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A Macerata avviato il progetto di co-housing per giovani

Si chiama ‘Casa di Bethlem’ e ha come finalità quella di garantire un servizio di prima accoglienza a chi è in condizioni di bisogno, progetto promosso nella diocesi di Macerata, situata nel centro storico della città, che offre, con oltre 50 posti a disposizione, ospitalità nonché uno spazio ambulatoriale tramite lo ‘Sportello salute’ per i senza dimora, gestito dai medici volontari dell’Amci, come ha evidenziato mons. Nazzareno Marconi: “Si tratta di un’iniziativa messa in atto dalla Chiesa nell’ambito assistenziale e caritativo per supportare gli ultimi. Una mano tesa, un primo ascolto, la prima porta aperta che queste persone troveranno a Macerata”.

Ed in questa struttura è iniziato il progetto ‘C’è un piano per te’, che ha una durata di dieci mesi fino al prossimo luglio, come racconta Sara Carloni, referente del Progetto Policoro della diocesi di Macerata: “Il progetto si attua presso la struttura di Prima Accoglienza ‘Casa di Bethlem’, a Macerata. La struttura è una ‘Casa per chi non ha casa’, un ambiente pronto ad accogliere quanti sono nel bisogno, sofferenti e smarriti, che sperimentano la precarietà di chi ha perso tutto. Dopo pochi mesi dall’apertura ha accolto 50 persone con esperienze di breve e lungo periodo e di varie nazionalità. E’ una struttura per accogliere le storie dei poveri, un luogo di incontro tra le persone che vivono il dramma di non sapere dove passare la notte, dando loro un caldo ristoro, e tra tanti di noi che vivono la solitudine, trovando una famiglia accogliente”.

Cosa è ‘C’è un piano per te’?

“Nel 2022 la Caritas di Macerata ha rilevato sul territorio diocesano una severa crisi abitativa. Soprattutto i soggetti più deboli, nel cercare casa, faticano a dare garanzie alle agenzie immobiliari; oltre a ciò, anche gli enti pubblici territoriali hanno osservato un notevole incremento di persone con problemi di alloggio. Pertanto la Diocesi ha individuato un edificio da adibire alla pronta accoglienza: Palazzo Squarcia, in via Gioberti n° 6, nel centro di Macerata. L’edificio ha 40 posti letto e, grazie ad operatori Caritas e volontari, garantisce agli ospiti un servizio di accoglienza adeguato.

‘Casa di Bethlem’, questo è il nome della struttura, si sostiene grazie alla diocesi ed a progetti specifici, ma si basa anche e soprattutto sul contributo volontario e sul sostegno degli abitanti e delle realtà commerciali e produttive del territorio. Ad aprile 2023 dunque è stata inaugurata la Casa, per dare prima accoglienza a persone senza fissa dimora o emarginate. L’ultimo piano è stato dedicato agli universitari di Macerata; anche essi infatti vivono sempre più difficoltà abitative che, in extremis, li costringono a scegliere tra la casa o il cibo, o a dover abbandonare gli studi”.

Per quale motivo è stato avviato tale progetto?

“Dalla collaborazione tra Caritas e Pastorale Giovanile e con il supporto del Progetto Policoro, è nato ‘C’è Un Piano Per Te’. Questo progetto propone agli studenti un’esperienza di co-housing per ‘fare casa’, condividere lo studio, servire i più bisognosi, mettersi in gioco e conoscere da vicino la Caritas. Vivere una tale esperienza vuol dire promuovere l’internazionalità, l’interculturalità e la condivisione di bisogni e desideri. C’è posto per 3 giovani, italiani e stranieri, con un livello di italiano minimo A2. I partecipanti sono supervisionati e accompagnati, come singoli e in gruppo, da un’equipe in cui vi sono la responsabile della casa, un tutor Caritas ed un coordinatore di pastorale giovanile. Ai partecipanti è inoltre chiesto di partecipare alla vita della Casa, rispettandone le regole e condividendo con gli ospiti accolti i pasti e i momenti comuni. In base al tempo e alle competenze di ogni studente, si progetta un percorso personale di 10-15 ore di volontariato settimanali in struttura. Nel programmare, svolgere e valutare questo servizio, i partecipanti sono quotidianamente affiancati dagli operatori della Casa stessa”.

