Natale: il presepe monumentale di Castelli è arte d’Abruzzo

Il presepe monumentale della cittadina abruzzese, esposto in piazza san Pietro per volontà del vescovo di Teramo-Atri mons. Lorenzo Leuzzi, ha le radici nella X edizione della Triennale, nel 1954. Le figure dell’antico soffitto maiolicato di San Donato, reinterpretate per Milano, si trasformano radicalmente. L’origine di questa moderna opera in ceramica è una storia esemplare, di quelle che rivelano le doti di un Paese che si riprende dopo le crisi.
A Castelli, cittadina abruzzese, ai piedi del Gran Sasso, da secoli uno dei maggiori centri della ceramica italiana, c’è chi ha ancora la memoria che permette di raccontarti la storia di quel presepe e del filo rosso che lo lega a Milano. E’ il dopoguerra, la città, in piena ricostruzione, sta ponendo le basi del miracolo economico. Agli aiuti internazionali e alle risorse interne occorrono idee.
Il collaboratore vicario del Liceo Artistico ‘Grue’ di Castello, prof. Marcello Mancini, spiega la genesi del presepe monumentale: “Gli anni ’60 del ‘900 sono un momento di grande fermento per Castelli. C’è una grande intesa tra le istituzioni comunali, provinciali e regionali per sostenere e rilanciare l’artigianato artistico ceramico, vocazione naturale del paese che attraversa una delle naturali ricorrenti crisi.
La scuola diventa istituto d’Arte e viene progettata una nuova sede con grandi spazi per le attività didattiche con attrezzature di avanguardia, compresi i forni ad alta temperatura; viene costituito il Consorzio Centro Ceramico per promuovere e valorizzare la ceramica castellana; si inaugurano l’Agosto a Castelli e la Mostra Mercato annuale, arrivata oggi alla 56° edizione; si decide di assumere le iniziative necessarie per la costituzione del Museo delle Ceramiche, che, dopo un lungo e faticoso percorso, verrà istituito con una legge regionale nel 1984”.
A questa rinascita culturale ed economica decide di partecipare anche la scuola: “Anche la scuola dà il suo contributo decidendo di iniziare la realizzazione di un Presepe monumentale, grazie alla creazione, ogni anno, di nuove statue da aggiungere al nucleo iniziale, da esporre sulla piazza principale e lungo le vie di Castelli in occasione delle celebrazioni del natale come importante richiamo turistico.
E’ questa una delle imprese più impegnative da affrontare, suffragata dalla considerazione che si gode per la presenza significativa in tutte le manifestazioni più importanti di arte ceramica, per l’esempio che si offre nel panorama nazionale degli Istituti d’Arte, per il ruolo assunto anche nell’assistenza all’istruzione artigiana, che vede uno dei più alti riconoscimenti nella partecipazione in quegli anni, alla Fiera internazionale dell’Artigianato di Monaco, cui la scuola è invitata, insieme con l’Istituto di Faenza, in rappresentanza degli istituti d’Arte italiani”.
Quindi una città in fermento, grazia ad un Istituto scolastico che si interroga sul valore della Natività: “il tema della natività era stato trattato dagli studenti diverse volte, ma è nel 1956 che, per volere del prof. Mattucci, ancora docente, diventa una ipotesi didattico-artistica ripetuta annualmente con la creazione di composizioni individuali spesso realizzate nella inconfondibile tonalità della maiolica castellana. Nel 1960 il prof. Roberto Bentini (1927-2003) aveva realizzato come attività didattica un presepe con statue di una certa dimensione, fino a cinquanta centimetri, modellato con la corale partecipazione degli studenti. E’ uno degli insegnanti-scultori, insieme al prof. Gianfranco Trucchia (1939-1994) ed al prof. Daniele Guerrieri, chiamati dal prof. Serafino Mattucci, divenuto direttore, a qualificare il corpo docente dell’istituto”.
L’idea ha trovato consenso tra i cittadini ed era stato approvato dalle Istituzioni comunali: “L’idea di un presepe di grandi dimensioni da esporre nel paese per le festività del natale trova largo consenso nel paese e nel suo tessuto produttivo. infatti, il refrattario necessario per la realizzazione delle statue sarà fornito gratuitamente dalla fabbrica sPiCA (società Prodotti industria Ceramica Affini), di cui è proprietario il Presidente dell’Istituto Potito Randi.
