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Basta spot per l’azzardo camuffati da campagne informative

Mettiamoci in gioco, la Campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo, esprime forte preoccupazione per la recente diffusione di video spot pubblicitari in favore del gioco d’azzardo che si presentano formalmente come campagne informative sul ‘gioco responsabile’, come previsto nel decreto Legislativo 25 marzo 2024 numero 41. Il suddetto decreto, infatti, stabilisce che ‘il concessionario investe annualmente una somma pari allo 0,2% dei suoi ricavi netti, comunque non superiore ad € 1.000.000 per anno, in campagne informative ovvero in iniziative di comunicazione responsabile’.

Di fatto, come denunciato dalla campagna a suo tempo, queste iniziative finiscono per essere chiari messaggi promozionali in favore del gioco d’azzardo e, in particolare, dei concessionari che le commissionano, i cui loghi sono ben presenti negli spot. ‘Mettiamoci in gioco’ sottolinea, ancora una volta, che l’enfasi sul ‘gioco responsabile’, così come sul ‘gioco legale’, non assicura in alcun modo una limitazione degli effetti negativi della diffusione del gioco d’azzardo, soprattutto quando l’offerta dell’azzardo raggiunge livelli abnormi, come accade nel nostro paese, sia nell’online sia nei nostri territori. E la situazione diventerebbe ben peggiore se il governo eliminasse, o riducesse fortemente, il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo introdotto con il decreto Dignità del 2012.

La pressione in favore del gioco, specie nei confronti dei cittadini più fragili, diventerebbe ancora più insostenibile, viste le ingenti risorse che i concessionari sono pronti a investire per promuovere l’azzardo. Spiace, poi, vedere che personaggi ben noti al pubblico si prestino come testimonial per sostenere un settore che crea così tanti e così gravi problemi sanitari, sociali ed economici a un numero sempre più alto di persone in tutto il paese.

Nel 2024 in Italia sono stati ben 160 i miliardi di euro giocati, stabilendo così un nuovo record. Dati allarmanti se correlati con le più accreditate indagini sulla dipendenza da gioco d’azzardo. Lo studio IPSAD del CNR-IFC stima in circa 20 milioni gli italiani tra i 18 e gli 84 anni (43%del totale) che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nel corso del 2022 e in 800mila gli italiani della stessa fascia d’età che presentavano in quell’anno un profilo di gioco a rischio da moderato a severo. L’indagine sottolineava che sono proprio le persone con redditi mensili e titoli di studio più bassi a diventare più frequentemente giocatori problematici o dipendenti.

Lo studio ESPAD del CNR-IFC sugli studenti tra i 15 e i 19 anni stima in 1.300.000 (51% del totale) coloro che hanno giocato almeno una volta nel corso del 2022, in quasi 130mila i giocatori a rischio e in oltre 67mila i giocatori problematici.

Per queste ragioni, la Campagna Mettiamoci in gioco chiede al governo di non modificare quanto disposto nel decreto Dignità e, piuttosto, di cancellare la possibilità per i concessionari di promuovere “campagne informative” inevitabilmente destinate a rafforzare e indirizzare la domanda di azzardo.

Denise Amerini: il gioco d’azzardo incide sulla salute dei minori

Il comparto del gioco di azzardo ha raggiunto la cifra di € 160.000.000.000 giocati in Italia nello scorso anno, arrivando quasi a raggiungere la spesa alimentare. A fronte di questo e di un aumento dei casi patologici in carico e stimati ci si aspetterebbe un intervento a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine, con una riduzione reale dell’offerta di azzardo online e fisico e una regolamentazione che fornisca strumenti di prevenzione e contrasto alle dipendenze.

Invece no, è la denuncia della campagna ‘Mettiamoci in gioco’, che segnala un’ulteriore legalizzazione del gioco d’azzardo: “Siamo molto preoccupati per il contenuto della bozza di decreto legislativo sul riordino del settore azzardo ‘fisico’. La bozza istituisce la distinzione tra punti gioco certificati e non. La differenza tra i due risiede nella formazione del personale”.

Ma questo non è l’unico neo della bozza: “La bozza prevede anche punti gioco non certificati, introducendo per questi una distanza di 200 metri dai punti sensibili che essa stessa individua, riducendoli solo alle scuole secondarie di secondo grado e ai SerD (Servizio per le Dipendenze patologiche, ndr.). Viene, quindi, ridotta la distanza anche per questi punti gioco, rispetto alla stragrande maggioranza delle leggi regionali vigenti, in più viene drasticamente ridotto il numero di luoghi sensibili”.

