Un ringraziamento a papa Francesco per la trasmissione della gioia del Vangelo

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“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura. La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore”.

Questo è il testamento di papa Francesco, redatto tre anni fa e reso noto dopo la sua morte, in cui ha dato disposizioni per la sua sepoltura; “Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.

Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.

Quindi sabato 26 aprile alle ore 10, primo giorno dei Novendiali, sul sagrato della basilica di San Pietro sarà celebrata la Messa esequiale del Romano Pontefice Francesco, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 82-109), come ha reso noto l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie: “La Liturgia esequiale sarà presieduta dal card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio. Dopo i funerali il feretro di Bergoglio sarà portato nella basilica di San Pietro e da lì nella basilica di Santa Maria Maggiore per la tumulazione, secondo le sue disposizioni testamentarie”.

Un papato che sarà ricordato per i suoi gesti ‘profetici’, come hanno ricordato i vescovi italiani: “Con parole incisive e gesti profetici, Francesco si è rivelato davvero Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre. Sin dall’inizio del suo ministero petrino, ha mostrato una particolare vicinanza al suo gregge, che ha condotto con sapienza e coraggio. In particolare, i Vescovi italiani gli sono grati per il costante dialogo e, soprattutto, per aver incarnato per primo quello straordinario programma di vita che aveva sintetizzato invitando ad essere sacerdoti con l’odore delle pecore e il sorriso dei padri”.

Ritornando agli inizi del pontificato per i vescovi il saluto di presentazione ha delineato il suo rapporto con la gente: “Torna alla mente il ‘buona sera’ con cui si è presentato alla Chiesa e al mondo intero: quel saluto ha rappresentato uno spartiacque, l’inizio di un rapporto tra un padre e i suoi figli a cui ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente, gioioso, capace di dare risposta alle tante domande della storia, anche a quelle sopite o soffocate. Da padre, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità, incoraggiando a uscire dalle logiche del consenso, dell’abitudine, dalla tentazione dello scoraggiamento o del potere che limita lo sguardo all’io senza aprirlo al noi”.

In questi giorni tutte le diocesi pregano con le messe in suffragio di papa Francesco ed alcuni messaggi per esprimere l’affetto per il papa deceduto, come il video messaggio da Gerusalemme del card. Pierbattista Pizzaballa: “Ieri abbiamo celebrato il giorno della Resurrezione, oggi Dio ha chiamato a sé papa Francesco. Una connessione significativa tra la celebrazione della vita e dell’amore con la Resurrezione ed oggi papa Francesco è stato chiamato a vedere il viso di Dio. Noi, come chiesa di Gerusalemme, preghiamo per la sua anima”.

Nel video il patriarca gerosolimitano ha ricordato “le continue telefonate, non solo Gaza, per avere informazioni sulla situazione esprimendo la sua preoccupazione e anche la sua solidarietà concreta quando riceveva offerte speciali dalla gente, donazioni, voleva sempre lasciare qualcosa per la parrocchia di Gaza e la gente del posto. In un certo senso, Gaza è stato in qualche maniera uno dei simboli del suo pontificato.

E’ stato sempre vicino ai poveri, contro la guerra, che definiva ‘una sconfitta’, per il lavoro e per la pace… Ora dobbiamo pregare per lui; sicuramente ora sta pregando per noi, quindi siamo uniti nella preghiera con una serena fiducia e speranza che Dio continui ad accompagnare la vita della Chiesa, che papa Francesco ha servito per tanti anni”.   

In Italia dalla diocesi di Ascoli Piceno mons. Gianpiero Palmieri ha espresso un ringraziamento per il magistero di papa Francesco: “Noi sappiamo che egli vive in Dio e intercede per la Chiesa intera. Ringraziamo il Signore per averci donato Papa Francesco. Lo ringraziamo per il suo magistero grande e profondo, che ha dato alla Chiesa una nuova spinta missionaria, chiamandola a quella conversione che le permetta di essere più fedele al Vangelo. Ringraziamo il Signore per il magistero di Papa Francesco a favore del mondo intero, per la pace, la giustizia sociale, l’ecologia la difesa della dignità del lavoro, l’attenzione agli scartati della storia.

