’evento induce la folla a riflettere e si pone subito la domanda: ‘chi è costui?’, è un uomo, un grande maestro, il grande profeta atteso? È forse il messia predetto  da secoli?  Gesù non ha agito certo per farsi pubblicità e, avendo visto che volevano rapirlo per proclamarlo re, si ritira subito, solo, sulla montagna.

La folla lo proclama profeta, cioè chi parla in nome di Dio, e Gesù è contento di tale riconoscimento; quando però lo vogliono proclamare re, Egli si rifiuta; Egli infatti non è venuto per avere poteri politici ma per servire; non è venuto per comandare ma per insegnare ad amare; rifiuterà la sovranità temporale anche davanti a Pilato: ‘il mio regno non è di questo mondo’.

Il popolo pensa alla prospettiva nazionalista o socio-politica, che Gesù non accetta: non è la sua missione. La moltiplicazione dei pani offre anche la pista eucaristica: Gesù sa bene che l’uomo è corpo e spirito: se il copro necessita del pane quotidiano  non meno necessario è il cibo dell’anima ‘non di solo pane vivrà l’uomo’; egli si nutre anche della Parola di Dio, quella Parola per la quale il popolo aveva dimenticato di ritornare a casa per mangiare.

Gesù, sollecito ai bisogni materiali dell’uomo, guarda l’uomo integrale e, mentre offre il pane terreno, prepara la folla a ricevere l’altro cibo, quello spirituale, lo dirà espressamente: vi ho dato il pane, che oggi lo mangi e poi torni ad aver fame, vi darò un altro pane e chi lo mangia avrà la vita eterna.

Il pane promesso è sacramento per l’uomo in viaggio (homo viator) perché possa raggiungere lo scopo del suo pellegrinaggio terreno: ‘chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno’.

L’Eucaristia è il pane che nutre l’anima; quel pane che ci sostiene nel cammino verso il cielo. E’ il vero pane disceso dal cielo, è il pane della vita eterna. Questo pane è anche simbolo dell’amore, della solidarietà e condivisione.

Come diversi chicchi di grano, messi insieme formano il pane, come diversi acini di uva formano lo stesso vino, che diventano corpo e sangue di Cristo Gesù, così uomini diversi per età, cultura, colore, condizione sociale sono chiamati a costituire il popolo di Dio, che si nutre dell’Eucaristia (corpo e sangue di Gesù vero uomo e vero Dio) nel viaggio verso la casa del Padre.

Il vangelo termina dicendo: ‘raccogliete gli avanzi perché nulla vada perduto’; l’Eucaristia è per tutti, raccogliere allora anche per il domani, anche per i fratelli. E’ un richiamo concreto all’amore.

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