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Una guerra metafisica. La teologia estinta

‘Una guerra metafisica’ di Simone Tropea è un libro più unico che raro nell’attuale panorama culturale, che non è facile inquadrare, perché si tratta di un’analisi filosofica approfondita come poche e davvero inedita per gli scenari che apre. Nel volume sono minuziosamente mostrate e sviscerate le interconnessioni tra le crisi geopolitiche, economiche e psicologiche della società contemporanea, in un quadro che ribalta tutte le prospettive riduzioniste.

L’autore è un filosofo e giornalista che vive in Israele, e passa con disinvoltura dagli scenari bellici alle aule accademiche, fotografando con equilibrio i sistemi economici e quelli militari, analizzando il leviatano dell’informazione e la crisi delle istituzioni democratiche, fino a mostrare il rapporto che esiste tra questi fenomeni e gli stati di coscienza in cui si trovano intere porzioni di mondo.

L’autore costruisce la sua analisi partendo dall’osservazione di George Steiner sulla ‘teologia estinta’ operante nella società moderna e fa intravedere le connessioni tra fenomeni sociali e spirituali apparentemente lontani. L’idea di una ‘teologia estinta’ gli serve come punto di partenza per esplorare il passaggio dalla teologia alla tecnologia come nuovo spazio di mediazione tra l’uomo e il mondo.

L’autore esamina le implicazioni di questo cambiamento sulla comprensione della realtà e dell’esperienza umana: “Esaminando l’impatto delle nuove tecnologie, da Instagram a Chat-GPT, e con una pungente disanima del contesto politico attuale, il saggio tocca in profondità l’anima del nostro tempo e il modo in cui si tracciano i suoi caratteri essenziali. In una sintesi che non si limita alla critica, appare un progetto rivoluzionario rivolto alle imprese, ai singoli e agli stati”. 

L’opera, strutturata in tre parti, offre una prospettiva analitica originale sulla realtà contemporanea, che affronta con lucida consapevolezza le sfide poste dal mondo moderno e tecnologizzato, di cui l’autore intercetta l’insospettabile ‘religiosità’, notificando la sua paradossale epifania a più livelli.

Centrale nell’opera è l’analisi della sovrapposizione tra ideologia e teologia, di cui il conflitto tra Israele e l’Iran è forse il caso più esemplare. Tropea fa risalire le origini di questa fusione al pensiero di Spinoza, al suo tempo che ha tante analogie col nostro, esaminando come questo processo abbia portato a una progressiva secolarizzazione del pensiero teologico anche laddove vige un sistema culturale apparentemente ‘religioso’. Da lì, sviluppa un’indagine che si estende alle conseguenze di tale sovrapposizione per quanto riguarda la comprensione della storia moderna e il ruolo reale della religione nella società contemporanea.

Recuperando secoli di cultura e proiettando lo sguardo al futuro, l’autore dedica particolare attenzione al ruolo storico del cristianesimo e al concetto di incarnazione nel contesto del rapporto tra tecnica (politica, digitale o anche solo linguistica) ed il mistero. Questa sezione dell’opera offre una riflessione profonda su come l’evento dell’incarnazione abbia trasformato la comprensione del rapporto tra l’umano e il divino, tra il finito e l’infinito, fornendo una chiave interpretativa per comprendere le tensioni che, forse, non siamo capaci di chiamare col loro nome, ma che in realtà dilaniano e dilatano la nostra percezione delle cose.

Un aspetto innovativo dell’opera è l’esame della ‘teologia del corpo di Cristo’ in relazione alle visioni transumaniste contemporanee. Tropea mette a confronto questa prospettiva teologica con le tendenze che vedono la tecnologia come mezzo per superare i limiti della condizione umana, offrendo una critica filosofica degli eccessi tecnofili e tecnofobi dominanti.

L’analisi si estende all’impatto della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale sulla formazione dell’identità e della memoria sociale. In questo contesto, l’autore esamina il concetto di ‘Singolarità Tecnologica’, mettendolo in relazione con le visioni escatologiche dell’occidente e dell’oriente e offrendo una valutazione critica delle implicazioni filosofiche e antropologiche di queste prospettive. Poco note, forse, ma centrali per capire gli indirizzi e gli interessi di grandi colossi finanziari le cui scelte pesano sulla vita di miliardi di persone.

