Vuoi fare un regalo speciale per qualcuno? Prega per lui!

Sono cresciuta vedendo mia madre pregare per noi famigliari e per chiunque le dicesse di avere un problema. Però, specialmente in una fase di rigetto della mia vita (mi trovavo in quel periodo abbastanza critico chiamato adolescenza) mi sono chiesta se servissero a qualcosa le ore che dedicava alla preghiera o fossero solo parole al vento.
Non ero atea, in Dio ci credevo, ma non capivo quale efficacia avessero di fatto le preghiere, perché Dio ne avesse bisogno o perché ne avessimo bisogno noi. Ammetto che vedere la costanza di mamma, quella sua fiducia reale (non approssimativa) nella preghiera mi faceva pensare e, a volte, sapere di essere nelle sue preghiere mi dava sicurezza. Ma avevo ancora le idee un po’ confuse a riguardo.
Poi è arrivato anche il mio momento di convertirmi, a diciannove anni. Sì, sono nata in una famiglia cristiana, ma il cristianesimo è un incontro personale con Qualcuno, Gesù. Un incontro che ciascuno deve fare per suo conto, nessuno può viverlo al posto nostro, nemmeno una madre che prega due ore al giorno.
Ebbene, quando ho incontrato Cristo ho capito che la preghiera è un dialogo. Non può esserci vera amicizia con qualcuno se non c’è confidenza, se non si parla, se non c’è alcuna forma di comunicazione. E la via di comunicazione tra la l’essere umano e Dio è la preghiera. Che non significa “recitare freddamente delle formule”, ma mettersi cuore a cuore con Dio.
Gesù stesso, nella sua vita terrena, viveva costantemente in dialogo col Padre, cioè pregava. Quando capisci che Dio è Qualcuno, non qualcosa, capisci anche che la preghiera non è una lista della spesa, ma un atto di abbandono, un gesto per entrare in intimità con Dio.
Pregare significa entrare in contatto con Dio e lasciarsi toccare da Lui. Essere in relazione con un Altro. Ma per cosa pregare? Per chi? Come? Poiché lo spazio è limitato e poiché in questo periodo dell’anno siamo spesso alla ricerca di un ‘regalo speciale’ per coloro che amiamo, oggi vorrei parlare del dono della preghiera di intercessione, cioè della preghiera fatta con il cuore a Dio per chiedere il bene di un altro.
Dio non è un sadico indifferente che guarda le nostre sventure senza interessarsene. Dio è un mistero, ma se c’è una cosa che sono certa di aver capito è questa: Dio è amore. Ci lascia liberi (per questo non interferisce se non lo chiediamo!), ma non vede l’ora di essere cercato, di essere accolto, di essere invitato a visitare chi ancora non gli apre il cuore o chi si trova in un momento di sofferenza.
Se il diavolo arriva come un ladro, senza chiedere nessun permesso, Dio aspetta che lo invochiamo, aspetta che ci mostriamo disponibili alla sua azione, alla sua presenza.
Una mia amica una volta mi ha fatto notare una cosa: che Gesù, nel passo del Vangelo in cui dorme in barca mentre la tempesta imperversa, ha aspettato di essere chiamato, di essere “svegliato”. Poco prima, probabilmente, gli apostoli stessi gli avevano detto che ‘poteva riposare’, tanto alla barca ci pensavano loro. È così che facciamo noi uomini, no? Pensiamo di dovere e potere fare tutto da soli.
Dio sa che non è vero, sa che abbiamo bisogno del suo aiuto, ma aspetta il nostro grido. Non perché si fa desiderare, ma perché non vuole scavalcarci. Perché, dunque, pregare per gli altri?
Perché la generosità che dimostriamo nel desiderare per un altro l’amore di Dio mette in moto un circolo di bene. Perché la nostra preghiera sincera permette a Dio di toccare cuori, situazioni, dolori che resterebbero forse senza il balsamo della grazia. Perché quando si prega per qualcuno Dio ha accesso nella vita di persone che gli fanno resistenza.
Pregare per qualcuno è un po’ come chiamare i soccorsi per qualcuno che da solo non lo farebbe. Quando il soccorritore arriva, la persona in difficoltà può sempre decidere di cacciarlo, ma potrebbe anche, a quel punto, scegliere di lasciarsi curare.
Ma quando preghiamo, le cose vanno sempre e automaticamente come vogliamo noi? Vanno sempre ‘bene’? Io ho capito una cosa in questi anni: che quando preghiamo, Dio è con noi.
E questo è il miracolo più grande, perché quando Lui è con noi, tutto volge per il meglio, anche se non è escluso (anzi, spesso è matematico) che dobbiamo passare per qualche croce. Vorrei raccontare un episodio che mi ha molto colpito, per dirvi che tipo di frutti siamo chiamati a sperare dalla preghiera.
Qualche tempo fa un’amica mi scrive in lacrime. Un suo collega aveva la figlia neonata in rianimazione, con un serissimo problema al cuore. Questa bambina era arrivata nella loro famiglia dopo anni di attesa e ora, che aveva solo alcuni giorni, stava già lottando tra la vita e la morte.
“So che le tue preghiere sono importanti, – diceva la mia amica – per favore, prega per loro!” Non ricordo cosa stessi facendo in quel momento, ricordo solo di aver mollato tutto e di essermi inginocchiata davanti a un quadro di Maria, di aver recitato il rosario perché l’amore di Dio entrasse in quella situazione drammatica.
La famiglia di quest’uomo è stata nelle mie preghiere anche per i giorni successivi. E non ero l’unica a pregare (si sa, l’unione fa la forza!). Finché un pomeriggio la mia amica mi chiama e mi dice: “Tu non puoi credere a cosa è accaduto! Ho incontrato S., in ospedale…”
Credevo avesse da dirmi che la bambina stava meglio, data la gioia che percepivo dalla sua voce. “Era così gioioso che mi ha fatta volare, abbracciandomi. Mi ha sollevata in aria dalla contentezza…” “Quindi la bimba sta meglio?”, domando..
“In verità, la bimba è ancora in rianimazione. Non è cambiato molto, dal punto di vista medico. Sta lottando ancora tra la vita e la morte, aspettiamo l’operazione, che non si sa quando sarà e avrà il 60% di possibilità di riuscita.
Ma è successo un miracolo, perché S. e la moglie ora sono in pace e piangono di gioia e gratitudine. Dicono che comunque vada questa bimba ha cambiato la loro vita, i loro cuore, che ci sarà sempre con loro.
Sono felici perché nulla è mai stato così prezioso come la loro bambina e perché comunque vada, B. li ha cambiati per sempre… Guarda, sto piangendo anche io dalla commozione. Non sai che pace mi ha dato vederlo così…”