Un’altra questione denunciato dalla Campagna riguarda il rapporto con la criminalità ed il gioco d’azzardo online: “Non c’è traccia, così come era già accaduto per il riordino del gioco d’azzardo online, di una riduzione della pericolosità dei giochi, così come non ci sono provvedimenti per quei giochi d’azzardo che risultano più facilmente infiltrabili dalla criminalità organizzata.

Ancora una volta gli interessi della lobby dell’azzardo prevalgono sulla salute pubblica e per mantenere l’entrata erariale, che sappiamo essere ben poco rispetto al volume di denaro che circola nell’azzardo, si continua a lasciare spazio a possibili e concrete infiltrazioni criminali, anche di tipo mafioso, come diverse inchieste giudiziarie hanno ampiamente dimostrato”.

Alla responsabile dei coordinamenti territoriali della campagna ‘Mettiamoci in Gioco’, Denise Amerini, chiediamo il motivo per cui c’è preoccupazione per la possibile riforma sul gioco d’azzardo: “La preoccupazione è tanta, visto quanto è accaduto in questi anni. Il decreto legislativo 41/2024, ‘Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza’, è intervenuto esclusivamente sul gioco d’azzardo on line, con misure che fin da subito abbiamo contestato, a partire dalle parole utilizzate: si parla di gioco pubblico a distanza, di gioco di abilità, e la parola ‘azzardo’ non compare mai, quando è dimostrato che è l’azzardo a produrre dipendenza. Si parla di gioco responsabile, attribuendo al comportamento della singola persona le eventuali conseguenze in termini di perdita di controllo e di dipendenza.

Sappiamo come sia difficile, per una persona che sta sviluppando comportamenti a rischio di dipendenza, riconoscerlo, e come le tipologie di gioco d’azzardo siano studiate e concepite per essere sempre più additive. A questo provvedimento ha fatto seguito la legge di bilancio, che ha soppresso l’osservatorio sul GAP (Gioco d’Azzardo Patologico, ndr.) istituito presso il ministero della salute, strumento importante di conoscenza e indirizzo, ed ha abrogato le norme che prevedevano un fondo specifico di € 50.000.000 annui per la prevenzione, cura e riabilitazione del GAP.  In più, ha stabilizzato la quarta estrazione settimanale di lotto e superenalotto, aumentando di fatto l’offerta, e prorogato le concessioni in essere, invece di procedere con l’indizione di nuove gare”.

Un altro punto controverso riguarda la distanza delle sale da gioco dai luoghi ‘sensibili’: cosa si prevede?

“Oggi, la proposta di legge di riordino del gioco fisico interviene sulla distanza dai luoghi sensibili, identificati esclusivamente nelle scuole secondarie di secondo grado e nei SerD, ridotta a 200 metri, e solo per i punti gioco non certificati. Si vanifica il lavoro di molte amministrazioni locali, che sono intervenute stabilendo distanze minime e limitazioni orarie, con un indubbio effetto positivo rispetto allo sviluppo di patologie da dipendenza.

La proposta interviene anche sugli orari di chiusura, introducendo due fasce orarie differenziate per esercizi certificati e non, con poche ore di chiusura nella giornata, permettendo l’apertura per tutta la notte, fino alle ore 5 del mattino. Provvedimenti sbagliati, che non vanno affatto nella direzione necessaria, di riduzione e regolamentazione dell’offerta, indispensabili per prevenire le gravi conseguenze sociali ed economiche dell’azzardo e la patologia da dipendenza”.

Ulteriore punto riguarda i punti di gioco certificati: quale distinzione corre tra punti gioco certificati e non?

“La distinzione risiede esclusivamente nella formazione del personale. Già oggi, però, la stragrande maggioranza delle leggi regionali prevede la formazione obbligatoria per il personale: la proposta non aggiunge nulla in termini di qualificazione”.

Per quale motivo sono previste le sale slot anche vicino ai luoghi sensibili?

“Premesso che i luoghi sensibili vengono drasticamente ridotti, l’azzeramento delle distanze si basa sull’assunto, molto caro ai gestori, che i cosiddetti distanziometri non servano a nulla. In assenza di una normativa complessiva, questi non sono certo misure risolutive, ma, laddove applicate, hanno dimostrato la loro efficacia, confermata dagli operatori dei servizi. Allontanare l’offerta dai luoghi sensibili, e ridurre l’offerta, è un concreto disincentivo, soprattutto per quei giocatori che ancora non hanno sviluppato una patologia conclamata”.

