Tag Archives: acqua

Don Andrea Albertin: il cordoglio dei frati della Basilica e del Messaggero di sant’Antonio

Con profondo dolore, i frati della Basilica di Sant’Antonio e del Messaggero hanno appreso dell’improvvisa scomparsa di don Andrea Albertin, presbitero della Diocesi di Padova, direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova, stimato docente di Sacra Scrittura in diverse realtà ecclesiali locali e autore particolarmente apprezzato della casa editrice padovana.

La notizia ha lasciato increduli quanti, tra le mura antoniane, hanno avuto modo in questi anni di apprezzarne l’intelligenza, la verve e al contempo la genuinità, dai frati fino ai collaboratori di EMP (Edizioni Messaggero Padova), che ricordano un uomo e un autore vivace e brillante, sempre pronto a cimentarsi con temi spirituali di particolare intensità e attualità, con un taglio divulgativo e dialogico.

Classe 1976, Andrea Albertin, con EMP aveva all’attivo vari volumi, tra i quali: A che ora è la fine del mondo? I testi apocalittici nella Bibbia (2017); Leggere con sapienza la Bibbia. Un percorso di consapevolezza (2023); Ricominciare a credere. Itinerario biblico-liturgico per giovani e adulti (2023), Speranza per tempi incerti. Il futuro alla prova della fede (2024); Un Gesù ‘deludente’? I ‘no’ che rendono figli nel Quarto Vangelo (2025); e, appena pubblicato, L’acqua fa venire tutto a galla. Crisi idriche, Bibbia e morale, scritto a quattro mani con Giorgio Bozza, presbitero padovano (2025).

I frati del Santo e il personale delle Edizioni Messaggero Padova si uniscono al dolore della sua famiglia e della grande famiglia della Chiesa di Padova. Anche l’Azione cattolica italiana si unisce con profonda commozione al dolore della Chiesa di Padova per la prematura scomparsa di don Andrea Albertin. Già Assistente ecclesiastico nazionale della Fuci, presbitero dal 2001, avrebbe compiuto 50 anni il prossimo 13 settembre.

Studioso attento e appassionato della Parola di Dio, don Andrea è stato docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica del Triveneto e professore ordinario di Nuovo Testamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, di cui era anche Direttore. La sua intelligenza spirituale, la sua sensibilità educativa e il suo amore per i giovani hanno lasciato un’impronta profonda nei tanti studenti, educatori e membri dell’associazionismo cattolico che lo hanno conosciuto:

“Come Azione cattolica vogliamo ricordare con gratitudine il tratto gentile, la competenza luminosa e il servizio ecclesiale svolto da don Andrea. Sempre con discrezione e passione. Specialmente accanto ai giovani universitari della Fuci, che ha accompagnato con dedizione e amicizia nella ricerca della verità e nella crescita nella fede.

Alla sua famiglia, alla diocesi di Padova, ai colleghi e agli studenti, va l’abbraccio sincero e la preghiera di tutta l’Azione cattolica italiana. Nel mistero della Pasqua del Signore, affidiamo don Andrea all’abbraccio del Padre. Certi che ora contempla il volto di Colui che ha amato e annunciato con la sua vita”.

Nell’ultimo libro sull’acqua scritto con don Giorgio Bozza, egli scrive: “La passione per ciò che è morto ha soppiantato l’interesse per la vita in tutte le sue forme. Così anche le persone vengono trattate alla stregua di uno dei tanti elettrodomestici che, una volta terminato il loro servizio, vengono messi da parte come degli scarti. Ogni scelta politica che intende tutelare questa preziosa risorsa deve prendere atto di questa desertificazione morale, altrimenti le tante proposte rischiano di rimanere inefficienti. Ogni progetto, infatti, deve essere accompagnato da un’adeguata formazione della coscienza del cittadino. Questo significa cambiare i propri stili di vita per evitare di percorrere strade oramai insostenibili e impraticabili.

Prendere coscienza che l’acqua è un bene prezioso è il primo passo per un’autentica conversione ecologica, nel suo significato etimologico di ‘svoltare’, ‘cambiare strada’ ed accostarci alla natura, alle altre forme di vita e all’acqua come luoghi in cui possiamo scorgere la presenza del Creatore”.

(Foto: diocesi di Padova)

Gaza è a corto di acqua: la carenza di carburante minaccia di paralizzare i rifornimenti nel sud del Paese

La crisi umanitaria già senza precedenti si sta ulteriormente aggravando. Una grave carenza di carburante in tutta la Striscia di Gaza, infatti, sta per paralizzare la fornitura di acqua potabile in diverse aree meridionali, soprattutto a Khan Younis, dove il 96% dell’acqua distribuita ogni giorno rischia di scomparire.

