L’università cattolica ha 100 anni: un contributo all’Italia

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“Oggi si inaugura il centesimo anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le singolari circostanze, delle quali evidentemente non si può tacere, ci impongono una riflessione in cui convergono contingenza e prospettiva storica. Siamo in un’aula deserta, costretti a proteggerci, ma non abbiamo ragione di sentirci soli, perché questi spazi sono colmi della partecipazione e dell’affetto di tutti coloro che ci seguono a distanza e del lascito intellettuale e morale di tutti coloro che hanno reso vivo questo luogo nel corso della storia dell’Ateneo”.

Così si è espresso il rettore Franco Anelli nel discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico del centenario, ricordando che il progetto dell’università Cattolica nasce alla fine dell’Ottocento, spinto dalle correnti culturali cattoliche e guidato dall’economista e sociologo Giuseppe Toniolo. L’inaugurazione avviene il 7 dicembre 1921, quando p. Agostino Gemelli tiene a battesimo la prima sede nel palazzo di Luigi Canonica, in via Sant’Agnese 2, alla presenza del card. Achille Ratti, futuro papa Pio XI.

Nel saluto inaugurale il rettore ha ricordato il ruolo delle università: “Le università, del resto, esistono per questo, per dare un futuro ai giovani attraverso la conoscenza e così assicurare la continuità di una civiltà. E sono nate dalle crisi, per questo non dobbiamo temere della loro capacità di superarle.

Anzi si può dire che le università sono già nate nel mondo occidentale almeno due volte e sempre in contesti di passaggio: prima nel medioevo, come frutto dei grandi sistemi di sapere elaborati dalla filosofia scolastica, e poi all’inizio del XIX secolo, per opera della strutturazione humboldtiana che ha conferito agli atenei la forma che oggi conosciamo (e che è probabilmente alla soglia di un’ulteriore metamorfosi). In entrambi i casi le università hanno accompagnato la transizione tra modelli di pensiero, di vita, di società profondamente differenti”.

Inoltre ha ricordato la ‘tensione internazionale’ dell’Università: “Questo Ateneo ha manifestato una tensione internazionale fin dal suo sorgere, promuovendo, nel 1924, la costituzione della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche.

Ma l’identità europea non ha a che fare con i trattati, con la diplomazia o con decisioni maggioritarie di istituzioni politiche: è invece un dato, una realtà intellettuale e morale che, semplicemente, non si può negare, soltanto riconoscere.

Ogni nazione europea è intrinsecamente europea perché lo è culturalmente. Non avremmo il codice civile che abbiamo se non fossero esistiti i giuristi romani (e bizantini, a ben vedere), gli illuministi francesi, i dogmatici tedeschi.

La nostra letteratura, la filosofia, le arti, la musica, il teatro non sono forse neppure pensabili come strettamente nazionali, perché sono nati dalle contaminazioni, dalla circolazione delle idee, dal cosmopolitismo degli studiosi e degli artisti. A questo fenomeno plurisecolare le università hanno dato un contributo decisivo quanto evidente”.

In video conferenza il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha ricordato il contributo fornito all’Italia dall’Università: “Questo contributo alla vita della nostra comunità nazionale (che è stato espresso e continua a esprimersi con i suoi specifici caratteri e valori dall’Università Cattolica del Sacro Cuore) ha manifestato il senso di comunità, che il nostro Paese ha ribadito nella sua fondamentale importanza, con forza, durante l’emergenza della pandemia, che ci ha ricordato come ciascuno di noi dipenda fortemente da tutti gli altri”.

Ed ha ricordato la missione dell’Università: “Tutto questo rientra in quella che potremmo chiamare la missione sociale e civile, cioè tutte le realtà e le presenze che nel nostro Paese contribuiscono, con qualunque segno e ispirazione, al bene comune.

Particolarmente quelle realtà che essendo orientate alla formazione, come ha detto il Magnifico Rettore, dell’homo civicus, creano, danno un’impronta al futuro del nostro Paese, rammentando che questi caratteri dell’homo civicus sono italiani ed europei. Mantenendo quell’apertura che ha sempre contrassegnato questo Ateneo”.

Il centenario era stato aperto dalla celebrazione eucaristica dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che ha ricordato il significato del centenario: “Questi 100 anni, con l’evoluzione impressionante dell’Ateneo quanto a numeri di iscritti, assunzione di prestigio e a produzione scientifica, suggerisce che il ‘Toniolo’ deve svolgere la sua funzione non tanto con un ruolo di vigilanza, ma con un ruolo di incoraggiamento e di coscienza critica”.

Ed ha fornito due indicazioni precise, di cui uno è ‘indirizzo del gradimento’, cioè la qualità offerta; mentre l’altra indicazione si riferisce ad un ‘indirizzo di inquietudine’:

“L’espressione molto allusiva indica quell’atteggiamento tipico del cristiano che è cittadino del mondo e, quindi, si inserisce con simpatia ed efficienza nella vita ordinaria, ma insieme è pellegrino sulla terra e ha criteri di giudizio che fanno riferimento a una sapienza più alta e uno stile di vita coerente. L’inquietudine significa che i successi mondani non sono mai il criterio decisivo, perché il criterio decisivo è la parola del Vangelo…

L’inquietudine significa che il gradimento è ambiguo e che non si deve temere l’impopolarità in nome della verità di cui siamo testimoni e significa che gli ambiti di ricerca non possono essere solo quelli che ‘soddisfano i clienti’, ma devono essere quelli che aprono orizzonti, che inquietano i gli studenti e i docenti, che spingono la ricerca verso la comprensione di un umanesimo cristiano e la sua praticabilità nei diversi ambiti del vivere”.

(Foto: Università Cattolica)

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