In particolare lo piangono i pescatori di San Benedetto, gli operai della Beko e tutti i poveri che da lui si sono sentiti capiti e difesi. La sua vicinanza si è concretizzata anche nel drammatico momento del terremoto che ha colpito la nostra comunità. Ricordiamo tutti con gratitudine la sua visita nell’ottobre del 2016 nelle zone devastate, portando conforto e speranza alle persone colpite dalla tragedia. Papa Francesco, non dimenticheremo mai il tuo insegnamento!”

Mentre l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha espresso gratitudine per la sua fedeltà al Vangelo ed all’umanità: “Abbiamo visto la sua fragilità e la debolezza delle sue condizioni fisiche, e tuttavia sentiamo comunque un sentimento: siamo orfani. Il papa è il padre di tutti, la sua partenza ci ferisce e ci lascia soli, però abbiamo appena celebrato la Pasqua di Resurrezione del Signore e allora ci piace pensare che papa Francesco è accolto nella casa del Padre dall’abbraccio della misericordia di Dio.

Al papa va la nostra gratitudine per il servizio di pastore della Chiesa universale, per la sua dedizione alla causa del Vangelo e dell’uomo. Da lui impariamo a essere discepoli fedeli del Signore Gesù. Lo accompagniamo, con la nostra preghiera e la nostra riconoscenza, all’incontro con il Signore risorto perché possa anche lui partecipare di quella vita che non muore che Gesù ci ha donato risorgendo dalla morte e vincendo il male, lasciando il suo sepolcro vuoto dal quale ancora ci viene la Luce della vita che non muore”.

Il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha ringraziato il papa per aver comunicato la gioia del Vangelo: “Il papa se n’è andato nell’Anno della Speranza, il Giubileo che aveva tanto desiderato. Ora è davanti al Signore ed era questa la sua grande speranza, che papa Francesco ha cercato di condividerci: la notizia che un giorno saremo tutti nell’abbraccio di Dio”.

Ed ha comunicato questa gioia attraverso la misericordia di Dio: “Il papa Francesco ha cercato di comunicare l’amore di Dio con ogni mezzo e ad ogni latitudine, l’ha fatto con parole semplici che tutti potevano comprendere: ha spiegato ai potenti della Terra e agli ultimi, ai poveri, alle persone scartate, che il volto di Dio è innanzi tutto Misericordia e questo volto è in grado di cambiare il nostro cuore, può addirittura cambiare il corso della storia.

Speranza, Misericordia. Come suonano diverse, queste parole, di fronte alle regole imperanti della guerra e della sopraffazione! Basta prenderle sul serio. Credo che sia per questo messaggio mite e sorridente che il Papa è stato tanto amato dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, anche da chi non crede; per questo messaggio è stato riconosciuto come riferimento fondamentale negli equilibri internazionali. Nelle ore dell’addio, vorrei che raccogliessimo le parole che il Papa ci ha lasciato in consegna”.

Anche i vescovi della Lombardia lo ringraziano per la testimonianza evangelica: “Appresa la notizia della morte del nostro amato Papa Francesco i Vescovi della Lombardia sono vicini alla chiesa di Roma per la perdita del loro Vescovo, segno visibile di comunione fra le Chiese sparse per tutta la terra e lo ringraziano per la sua coraggiosa e radicale testimonianza d’amore fino all’ultimo giorno della sua vita”.

Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca, ha rivolto gratitudine a Dio per il papa: “Anche a nome di tutta la nostra comunità diocesana, desidero esprimere sentimenti di grande gratitudine al Signore per il generoso ministero di papa Francesco, per la sua radicale testimonianza del Vangelo e per il bene che ha fatto alla Chiesa, al mondo e a tutti noi. In un momento storico nel quale la guerra sembra tornare prepotentemente a occupare l’orizzonte delle nostre vite, con papa Francesco la Chiesa cattolica, i credenti e il mondo intero perdono un punto di riferimento fermo, che ha sempre richiamato, dall’inizio del suo pontificato e fino al suo compimento, l’urgenza della pace”.

