27 gennaio: per non dimenticare la memoria

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“Sabato prossimo, 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo e la condanna di quell’orribile sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi, avvenuto nella prima metà del secolo scorso, aiuti tutti a non dimenticare che le logiche dell’odio e della violenza non si possono mai giustificare, perché negano la nostra stessa umanità”: al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso papa Francesco ha ricordato che oggi si commemora la Giornata della memoria, invitando a non dimenticare ed a non giustificare la violenza contro l’umanità.

Anche la presidente dell’ANCP (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani), Mariapia Garavaglia, ha sollecitato a non dimenticare ciò che è avvenuto, affinché non si ripeta più, come purtroppo è ancora successo nello scorso 7 ottobre: “La giornata della memoria quest’anno chiede a tutti, proprio a tutte le persone animate dalla coscienza dei diritti umani e da sinceri sentimenti umanitari, di ricordare che non ci si può arrendere alla indifferenza o alla liturgia delle celebrazioni.

Il 7 ottobre scorso si è ripetuta la barbarie della ‘Notte dei cristalli’ da parte di una organizzazione terroristica che non può essere giustificata con alcun paragone. La Shoah ritorna moralmente ogni volta che si tollera o si tace su movimenti e manifestazioni chiaramente antisionisti.

Ricordiamo altresì che il diritto umanitario, anche in azioni militari, esige che si salvaguardino le persone vulnerabili. Pertanto l’impegno di ANPC si rivolge non solo a mantenere la memoria ma a divulgare e testimoniare alle nuove generazioni i valori che ci guidano nella denuncia degli orrori del passato affinché non si ripetano più. Resistere alla violenza barbarica per una società di giusti è per noi il messaggio di questa Giornata della Memoria”.

Invito che è stato ripetuto anche dal presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, partendo da una frase dello scrittore Primo Levi: “L’uomo del Novecento (immerso nel tempo della ragione, della fiducia incondizionata nell’avanzamento della scienza, della cultura, della tecnica) mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte a un tornante così tragico; mai avrebbe concepito la possibilità di una simile regressione: mentre si confidava, come veniva conclamato, in un’alba radiosa per l’umanità, si trovò improvvisamente precipitato nelle tenebre più fitte”.

Ad Auschwitz l’orrore va oltre l’immaginazione: “Auschwitz spalancava (e spalanca tuttora) i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione. Un orrore assoluto, senza precedenti (cui null’altro può essere parificato) ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione. Un orrore che sembrava inconcepibile tanto era lontano dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano”.

In questo senso la mente umana supera l’immaginazione: “Eppure Auschwitz e tutto il meccanismo di sterminio, che ha inghiottito milioni di ebrei, e anche appartenenti al popolo Romanì, omosessuali, dissidenti, disabili, testimoni di Geova, sono stati concepiti e realizzati da menti umane. Menti che, per quanto perverse, hanno sedotto, attratto e spinto alla complicità centinaia di migliaia di persone, trasformate in ‘volenterosi carnefici’ secondo la lucida definizione di Daniel Goldhagen”.

L’ideologia produce orrore: “Eppure le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, virus che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa”.

Ma i ‘Giusti’ hanno salvato l’umanità: “Sono stati i ‘Giusti’, secondo una terminologia cara al popolo ebraico perseguitato. Persone che, per motivazioni diverse, hanno rischiato la propria vita e talvolta l’hanno perduta per mettere in salvo cittadini ebrei dalla furia omicida nazifascista. Un lungo elenco di nomi, quasi ottocento (come abbiamo ascoltato) quelli finora accertati in Italia, una costellazione di luci e di speranza che continua a rassicurare sul destino dell’umanità.

Persone tra le più disparate: donne e uomini, laici e religiosi, partigiani, appartenenti alle forze dell’ordine, funzionari dello Stato, intellettuali, contadini. Accomunati dal coraggio, dalla rivolta contro la crudeltà, dal senso di umanità”.

Ed ha citato alcuni nomi, che hanno salvato le vite agli ebrei, sapendo il rischio di perdere la vita: “Desidero citarne alcuni altri che hanno condiviso il tragico destino della deportazione delle persone che hanno tentato di salvare. Odoardo Focherini, amministratore del giornale cattolico Avvenire d’Italia; Torquato Fraccon, partigiano, morto a Dachau insieme al figlio; il domenicano, padre Giuseppe Girotti; Calogero Marrone, capo ufficio anagrafe del comune di Varese, Giovanni Palatucci, reggente della questura di Fiume; Andrea Schivo, agente di custodia nel carcere San Vittore di Milano. Scoperti e arrestati dai nazifascisti hanno concluso la vita nei lager tedeschi.

Di fronte alla barbarie, di fronte all’ingiustizia, tutte queste persone non hanno girato la testa, non hanno volto lo sguardo altrove. Hanno sconfitto, innanzitutto dentro loro stessi, la paura, l’inerzia complice, l’indifferenza che, come ci ricorda spesso Liliana Segre, cui rivolgo un pensiero affettuoso a ottant’anni della sua deportazione’ è la più perniciosa delle colpe”.

Esplicitamente il presidente della Repubblica ha parlato di un pericoloso ritorno antisemita: “Assistiamo, nel mondo, a un ritorno di antisemitismo che ha assunto, recentemente, la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini, persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah.

Siamo convinti che i giacimenti di odio siano stati ingigantiti da parole e atti spietati, persino blasfemi. Il sogno di una pace, sancita dal reciproco riconoscimento e rispetto delle tre religioni monoteiste figlie di Abramo, appare lontano (forse come non è mai stato in tempi recenti) ma rimane l’orizzonte di un riscatto di questa parte del mondo, e non soltanto di questa”.

Ma anche il presidente di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Vincenzo Falabella, ha  ricordato anche l’olocausto delle persone disabili: “Ricordiamo il programma Aktion T4, diventato tristemente noto come l’Olocausto delle persone con disabilità. Decine di migliaia le vittime. Per fare memoria FISH si unisce alle iniziative, pubbliche e private, di commemorazione, ricordo, condanna dei protagonisti di quei crimini contro l’umanità.

Lanciamo anche un monito per i tempi presenti, dove continuiamo purtroppo a registrare situazioni di discriminazione o parole d’odio nei confronti delle persone con disabilità, senza contare gli stigmi e i pregiudizi ancora presenti… Per questo riteniamo importante che la nostra opera di sensibilizzazione sia rivolta soprattutto ai giovani, per consentir loro di riscoprire l’attenzione per i temi sociali”.

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