Festività del Corpus Domini: Popoli tutti, acclamate al Signore!

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Oggi, festività del Corpus Domini, la Chiesa rende lode a Dio per la istituzione dell’Eucaristia, il sacramento che ci aiuta nel pellegrinaggio terreno sino a raggiungere il cielo. Un pellegrinaggio prefigurato già nell’Esodo del popolo ebreo dall’Egitto verso la Terra Promessa (la Palestina).

Per questo motivo in periodo diverso (non di pandemia) alla celebrazione eucaristica seguiva sempre la processione dell’Eucaristia per le vie della città. Gesù ci insegna infatti: ‘chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui’.

Al tempo dell’Esodo Dio nutrì il suo popolo con un cibo sconosciuto: la manna! Si chiedeva il popolo: cosa è? (man hu?) e Mosè rispose:  ‘Questo è il pane che il Signore vi ha mandato sino a quando entrerete nella terra promessa’, e Dio per 40 anni nutrì il suo popolo nel deserto. Quel cibo prefigurava un altro cibo: l’Eucaristia, il cibo che nutre l’uomo in questo terreno pellegrinaggio.

Gli Apostoli, presenti nel cenacolo, nell’ultima cena non si resero conto dell’importanza di questo gesto; se ne resero conto dopo la discesa dello Spirito Santo; allora capirono l’importanza di quel gesto, della vera virtù di quel cibo e di quella bevanda che avrebbe dovuto accompagnare l’uomo nel suo cammino verso la terra promessa, il cielo: ‘fate questo in memoria di me!’

Gesù invita la Chiesa nascente a prendere parte con fede viva e amore a questo ‘sacro convito’ del suo corpo e del suo sangue; Egli dirà ai suoi Apostoli: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Questo convito, l’Eucaristia, diventa il pegno sicuro della vita eterna.

Da qui la Chiesa, nel periodo delle persecuzioni, si è sempre preoccupata a nutrire quanti erano in carcere per la fede, ormai prossimi al martirio, con l’Eucaristia; san Tarcisio, giovinetto, affronterà il martirio nel tentativo di portare la comunione, come viatico verso il cielo,  ai fratelli che languivano nelle carceri prima del martirio.

Tutta la liturgia odierna è un chiaro riferimento alla liturgia del giovedì santo, laddove con la 1^ lettura c’è il richiamo dell’esodo del popolo ebreo, nella 2^ si ricorda che Gesù non con il sangue di capri e di vitelli ma con il sacrificio del proprio sangue è entrato nel santuario di Dio per aprire a chi ha fede e amore le porte del Regno dei Cieli. Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il calice della Nuova Alleanza.

E’ molto chiaro ed evidente il riferimento al linguaggio sacrificale: Gesù presenta se stesso, che si sacrifica sulla croce, come l’unico e perfetto sacrificio; egli versa il suo sangue per salvare l’umanità, riparare il peccato che aveva precluso le porte del regno dei cieli e la visione beatifica di Dio. 

Ecco allora la ‘nuova alleanza’ fondata sulla fedeltà e sull’amore del Verbo eterno incarnato, fatto uomo per salvare quanti si innestano  a Lui con il sacramento del Battesimo “andate, dirà Gesù ai suoi, battezzate nel nome del padre, del Figlio, dello Spirito santo”; chi crederà e sarà battezzato, avrà la vita eterna. Gesù così diventa il mediatore della Nuova alleanza, grazie al dono di se stesso sulla croce e dell’Eucaristia, memoriale della sua passione e morte.

Sulla croce Gesù è sacerdote e vittima: vittima degna di Dio perché senza macchia né ruga; sacerdote perché offre se stesso al padre per salvare l’umanità. Da qui il bisogno di ravvivare la nostra fede e partecipare al sacro convito. A ragione Teologi e Pastori si sono sempre sforzati di far comprendere il mistero ineffabile dell’amore divino e la necessità per l’uomo di un canto di ringraziamento: ‘Genti tutte, proclamate il mistero del Signore’.

L’Eucaristia è il grande sacramento dell’amore di Cristo spinto sino all’estremo: offre la sua umanità e divinità per arricchirci in modo inesprimibile. Come gli Apostoli collaborarono nel preparare la Cena del Signore, come nell’Esodo Mosè incaricò ‘alcuni giovani’ per preparare il sacrificio dell’alleanza, così appare chiaro che la celebrazione dell’Eucaristia non costituisce un fatto puramente privato  ma è alleanza tra Dio e il suo popolo ed ognuno è chiamato a dare il suo apporto.

Nella Messa Cristo è presente realmente ma è tutta la Chiesa presente nella Eucaristia, anzi è l’Eucaristia che fa la Chiesa: come diversi chicchi di grano costituiscono il pane, come diversi acini di uva realizzano il vino , che consacrati diventano corpo e sangue di Cristo, cosi tutti i battezzati, diversi per famiglia, colori, cultura, carismi e talenti, costituiscono la grande famiglia con la quale Cristo Gesù ha sancito la Nuova Alleanza; la grande famiglia che invoca Dio ‘Padre nostro che sei nei cieli’.

La festa di oggi è la festa della Chiesa, che prega ed ama e nella celebrazione della Messa estrinseca la sua fede nell’unico Dio che è amore. Maria, santa madre del verbo incarnato, aiutaci a camminare uniti verso la meta celeste, nutriti del corpo di Cristo, pane di vita eterna e farmaco dell’immortalità.

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