Il saggio include, in apertura, uno studio inedito del sionismo come caso esemplare per comprendere la problematizzazione dell’esperienza in un’epoca dominata dalla tecnologia. Questo esempio serve a illustrare come la tecnologia e la narrazione storica influenzino la formazione della memoria collettiva e dell’identità culturale, riproponendo in una forma, finalmente riconoscibile, le dinamiche della violenza sacrale.

L’opera attinge anche alla ricca tradizione della filosofia e teologia russa, in particolare al pensiero dei filosofi della diaspora del XX secolo. Questo riferimento offre una prospettiva unica sul rapporto tra teologia, filosofia e scienza, proponendo un approccio a un pensiero ‘organico’ che integri queste diverse dimensioni del sapere. Fondamentale sapere che questi studi sono stati condotti sul campo, mentre l’autore seguiva da corrispondente il conflitto russo-ucraino, riferendone tutta la portata simbolica ‘apocalittica’.

‘Una guerra metafisica’ è un libro per chi vuole andare oltre la cronaca o gli slogan a buon mercato, che si distingue per la sua profondità analitica e la sua capacità di mettere in relazione concetti complessi provenienti da diverse discipline. L’approccio di Tropea è la ricerca di un faticoso equilibrio tra il rigore filosofico e le espressioni pop e commerciali della cultura contemporanea, come serie Netflix e discografia di consumo, che egli recupera in modo esemplare, rendendo il linguaggio scorrevole e accessibile. Tutto questo per offrire una visione critica e stimolante delle sfide poste dalla società tecnologica, dilaniata dai conflitti esterni e interiori, che l’autore conosce in prima persona come giornalista di guerra e come filosofo.

Quest’opera di Tropea rappresenta un contributo significativo al dibattito contemporaneo sul ruolo della teologia e della metafisica nell’era tecnologica, che riabilita la filosofia come approccio necessario alla lettura di sé e del mondo. Attraverso un’analisi rigorosa e multidisciplinare, l’autore offre una prospettiva originale, invitando a una riflessione profonda sulle questioni fondamentali dell’esistenza umana nel contesto della modernità che se a volte pare travolgerci, è proprio perché non siamo in grado di leggerla.

Da Parigi la Comunità di Sant’Egidio invoca la pace

Ieri al Palazzo dei Congressi di Parigi si è aperto l’incontro internazionale ‘Immaginare la Pace’, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con il presidente francese Emmanuel Macron, Andrea Riccardi, la sindaco di Parigi Anne, Hidalgo, il rettore della Grande Moschea di Parigi Chems-Eddine Hafiz, il gran rabbino di Francia Haim Korsia e l’arcivescovo cattolico Laurent Ulrich, che ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per aver scelto Parigi come sede di questo incontro:

“In questo 2024 la Comunità di Sant’Egidio non poteva fare regalo più bello alla Francia e alla sua capitale accogliendo il nostro invito ad organizzare qui il suo incontro per la pace. Tengo dunque ad esprimerle la nostra gioia e la nostra gratitudine… In occasione dell’apertura nella tregua olimpica per la quale, il 19 luglio, ho celebrato una Messa solenne, certo abbiamo dovuto deplorare che le nazioni continuassero i conflitti durante questo periodo che si è concluso qualche giorno fa”.

Ed ha raccontato la forza dell’utopia: “La lezione del passato ci mostra quanto le utopie abbiano saputo ribaltare le logiche più implacabili. Così ogni scuola di pensiero, ogni filosofia, ogni religione può contribuire a questo apportando il contributo della sensibilità che le è propria, nella ricerca di una verità che, lo crediamo, porta alla libertà”.

Infine ha raccontato il suo recente viaggio in Terra Santa: “E poiché non si può vincere la miseria senza iniziare dall’ascolto di quelli che si confrontano con essa, né far cessare la guerra senza farsi portavoce dei popoli schiacciati dalla violenza vorrei portarvi il ricordo della Terra Santa che ho visitato alcuni giorni fa.