Quale volume ha il gioco d’azzardo?

“Le gravi carenze della legislazione in materia hanno fatto esplodere un settore che nel 2023 ha registrato una raccolta di € 147.000.000.000, e nel 2024, in assenza ancora di dati definitivi, si attesterà intorno ad € 160.000.000.000. Doveroso sottolineare che l’80% dei profitti è dato dai giocatori patologici”.

Quanto incide nei minori e nei soggetti fragili il gioco d’azzardo?

“Una recente ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità dice che fra i ragazzi fra i 14 anni ed i 17 anni, i giocatori problematici, che giocano ogni giorno, sono il 4%, e che quelli a rischio importante sono il 5,9%. Il 40% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di non aver mai avuto controlli, nei bar, nelle tabaccherie, ma anche nelle sale da gioco. Sono dati complessivamente in crescita, e ricordiamo che per i minorenni l’azzardo è vietato. Sempre i dati del CNR ci dicono che gioca il 47% degli indigenti, il 56% delle persone con reddito medio/basso, l’80,2% dei lavoratori saltuari o precari”.

Quale vantaggio ha lo Stato nella promozione di questa riforma?

“Quello che si afferma, è che senza i proventi dell’azzardo non si chiuderebbero i bilanci dello Stato, che sono soldi importanti per la finanza pubblica. Ma, come sappiamo, a fronte di una raccolta di € 147.000.000.000 nel 2023, soldi sottratti all’economia reale, allo Stato ne sono andati € 11.000.000.000. Una percentuale molto bassa. E nessuno quantifica i costi in termini di salute individuale e collettiva, in termini sociali, di impoverimento delle persone, e in termini di lotta alla criminalità, che, come dimostrano i dati della Commissione antimafia e della DIA (Direzione Investigativa Antimafia, ndr.), trova nell’azzardo legale terreno fertile e privilegiato per il riciclaggio”.

Le parrocchie si schierano contro il gioco d’azzardo

Giovedì 20 febbraio alla sede della Caritas Italiana è stato presentato il progetto ‘Vince chi smette’, attraverso il quale si promuovono percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati con lo scopo di costruire una coscienza critica collettiva e a promuovere azioni concrete di contrasto e prevenzione, in collaborazione con FICT (Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche), alla presenza di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, il sociologo Maurizio Fiasco, l’economista Luigino Bruni, il presidente FICT Luciano Squillaci e padre Alex Zanotelli, moderati da moderati da Caterina Boca, che ha sottolineato il bacino d’utenza:

“Il progetto è rivolto alle comunità parrocchiali, abbiamo coinvolto la rete delle Caritas diocesane, chiedendo loro di aderire perché a loro volta possano attivare le comunità in un processo di sensibilizzazione e di formazione di una coscienza critica intorno al tema dell’azzardo… La ‘cassetta degli attrezzi’ del progetto è composta da fascicoli, che corrispondono a percorsi di animazione. Sono proposte di attività da svolgersi sui territori, che sono a loro volta suddivise in base alle categorie: per i ragazzi, i giovani adulti (giovani, giovani coppie, famiglie) e gli anziani. Siamo consapevoli che il linguaggio e gli strumenti da utilizzare per attivare le comunità cambiano in base all’età e all’esperienza”.

Infatti il fenomeno dell’azzardo ha assunto negli ultimi anni una dimensione preoccupante e non si registrano proposte e scelte politiche in grado di realizzare adeguate misure di contrasto, prevenzione e sostegno. Se il gioco è un esercizio singolo o collettivo liberamente scelto a cui ci si dedica per passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche, nell’ambito dell’azzardo, l’attribuzione della qualifica di gioco è del tutto fuori luogo.

L’azzardo è infatti un’attività in cui ricorre il fine di lucro, nella quale la vincita o la perdita sono elementi aleatori (l’elemento determinante è il caso), e l’abilità, la capacità o l’esperienza altrimenti riscontrati nel gioco, hanno un’importanza trascurabile ed ininfluente.

Dal 2013 è riconosciuto come patologia perché l’azzardo può dar luogo a una condizione patologica di dipendenza, consistente nell’incapacità cronica di resistere all’impulso del gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali.