Secondo le valutazioni dell’equipe di Azione Contro la Fame sul campo, la distribuzione giornaliera di acqua da parte dei fornitori pubblici ha registrato un deficit di oltre il 60% e di quasi l’85% per i fornitori privati. Questa situazione rischia di compromettere criticamente l’accesso all’acqua potabile per almeno 78.000 persone nel sud del Paese nei prossimi giorni.

Dall’inizio della guerra, circa il 90% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza sono state danneggiate o distrutte, compresi oltre 230 pozzi d’acqua e parti essenziali della principale conduttura idrica di Gaza, la conduttura Mekerot. Gli impatti sugli impianti di desalinizzazione, sui pozzi d’acqua e i sistemi di pompaggio hanno più che dimezzato la produzione di acqua dei livelli pre-crisi, lasciando quasi la totalità della popolazione di Gaza senza accesso all’acqua potabile.

Se non sarà possibile accedere alle riserve di carburante, si stima che oltre 120 strutture municipali, tra cui pozzi e stazioni di pompaggio delle acque reflue, rimarranno senza carburante entro la fine di giugno, con un impatto evidente sulle modalità di sostegno ad 1.000.000 di persone in tutta Gaza.

Senza carburante, infatti, le infrastrutture umanitarie e la fornitura di servizi non potranno regolarmente funzionare e migliaia di persone non avranno accesso all’acqua potabile. Per esempio: gli impianti di trattamento dell’acqua hanno bisogno di 10.000 litri di carburante al giorno per funzionare; un’organizzazione umanitaria che distribuisce acqua ha bisogno di 260 litri di carburante al giorno; un’azienda locale che distribuisce acqua nell’area centrale e meridionale ha bisogno di oltre 440 litri al giorno per funzionare regolarmente; solo un accesso umanitario immediato e senza ostacoli (a tutti i valichi di Gaza, ai movimenti all’interno di Gaza, alle famiglie bisognose e alle scorte di carburante) eviterà una grave catastrofe.

Azione Contro la Fame gestisce più di 100 punti di rifornimento idrico a Gaza, Deir el Balah e nel sud, mentre tutti i punti nel nord di Gaza sono attualmente soggetti a ordini di spostamento e le restrizioni di movimento continuano a influenzare le operazioni. In più, Azione Contro la Fame continua a sostenere i centri sanitari e i campi per sfollati con attività di educazione alimentare, igienico-sanitaria, assistenza in denaro per le famiglie e fornitura di cibo in collaborazione con le cucine comunitarie.

Sebbene Azione Contro la Fame continui a rimuovere i rifiuti solidi, le squadre locali hanno osservato una netta diminuzione della quantità di rifiuti prodotti. Ciò è in parte dovuto al fatto che i rifiuti vengono spesso bruciati e usati come combustibile, una pratica pericolosa e tossica che testimonia la crescente inaccessibilità e scarsità di risorse nella Striscia.

Azione Contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. Specialisti da 46 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 57 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione. Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno sono aiutate 26.500.000 persone.

Giornata del Turismo: la Chiesa chiede che sia sostenibile

“La bellezza del creato e il patrimonio culturale dell’umanità educano tutti noi a leggere i segni della sapienza di Dio. In questa prospettiva, anche il turismo è occasione di crescita, incontro e reciproca conoscenza: mentre arricchisce le relazioni tra i popoli, l’esperienza del viaggio invita ciascuno a prendersi cura della casa comune”: con queste parole inizia il messaggio che mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, ha inviato in occasione della 46^ Giornata Mondiale del Turismo che si celebra il 27 settembre prossimo, che si intitola ‘Turismo e trasformazione sostenibile’, scelto dall’Organizzazione Mondiale del Turismo.

Nel messaggio mons. Fisichella ha coniugato le due parole del tema: “Il legame così espresso è lungimirante e trova significativo riscontro nell’enciclica ‘Laudato sì’ di papa Francesco, che afferma: ‘La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale’. Questo atteggiamento di salvaguardia interessa anche il turismo: ogni anno aumenta, infatti, il numero di persone che si muovono da una parte all’altra del pianeta per gli scopi più disparati e con vari mezzi di trasporto”.

