Terza domenica di Quaresima: Gesù, acqua viva che disseta

Tema dominante nella Liturgia oggi è l’acqua; l’episodio si svolge nelle vicinanze di Sicar, dove è sito il pozzo di Giacobbe. Una donna samaritana va ad attingere acqua, ma, forse, cercava anche un altro tipo di acqua, quando arriva Gesù stanco, assetato, nel momento in cui gli Apostoli erano andati a provvedersi di cibo. Si intavola un dialogo tra Gesù e la samaritana, che, dopo aver ascoltato Gesù, inizia un vero itinerario di fede. E’ un cammino a tappe.
La donna si accorse subito che Gesù era un giudeo speciale, atipico, ma non lo riconosce come il Messia, il Figlio di Dio. Tutto si svolge nel simbolismo dell’acqua: simbolismo singolare negativo perché l’acqua risveglia l’idea del diluvio, del naufragio, alluvione; ma anche simbolismo altamente positivo: l’acqua è un dono che disseta, pulisce, purifica, dà vita e salvezza.
L’acqua è il simbolo del Battesimo e della purificazione del corpo e dello spirito. E’ Gesù che cerca la pecorella smarrita; è Gesù che apre il dialogo dicendo: donna, mi dai da bere?, mi dai un sorso d’acqua?
Il ghiaccio si rombe e si trasforma man mano in un dialogo religioso. La donna meravigliata chiede: tu sei ebreo, come mai chiedi a me, samaritana, dell’acqua? Ebrei e samaritani erano avversari e tra loro c’era più odio che rispetto reciproco. Gesù chiarisce: ‘Se tu conoscessi il dono di Dio, se tu sapessi chi ti ha chiesto dell’acqua, allora, sono cento, che tu l’avresti chiesto a me ed io ti avrei dato acqua viva’.
Proprio al pozzo, che Giacobbe aveva dato per dissetare la sua famiglia, il suo popolo, Gesù gli rivela un’altra acqua, ma acqua viva. La donna ora desidera gustarla: ‘Signore, dammi di quest’acqua perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua’.
Parole vere che Gesù utilizza per un autentico esame di coscienza: ‘Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno’. E’ la prima volta che questa donna si trova davanti ad un uomo che non ha eguali: dirà, chi sei tu? Sei più grande di Giacobbe che ci ha regalato questo pozzo?; come puoi attingere acqua se non hai con te un secchio né una corda?
Questa donna cerca allora di mettere Gesù, questo ebreo sconosciuto, davanti ad una prova. ‘Voi ebrei andate a pregare nel tempio di Gerusalemme, noi samaritani saliamo sul monte per essere più vicini a Dio’: chi ha ragione?, dove è Dio?
Gesù risponde con una espressione assai chiara e tagliente da lasciare la donna assai sorpresa: ‘Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre. Dio è spirito e quanti lo adorano, debbono adorarlo in spirito e verità’.
E’ la prima volta che quella donna è costretta a darsi per vinta e, benché è consapevole che Gesù non ha né corda, né secchio, è costretta ad avanzare la sua proposta: ‘Signore, dammi quest’acqua perché io non abbia più sete’!
E Gesù di rimando: sì, ma vai prima a casa, chiama tuo marito e torna. Gesù stimola l’interesse della donna invitandola ad una vera revisione di vita e, dopo la risposta della donna: ‘Io non ho marito”’; la rincalza: ‘Cinque ne avesti, ed ora non è tuo questo che con te vive e non amò’.
Gesù le ricorda così il suo passato, le chiede di dare un nome alla sua sete, al suo malessere, un volto al suo disagio; Gesù si era servito dell’acqua che disseta il corpo per condurre la donna verso un altro tipo di acqua: quella che disseta l’uomo (anima e corpo).
La risposta della samaritana è spontanea: chi sei tu?, dirà, sei profeta?, sei Dio?, perché non ti sveli? La donna lascia l’anfora sull’orlo del pozzo, corre in città e conduce ai piedi di Gesù gli abitanti di Samaria.
La donna diventerà un apostolo, è annoverata tra le primizie del cristianesimo; è ricordata con il nome di Fotina e la Chiesa ne fa memoria il 20 marzo. Il cuore dell’uomo ha sete di una vera di gioia, di felicità, perché Dio lo ha creato con questa sete innata.
Ci sono due modi per dissetarsi: o bere l’acqua delle pozzanghere, delle creature, cercare la vera gioia nelle cose terrene (denaro, sesso, fama, prestigio): tutte cose belle e buone se usate nel giusto modo ( non come fine a se stesso, ma come mezzo per andare avanti); oppure bere l’acqua della Verità, che è Dio; allora e solo allora la verità di Dio dilata il cuore, disseta la nostra sete d’infinito, permette di guardare la vita come itinerario verso il cielo.
Come la samaritana in questa quaresima dobbiamo operare la stessa richiesta a Cristo Gesù: ‘Signore, dacci quest’acqua’; Dio infatti vuole essere adorato in spirito e verità. Forse possiamo incontrare anche noi Gesù stanco, affaticato, che ci viene incontro come alla pecorella smarrita; sarà allora una vera Pasqua di risurrezione se abbiamo il coraggio della donna della Samaria, pronti ad essere non solo suoi ammiratori ma veri apostoli del regno di Dio.
Ieri coma oggi il Signore si rivela sempre e a tutti.; è necessario aprire il cuore e la mente. La donna del Vangelo dalla conversazione con Cristo, scoprì il Messia e ne divenne apostolo; gli Ebrei nel deserto riconobbero che il Signore era in mezzo a loro dal miracolo dell’acqua che sgorgò dalla roccia per mezzo di Mosè;
noi riconosciamo Dio in mezzo a noi dal miracolo del suo amore: Cristo muore in croce per noi; Cristo è presente nell’Eucaristia, nostro cibo; Cristo ci dà Maria, sua madre, come nostra madre. Da qui la nostra preghiera: Signore, dammi la tua acqua perché io non abbia più sete.