Papa Francesco: promuovere le differenze

Condividi su...

Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Pontificia Accademia per la Vita in occasione dell’assemblea generale fino a mercoledì 14 febbraio sul tema ‘Human. Meanings and Challenges’, che affronta le questioni qualificanti l’umanità, che sono oggi di massima importanza:

“Si tratta di un interrogativo antico e sempre nuovo, che le sorprendenti risorse possibili grazie alle nuove tecnologie ripropongono in forma ancora più complessa… Ed anche oggi, non è plausibile ricorrere solamente alla distinzione tra processi naturali e processi artificiali, considerando i primi come autenticamente umani e i secondi come estranei o addirittura contrari all’umano: questo non va. Quello che occorre fare, piuttosto, è inscrivere i saperi scientifici e tecnologici all’interno di un più ampio orizzonte di significato, scongiurando così l’egemonia tecnocratica”.

L’uso della tecnologia rimanda al racconto della ‘Torre di Babele’, che narra il tentativo di imporre un pensiero unico: “La stretta consonanza con il racconto biblico della Torre di Babele mostra che il desiderio di darsi un linguaggio unico è inscritto nella storia dell’umanità; e l’intervento di Dio, che troppo frettolosamente viene inteso solo come una punizione distruttiva, contiene invece una benedizione propositiva. Esso, infatti, manifesta il tentativo di correggere la deriva verso un ‘pensiero unico’ attraverso la molteplicità delle lingue. Gli esseri umani vengono così messi di fronte al limite e alla vulnerabilità e richiamati al rispetto dell’alterità e alla cura reciproca”.

E’ proprio tale racconto che permette di comprendere in quale modo occorro non annullare le differenze: “Il compito principale si pone quindi a livello antropologico e richiede di sviluppare una cultura che, integrando le risorse della scienza e della tecnica, sia capace di riconoscere e promuovere l’umano nella sua specificità irripetibile.

Occorre esplorare se tale specificità non sia da collocare addirittura a monte del linguaggio, nella sfera del pathos e delle emozioni, del desiderio e dell’intenzionalità, che solo un essere umano può riconoscere, apprezzare e convertire in senso relazionale a favore degli altri, assistito dalla grazia del Creatore. Un compito culturale, dunque, perché la cultura plasma e orienta le forze spontanee della vita e le pratiche sociali”.

L’altro punto sottolineato dal papa ha riguardato l’apporto del cristianesimo allo sviluppo culturale: “In questa linea, il cristianesimo ha sempre offerto contributi di rilievo, riprendendo da ogni cultura in cui si è inserito le tradizioni di senso che vi trovava inscritte: reinterpretandole alla luce della relazione con il Signore, che nel Vangelo si rivela, e avvalendosi delle risorse linguistiche e concettuali presenti nei singoli contesti. Un cammino di elaborazione lungo e sempre da riprendere, che richiede un pensiero capace di abbracciare più generazioni: come quello di chi pianta alberi, i cui frutti saranno mangiati dai figli, o di chi costruisce cattedrali, che verranno completate dai nipoti”.

Presentando il convegno mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha evidenziato lo stimolo dato dal papa: “L’urgenza del tema si è imposta pensando al nostro futuro come specie umana, che oggi presenta il rischio di scomparire per autodistruzione o per superamento. Abbiamo quindi messo al centro dei lavori di quest’anno la questione antropologica in modo diretto, anche perché diventa sempre più insistente nel dibattito pubblico, non solo in ambito ecclesiale e accademico.

La novità dei ritrovati tecnico-scientifici, a volte produce un effetto di disorientamento e una sensazione di precarietà che può spingere l’opinione pubblica verso posizioni negative, nella nostalgia di certezze che sembrano scomparire. Per questo serve un dialogo tra i saperi ed una visione dell’umanità e del suo futuro, insieme ad una riflessione etica sui prodotti del sapere umano”.

Mons. Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, ha presentato il programma: “L’obiettivo è offrire un contributo alla Chiesa ed alla società e per questo avremo come sempre la pubblicazione degli Atti, nei prossimi mesi, per consentire ad un pubblico più vasto di usufruire del lavoro che stiamo facendo in questi giorni.

Domani pomeriggio avremo anche la terza edizione del Premio ‘Guardian of Life’. La scelta della persona da premiare quest’anno è andata alla dottoressa Marie Guerda Coicou, che vive e lavora ad Haiti ed è specialista in Anestesia e Rianimazione”.

Mentre la prof.ssa Mariana Mazzucato, docente all’Institute for Innovation and Public Purpose (IIPP) dell’University College London, ha introdotto alla sua relazione sul rapporto tra economia e bene comune: “Come riconosce papa Francesco nella sua Enciclica Laudato si’, ciò implica la difesa della dignità delle persone socialmente, politicamente ed economicamente emarginate – non solo a parole, ma con politiche e nuove forme di collaborazione tra governo, imprese, lavoratori e società civile. Gli SDGs (Sustainable Development Goals), ad esempio, possono beneficiare di una prospettiva di bene comune perché la loro legittimità richiede la negoziazione dell’obiettivo a livello globale, nazionale e locale”.

Peer la docente la prospettiva economica deve avvenire per il bene comune: “E’ necessario portare al tavolo voci diverse per discutere di cosa significhi co-creare un’economia giusta e sostenibile. Infatti, una grande lezione del COVID-19 è stata che se l’attività economica (come lo sviluppo dei vaccini) non è governata per il bene comune, molte persone rimangono escluse dai suoi benefici. Ponendo l’accento sul come e sul cosa, il bene comune offre l’opportunità di promuovere la solidarietà umana, la condivisione delle conoscenze e la distribuzione collettiva delle ricompense”.

Infine il prof. Jim Al-Khalili, docente alla School of Mathematics and Physics dell’University of Surrey a Guildford, si è soffermato sul ruolo dell’intelligenza artificiale: “Ci sono molte sfide e potenzialmente anche minacce esistenziali che dobbiamo affrontare di fronte ai rapidi progressi dell’Intelligenza Artificiale. E dovremmo certamente essere preparati al giorno in cui le macchine potrebbero sviluppare una vera intelligenza e coscienza. Così come dovremmo prepararci al giorno in cui potremmo scoprire la vita oltre la Terra. Nessuna delle due cose dovrebbe crearci una crisi d’identità”.

Ed ha ribadito che l’intelligenza artificiale non può pensare od agire come un essere umano: “Ciò che ci rende umani va oltre le connessioni neurali del nostro cervello. E’ più della nostra intelligenza, intuizione o creatività, che probabilmente un giorno saranno replicate nelle forme di Intelligenza Artificiale. Ciò che ci rende unicamente umani riguarda anche il nostro comportamento e la nostra interazione con l’ambiente fisico circostante, le nostre relazioni reciproche all’interno di strutture collettive e società complesse; sono le nostre culture e credenze condivise, la nostra storia, i nostri ricordi”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50