Con la crescita della mobilità turistica è importante rispettare l’ambiente: “Questa mobilità globale richiede un impiego di risorse che ha un impatto notevole sulla salute delle persone e sulla natura. Mentre cresce la consapevolezza di abitare un mondo che diventa sempre più piccolo proprio in forza della mobilità, è importante entrare nell’orizzonte della trasformazione sostenibile anche per gli operatori del turismo.

L’ampiezza delle risorse in campo può far trovare strumenti più coerenti per rendere più agevole il trasporto e la salute dei passeggeri. D’altronde, il turista stesso valuta con favore quelle situazioni che rispettano la sostenibilità dell’ambiente. La preoccupazione e la cura per il creato richiedono, dunque, la responsabilità personale e collettiva, perché nulla vada perduto di quanto abbiamo ricevuto”.

Quindi un viaggio ‘sostenibile’ consente maggiore consapevolezza nella conoscenza della realtà: “Mettersi in viaggio stimola a sviluppare una visione più ampia della realtà; favorisce la contemplazione della bellezza naturale e artistica presente in ogni angolo del mondo. Il turismo è anche occasione di incontro tra le persone e può consentire di rendere migliore la relazione tra i popoli favorendo il rispetto reciproco e la solidarietà”.

Un ramo importante è rivestito anche dal turismo religioso: “Non si può trascurare, quindi, il grande impatto relazionale che il turismo possiede e che assume aspetti ancora più profondi quando la meta è un luogo sacro. Mentre recuperano le forze del corpo e dello spirito, infatti, i turisti possono trovare speciale edificazione nei Santuari, meditando sia sul proprio cammino di fede, sia sull’impegno per la sostenibilità che abbraccia ormai grandi spazi della vita sociale”.

Per questo il messaggio della Chiesa chiede di valorizzare il bene dell’acqua: “Si pensi al bene prezioso dell’acqua e al suo consumo. Chi ammira le grandi cascate, ad esempio, dovrebbe riflettere sul fatto che l’acqua non è nostra esclusiva proprietà: è un bene che ci è stato donato e come tale richiede rispetto e difesa. Auguriamo pertanto a quanti godranno qualche giorno di riposo al mare o in montagna di apprezzare il valore dell’acqua, considerando come essa sia un bene che non può essere sprecato o, peggio, inquinato. E possa tale consapevolezza indurre a stili di vita più saggi nell’uso quotidiano di questa risorsa”.

Però l’uso sostenibile non riguarda solo l’acqua, come ha scritto papa Benedetto XVI nell’enciclica ‘Caritas in veritate’: “L’uso sostenibile ovviamente non riguarda solo l’acqua, ma si estende a tanti altri elementi che permettono l’esistenza di un ecosistema: poiché tutti siamo ospiti, non possiamo delegare la cura dell’ambiente comune ai pochi che intuiscono la problematica della sua custodia e la drammaticità del momento storico… Di questo amore siamo testimoni anche come turisti, mentre beneficiamo di un mondo meraviglioso, che proprio per questo dobbiamo custodire intatto”.

Per questo il turismo sostenibile rimanda al tema del sovraffollamento: “E’ inevitabile che l’aumento dei viaggiatori debba trovare corrispondenza nelle offerte per loro disponibili. Gli operatori turistici potrebbero allora cadere nella tentazione di fare del turismo un oggetto di speculazione. Gli esempi negativi, purtroppo, sono molti e suscitano non poche perplessità.

La crescita sproporzionata dei turisti in alcuni luoghi ha portato le autorità a fissare dei limiti agli ingressi. Si riscontrano perfino contestazioni dei residenti che vorrebbero chiudere le porte ai turisti. Certo, il sovraffollamento di alcune località pone seri problemi, ma li si può prevenire attraverso opportuni interventi e avvalendosi anche degli strumenti che la tecnologia ci offre. Sono gli stessi turisti che chiedono di essere tutelati, mentre si studiano progetti per favorirne l’incremento”.

Un altro tema collegato al turismo responsabile riguarda il tema del lavoro: “La precarietà, cui spesso i giovani sono sottoposti, non è mai fonte di un futuro sostenibile. La giustizia non può essere eclissata dalla sete di guadagno né da condizioni che feriscono la dignità del lavoratore. Una vera giustizia diventa sostegno per combattere la povertà e per aiutare le persone a esprimere le proprie capacità lavorative”.

Richiamando l’enciclica ‘Laudato sì’ di papa Francesco il messaggio invita a mettere in pratica le ‘buone pratiche’ del turismo: “Ciò che piuttosto si riscontra sembra essere il desiderio del mero profitto, realizzato in fretta senza molta fatica: questa frenesia abbaglia e porta a soluzioni che umiliano i dipendenti, i turisti e gli stessi operatori… Al contrario, l’autentica promozione del turismo si accompagna sempre a buone pratiche di giustizia sociale e al rispetto dell’ambiente”.