Colpiti dalla guerra, uomini e donne di buona volontà, nel servizio incondizionato a favore di tutti quelli che la Provvidenza manda loro, hanno saputo mostrarmi che, malgrado la stanchezza, non rinunciano ad educare i bambini e i giovani, a curare i malati e i moribondi, ad accogliere i neonati che abbiano o no una famiglia e a mantenere i legami che, al momento opportuno, potranno ricostruire la pace”.

Aprendo l’assemblea il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, ha affermato che parlare di pace è utopia: “Le religioni hanno alle spalle storie di coinvolgimento nella guerra, fino alla sua sacralizzazione. Talvolta si è arrivati al punto di proclamare la guerra in nome di Dio, cosa che tutti noi consideriamo una bestemmia. Se le comunità religiose sono fatte di uomini e donne che vivono le attrazioni fatali del tempo in cui vivono, tuttavia sanno che c’è qualcosa al di là di loro e che dalla profondità delle tradizioni religiose scaturisce il messaggio decisivo della pace.

Nelle grandi tradizioni religiose è scritto il fondamento della pace. Il nome stesso di Dio è la pace. Le religioni certo non hanno il monopolio della pace. La pace non può essere monopolio di nessuno, perché allora non è pace. Quando donne e uomini di religioni differenti s’incontrano, pur nella diversità, si crea un’armonia. E’ una storia che viene da lontano. Da molto lontano”.

Ed  ha ricordato lo ‘spirito’ di Assisi, che ancora continua: “Nell’invocazione a Dio per la pace, si manifestò la forza debole delle religioni. Da quell’incontro di Assisi, il piccolo popolo della Comunità di Sant’Egidio maturò la convinzione che il mondo religioso racchiude le energie per un nuovo linguaggio e per gesti di pace. Anno dopo anno ci siamo incontrati tra leader religiosi e credenti. Anche se in tanti momenti siamo stati messi a dura prova, non rinunciamo a questa visione, non abbandoniamo i mondi religiosi all’isolamento, sentiamo anzi la necessità di sviluppare il dialogo.

Lo abbiamo fatto a Varsavia in tempo di guerra fredda. Lo abbiamo fatto dopo l’11 settembre 2001. Continuiamo a farlo oggi a Parigi. Penso a tanti frutti maturati nel solco dello spirito di Assisi: il Documento sulla Fratellanza umana, firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande imam di Al Azhar, al Tayyeb, amico di questi nostri incontri”.

Amin Maalouf, segretario permanente dell’Académie française, ha fornito alcune speranze: “Non ho nessuna passione per gli scenari apocalittici. Per carattere, tendo piuttosto a ricercare ragioni di speranza. Ma in un mondo in cui regna il sacro egoismo, in cui così tante nazioni e comunità fondano la propria coesione sull’odio per l’Altro, in cui le principali potenze si insultano ininterrottamente e si parlano a malapena, tutte le derive diventano plausibili”.

Soprattutto ha approfondito il ruolo delle tecnologie: “E qui non parlo più soltanto di bombe e di missili. Consideriamo le grandi tecnologie di punta che fanno da vettori della prodigiosa metamorfosi conosciuta dal mondo nei nostri giorni. Queste offrono apporti benefici di cui godiamo ogni giorno, nel campo della sanità, nella diffusione del sapere e in mille altri settori. Ma queste stesse tecnologie comportano anche, proprio a causa delle loro immense potenzialità, certi rischi cui dobbiamo fare sempre attenzione”.

E fra le tecnologie c’è l’intelligenza artificiale: “Nel campo dell’intelligenza artificiale, che ha preso il volo soprattutto negli ultimi quindici anni e le cui promesse sono inaudite, ci sono motivi di inquietudine su cui siamo stati messi in guardia da alcuni di coloro che sono direttamente impegnati in tale rivoluzione, scienziati, imprenditori e pensatori vigili. Essi ci dicono che questa tecnologia potrebbe un giorno sfuggirci di mano, che potrebbe persino trasformarsi in una minaccia esistenziale per la nostra specie, e che forse ci sarebbe bisogno di una moratoria su determinati percorsi di ricerca, in attesa di vederci più chiaro”.

