Quinta domenica di Quaresima: ‘Io sono la risurrezione e la vita’

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I brani del Vangelo delle domeniche di Quaresima sono immagini vive con le quali Gesù indica il Battesimo: il sacramento che ci conferisce la luce vera, il sacramento che disseta per la vita eterna, il sacramento che conferisce la vera vita (la vita eterna). Davanti a Dio esiste la vita, l’uomo vivo: gli uomini vivi, prima della morte del corpo, gli uomini vivi, dopo la morte del corpo. La nostra vita ha due momenti: uno terreno, l’altro celeste; ma l’uomo è sempre vivo davanti a Dio, che ci ha creati e redenti per possedere la vita eterna.

Il miracolo riportato nel Vangelo: ‘la risurrezione di Lazzaro’ è un segno eclatante di questa verità; Gesù dice a Maria: ‘Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non muore ma  vive per la vita eterna’. Alla vigilia della sua passione e morte in croce, Gesù evidenzia questa verità con la risurrezione di Lazzaro: se credi vedrai trasformarsi  la tomba in un giardino, le tenebre in luce, la morte in vita eterna. Gesù evidenzia così la verità di Dio, la nuova realtà.

Ecco perché la risurrezione di Lazzaro è una lezione di vita che Gesù fa non solo alle due sorelle Marta e Maria  ma anche ai suoi dodici Apostoli e alla sua Chiesa. Da qui diventa comprensibile l’agire di Gesù nel racconto del brano biblico: l’amico Lazzaro ammalato stava per morire e Gesù non trovò di meglio che indugiare. Il ritardo di Dio non è mai un ritardo d’amore ma è la maniera di rivelare il suo vero amore.

A Betania l’incontro di Gesù con le due sorelle è drammatico ed anche pieno di tenerezza; Marta dice: ‘Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto’. Le sorelle piangono, Gesù si commuove e ricorda che Dio è il Dio della vita: ‘Io sono la risurrezione e la vita; se credi, tuo fratello risorgerà’. Gesù annuncia la risurrezione vera, autentica; la risurrezione di Lazzaro vuole essere un segno chiaro che Gesù ha vinto la morte, questa perciò non deve fare paura all’uomo che crede perché è stato creato per la vita eterna.

Può sembrare strano ma a Gesù non interessa tanto riportare Lazzaro in vita quanto ridestare in Maria e Marta la fede nella risurrezione. La paura della morte non deve avere il sopravvento sull’angoscia del dolore ma farci prendere coscienza che Dio è grande e misericordioso. Lazzaro oggi può risuscitare ed essere restituito alla vita e alla famiglia; ma se oggi risuscita, un altro giorno morirà; ma l’amore di Dio ha creato l’uomo per la felicità eterna.

Gesù, d’amico, vero Dio, interviene, consola le due sorelle e dà la prova eclatante della sua affermazione: ‘Io sono la risurrezione e la vita’; ciò che necessita è la fede in Dio e l’amore verso Dio e i fratelli in nome di Dio.  Con il Battesimo ci siamo innestati a Cristo per diventare una grande famiglia; alla sua Chiesa Gesù invita a pregare ‘Padre nostro che sei nei cieli’; allora come Gesù ebbe a dire ai suoi ‘andiamo a Gerusalemme, là il Figlio dell’uomo sarà dato in mano ai suoi nemici, condannato a morte, flagellato e crocifisso, però il terzo giorno risusciterò’ così sarà per ogni uomo che crede ed ama.

La risurrezione di Lazzaro vuole essere un segno chiaro della verità di Dio. Dio è il Dio della vita, Gesù viene per salvare l’uomo e dargli la vita eterna. L’intervento di Dio si manifesta, come in Lazzaro, in tre momenti: a) togliere la pietra, b) l’intervento di Dio; c) liberatelo e lasciatelo andare. E’ necessario scandire questi tre momenti, come tre gradini, per entrare nella vita eterna. Gesù, dice il Vangelo, si fa accompagnare dalle due sorelle alla tomba: c’è tanta gente accorsa per consolare le due sorelle rimaste prive dell’unico fratello.

Gesù, come uomo, piange l’amico Lazzaro, tanto che la gente esclama: vedi come l’amava! Gesù interviene ora come Figlio di Dio: a) togliete la pietra; rotolate via i macigni del vostro cuore, le pietre sotto le quali tante volte giace la vostra anima: Egoismo, orgoglio, incapacità di perdonare, mancanza di amore. Aprite il cuore e rivestitevi dell’abito della purezza e della santità: l’abito bianco del battesimo.

B) Lazzaro, vieni fuori! E’ un comando perentorio, un comando divino; Lazzaro, lascia le tenebre e vieni dove c’è la luce, il sole, la primavera. Vieni dove c’è la vita. Una mamma non partorisce un figlio perché un giorno possa morire ma nella gioia, nell’abbraccio materno. Così Gesù chiama Lazzaro per restituirlo alla famiglia, alla società, all’amore.

C) Liberatelo e lasciatelo andare: oggi Gesù invita ciascuno di noi a spiegare le ali al vento, liberare l’anima dalla maschera, dalle grette paure e con fede vera e profonda invita a seguire Cristo che ci ripete: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita’. 

Tre momenti che fanno dell’uomo l’autentico cristiano, seguace di Cristo che con voce alta e forte avvisa: ‘Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me ha la vita eterna’. La morte fisica, la morte del corpo è solo il momento del passaggio dalla vita limitata nello spazio e nel tempo, alla vita eterna. Le sofferenze fisiche, la stessa morte non è un segno di punizione divina perché Dio è padre e misericordia infinità. 

Come Cristo, divenuto nostro fratello è risorto, anche noi, dopo aver salito il Calvario della nostra esperienza terrena, risusciteremo. Ecco perché Gesù ci ripete: ‘Non temere, piccolo gregge, io sarò con voi sino alla fine del mondo. Non vi lascio orfani’.

Certo, siamo uomini e la morte è il punto di demarcazione tra la terra e il cielo: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, non diventerà mai una florida spiga. La risurrezione di Lazzaro ci accompagnerà alla settimana santa che si conclude non il Venerdì santo con la crocifissione, ma con la Domenica di risurrezione: la Pasqua di Cristo risorto.                                                

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