Infine un richiamo al turismo in chiave giubilare: “La comunità cristiana non solo è direttamente partecipe del turismo, ma spesso ne è artefice attraverso una rete di servizi creati per esprimere l’accoglienza ai pellegrini e ai turisti. E’ dovere dei responsabili dei Santuari vigilare attentamente affinché questi luoghi rimangano sacri spazi di autentica spiritualità, dove il cuore trova conforto ed è favorita la riflessione sulle domande umane di fondo, attraverso il silenzio, la preghiera e il dialogo con uomini e donne di Dio.

In proposito, la preparazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali che hanno la responsabilità dei Santuari è un’esigenza che non può essere trascurata. Queste oasi di pace e serenità sono una risorsa preziosa e possono diventare una scuola di vita che, attraverso il patrimonio spirituale antico e sempre attuale, aiuta a guardare con fiducia al futuro”.

Il messaggio si chiude con un richiamo ad impegnarsi per rendere chiara la speranza: “E’ bene che, come i Santuari, così anche le comunità parrocchiali, soprattutto quelle che per tradizione sono luoghi di turismo, si aprano alle istanze di uno stile sostenibile, contribuendo a preparare un avvenire promettente per le giovani generazioni. L’impegno per la salvaguardia del creato inizia dall’attenzione alle piccole cose: da qui possiamo muovere i primi passi per farci carico di quel ‘debito ecologico’ che coinvolge l’umanità intera. In questo Anno giubilare, auspichiamo dunque che quanti operano nel settore del turismo esprimano segni concreti, che rendano tangibile la speranza cristiana, investendo su un uso sostenibile delle risorse naturali e strutturali a nostra disposizione”.

Giornata mondiale dell’acqua: l’intervento di ‘Azione contro la fame’ per garantire acqua potabile

L’acqua è vita, ma per milioni di persone nel mondo resta un lusso inaccessibile. Oggi, una persona su 4 non ha accesso all’acqua potabile. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, ‘Azione Contro la Fame’ riporta storie di chi ogni giorno affronta questa emergenza nel mondo: senza acqua non c’è futuro.

I raccolti appassiscono, il bestiame muore, il cibo diventa un lusso. Queste alcune delle disastrose conseguenze della mancanza di acqua, l’ingrediente invisibile di ogni pasto che nutre il suolo, regola il clima e mantiene in vita gli ecosistemi. Quando il cibo scarseggia, i prezzi salgono, lasciando milioni di persone, soprattutto bambini, senza un pasto garantito.

Tra le cause principali di questa situazione ci sono i cambiamenti climatici, che alterano i modelli di precipitazioni e accrescono la frequenza di siccità e alluvioni. Inoltre, la scarsità d’acqua potabile è aggravata dai conflitti armati, che distruggono le infrastrutture idriche, e dall’inquinamento ambientale.

Il 27% dei decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni è direttamente collegato a gravi malattie prevenibili trasmesse dall’acqua contaminata. In zone di conflitto, i bambini hanno una probabilità 20 volte maggiore di morire a causa di malattie legate all’acqua non sicura rispetto alle violenze dirette della guerra. Colera, dissenteria e infezioni intestinali non solo mettono in pericolo la vita, ma impediscono al corpo di assorbire i nutrienti, portando a uno stato di malnutrizione acuta.

L’impatto delle carenze idriche non si limita alla salute. In molte regioni del mondo, sono le donne e le bambine a farsi carico della raccolta dell’acqua, percorrendo chilometri ogni giorno per raggiungere fonti spesso contaminate. Questo significa meno tempo per studiare, meno opportunità di lavorare, più fatica fisica e più rischi. Inoltre, la mancanza di bagni adeguati e acqua nelle scuole costringe molte ragazze a interrompere la frequenza scolastica dopo l’arrivo del ciclo mestruale. Un ostacolo in più, ancora del tutto reale, in molti paesi del mondo.

‘Azione Contro la Fame’ è attiva in situazioni di emergenza, come conflitti e disastri naturali, dove interviene rapidamente per alleviare le sofferenze, fornendo nutrizione, acqua potabile e assistenza sanitaria. Parallelamente, l’organizzazione implementa progetti di sviluppo che puntano a rafforzare le capacità locali e a garantire la sostenibilità, contribuendo alla ricostruzione e al miglioramento delle condizioni di vita a lungo termine delle comunità.