Nonostante la crescente consapevolezza di questa situazione, il fenomeno dell’azzardo continua a espandersi in modo preoccupante. Le slot machine, i gratta e vinci, le scommesse e i concorsi a premi sottraggono annualmente agli italiani circa € 85.000.000.000, rappresentando una spesa per le famiglie che si avvicina a quella per il cibo e supera quella per il riscaldamento domestico e le cure mediche; quindi è un invito a costruire reti civiche e solidali:

“Animare una comunità, per noi, vuol dire anche essere Chiesa in uscita, invitiamo tutti ad uscire dalle proprie comunità, individuando altri organismi che si occupano di azzardo con cui creare delle relazioni. Si può chiamare l’ente locale e invitarlo a degli incontri pubblici, ragionare insieme sulla presenza delle slot machine nel proprio territorio, mappare la propria zona. L’invito è a non rimanere isolati ma uscire e fare rete con i movimenti civici. ‘Vince chi smette’ è un progetto che vuole smuovere e costruire dal basso la coscienza delle persone. Siamo chiamati, in quanto cristiani, a interrogarci e affrontare il grave male che oggi affligge le nostre comunità”

Salutando i partecipanti il direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello, ha illustrato lo scopo del progetto: “La pratica dell’azzardo toglie dignità e giustizia. Vince chi smette è uno dei progetti giubilari perché ci aiuta ad aumentare la consapevolezza nelle nostre comunità rispetto ai rischi connessi alla pratica dell’azzardo, che non è mai un gioco. Liberare le persone dalle varie forme di dipendenza, come la pratica dell’azzardo, significa restituire dignità”.

Mentre il sociologo Maurizio Fiasco, consulente scientifico dell’Osservatorio ‘sul contrasto al gioco d’azzardo e alla dipendenza grave’, ha lanciato un appello contro la dipendenza d’azzardo: “Con l’azzardo ci troviamo di fronte a una costruzione raffinatissima, molto complessa. La dipendenza da azzardo si sviluppa in correlazione ad altri tipi di dipendenze. Un appello: appassionarsi a smontare il giocattolo. Investire, documentarsi, non aver fretta di giungere a delle conclusioni, verificare le conclusioni”.

Invece l’economista Luigino Bruni, docente alla LUMSA di Roma ha sottolineato il problema economico legato al gioco d’azzardo: “C’è un grande equivoco sul tema del ‘gioco’ patologico. Associare l’azzardo al gioco è un’umiliazione per il gioco vero, che è una delle capacità fondamentali dell’essere umano. L’azzardo tutto è fuorché un gioco. E’ una macchina mangia soldi, una struttura di peccato.

Non c’è solo un problema di patologia. L’azzardo è un problema economico, civile e spirituale. Non confiniamo il problema dell’azzardo al patologico, ma consideriamo il tutto. L’azzardo è contrario al bene comune. E l’idea che l’azzardo sia innocuo se consumato in piccole dosi è fuorviante e va combattuta”.

Quindi il presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT), Luciano Squillaci, ha affermato che occorre studiare soluzioni complesse: “Quella dell’azzardo è una questione che ha una complessità importante. Le soluzioni semplici sono sbagliate. Il fenomeno va considerato nel suo complesso, non in modo settoriale e frammentato. Serve un approccio sistemico, con il coraggio di percepirsi all’interno del sistema”.

Infine il missionario comboniano, p. Alex Zanotelli, ha invitato a riscoprire la ‘logica’ del Vangelo: “Noi cristiani dobbiamo riconoscere che abbiamo tradito il vangelo, proprio sui soldi. Noi cristiani d’Occidente abbiamo sposato un sistema che è profondamente ingiusto. L’Occidente deve cominciare a convertirsi e tornare alla logica del Vangelo. Rispetto al tema economico, che cosa ne abbiamo fatto di quello che Gesù chiede? Cito due comandamenti proposti dal teologo Enrico Chiavacci. Il primo: cerca di non arricchirti. Il secondo: se tu hai, hai per condividere. Organizziamo dei momenti di comunità in cui chiediamo perdono al Signore per aver tradito le indicazioni del Vangelo. Per essere liberi”.

(Foto: Caritas Italiana)

Cei: proposte per dare speranza

Incontrando i giornalisti al termine della sessione invernale del Consiglio permanente della Cei, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, ha ribadito che la Cei non ha ‘un progetto politico-partitico’, anche se si registra ‘un grande fermento, un desiderio di partecipazione dei cattolici, che ci dà tanta speranza’.

