A Roma sempre più famiglie sovraindebitate

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“Pubblicità che promettono prestiti facili in poche ore, carte di credito e forme sempre più sofisticate di rateizzazione degli acquisti, una cultura dei consumi che non ha alla base i bisogni reali delle persone e una crisi economica che penalizza i ceti medi aprendo le porte della povertà ad un numero crescente di famiglie. La crescita esponenziale di persone sovraindebitate, che sicuramente ha nella congiuntura economica la causa principale (basti pensare alla pandemia e alla crisi inflazionistica scaturita dal conflitto in Ucraina per i rincari delle risorse energetiche) non può però prescindere da un’analisi sugli stili di vita delle famiglie, in modo particolare di quelle che frequentano le nostre comunità.

Non può spiegarsi altrimenti l’aumento della spesa per il gioco d’azzardo e per le scommesse sportive. E’ questo il quadro che ha permesso il crescente sovraindebitamento e anche l’aumento del fenomeno dell’usura, che colpiscono indifferentemente tutte le classi sociali ma che, nelle famiglie povere, provoca gli aspetti più problematici”: così ha scritto mons. Baldassare Reina, vicegerente della Diocesi di Roma, introducendo il primo Rapporto delle attività svolte nel periodo 2020-2023 dalla Fondazione ‘Salus Populi Romani’, promossa dalla diocesi di Roma, intitolato ‘Ripartire si può’.

Giustino Trincia,presidente della Fondazione ‘Salus Populi Romani’, ha spiegato il titolo: “Le centinaia di storie fatte di errori, di incomprensioni, di ‘passi più lunghi della gamba’, di furbizie commerciali e finanziarie, subite in un mercato che oltre che libero appare a volte senza garanzie per le persone comuni, ci dimostrano che nella gran parte dei casi ripartire si può.

Si può riuscire a gestire con equilibrio e a ristrutturare i propri debiti, onorandoli nel tempo, come è giusto che sia, se si sceglie la strada della massima chiarezza e trasparenza sulle proprie condizioni economiche; ed è esattamente quello che gli operatori della Fondazione chiedono subito alle persone incontrate, assicurando loro la massima riservatezza e la piena disponibilità a calarsi nei panni di chi si viene a trovare sull’orlo di un fallimento economico personale che non di rado può trasformarsi in grave crisi familiare e sociale.

La Fondazione non è in grado di assicurare l’accesso al credito a tutti coloro che ne hanno bisogno, poiché occorre pur sempre rispettare dei criteri e dei vincoli che la normativa impone, soprattutto quando i fondi utilizzati per garantire soggetti non più bancabili sono pubblici. A tutti viene però garantito il massimo impegno per contrastare l’esclusione sociale e finanziaria, fornendo suggerimenti, indicazioni utili sulla strada da poter intraprendere, almeno per non aggravare la propria posizione e per coltivare la speranza di uscire dalla crisi”.

Dal rendiconto della Fondazione emerge che un numero crescente di famiglie fatica a pagare il mutuo della casa. La metà di queste deve far fronte a rate di prestiti e mutui che pesano per oltre il 50% del reddito disponibile, un reddito prodotto per oltre la metà da un solo percettore. Nel dettaglio il 2,87% sul totale dei casi e il 10,42% sui richiedenti con mutui ipotecari/fondiari hanno accumulato alcuni mesi di ritardo nel pagamento delle rate. In molti casi, il ritardo supera i limiti previsti dalla Legge Gasparrini, che permette di richiedere la sospensione del mutuo. Nel triennio 2020-2022 la Fondazione ha realizzato sette interventi di consolidamento debiti con garanzia e trattativa immobiliare.