Per quanto riguarda l’acqua, le principali attività includono: riabilitazione e manutenzione delle fonti d’acqua: decontaminazione delle fonti non sicure e installazione di infrastrutture per garantire l’accesso all’acqua potabile; promozione dell’igiene: distribuzione di kit igienici e costruzione di latrine e stazioni per il lavaggio delle mani in comunità, scuole e centri sanitari; educazione sanitaria: formazione sull’igiene, fornendo informazioni ai genitori per prevenire le recidive della malnutrizione; coinvolgimento comunitario: organizzazione di team sanitari locali e comitati per l’acqua, composti da membri eletti della comunità, per promuovere la collaborazione locale.

Inoltre ‘Azione Contro la Fame’ ha fornito aiuto ad oltre 1.000.000 di persone a Gaza ed in Cisgiordania attraverso interventi emergenziali, distribuendo pasti e acqua potabile, sostenendo agricoltori e piccole imprese, incentivando la produzione locale di cibo e verdure fresche e garantendo la rimozione dei rifiuti solidi. Tuttavia, l’accesso all’acqua potabile rimane critico: il 62% della popolazione di Gaza, pari a 1.400.000 persone, dispone di meno di 6 litri d’acqua al giorno per persona, una quantità drammaticamente inferiore rispetto ai 75-90 litri utilizzati in una doccia di cinque minuti.

Oltre alla grave malnutrizione, la popolazione da più di un anno non ha accesso a cibo fresco e ad altri beni essenziali. La crisi idrica è aggravata dalla distruzione o dal danneggiamento del 67% delle strutture idriche e igienico-sanitarie. La maggior parte dei palestinesi consuma acqua inquinata e non sicura, mettendo a rischio la propria salute.

Nel Corno d’Africa si sta manifestando la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. In Kenya più di 5 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e oltre 1 milione di bambini soffre di malnutrizione acuta. Habiba, madre di tre figli, ogni giorno era costretta a svegliarsi molto presto e a camminare per chilometri per raggiungere la fonte più vicina. A causa della difficoltà di accedere a cibo e ad acqua pulita, i suoi tre bambini si trovavano sull’orlo della malnutrizione.

E la situazione si ripete in tutto il Kenya. La vita di Habiba è cambiata da quando, nei pressi della sua abitazione, ‘Azione Contro la Fame’ ha installato un distributore automatico di acqua che funziona ad energia solare: lo Smart Water Tap. Il sistema sfrutta l’energia solare per purificare l’acqua, incanalarla dal sottosuolo e immagazzinarla in un serbatoio. La gestione è data interamente alla comunità, in modo da promuoverne l’autonomia.

Ernest Bikorimana Desire, 29 anni, è fuggito dal Burundi in seguito ai disordini civili e ha attraversato il confine con la Tanzania a piedi insieme ai suoi due figli, Mukunzi di quattro anni e Asiimwe di due. Arrivato in Uganda, si è stabilito nell’insediamento di rifugiati di Nakivale e ha iniziato a lavorare la terra per sopravvivere. Inizialmente, coltivava solo quanto bastava per sfamare la sua famiglia e arrotondava con lavori occasionali per la comunità ospitante, ma non era sufficiente: ‘Spesso ho lottato con la fame. Mi ero sposato da poco e guadagnavo a malapena per sfamare la mia famiglia’, racconta Ernest.

La svolta è arrivata quando si è unito a un’iniziativa agricola di ‘Azione Contro la Fame’ basata sul modello di utilizzo ottimizzato del terreno (Optimized Land Use Model – OLUM), che promuove l’uso efficiente delle risorse idriche per adattarsi ai cambiamenti climatici e migliorare la qualità delle coltivazioni. Grazie a un migliore sistema di irrigazione e alla raccolta dell’acqua piovana, Ernest ha iniziato a coltivare pomodori e cipolle. Alla fine dell’anno, il raccolto è stato abbondante: circa 3 tonnellate di cipolle per un guadagno di $ 1.350 e 1,1 tonnellate di pomodori, che gli hanno fruttato oltre 3.250 dollari.

Grazie a questi profitti, ha potuto acquistare una moto-taxi per spostarsi più velocemente e guadagnare qualcosa in più trasportando persone, mentre sua moglie ha aperto un piccolo negozio. Il suo prossimo obiettivo è comprare un tuk-tuk per facilitare la vendita dei prodotti agricoli. L’iniziativa di ‘Azione Contro la Fame’ ha trasformato la sua vita: oltre a garantirgli un reddito stabile, gli ha restituito speranza per il futuro.