Come funziona il progetto?

“Dall’inizio dell’esperienza e per tutta la sua durata i ragazzi possono formarsi sul servizio che svolgono, condividerne con un tutor specifico l’andamento, programmarne le attività e anche valorizzare le competenze acquisite grazie ad un attestato finale. Il progetto ha durata pari a dieci mesi e dopo i primi tre mesi si prevede una verifica condivisa tra l’equipe di progetto e ogni giovane, per confermare o meno il proseguimento. Vista la natura del progetto, è richiesta un’elevata motivazione a prendervi parte e la disponibilità a viverne i valori”.

(Foto: Diocesi di Macerata)

A Roma sempre più famiglie sovraindebitate

“Pubblicità che promettono prestiti facili in poche ore, carte di credito e forme sempre più sofisticate di rateizzazione degli acquisti, una cultura dei consumi che non ha alla base i bisogni reali delle persone e una crisi economica che penalizza i ceti medi aprendo le porte della povertà ad un numero crescente di famiglie. La crescita esponenziale di persone sovraindebitate, che sicuramente ha nella congiuntura economica la causa principale (basti pensare alla pandemia e alla crisi inflazionistica scaturita dal conflitto in Ucraina per i rincari delle risorse energetiche) non può però prescindere da un’analisi sugli stili di vita delle famiglie, in modo particolare di quelle che frequentano le nostre comunità.

Padre Arice: ‘curare il malato, curando le relazioni’, come san Giuseppe Benedetto Cottolengo

“Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria”.

L’Azione Cattolica Ragazzi: la gioia di essere cristiani di bambini e bambine

“Vogliamo testimoniare la bellezza dell’Acr per farla conoscere ai nostri coetanei. Non è una missione di poco conto, ma al contrario, una vera missione da supereroi! Sappiamo che lo strumento migliore è sicuramente essere testimoni di ciò che viviamo grazie all’associazione. Una comunità gentile, accogliente, inclusiva, attenta al prossimo, che si mette in ascolto e che non volta mai le spalle agli altri. Pensiamo che tutti meritano di provare a vivere questa esperienza associativa perché è bello stare insieme, perché insieme ci si aiuta e perché è un luogo dove ci sentiamo accolti”.

Lo hanno scritto nella Agenda dei ragazzi acierrini, in occasione di ‘SuPer – Piccoli capaci di grandi cose con Te’, incontro nazionale svoltosi lo scorso ottobre a Silvi Marina, in più di 900, accompagnati dai  loro educatori Acr, fratelli e sorelle maggiori di Azione cattolica, come sempre pronti nell’aiutarli a esprime e a condividere i loro desideri, sogni e progetti di ragazze e ragazzi under 14 con uno stile attento e dialogante, unica via per rendere concreto e possibile il protagonismo dei piccoli.

Ad aiutare la riflessione degli acierrini, alcune figure di rilievo che hanno condiviso la loro esperienza nell’ambito dei temi affrontati nel corso dell’Incontro: Damiano Tommasi, sindaco di Verona, Eugenia Carfora, dirigente scolastica dell’istituto superiore ‘Francesco Morano’ a Caivano, Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione Cattolica, e Cosetta Zanotti, scrittrice e poetessa, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

In occasione del tesseramento dell’associazione nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione Annamaria Bongio, responsabile nazionale dell’ACR, e Maurizio Tibaldi, vice responsabile nazionale dell’Acr, hanno raccontato la gioia di essere cristiani dei ‘piccoli’ partecipanti: “A dieci anni dall’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ l’Acr sente ancora più forte la necessità di percorrere i passi del discepolo-missionario, che in virtù del ‘superpotere’ ricevuto con il battesimo diventa ‘un soggetto attivo di evangelizzazione’, impegnato ad annunciare ai fratelli e alle sorelle l’amore di Dio”.