Il Rapporto si basa su 812 richieste pervenute nel quadriennio considerato e sull’analisi di 558 casi riferiti al 2020-2022 per un totale di 1.800 posizioni debitorie per un valore di oltre € 37.000.000, dei quali € 22.000.000 non rateizzati. Il 75% ha fino a quattro esposizioni debitorie, il 25% da 5 a 8. Il 53% ha un’esposizione entro € 40.000, il 73% entro € 80.000. La Fondazione ha potuto garantire un intervento finanziario ad oltre la metà dei richiedenti per più di € 6.600.000. I beneficiari sono più che raddoppiati nel 2021, passando dai 67 del 2020 a 141, per poi tornare lentamente a calare nel 2022 (123) e nel 2023 (115).

Dall’analisi delle posizioni debitorie emerge che il 40% è proprietario di casa, il 17% ancora con un mutuo. La metà delle famiglie con mutuo deve fronteggiare rate che pesano per oltre il 50% del reddito disponibile, prodotto per oltre la metà da un solo percettore. Aumentano i mutui in sofferenza (siamo al 29% dei proprietari con mutuo) col rischio di vedere la casa messa all’asta: in 7 casi la Fondazione è riuscita a salvare la casa di famiglie con bambini.

Inoltre a Roma e nel Lazio tra il 2020 e il 2022 la percentuale di mutui in sofferenza è stata del 5,02% su 558 casi. Percentuale che sale al 29,17% se si rapportano questi casi in sofferenza all’insieme dei ‘Proprietari con Mutuo’. Dal rendiconto della Fondazione emerge che un numero crescente di famiglie fatica a pagare il mutuo della casa.

Nel triennio 2020-2022 la Fondazione ha realizzato sette interventi di consolidamento debiti con garanzia e trattativa immobiliare. Intervenendo in fase avanzata di procedura esecutiva per la vendita all’asta, è quindi riuscita a salvare la prima abitazione di sette nuclei familiari: 2 nuclei di adulti, 3 famiglie con minori, 2 single. In 5 casi su 7 le persone non sono riuscite a pagare il mutuo per difficoltà lavorative. In due casi, la sofferenza finanziaria è derivata da una separazione conflittuale e collegata all’esigenza di cure sanitarie.

Dall’analisi delle posizioni debitorie emerge inoltre che il 18% ha insoluti di affitto ed il 43,5% di questi con un arretrato di oltre 6 mensilità; il 15% presenta rate di Condominio da pagare e per il 61,5% di questi il debito è sino ad € 4.000. Infine, il 20,4% ha un debito con l’Agenzia delle Entrate, di questi il 28% ha un debito sino ad € 4.000, il 36,5% porta Cartelle esattoriali fino ad € 20.000 ed il 21% ha una debitoria erariale per oltre € 30.000.

Inoltre il 75,5% delle persone che si sono rivolte all’organismo provengono principalmente da Roma e hanno un’età compresa tra i 46 e i 55 anni (34%) e tra i 56 e i 65 anni (29,4%). Nel 52% dei casi si tratta di uomini e nel 48% di donne. Il 41,7% dei richiedenti ha un lavoro a tempo indeterminato, il 17,9% è in pensione, il 16% è lavoratore autonomo e il 9,1% non ha entrate. Riassumendo, quelle schiacciate dai debiti sono le famiglie ‘produttive’ del Lazio, quelle che hanno un lavoro dipendente, una casa in affitto (o in molti casi di proprietà) e figli a carico.

Inoltre sui 558 casi analizzati la maggior parte delle persone (58,8%) addebita la passività del bilancio familiare ad una sola causa; mentre un numero significativo di persone (187 pari al 33,5%) ha più di un problema che ha contribuito all’indebitamento. In 39 casi (7%), l’indebitamento è causato dall’unione di tre fattori. Tra le cause più frequenti del sovraindebitamento ci sono la perdita del lavoro e la riduzione del reddito (323 casi).

A seguire un altro fattore di rischio è rappresentato dall’acquisto di beni durevoli (74 casi) e di consumo (67). Un ruolo indicativo nell’indebitamento delle famiglie romane lo assumono i conflitti familiari, le cause di separazione e divorzi (72 casi) considerando che le spese legali, l’assegno di mantenimento e la gestione di due distinte abitazioni vanno ad incidere pesantemente sulle finanze familiari.

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