Cei: la Chiesa accanto a chi soffre
Nella prossima Assemblea della Cei prevista, Covid permettendo, a fine maggio, ‘verrà proposto uno stanziamento di € 60.000.000 su tutto il territorio nazionale: saranno coinvolte tutte le diocesi, nel segno della sinodalità’, dove saranno approvati anche i criteri di distribuzione, come ha annunciato il segretario generale, mons. Stefano Russo, rispondendo alle domande dei giornalisti, durante la conferenza stampa di presentazione on line del comunicato finale a conclusione del Consiglio permanente dei vescovi italiani, svoltosi a Roma fino a mercoledì.
In questa fase delicata, è emersa l’urgenza di uno sguardo lucido sulla situazione attuale che si traduca in una presenza di speranza della comunità cristiana, ma anche in azioni concrete a sostegno delle famiglie e dei cittadini, in particolare quelli più vulnerabili:
“Le stime riguardanti l’esplosione di vere e proprie ‘faglie sociali’ richiamano a un forte senso di responsabilità che deve accomunare le istituzioni, sia quelle civili sia quelle religiose.
A tutti è chiesta una maggiore presenza, materiale e spirituale, per evitare che la forbice delle disuguaglianze continui ad allargarsi, recidendo certezze e prospettive, compromettendo lo sviluppo dell’intero sistema nazionale e gettando nelle braccia della criminalità e dell’usura chi non vede una via d’uscita”.
Perciò i Vescovi hanno ribadito la necessità di politiche adeguate e coraggiose, capaci di sostenere cittadini e famiglie, in particolare i più fragili, e di dare anima e corpo alla ripresa:
“E’ indispensabile promuovere, per quanti si trovano in situazioni debitorie, un’efficace rete di supporto e di consiglio che permetta loro di orientarsi correttamente ai primi segnali di crisi senza attendere l’aggravarsi di situazioni difficili.
Bisogna poi elaborare progetti innovativi ed efficaci che aiutino quei piccoli imprenditori la cui attività, pur essendo momentaneamente in crisi, mostra però una sostenibilità prospettica”.
Una prospettiva che parte dalla natalità: “E quando si parla di futuro, a presentarsi con il suo carico di apprensione è il tema della denatalità. I dati confermano il calo costante delle nascite, che risente anche delle conseguenze socio-economiche della pandemia e del clima di disagio e incertezza che essa porta con sé. Per questo, appare quanto mai necessario lavorare, ognuno nel proprio ambito di competenza, per restituire fiducia e speranza ai giovani.
Su di loro e sui più piccoli grava inoltre la scure della povertà educativa, che sta causando nuove diversificazioni tra Nord, Centro e Sud e nuovi gap nell’accesso all’istruzione. Occorre impegnarsi perché nessuno resti indietro, nemmeno nel sistema scolastico. Il futuro comincia anche da qui”.
La pandemia ha influito anche sulla vita comunitaria, per cui è necessario di attuare un vero cammino sinodale: “Solo così ci si può aprire responsabilmente all’ascolto del cambiamento d’epoca e iniziare a camminare insieme.
In quest’ottica, il cammino sinodale, sollecitato da papa Francesco, non si configura come un percorso precostituito, ma come un processo, scandito dal ritmo della comunione, da slanci e ripartenze… Sarà importante, per questo, mettersi in ascolto attento delle persone e dei territori per entrarvi in relazione, coglierne le paure e le attese, scorgervi la presenza di Dio.
Più che un contenuto, il cammino sinodale deve configurarsi come uno stile capace di trasformare il volto della Chiesa che è in Italia. Il sogno, condiviso, è che ogni comunità possa acquisire uno stile sinodale”.
Il Consiglio Permanente ha anche ripreso la riflessione sulle tre Istruzioni della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, l’aggregazione e l’incorporazione degli Istituti di studi superiori (8 dicembre 2020).
Ai vescovi è stata presentata la mappatura delle Istituzioni in questione realizzata dal Servizio Nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose insieme al Comitato Scientifico dei Presidi delle Facoltà teologiche.
Ciò ha permesso la condivisione di alcune criticità e opportunità che dovranno essere ulteriormente ponderate a livello locale. Le tre Istruzioni hanno attivato un processo di verifica e di decisione che si colloca su due livelli distinti ma tra loro intimamente connessi: accademico ed ecclesiale.
Inoltre, a poco più di un anno dall’Incontro di riflessione e spiritualità ‘Mediterraneo frontiera di pace’, che si è tenuto a Bari dal 19 al 23 febbraio scorso, i vescovi hanno ribadito il valore e il significato di un evento che non si vuole isolato nella storia:
“Quella di Bari, infatti, è stata la prima tappa di un progetto che bisognava intraprendere per offrire una visione non frammentaria, ma complessiva e organica dei problemi e delle ricchezze del Mediterraneo, necessaria per superare le crisi che stiamo vivendo; un cammino da compiere, insieme, per dare la nostra risposta con il Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi. Solo tessendo relazioni fraterne è possibile promuovere il processo d’integrazione”.
(Foto: Cei)