Papa Francesco: l’opera artistica è un atto di carità

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Questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza 300 membri della Fondazione Arena di Verona in occasione del centenario della ‘rinascita’ dell’edificio e del Festival lirico che continua ad ospitare, sottolineando la ‘preziosa’ attività artistica, che tramandano:

“Sono lieto di accogliervi in occasione delle celebrazioni per il centenario della ‘rinascita’ dell’Arena di Verona, iniziata nel 1913 con la grande rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi e continuata fino ad oggi. Cento stagioni di attività artistica di altissimo livello, che hanno raccolto e mantenuto viva una preziosa eredità del passato, per consegnarla ancora più ricca alle generazioni future. E questo è molto bello: è una forma intelligente, creativa e concreta di gratitudine e di carità”.

Ha fatto un excursus storico, in cui ha ricordato i vari usi dell’edificio nei secoli: “L’eredità di cui parliamo è multiforme. L’edificio stesso dell’Arena, prima di tutto, ha una storia di venti secoli, e si è conservato nel tempo proprio grazie al fatto di essere sempre stato un luogo vissuto.

Come spesso accade, è stato adattato a vari utilizzi, protagonista di alterne vicende: valorizzato, in alcuni periodi, nella sua funzione originale di luogo di spettacolo; declassato, in altri, ad usi più umili, fino a rischiare, in alcuni momenti, di essere ridotto addirittura a cava di pietre.

Lo ha però sempre riscattato l’affetto con cui i veronesi ne hanno di volta in volta tutelato la sopravvivenza, tornando a restaurarlo e a ripristinarlo tante e tante volte. E così è giunto agli inizi del ‘900 ad ospitare i natali di quella che sarebbe diventata la bellissima avventura del Festival, oggi centenaria”.

In questa opera artistica ha sottolineato il lavoro, che avviene dietro le ‘quinte’, utilizzando un paragone con ciò che scrive san Paolo: “Quanto lavoro in tutto questo, quanta dedizione e quanta fatica: da quella di chi ha costruito e ricostruito le strutture, a quella di autori ed artisti, a quella degli organizzatori dei vari eventi e a quella di tutti coloro, moltissimi, forse i più, che hanno lavorato, come si suol dire, dietro le quinte’. Pensandoci, viene alla mente ciò che san Paolo dice della Chiesa, quando la paragona a un corpo che ha molte membra: ciascuna parte è complementare alle altre nella sua funzione specifica”.

Ciò significa che alle spalle esiste una comunità amante del bello: “Cento anni di arte, infatti, non può produrli una persona sola, e neanche un gruppetto di eletti: richiedono il concorso di una grande comunità, la cui opera va oltre l’esistenza stessa dei singoli e in cui chi lavora sa di costruire qualcosa non solo per sé, ma anche per chi verrà dopo.

Per questo, guardandovi, vedo assieme a voi la folla ancora più grande di uomini e di donne che vi hanno preceduto e che idealmente portate qui: una folla presente sempre, anche sul palcoscenico, ad ogni spettacolo, che ci ricorda quanto è importante, nell’arte come nella vita, essere umili e generosi. Umiltà e generosità: due virtù del vero artista di cui ci parla la vostra storia!”

Da qui un incoraggiamento a trasmettere la cultura della bellezza: “Vi incoraggio dunque a continuare quest’opera, e a farlo con amore, non tanto per il successo personale, quanto per la gioia di donare qualcosa di bello agli altri. Donare felicità con l’arte, diffondere serenità, comunicare armonia! Ne abbiamo tutti tanto bisogno”.

Mentre ieri pomeriggio papa Francesco ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio nella celebrazione funebre del card. Sergio Sebastiani, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, officiata dal card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, che ha sottolineato che la morte per un cristiano è la porta che apre la strada per un incontro con Dio:

il card. Sebastiani è stato “uomo di Dio che ha cercato di insegnare a tutti la via che porta al Cielo: dagli anni di studi prima al Collegio Capranica, poi all’Università Gregoriana ed infine alla Gregoriana, fino all’ordinazione sacerdotale a Fermo. La sua vocazione scaturì dal fascino esercitato dallo zio prete, don Checco da cui ereditò la passione per i giovani e l’attitudine caritatevole. Particolarmente intenso il servizio diplomatico al servizio della Santa Sede”.

Elemento caratteristico dell’azione del card. Sebastiani, a partire dal 1960 fu il servizio al papa e alla Santa Sede: nel 1967 divenne per sette anni segretario particolare del Sostituto alla Segreteria di Stato monsignor Benelli, mentre “diede il meglio di sé negli anni in cui papa Giovanni Paolo II gli affidò l’incarico di segretario generale del comitato centrale della preparazione e dello svolgimento del grande evento del Giubileo dell’Anno 2000”.

(Foto: Santa Sede)

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