Perché bambini e bambine sono super?

“Tutti i bambini sono soggetti attivi di evangelizzazione. Partiamo da questa convinzione per ricordare che i bambini in virtù del ‘superpotere’ ricevuto con il battesimo diventano anche loro a pieno titolo discepoli missionari impegnati quindi ad annunciare ai fratelli e alle sorelle l’amore di Dio. Erano quasi 900 i partecipanti provenienti da tutta Italia che hanno scelto di dedicare alcuni giorni a ‘riscoprire’ questi superpoteri e metterli in condivisione. I bambini e le bambine sono ‘SuPer’ perché capaci, a loro misura, di assumersi le proprie responsabilità e prendersi cura delle proprie comunità rendendole più gentili, inclusive e accoglienti per tutti”.

Come aiutarli a scoprire i ‘superpoteri?

“I ragazzi nel loro cammino di crescita scoprono i doni che il Signore fa loro attraverso le esperienze che la vita gli pone e la presenza dei fratelli. L’Acr fin dalla sua nascita, 54 anni fa, cura questo accompagnamento e questa crescita proprio nella dimensione esperienziale promuovendo, valorizzando e custodendo il protagonismo dei ragazzi aiutandoli a comprendere i talenti/superpoteri che ciascuno ha. E’ un accompagnamento che è fatto innanzitutto di ascolto attento e paziente delle loro domande di vita, delle attese e delle speranze che abitano il loro cuore. Ed è un cammino di crescita che aiuta ciascun bambino e ragazzo a rielaborare quelle domande e a comprendere qual è quella promessa di bene che Dio consegna alla loro vita”.

In quale modo possono essere un ‘soggetto attivo di evangelizzazione’?

“Fin dal 1969, anno della sua nascita, l’Azione Cattolica dei Ragazzi, riconosce e traduce nel protagonismo dei piccoli la dimensione missionaria propria di ciascun battezzato. Richiamare con forza la loro dignità di persone e di cristiani, il dono che sono per le comunità che abitano non è solo un servizio che si rende ai ragazzi stessi ma all’intera Chiesa. I bambini e i ragazzi , corresponsabili attivi dell’impegno associativo, sono capaci (come ci ricordava Vittorio Bachelet)  di riconoscere e vivere impegni concreti proprio a partire dall’ordinarietà della loro quotidianità perché partecipi a pieno titolo e a loro misura della missione apostolica della Chiesa”.

Come l’ACR può far vivere a loro bene la gioia del Vangelo?

“Continuando a mettere al centro le domande di vita, i sogni, le attese, la realtà quotidiana dei bambini e dei ragazzi, aiutandoli a leggere e interpretare tutto questo alla luce della Parola di Dio. L’esperienza dell’Acr aiuta i bambini e ragazzi a comprendere che loro sono già, qui e ora, il frutto più bello di questa buona notizia che Dio continua a raccontare al mondo anche attraverso la loro vita”.

Bambini e bambine a quale missione sono chiamati?

“La missione evangelizzatrice è una chiamata per tutti, anche per i bambini e le bambine. Non è un invito solo per i più grandi, ma anche loro con i modi e i tempi che li contraddistinguono sono chiamati a portare la gioia dell’amicizia con Gesù nella loro vita, negli ambienti frequentati e nelle relazioni che stringono (la famiglia, la scuola, lo sport, il parco giochi…) e condividere l’allegria della fede con tutti i loro amici.