Per questo ha sottolineato che la partecipazione sta diventando anche «desiderio di protagonismo: non perché la politica debba essere cattolica, ma perché i cattolici, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, pensano di poter dire qualcosa proprio a partire da questa identità e da determinati valori”.  Per questo i vescovi italiani guardano “con fiducia al fatto che ci siano luoghi di confronto dove, pur nella legittima pluralità, i cattolici possano riconoscersi e dialogare. Ci sembra un fronte in movimento che ci dà tanta speranza. Vogliamo provare ad accompagnare questa voglia di partecipazione, prevedendo luoghi di confronto capaci di elaborare piattaforme comuni, proprio come è avvenuto a Trieste”.

Ecco il motivo per cui i vescovi hanno espresso gratitudine per gli spunti offerti nell’introduzione ai lavori da parte del card. Zuppi, sottolineando l’importanza dell’Anno Santo “da cogliere come opportunità per un rinnovato impegno nell’evangelizzazione ma anche per dare risposte alle questioni sociali sempre più stringenti.

Di fronte a quella che il card. Zuppi ha definito la ‘sete di spirito e di speranza nascosta nella vita delle persone’, è necessario infatti riscoprire la forza della preghiera e la bellezza della liturgia, lavorando su stili celebrativi condivisi e recuperando l’esperienza delle ‘case della preghiera’. In quest’ambito, è stato rilevato, un ruolo fondamentale possono giocarlo i laici, soprattutto i Lettori che aiutano proprio a pregare con la Parola di Dio, sulla cui formazione è opportuno puntare”.

All’interno del Consiglio permanente sono state elaborate anche alcune proposte: “In quest’ottica, sono state condivise alcune proposte per il Giubileo 2025, a partire dagli aggiornamenti sulla partecipazione degli italiani al Giubileo degli Adolescenti e a quello dei Giovani. Sono state presentate inoltre alcune iniziative promosse dalla Caritas Italiana per contribuire al riconoscimento della dignità e della libertà di ogni persona.

Tra queste, ‘Mi fido di noi’, un progetto di microcredito sociale a favore di quanti hanno difficoltà ad accedere al credito. Lanciato in occasione dell’Anno Santo, si propone di restituire speranza e dignità attraverso l’accompagnamento e il coinvolgimento della comunità ecclesiale. E’ prevista la creazione di un fondo, alimentato grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana, della Caritas Italiana, delle Chiese locali e al sostegno di fondazioni, associazioni, imprese e cittadini, anche attraverso attività di crowdfunding”.

Proposte a favore delle famiglie colpite da usura, supportate da Banca Etica: “L’accompagnamento delle persone e delle famiglie beneficiarie del credito, anche attraverso momenti formativi tesi a favorire una gestione consapevole e sostenibile del bilancio familiare, sarà affidato alle Caritas diocesane, in collaborazione con le Fondazioni Antiusura, che istruiranno le pratiche e ricopriranno il ruolo di enti erogatori. Il coordinamento a livello nazionale sarà svolto da CEI, mentre sarà Banca Etica a supportare le fasi operative del progetto”.

Ma anche per i percorsi riguardanti la fede: “Infine, oltre alle attività riguardanti i detenuti e le persone con disabilità, è stato illustrato ‘Cammini della fede’, che ha l’obiettivo di censire i percorsi di fede cristiana presenti sul territorio. Nel mese di marzo sarà online una WebApp che sosterrà i pellegrini con spunti di riflessione e informazioni utili sugli itinerari giubilari delle Chiese in Italia”.

Quindi è un invito a vivere la speranza con responsabilità: “La speranza, è stato evidenziato, non può più essere pensata come semplice attesa, ma va coniugata con la responsabilità, nella linea più volte indicata da papa Francesco. E’ tempo cioè di ‘organizzare la speranza’, per evitare che essa diventi un anestetico. Questo vuol dire mantenere alta l’attenzione sulle crescenti disuguaglianze, spesso dovute a un modello economico e di sviluppo iniquo, e sulla drammatica situazione delle carceri, dove l’indice di sovraffollamento e il numero preoccupante di suicidi chiedono di assicurare ‘condizioni dignitose a quanti vengono privati della libertà’”.

E’ uno stimolo ad una presenza dei cristiani nella vita politica, rivitalizzando le scuole di formazione: “Nel loro confronto, i presuli si sono soffermati sull’urgenza di ‘una rinnovata presenza dei cristiani nella vita politica del Paese e dell’Europa’, mostrando apprezzamento per i tentativi di gruppi e singoli che, specialmente a partire dalla Settimana Sociale di Trieste, hanno ripreso vigore. Si tratta di un segno che, a fronte della rarefazione della partecipazione alla vita politica e sociale, va colto, incoraggiato e accompagnato, nella consapevolezza che il Vangelo non è avulso dalla realtà, ma ha a che fare con la concretezza della vita. Per questo, secondo i vescovi, è fondamentale creare e rivitalizzare i luoghi di formazione socio-politica, aiutando a promuovere il dialogo senza cedere alle polarizzazioni e alle contrapposizioni sterili”.