Ma ad aprire la manifestazione parigina è stata la testimonianza della giovane afgana Lina Hassani: “Mi chiamo Lina Hassani e sono qui oggi davanti a voi come una ragazza afghana di 21 anni, di famiglia hazara, che ha vissuto attraverso due decenni di conflitti e profondi cambiamenti. Provengo da un paese tristemente famoso per i suoi tre decenni di guerra: sono arrivata in Belgio attraverso i ‘corridoi umanitari’ della Comunità di Sant’Egidio e vivo lì da 5 mesi; qui mi dedico all’apprendimento della lingua olandese.

La mia storia non riguarda solo la mia vita, ma anche quella di innumerevoli afghani che hanno sopportato difficoltà inimmaginabili. Sono nata a Kabul, una città che custodisce molti ricordi, sia gioiosi che dolorosi. La vita in Afghanistan non è mai stata facile. Nel 2009, mio padre ci è stato portato via, ucciso dai talebani. Ma mia madre, con una forza incredibile, è andata avanti per sostenere la nostra famiglia”.

Ed ha raccontato la vita in Afghanistan: “Nell’agosto 2021, i Talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan, imponendo severe restrizioni alle donne. Non ci era permesso uscire di casa senza un tutore maschio e l’istruzione ci è stata negata. La situazione era particolarmente disperata per coloro che avevano lavorato con entità straniere, tra cui mia madre. Le donne che protestavano contro i Talebani rischiavano la prigione o addirittura la morte. Sentendoci insicure e senza alcuna speranza di una vita migliore in Afghanistan, siamo fuggite in Pakistan.

Tuttavia, la situazione lì non era molto diversa; come rifugiati, eravamo visti come un peso, privi di diritti, senza accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, sempre di fronte alle difficoltà nel rinnovo del visto e a rischio di espulsione. Più di un milione di persone sono state rimpatriate in Afghanistan. Alcuni rifugiati afghani in Pakistan si sono uniti per vivere sotto le tende, sopportando condizioni difficili, senza riparo con un caldo che raggiungeva i 40 gradi”.

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

Papa Francesco: l’intelligenza artificiale non è neutrale

“Mi rivolgo oggi a Voi, leader del Forum Intergovernativo del G7, con una riflessione sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’umanità. ‘La Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano ‘saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro’ (Es. 35,31’. La scienza e la tecnologia sono dunque prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani. Ebbene, è proprio dall’utilizzo di questo potenziale creativo che Dio ci ha donato che viene alla luce l’intelligenza artificiale”: con la citazione dell’ultimo messaggio per la Giornata mondiale per la pace papa Francesco ha iniziato il discorso al G7, riunito in Puglia, sottolineando il valore della dignità umana.

Il tema centrale del discorso del papa ha riguardato, infatti, la dignità umana che si deve confrontare con l’intelligenza artificiale: “Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire. A questo proposito si può dire che tutti noi siamo, anche se in misura diversa, attraversati da due emozioni: siamo entusiasti, quando immaginiamo i progressi che dall’intelligenza artificiale possono derivare, ma, al tempo stesso, siamo impauriti quando constatiamo i pericoli inerenti al suo uso”.

Il pensiero del papa non è un atto di condanna nei confronti dell’intelligenza artificiale: “Il tema dell’intelligenza artificiale è, tuttavia, spesso percepito come ambivalente: da un lato, entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire. A questo proposito si può dire che tutti noi siamo, anche se in misura diversa, attraversati da due emozioni: siamo entusiasti, quando immaginiamo i progressi che dall’intelligenza artificiale possono derivare, ma, al tempo stesso, siamo impauriti quando constatiamo i pericoli inerenti al suo uso”.

E ne ha sottolineato i vantaggi pur richiamandone i ‘pericoli’ di creare una più larga ingiustizia: “Non possiamo, del resto, dubitare che l’avvento dell’intelligenza artificiale rappresenti una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali. Ad esempio, l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una cultura dell’incontro a vantaggio di una cultura dello scarto”.

Quindi il papa ha chiesto di ridare rilievo alla dignità della persona: “Oltre la complessità di legittime visioni che caratterizzano la famiglia umana, emerge un fattore che sembra accomunare queste diverse istanze. Si registra come uno smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano e un’apparente insignificanza del concetto di dignità umana. Sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell’Occidente: la categoria di persona umana..