Bambini e bambine vivono già la missione perché capaci con la loro vita di incarnare quella Chiesa in uscita di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano e questo si è reso ancora più evidente in occasione dell’Incontro Nazionale dei bambini e dei ragazzi, ‘Super. Piccoli capaci di grandi cose con Te’, vissuto nello scorso ottobre a Silvi Marina (TE), nel quale si sono confrontati su temi vitali quali l’ambiente, la cittadinanza, la prossimità, la scuola, lo sport, l’associazionismo e la Chiesa. Dal frutto di questo confronto è nata un’agenda che in sette obiettivi sintetizza gli impegni e le richieste dei bambini e dei ragazzi dell’Acr, per raggiungere i quali chiedono anche il sostegno dei giovani e degli adulti”.

Per quale motivo ‘Questa è casa tua’?

“La riserva naturale è l’ambientazione che quest’anno l’Azione Cattolica dei Ragazzi ha scelto per il cammino di fede 2023/2024, un ambiente davanti al quale si rimane stupiti e meravigliati. Le riserve naturali sono come piccoli angoli di paradiso in cui scoprire e custodire i vari ecosistemi del mondo nella loro forma originale: veri e propri musei a cielo aperto che raccontano il paesaggio, la storia di territori unici.

Ma la natura non è solo qualcosa da osservare o ammirare, è l’ambiente in cui viviamo e costituisce il nostro bene comune globale che unisce tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, proprio come ci ricorda Papa Francesco.

La scelta di questo approfondimento ci sembra peraltro costituire una felice coincidenza anche pensando alla pubblicazione dell’esortazione ‘Laudate Deum’ di papa Francesco, che segue l’enciclica ‘Laudato Sì’, nella quale si ribadisce ancora una volta la necessità di un’attenta cura del creato.

I bambini sono così chiamati a prendere consapevolezza di questa bellezza che li circonda e della quale devono prendersi cura nel loro cammino di crescita spirituale oltre che nella vita quotidiana”.

(Tratto da Aci Stampa)

A Dubai papa Francesco invita alla buona politica

Oggi papa Francesco avrebbe voluto essere presente al Cop28 in svolgimento a Dubai, ma per motivi di salute non è potuto essere presente, ma il suo discorso è stato letto dal segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, in sua rappresentanza, per promuovere un approccio multilaterale che rifugga nazionalismi e particolarismi, a non scaricare sui poveri o sulle nascite la colpa di quanto sta avvenendo, a evitare posizioni rigide e rimpalli di responsabilità tra ambientalisti radicali e negazionisti, a non disperdere energie nelle guerre:

“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente. Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni. Sono con voi perché il cambiamento climatico è ‘un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana’… Vi chiedo, in modo accorato: scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato”.

Nel discorso il papa ha sottolineato che i cambiamenti climatici dipendono anche da chi ostacola un cammino comune: “Le divisioni che ci sono tra noi. Ma un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che ‘non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale’. Assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei riguardi di domani; di un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà”.

Ed ha una ricetta per risolvere il problema ambientale, chiedendo che non si spenda denaro per le armi: “Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune! Rilancio una proposta: ‘con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame’ e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.

Questo è anche un compito politico tracciare una nuova visione: “E’ compito di questa generazione prestare orecchio ai popoli, ai giovani e ai bambini per porre le fondamenta di un nuovo multilateralismo. Perché non iniziare proprio dalla casa comune? I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché ‘non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali. Assicuro in questo l’impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell’educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale”.

E’ una questione di ‘buona’ politica: “Qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo. Siate voi gli artefici di una politica che dia risposte concrete e coese, dimostrando la nobiltà del ruolo che ricoprite, la dignità del servizio che svolgete. Perché a questo serve il potere, a servire. E a nulla giova conservare oggi un’autorità che domani sarà ricordata per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario. La storia ve ne sarà riconoscente. E anche le società nelle quali vivete, al cui interno vi è una nefasta divisione in “tifoserie”: tra catastrofisti e indifferenti, tra ambientalisti radicali e negazionisti climatici… E’ inutile entrare negli schieramenti; in questo caso, come nella causa della pace, ciò non porta ad alcun rimedio”.

