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Al via il restauro della facciata della Pieve di Santa Maria grazie al contributo di Patrizio Bertelli

Sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento della superficie lapidea della facciata principale della Pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo, uno dei gioielli d’arte e della fede più preziosi per la Chiesa diocesana e la comunità di Arezzo, un edificio tanto bello, quanto fragile. La facciata, dal piano del sagrato fino al terzo loggiato compreso, sarà sottoposta a un complesso ciclo di interventi con pulitura, consolidamento e successiva protezione del paramento lapideo. L’intervento, che si concluderà entro la fine del 2025, è stato reso possibile grazie alle donazioni private tra cui spicca quella di 1.000.000 di euro effettuata da Patrizio Bertelli, Presidente del Gruppo Prada, alla parrocchia.
“Sono felice che in tempi ragionevolmente brevi si sia arrivati a dare avvio ai lavori per la Pieve riguardanti la facciata – dice il vescovo Andrea Migliavacca -. Sono grato alla Soprintendenza per la celerità con cui è stata trattata la pratica, al dott. Bertelli per il contributo che rende possibile questo intervento, a don Alvaro e al nostro ufficio beni culturali e quello tecnico per aver seguito le procedure e a tutti coloro che si sono attivati o lo faranno per sostenere questo importante e necessario intervento.
opSi tratta di portare in sicurezza un bene, la nostra Pieve, che è patrimonio di storia e arte per tutta la città e dunque l’impegno di ogni tipo è un prezioso servizio fatto a tutti. Quanto accaduto per sostenere questo importante intervento possa essere di auspicio per altri che, potendolo fare, possono sostenere opere di restauro e di recupero di beni artistici ecclesiastici”
“La Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo, nello scenario della Pieve di Arezzo, ha un duplice ruolo – spiega il Soprintendente arch. Gabriele Nannetti -. Da una parte di autorizzare e sorvegliare i lavori che vengono portati avanti con risorse nella disponibilità della diocesi. Dall’altra di gestire un progetto esecutivo già completato e le successive lavorazioni che si auspica di avviare entro la fine della primavera, massimo inizio dell’estate.
La capacità di far convivere due cantieri insieme con figure professionali diversificate è un ulteriore impegno che ci vede tutti molto attenti anche nell’obiettivo di raggiungere, entro la fine del 2025, il completamento dei lavori sia per quanto riguarda il restauro della facciata e con tempi più o meno similari anche il completamento degli interventi strutturali che riguardano anche elementi interni alla chiesa come le capriate, il tamburo e la volta”.
Il progetto di restauro sulla facciata della Pieve prevede, ove indispensabile per motivi strutturali, la reintegrazione delle parti fortemente degradate e la sostituzione del fusto della colonna del secondo loggiato spezzatosi il 12 giugno 2023. Un lavoro che verrà effettuato con materiale lapideo identico o comunque somigliante all’originale in modo da garantire la distinguibilità dell’intervento di restauro, contemperando al tempo stesso l’esigenza storica con quella estetica e strutturale.
“La facciata principale della chiesa di S. Maria della Pieve è realizzata principalmente con pietra arenaria tipica dell’area aretina – spiega il direttore dei lavori, architetto Lorenza Carlini – ed è interessata da un degrado diffuso al paramento lapideo con livelli diversi di gravità ma con fenomeni comuni quali esfoliazioni, polverizzazioni, distacchi macroscopici a causa di processi sia chimici che fisici cui questa è sottoposta da secoli.
I numerosi sopralluoghi in situ, i rilievi effettuati, e le analisi di laboratorio hanno evidenziato come il maggior stato di degrado è facilmente individuabile sia nelle strutture portanti verticali quali le colonne, sia nelle strutture orizzontali quali basamenti, appoggi, capitelli in quanto sono parti più vulnerabili essendo esposte ai fattori meteorologici, dove l’asportazione continua del materiale superficiale rende possibili ulteriori distacchi di materiale”.