La Giordania è il secondo paese al mondo per stress idrico. Il rapido aumento della popolazione e l’afflusso di rifugiati siriani hanno aggravato la crisi, facendo sì che la domanda di acqua superasse di gran lunga l’offerta. Azione Contro la Fame lavora per migliorare le condizioni di vita dei rifugiati e delle comunità ospitanti, promuovendo pratiche di conservazione dell’acqua e garantendo l’accesso ai servizi igienico-sanitari.

Nel campo profughi di Azraq, che ospita oltre 41.500 rifugiati siriani, la mancanza di acqua potabile è un’emergenza quotidiana, soprattutto nei mesi estivi, quando le temperature diventano insostenibili. Ikram, rifugiata siriana e volontaria comunitaria per ‘Azione Contro la Fame’, sensibilizza le donne del campo sull’importanza della conservazione dell’acqua e delle pratiche igieniche.

‘Azione Contro la Fame’ è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. Specialisti da 46 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione. Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21 milioni di persone.

Azione contro la Fame | www.azionecontrolafame.it

Greenpeace: le acque italiane sono contaminate

Il 79% dei campioni di acque potabili analizzati da Greenpeace Italia in 235 città, da nord a sud, comprese le isole, contengono Pfas, secondo l’indagine indipendente ‘Acque senza veleni’, realizzata da Greenpeace: i prelievi sono stati fatti tra settembre e ottobre dello scorso anno e le analisi, realizzate da un laboratorio indipendente e certificato, hanno determinato la presenza di 58 molecole Pfas. In 206 dei 260 campioni è stata trovata almeno una di queste sostanze. Le più diffuse sono il Pfoa, cancerogeno per l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), il composto a catena ultracorta Tfa e il possibile cancerogeno Pfos.

Le maggiori criticità si registrano quasi dappertutto nel centro-nord ed in Sardegna. Elevati livelli si registrano in Lombardia, in particolare nei campioni prelevati a Milano, in molti comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell’Alessandrino, Bussoleno in Valle di Susa), in Veneto, dove l’inquinamento che deriva dalla ex Miteni di Trissino va anche oltre la ‘zona rossa’ (Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), in Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), in Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), in Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), in Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari) e in Umbria a Perugia.

Al netto del numero differente di campioni analizzati per ogni regione, è possibile avere un’indicazione della diffusione della contaminazione su scala regionale considerando il numero di campioni contaminati rispetto al totale analizzati. Le situazioni più critiche si registrano in Liguria (8 campioni contaminati su 8 analizzati), Trentino-Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia-Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31). Le Regioni in cui si riscontrano meno campioni contaminati sono, nell’ordine: Abruzzo (3/8), l’unica regione con meno della metà dei campioni positivi alla presenza di PFAS, seguita da Sicilia (9/17) e Puglia (7/13).

Il cancerogeno PFOA è risultato il PFAS più diffuso, presente in 121 campioni su 260 (47%), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (104 campioni, il 40% del totale) e dal possibile cancerogeno PFOS (58 campioni, il 22% del totale). L’elevata presenza del TFA, considerando la sua persistenza e l’impossibilità di essere rimossa dai più comuni trattamenti di potabilizzazione, rende ancora più grave la mancanza di dati pubblici nel nostro Paese. Molto diffusi risultano anche altri PFAS di più recente introduzione come PFBA e PFBS oltre al 6:2 FTS.

Ad oggi la presenza dei PFAS non è regolamentata nelle acque potabili nazionali e, solo tra un anno, a inizio 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi. I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però stati superati dalle più recenti evidenze scientifiche e dalle valutazioni di importanti enti (ad esempio EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato i futuri limiti inadeguati a proteggere la salute umana.

Numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e regione belga delle Fiandre) e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più bassi: “In base quindi alle nostre evidenze, in Italia milioni di persone ricevono nelle loro case acqua che in altre nazioni non è considerata sicura per la salute. Confrontando i risultati con i valori vigenti in altri Paese, è emerso, ad esempio, che il 41% dei campioni analizzati supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.

E’ paradossale che di fronte a prove inconfutabili circa i danni sanitari dei PFAS (alcuni sono noti per essere cancerogeni) e la diffusa contaminazione che interessa le acque potabili italiane il nostro governo continui a non intervenire su questa emergenza, non tutelando efficacemente salute e ambiente. Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile per governo e parlamento. Il governo Meloni non può continuare a nascondersi dietro un silenzio assordante. La popolazione ha diritto a bere acqua pulita e non contaminata”.