Inoltre nella ‘battaglia’ contro gli abusi i vescovi hanno messo in ‘campo’ nuove alleanza per una maggiore tutela: “I Vescovi hanno rinnovato l’impegno a compiere ogni passo perché la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili porti alla promozione di ambienti sicuri. In questa prospettiva, sensibili e vicini al dolore delle vittime di ogni forma d’abuso, hanno ribadito la loro disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia…

Lo studio, che avrà carattere scientifico, verrà svolto da due enti di riconosciuta indipendenza e terzietà: l’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro per la vittimologia e la sicurezza-Alma Mater-Bologna. Questa iniziativa va ad affiancare e integrare quanto emerge dalle rilevazioni sulle attività di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nelle diocesi italiane, giunte quest’anno alla terza edizione, che si fondano sui dati concreti forniti dai referenti dei Servizi territoriali e dai responsabili dei centri di ascolto nel loro operare quotidiano nelle diverse diocesi”.

Infine il Consiglio Permanente ha approvato il documento ‘L’insegnamento della religione cattolica: opportunità di formazione e dialogo’: “Il documento intende sottolineare e rilanciare il contributo dell’insegnamento della religione cattolica come occasione in cui si esprime il servizio della Chiesa alla comunità scolastica e l’alleanza educativa che è sottesa. Fra i temi che il testo approfondisce: l’attualità dell’insegnamento della religione cattolica, il profilo e l’impegno educativo dell’insegnante di religione, il ruolo della comunità ecclesiale”.

(Foto: Cei)

A Roma sempre più famiglie sovraindebitate

“Pubblicità che promettono prestiti facili in poche ore, carte di credito e forme sempre più sofisticate di rateizzazione degli acquisti, una cultura dei consumi che non ha alla base i bisogni reali delle persone e una crisi economica che penalizza i ceti medi aprendo le porte della povertà ad un numero crescente di famiglie. La crescita esponenziale di persone sovraindebitate, che sicuramente ha nella congiuntura economica la causa principale (basti pensare alla pandemia e alla crisi inflazionistica scaturita dal conflitto in Ucraina per i rincari delle risorse energetiche) non può però prescindere da un’analisi sugli stili di vita delle famiglie, in modo particolare di quelle che frequentano le nostre comunità.

Dal Piemonte le associazioni contro il gioco d’azzardo

Una proposta di legge di iniziativa popolare per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico sostenuta da 12.000 firme, 40 associazioni e 21 sindaci: è stato questo il risultato della campagna ‘Giochiamo la nostra partita’, portata avanti negli scorsi mesi da 40 realtà del terzo settore, tra cui Libera Piemonte, Sermig, Gruppo Abele, Acli.

Le Marche ‘giocano’ d’azzardo

Nell’ultima settimana di luglio il consiglio regionale delle Marche ha modificato la legge regionale 3 del 2017 relativa alla prevenzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network: secondo le nuove disposizioni l’esercizio delle attività legate al gioco e la possibilità di installare nuovi apparecchi sono vietati se ubicati a meno di 200 metri dai luoghi sensibili nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti ed inferiore a 300 metri nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti.

Da Piombino più attenzione ai giovani

Il progetto ‘Selfie – Indagini sugli stili di Vita Giovanili’, è nato con lo scopo di scoprire i gusti, le abitudini e le idee dei ragazzi, permettendoci di delineare un quadro significativo degli stili di vita adolescenziali; così è stato creato uno strumento di lavoro per le scuole, valido sia come contributo alla conoscenza complessiva degli studenti sia come premessa per un lavoro più approfondito verso target specifici di studenti.

Le associazioni: azzardo non riparta

‘Presidente Conte, non faccia ripartire l’azzardo’: è l’appello che arriva da decine di associazioni e movimenti più impegnati sul fronte delle azzardopatie, mentre inizia l’esame del Documento di economia e finanza (Def) nel quale il governo prevede dall’azzardo ‘maggiori entrate per circa € 1.300.000.000 nel 2020 ed € 1.200.000.000 nel 2021’.

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