Le statue a grandezza di poco superiore al naturale, sono realizzate su un modulo compositivo di base formato da più cilindri sovrapposti, desunto da una forma tradizionale degli antichi vasai, i quali usavano questo contenitore cilindrico, chiamato in dialetto ‘chese’, casa, per mettere al forno i piatti in seconda cottura dopo essere stati ricoperti di smalto e dipinti.
Rifacendosi poi alla cultura e alla tradizione napoletana dei presepi non mancano gli elementi innovativi che fanno riferimento agli avvenimenti della contemporaneità succedutisi in quegli anni, come i viaggi spaziali, le conclusioni del Concilio Vaticano II e le dispute sulla pena di morte, che vengono assunti come elemento di discussione e di approfondimento tra gli allievi”.
A proposito degli studenti, essi hanno partecipato attivamente alla realizzazione del presepe monumentale: “Gli allievi partecipavano ritornando a scuola anche nel pomeriggio per lavorare insieme e accanto al maestro; è commovente come quelli che si è avuto la possibilità di contattare, ricordino ancora oggi con grande emozione questa esperienza, che era considerata dai prescelti un grande privilegio perché, ovviamente, non tutti potevano partecipare contemporaneamente.
Assistere e partecipare al momento creativo generava un rapporto speciale tra alunni e maestro, un comune sentire, che ha lasciato un segno indelebile nella memoria. I ragazzi non solo assistevano il maestro ma partecipavano anche al lavoro, intervenendo nella cura delle parti più decorative dopo l’abbozzo da parte del docente o svolgendo attività complementari, come la preparazione, ad esempio, dei lucignoli utilizzati per la realizzazione delle capigliature dei personaggi o il manto degli animali”.
Dopo alcuni anni dalla realizzazione di questo presepe avvengono anche le esposizioni: “Il Presepe è uno dei simboli della cristianità; segna l’inizio del nuovo mondo in cui tutti gli uomini sono stati dichiarati figli di Dio e fratelli tra loro; emblema di pace e di fratellanza, riscatto e esaltazione dei poveri, degli umili, degli indifesi, degli abbandonati.
E come tale era legittimo il desiderio di portare questo complesso che, per quanto si sa, è la più grande rappresentazione al mondo di questi sentimenti realizzata in ceramica, nei luoghi che costituiscono il centro della cristianità.
Per il Natale del 1970, pertanto, a richiesta dell’Amministrazione comunale capi- tolina, fu organizzata una grande esposizione a Roma, nella suggestiva sede dei Mercati di Traiano. Era la prima volta che veniva portato all’ammirazione del grande pubblico, in uno spazio prestigioso, e l’evento ebbe grande successo, richiamando ovviamente, anche l’attenzione della critica.
Ma è nel 1976, in occasione del 750^ anniversario della morte di san Francesco che il Presepe viene portato a Betlemme per il giorno della vigilia di Natale. Promotori di questa iniziativa unica furono il Ministero degli Affari Esteri italiano e il Consolato Generale d’Italia a Tel Aviv.
L’esposizione venne effettuata nel chiostro francescano di san Girolamo, attiguo alla basilica della natività, un luogo di passaggio obbligato per i visitatori della basilica, che ne ha consentito l’ammirazione da parte delle migliaia di pellegrini che arrivano a Betlemme in occasione del natale. L’evento fu ripreso dalla televisione israeliana, che trasmise in diretta, in molti Paesi del mondo, la Messa solenne celebrata nella chiesa di santa Caterina durante la notte di Natale, soffermandosi a lungo sulle statue e sui particolari della composizione”.
L’esposizione ottenne grande successo con i ringraziamenti ufficiali anche da parte del sindaco di Betlemme e con la visita da parte delle autorità israeliane; successo non solo per l’eccezionalità dell’evento religioso ma anche per le qualità artistiche dell’opera nel suo complesso e di singole statue in particolare.
Poi fu trasferito a Gerusalemme per essere esposto nella ‘Young Men’s Christian Association’ (Associazione cristiana dei giovani), dove vi fu una grande affluenza di pubblico non solo cattolico ma anche ebraico, che partecipò anche alla conferenza conclusiva del prof. Mattucci sulla realizzazione e sulla storia della maiolica di Castelli.