“Il Papa della Speranza nasce oggi al Cielo”: con commozione la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV si unisce al cordoglio della Chiesa universale per la morte di papa Francesco, che è stato vicino ai poveri: “Il Pontefice che ha dato voce agli ultimi, che ha camminato accanto ai poveri e che ha indicato al mondo la via della misericordia, lascia un’impronta indelebile nei cuori di milioni di persone. Oggi, in ogni città d’Italia, le nostre Conferenze si stringono in preghiera. La sua straordinaria attenzione verso i più fragili e il suo incessante appello a contrastare la cultura dello scarto e ad accogliere chi è ai margini, chi soffre la malattia, la solitudine, l’esclusione, la privazione della libertà, rappresentano valori che sentiamo profondamente nostri. Valori che costituiscono il cuore stesso del carisma della Società di San Vincenzo De Paoli”.

Per questo la presidente nazionale, Paola Da Ros, ha ricordato gli incontri dell’associazione con il papa: “Il Santo Padre ci ha sempre spronati ad essere ‘Chiesa in uscita’, testimoni di un Vangelo vivo, concreto, incarnato nei gesti quotidiani della Carità. Papa Francesco, ‘il Papa della Speranza’, ci lascia in eredità una testimonianza potente e umile, capace di parlare al cuore di ogni uomo e donna. La sua voce, che si è levata senza timore contro le ingiustizie, rimarrà viva nei nostri gesti, nel nostro servizio e nella nostra preghiera”.

Mentre Antonio Lissoni, presidente di AIFO, ha ricordato quella sera di cinque anni fa in una piazza san Pietro deserta: Non possiamo dimenticare quel 27 marzo 2020 quando quest’uomo, solo, stanco, preoccupato è in una piazza san Pietro inesorabilmente e disumanamente vuota a pregare per la pandemia. Ha scritto quattro encicliche, tutte importanti, nella ‘Laudato sì’ ci chiama alla responsabilità verso il creato, ma nella ‘Fratelli tutti’ ci ha concretamente mostrato il suo pensiero, che incarna l’amore di Dio per l’uomo”.

Non ha dimenticato il suo impegno per la pace ed il dialogo: “E’ il Papa della pace, del dialogo con tutti, in particolare con i non credenti, e con tutte le religioni, un dialogo improntato sull’umanità, sul rifiuto della forza e delle armi, sulla condanna costante della guerra, del terrore, della disumanità di atti che purtroppo continuano ad uccidere e ad offendere la dignità dell’essere persona. Ci ha lasciato come ha sempre vissuto, ieri era fra la gente, con la sua voce flebile e tutta la sua sofferenza, senza risparmiarsi, senza pensare a sé stesso, ma al bisogno di tutti di saperlo tra noi”.

Infine anche Flavio Lotti, presidente della Fondazione ‘PerugiAssisi per la Cultura della Pace’, ha ringraziato il papa per l’incoraggiamento alla pace: “Grazie papa Francesco perché ci hai voluto bene. Grazie papa Francesco perché ti sei preso cura di noi e dell’umanità intera. Grazie papa Francesco perché hai fatto l’impossibile per rigenerare la nostra umanità. Grazie papa Francesco per il tuo fermo e costante impegno contro la guerra e la ‘peste’ delle armi che la alimenta senza pietà. Grazie papa Francesco per il tuo fermo e costante impegno per la pace che ci hai aiutato a conoscere, a difendere e soprattutto a fare, nel piccolo e nel grande, con i vicini e con i lontani, tra i popoli e con la natura.

Grazie papa Francesco perché hai voluto e saputo accogliere tutti e tutte nella tua chiesa, perché hai sempre cercato di riunire la famiglia umana contro tutti i Divisori che la vogliono indebolita e frammentata. Grazie papa Francesco per la guida sicura che sei stato in tutti questi anni duri, difficili e incerti. Della tua parola ci siamo nutriti e saziati ogni giorno mentre è cresciuta la fame di speranza. Ai tuoi gesti ci siamo ispirati rigenerando coraggio e coerenza. Grazie papa Francesco per averci insegnato che ‘la realtà è superiore all’idea’, ‘il tempo è superiore allo spazio’, ‘l’unità prevale sul conflitto’ ed ‘il tutto è superiore alla parte’. Continueremo a fare tesoro di questi principi…  Grazie Papa Francesco. Ti abbiamo voluto bene. Grazie a te e a tutti i tuoi collaboratori oggi noi siamo trasformati, pronti per continuare ad essere la tua voce per la pace”.

(Foto: Santa Sede)

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