“Chiunque percorra Corso Italia e si trovi a sostare dinnanzi alla facciata romanica della Pieve di Santa Maria Assunta, con i suoi ordini di colonne tutte diverse e il campanile delle ‘cento buche’, percepisce immediatamente di trovarsi di fronte a qualcosa di unico – Dichiarazione Michel Scipioni, direttore Ufficio diocesano per i Beni Culturali.
Questa unicità, testimone di mille anni di storia – religiosa, artistica e umana – della città di Arezzo, è un dono prezioso da custodire e proteggere, affinché anche le generazioni future possano ammirarlo e trarne ispirazione. I prossimi interventi non rappresentano dunque solo un’opera di restauro, ma un atto di responsabilità e un gesto di umanità condiviso da tutte le parti – pubbliche e private – che, animate da un intento comune, si sono unite per preservare questa eredità”.
Il progetto di restauro della facciata principale della Pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo e delle opere architettoniche è a cura dell’architetto Lorenza Carlini, il restauratore dei beni culturali è Sandro Ceccolini, storico dell’arte Serena Nocentini, il progetto delle opere strutturali e direttore dei lavori delle opere strutturali è l’ingegnere Michelangelo Micheloni, mentre le imprese esecutrici sono Impresa Capannini Luigi & C. snc e Argo Restauri di Matteo Biagi Nardella.
(Foto: diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro)
Papa Francesco: l’opera artistica è un atto di carità
Papa Francesco: far germogliare la speranza del Vangelo

Ieri papa Francesco ha ricevuto i partecipanti al 34° Capitolo Generale degli Agostiniani dell’Assunzione, offrendo una meditazione sulla speranza del Regno di Dio, in quanto il tema dell’assemblea è incentrato appunto sul passo evangelico dell’annuncio del Regno di Dio, ‘Vivere e annunciare la speranza del Vangelo’:
Papa Francesco invita a pregare Maria

Incontrando i partecipanti al Capitolo generale della Congregazione dei chierici mariani dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria in occasione del 350^ anniversario della fondazione dell’Istituto, avvenuta a Cracovia nel dicembre 1670, per opera di san Stanislao di Gesù e Maria, papa Francesco ha sottolineato che il fondatore ebbe alcune difficoltà per realizzare quest’opera:
“Sappiamo che non fu un inizio facile, sia per la ricerca di compagni adatti sia per il lungo iter di approvazione, ma San Stanislao non si arrese, confidando nella forza dello Spirito Santo. E proprio per fare tesoro dell’eredità che con la sua tenacia vi ha lasciato, vorrei ricordare con voi tre grandi linee della sua e vostra spiritualità, tutte segnate da una vivace dinamicità ascetica e pastorale: l’amore alla Vergine Maria, la preghiera di suffragio e l’attenzione ai poveri”.
Nel discorso papa Francesco ha sottolineato alcuni aspetti importanti, tra cui il fondamentale è l’amore a Maria: “E’ interessante vedere quello che san Stanislao insegna circa la devozione mariana: dice che il principale culto a Maria Immacolata è l’imitazione della sua vita evangelica. Questo è importante, perché la vera devozione alla Madre del Signore si nutre e cresce con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio: Maria è la Donna del Vangelo”.
L’altro aspetto sottolineato dal papa riguarda la preghiera di suffragio, che “che caratterizza la dimensione escatologica della vostra congregazione. San Stanislao, però, inserisce in questo sguardo sull’orizzonte ultimo la preghiera particolare per due grandi gruppi di poveri del suo tempo: i soldati caduti in battaglia e i morti di peste.
Oggi ci vuole per i soldati: stanno cadendo dappertutto! Pensiamo che nel XVII secolo circa il 60% della popolazione europea fu sterminata dalle epidemie e dalle guerre! Bisognava pregare allora per le anime dei defunti e per il conforto delle famiglie e delle comunità, segnate dal dolore e dal lutto per la perdita dei loro cari”.