Non dobbiamo dimenticare infatti che nessuna innovazione è neutrale. La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre. Questa costitutiva dimensione di potere della tecnologia include sempre, in una maniera più o meno esplicita, la visione del mondo di chi l’ha realizzata e sviluppata”.

Ed ha rimesso al centro la necessità dell’azione politica: “Non possiamo, quindi, nascondere il rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi.

Il paradigma tecnologico incarnato dall’intelligenza artificiale rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che ho già identificato con il nome di ‘paradigma tecnocratico’. Non possiamo permettere a uno strumento così potente e così indispensabile come l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: promuovere le differenze

Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Pontificia Accademia per la Vita in occasione dell’assemblea generale fino a mercoledì 14 febbraio sul tema ‘Human. Meanings and Challenges’, che affronta le questioni qualificanti l’umanità, che sono oggi di massima importanza:

Papa Francesco: la pace si costruisce nel rispetto della dignità umana

Oggi papa Francesco ha ringraziato il personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, che ringrazia per il servizio e cui dedica parole importanti sulla pace e sul bene comune: “Prima di tutto grazie per il lavoro fedele e paziente con cui garantite a tutti coloro che vengono in Vaticano, dall’Italia e dall’estero, e gli date la possibilità di vivere momenti di fede e di preghiera, come pellegrini, o semplicemente di svago, come turisti, in un clima sereno di ordine e di sicurezza. E’ un impegno delicato questo, che merita tanto più apprezzamento in quanto svolto quotidianamente, tutti i giorni, e le notti!, dell’anno”.

Dai vescovi un invito ai giovani a vivere la realtà con Cristo

“Infine, la via della pace passa per l’educazione, che è il principale investimento sul futuro e sulle giovani generazioni. Ho ancora vivo il ricordo della Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi in Portogallo nell’agosto scorso. Mentre ringrazio nuovamente le Autorità portoghesi, civili e religiose, per l’impegno profuso nell’organizzazione, conservo nel cuore l’incontro con più di un milione di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, pieni di entusiasmo e voglia di vivere… Nei tempi moderni, parte della sfida educativa riguarda un uso etico delle nuove tecnologie. Esse possono facilmente diventare strumenti di divisione o di diffusione di menzogna, le cosiddette fake news, ma sono anche mezzo di incontro, di scambi reciproci e un importante veicolo di pace”.

A Torino ‘Intelligenze artificiali:possibilità infinite, rischi enormi’

Organizzato dalla Scuola Scientifica Lagrange e dai Lions di Venaria Reale Patrocinato dal Consiglio regionale del Piemonte e dalla Fondazione CRT. Un Symposium ad alto livello a Torino per affrontare le potenzialità e i limiti dell’AI (intelligenza artificiale) organizzato dalla Scuola di Formazione Scientifica Luigi Lagrange di Torino e dal Lions Club Venaria Reale Host si svolge oggi nell’Aula Magna del Campus Universitario ‘Luigi Einaudi’ di Torino. Lungo Dora Siena.

L’attività della Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ contro la tratta delle persone

In Europa aumentano i casi di tratta interna; l’uso delle nuove tecnologie peggiora la condizione di donne e ragazze esposte allo sfruttamento sessuale. In Italia, sono sempre più le persone transessuali in strada. Giovani uomini dal Sud-Est asiatico sono sfruttati nei vari settori del lavoro nero.

Papa Francesco: responsabili del cambiamento climatico

L’Italia festeggia l’agricoltura più green d’Europa con 5450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86.000 aziende agricole biologiche e una percentuale di appena lo 0,6%  di prodotti agroalimentari nazionali con residui chimici irregolari, oltre 10 volte in meno dei prodotti di importazione, il cui tasso di non conformità in media è pari a 6,5% secondo elaborazioni su dati Efsa, secondo un report della Coldiretti, che afferma:

Giornata dell’Università Cattolica: i vescovi invitano a custodire l’ ‘umano’

In occasione della 99^ Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà celebrata domenica 23 aprile, i vescovi italiani hanno scritto un messaggio, in cui invitano a riflettere sulle sfide del nuovo umanesimo, perché le Università sono il luogo dove si coltiva la conoscenza umanistica, intitolato ‘Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo’:

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