Secondo il report l’Italia non figura tra i Paesi promotori per introdurre un divieto per l’uso e la produzione di queste sostanze a livello comunitario. Inoltre, nel recepire la legge europea che pone dei limiti ai PFAS nelle acque potabili, il governo, a differenza di numerosi altri Paesi europei, non ha scelto di adottare valori limite più restrittivi in grado di proteggere adeguatamente la salute umana. Per questo Greenpeace Italia ha chiesto al governo, ai ministri competenti ed al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità, tutelando la collettività e garantendo ad ogni abitante un diritto minimo essenziale: “l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.

Diventa quindi non più rinviabile: varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia;  rivedere al ribasso i valori limite sulla presenza di PFAS nelle acque potabili, allineando tali riferimenti normativi alle più recenti evidenze scientifiche; garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di PFAS; fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli), oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi; supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei PFAS”.

(Foto: Lavialibera)

Papa Francesco: acqua, cibo e terra sono alla base della vita

“Desidero porgere i miei saluti a tutti i partecipanti a questo incontro e spero che possa essere uno spazio significativo di dibattito, studio e riflessione sulle priorità, le preoccupazioni e le giuste aspirazioni delle comunità indigene”: così ha scritto papa Francesco nel messaggio inviato agli Organizzatori e Partecipanti al VII Foro dei Popoli Indigeni, in corso a Roma fino a domani sul tema ‘Il diritto dei popoli indigeni all’autodeterminazione: un percorso verso la sicurezza alimentare e la sovranità’, a cui ha preso parte monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, l’Ifad e il Pam, che ha letto durante i lavori il messaggio del Pontefice indirizzato a Myrna Cunningham, presidente del Comitato direttivo del Forum.

Nel messaggio il papa ha sottolineato che il tema proposto è un invito a non sottovalutare il contributo dei popoli indigeni: “Il tema scelto, Il diritto dei popoli indigeni all’autodeterminazione: una via verso la sicurezza alimentare e la sovranità, ci invita a riconoscere il valore dei popoli indigeni, così come l’eredità ancestrale di conoscenze e pratiche che arricchiscono positivamente la grande famiglia umana, colorandola con i diversi aspetti delle loro tradizioni. Tutto ciò rivela un orizzonte di speranza nel tempo presente, segnato da sfide intense e complesse e non poche tensioni”.

Quindi il papa ha denunciato il continuo depauperamento di terre da parte delle multinazionali: “La difesa del diritto a preservare la propria cultura e identità passa necessariamente dal riconoscimento del valore del proprio contributo alla società e dalla salvaguardia della propria esistenza e delle risorse naturali di cui necessitano per vivere. Qualcosa che è seriamente minacciato dal crescente accaparramento di terre da parte di multinazionali, grandi investitori e Stati. Si tratta di pratiche che causano danni e minacciano il diritto delle comunità a una vita dignitosa”.

Per questo la terra, insieme all’acqua ed al cibo, non sono merci, invitando a difendere i diritti: “Terra, acqua e cibo non sono semplici merci, ma la base stessa della vita e del legame di queste persone con la natura. Difendere questi diritti non è quindi solo una questione di giustizia, ma anche la garanzia di un futuro sostenibile per tutti. Ispirati dal senso di appartenenza alla famiglia umana, possiamo garantire alle generazioni future un mondo in armonia con la bellezza e la bontà che hanno guidato le mani di Dio nel crearlo”.

Ed in conclusione ha pregato i governanti a garantire questi diritti essenziali alla vita: “Prego Dio Onnipotente affinché questi sforzi portino frutto e servano da ispirazione a quanti sono a capo delle nazioni, affinché siano adottate misure appropriate per garantire che la famiglia umana cammini unita nella ricerca del bene comune, affinché nessuno sia escluso o lasciato indietro”.

(Foto di repertorio: Santa Sede)

Prima domenica del Tempo Ordinario: il battesimo di Gesù al fiume Giordano

Il battesimo di Gesù al Giordano costituisce la terza Epifania di Gesù, prima di dare inizio alla vita pubblica. La prima si ebbe  alla nascita quando Gesù si manifestò ai Pastori, che furono avvisati dagli Angeli: ‘Non temete, pastori, è per voi un lieto annuncio. è nato per voi il salvatore’. La seconda si ebbe con il sorgere di una stella cometa nel mondo pagano: i Magi, uomini di cultura, furono guidati da questa stella sino a Gerusalemme; da qui furono inviati a Betlem, ricomparve la stella, trovarono il Bambino e adorarono il Figlio di Dio facendo i loro doni: oro, incenso e mirra.