E la terza caratteristica riguarda una particolare attenzione ai poveri ed ai sacerdoti: “E il terzo tratto che vorrei rimarcare è l’attenzione ai poveri, in particolare a supporto dei parroci. I Chierici Mariani contribuivano così a rispondere ad alcuni seri problemi del tempo: l’affievolimento della fede, specialmente tra le classi più umili, la carenza di vocazioni sacerdotali e religiose, lo stato di miseria di gran parte della popolazione”.
Queste tre caratteristiche sono fondamentali per una congregazione: “Ed è importante per voi ‘raccoglierne il testimone’, continuando a rispondere creativamente alle sfide che anche la nostra epoca presenta. Non scoraggiatevi se incontrate opposizioni o difficoltà.
Pensate alle grandi prove che ha affrontato la vostra famiglia religiosa nei secoli, ad esempio quanto all’inizio del Novecento si è ridotta ad un solo membro! Con l’aiuto di Dio vi siete ripresi, fino a trovarvi oggi ad essere circa cinquecento religiosi, presenti in 19 Paesi”.
E non ha dimenticato di citare il beato Matulaitis: “Ricordiamo, in questo contesto, la figura del beato Giorgio Matulaitis (1871-1927), chierico mariano, sacerdote, vescovo e Nunzio Apostolico in Lituania, uno dei protagonisti della vostra rinascita.
Egli seppe ridare vitalità alla comunità aggiornandone le Costituzioni e promuovendone l’opera senza paura, fino a dover agire in clandestinità e a rischiare l’arresto, senza mai rinunciare a promuovere tra i religiosi e tra i fedeli la carità e l’unità”.
E’ un invito a non perdere la propria vocazione di missione profetica: “Lo avete fatto in tempi recenti ponendo tra le vostre priorità pastorali l’apertura ai laici, la tutela della vita dal concepimento alla morte, l’attenzione agli ultimi e il sostegno alle famiglie in difficoltà; questo è molto importante: oggi la famiglia è sempre in pericolo…
Sono scelte che trovano riscontro ad esempio nel centro di naprotecnologia e di aiuto alla famiglia che avete attivato presso il Santuario di Licheń, in Polonia; e nelle nuove aree di missione a cui vi siete aperti in Asia e in Africa”.
L’incontro è stato concluso con la ripresa di tre titoli mariologici di san Giovanni Paolo II, quando li ha incontrati nel 1993: “Maria ‘Sede della Sapienza’, perché sia ferma e solida la vostra testimonianza evangelica; Maria ‘Consolatrice degli afflitti’, perché gli uomini del nostro tempo trovino in voi amore e comprensione, e siano attratti a Dio dalla vostra carità e dal vostro servizio disinteressato; e, terzo, Maria ‘Madre di Misericordia’, perché siate ricchi di compassione materna per le anime redente dal sangue di Cristo e a voi affidate”.
Mentre ad un gruppo di imprenditori messicani il papa ha ricordato chi è un imprenditore ‘cattolico’: “…per essere segno della presenza di Dio nel mondo dell’economia e del lavoro, deve curare il rapporto con il Signore. Il capitale più importante che possiamo avere è il capitale spirituale.
Quando il Signore tocca il nostro cuore, allarghiamo lo sguardo e siamo capaci di vedere chi è nel bisogno, di prenderci cura del creato; siamo capaci di mettere al primo posto il bene comune, il ‘noi’ di una famiglia, di mettere da parte la logica mondana dell’ ‘io’, il successo, il predominio, il denaro, escludendo gli altri”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco agli edili: tutelare la persona
Mons. Fontana: il Vangelo chiede di impegnarsi nelle nostre città
Nel ricordo di Cesare Pavese
Cottolengo: l’Amore è più forte

Giuseppe Agostino Benedetto Cottolengo ha fondato la Piccola Casa della Divina Provvidenza e delle congregazioni ad essa collegate: fratelli, suore e sacerdoti del Cottolengo. E’ stato proclamato santo da papa Pio XI nel 1934. La sua memoria liturgica è il 30 aprile ed è considerato uno dei santi sociali torinesi.