Infine ha ricordato un importante anniversario: “Il 2024 segni la svolta. Vorrei che fosse d’auspicio un episodio avvenuto nel 1224. In quell’anno Francesco di Assisi compose il Cantico delle creature. Lo fece dopo una nottata trascorsa in preda al dolore fisico, ormai completamente cieco. Dopo quella notte di lotta, risollevato nell’animo da un’esperienza spirituale, volle lodare l’Altissimo per quelle creature che più non vedeva, ma che sentiva fratelli e sorelle, perché discendenti dallo stesso Padre e condivise con gli altri uomini e donne. Un ispirato senso di fraternità lo portò così a trasformare il dolore in lode e la fatica in impegno. Poco dopo aggiunse una strofa nella quale lodava Dio per coloro che perdonano, e lo fece per dirimere (con successo!) una scandalosa lite tra il Podestà del luogo e il Vescovo”.

E’ un accorato invito alla pace: “Anch’io, che porto il nome di Francesco, con il tono accorato di una preghiera vorrei dirvi: lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce”.

(Foto: Rainews)

Il presidente Mattarella inaugura la ‘Casa dell’Amicizia’ della Comunità di Sant’Egidio

“C’è un senso di riconoscenza e di profondo apprezzamento per quello che fate: offrire e assicurare a chi ne ha bisogno, e non saprebbe altrimenti come provvedere, da una visita oculistica o ortopedica all’avvio alla scuola, dagli abiti al riconoscimento di opportunità che non si conoscono, dalla richiesta di cittadinanza all’avvio al lavoro.

Cecilia Turbitosi: creato e missione richiedono pace e giustizia

“Per noi che lavoriamo per la Chiesa ‘nel terreno’, il Tempo del Creato è un’opportunità meravigliosa per promuovere e vivere l’ecologia integrale… Molto importante la collaborazione, da noi come in tantissime diocesi italiane, con gli uffici ‘ecumenismo e dialogo interreligioso’ e ‘problemi sociali e il lavoro’, coordinati dagli uffici nazionali della Conferenza Episcopale Italiana che promuovono il Tempo del Creato.

In Mongolia papa Francesco inaugura la Casa della Misericordia

Al termine dell’incontro con gli operatori della Carità presso la Casa della Misericordia, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale Chinggis Khaan di Ulaanbaatar per la cerimonia di congedo dalla Mongolia. Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Ministro degli Affari Esteri della Mongolia, S.E. la Sig.ra Batmunkh Battsetseg.

Un invito alla speranza nel tempo del ‘cambiamento climatico’

Nelle settimane scorse ai Greci e agli Italiani, colpiti dalle calamità naturali, papa Francesco ha inviato due telegrammi a firma del card. Parolin, in quanto “è profondamente preoccupato per la minaccia alla vita e per i danni causati dagli incendi diffusi in varie parti della Grecia, e non solo”, causati dall’ondata di caldo che sta colpendo diversi Paesi europei, sottolineando che “i rischi per la nostra Casa comune, esacerbati dall’attuale crisi climatica, spronino tutte le persone a rinnovare i loro sforzi per prendersi cura del dono della creazione, per il bene delle generazioni future”.

Ad Assisi con il SAE per diventare abitazione di Dio

Ad Assisi fino a domani è in svolgimento la 59^ sessione estiva di formazione ecumenica, dal titolo ‘Chiese inclusive per donne nuove ed uomini nuovi: Edificati insieme per diventare abitazione di Dio’, che  affronta “argomenti importanti per le Chiese, per le nostre comunità grandi e piccole, ma anche per noi, considerati individualmente, perché toccherà temi che ci coinvolgono profondamente anche come uomini e donne che abitano la Terra con tutte le sue contraddizioni, le sue culture, le sue narrazioni”.

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