La terza Epifania è stata al fiume Giordano dove Giovanni Battista battezzava il popolo esortando alla penitenza. Il battesimo è stato il primo atto pubblico compiuto da Gesù: scende nel fiume, confuso tra i peccatori pentiti, e chiede di essere battezzato. Davanti a Giovanni, che si mostra titubante, Gesù lo sprona a compiere il rito e, mentre esce dall’acqua, lo Spirito scende e si posa su di Lui mentre la voce del Padre lo addita: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato: in Te ho posto il mio compiacimento’.

Questa investitura messianica anticipa il Battesimo istituito da Gesù e quindi il Battesimo che noi abbiamo ricevuto. Il Figlio di Dio incarnato si è immesso nella nostra realtà di peccatori per renderci partecipi della sua stessa vita; si è incarnato ed ora inizia la sua missione con il battesimo amministrato da Giovanni. San Paolo scriverà ai Romani: ‘Noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo per avere la stessa vita di risorti’.

Giovanni addita Gesù come colui che è venuto a battezzare l’umanità nello Spirito Santo; è venuto a portare la vita eterna che risuscita l’uomo, lo guarisce anima e corpo restituendolo  al progetto originario per il quale era stato creato d Dio. Il Battesimo di Gesù è diverso dal battesimo di Giovanni; lo afferma lo stesso Giovanni: ‘Io battezzo con acqua ma, chi viene dopo di me battezzerà con lo spirito Santo, con il fuoco’.

Il battesimo di Giovanni era solo un battesimo di penitenza, in ordine alla conversione e al perdono dei peccati; il Battesimo istituito da Gesù ci innesta a Cristo, libera l’uomo dal peccato, lo riscatta dalla schiavitù di Satana e segna la sua rinascita nello Spirito santo. E’ necessario prendere coscienza del nostro Battesimo che ci incorpora a Cristo Gesù e ci rende partecipe della sua consacrazione nello Spirito Santo e nella missione sacerdotale, profetica e regale. ‘Come il padre ha mandato me, dirà Gesù agli Apostoli prima di salire al cielo, io mando voi’: oggi è necessario che il cristiano scopra la sua dignità e vocazione: uomo, diventa quello che sei!

Grazie allo Spirito santo abbiamo un dono e un impegno vocazionale: il dono in forza del quale ci siamo innestati a Cristo con il Battesimo e siamo divenuti figli di Dio (Gesù è figlio naturale, noi figli per adozione perchè fratelli del Cristo. Da questo dono scaturisce un impegno: figli di Dio, fratelli tra di noi; come tale siamo chiamati ad essere ‘lievito’ di una umanità nuova dove Dio è il ‘Padre nostro che sei nei cieli’.

Il Battesimo è un ‘pacco-dono’: se vogliamo gustare il dono, dobbiamo aprire il pacco; scoprire la ricchezza del battesimo che ci costituisce fratelli, figli di Dio a prescindere anche dal colore della pelle, dalle condizioni economico-sociali, dai talenti e carismi ricevuti. Questi doni diventano operanti nel momento in cui c’è vera fede in noi e viviamo nell’amore verso Dio e i fratelli. Allora, amico che leggi o ascolti, sii te stesso, vivi nella tua dignità di figlio di Dio  e attua il cammino dell’amore verso Dio e i fratelli in nome di Dio. Allora sarai veramente felice.

Papa Francesco: i santi indicano la strada per l’unità dei cristiani

Ad inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani papa Francesco ha ricevuto in udienza la delegazione ecumenica finlandese, che si prepara nel 2030 a celebrare il millenario della morte di Sant’Olav, in occasione della festa di sant’Enrico, che è patrono della Finlandia. Riprendendo il discorso introduttivo del vescovo Åstrand sui santi nel cammino ecumenico papa Francesco ha evidenziato il significato della Chiesa pellegrina:

Madre Speranza di Gesù

Beatificazione:31 maggio 2014 da papa Francesco Santuario principale: Santuario dell’Amore Misericordioso Ricorrenza: 8 febbraio Al secolo: María Josefa Alhama Valera (Santomera, 30 settembre 1893).

Giornata di preghiera per il Creato: ambiente come giustizia

‘Che scorrano la giustizia e la pace’ è quest’anno il tema del Tempo ecumenico del Creato, ispirato dalle parole del profeta Amos: ‘Come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne’, da cui nelle scorse settimane papa Francesco ha presentato il messaggio per la giornata di preghiera per la cura del Creato, che collega alla natura la giustizia ed il diritto, in programma venerdì 1 settembre:

151.11.48.50