A Cutro una via Crucis per le vittime del naufragio contro l’indifferenza

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Ieri, inaugurando il 40^ Anno Accademico dell’Università degli studi della Basilicata, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha insistito affinché si dia una risposta al naufragio avvenuto pochi giorno prima davanti le coste calabresi, in cui hanno perso la vita finora 71 profughi, provenienti dalle zone di guerra:

“A non molta distanza da qui, sulle coste di Calabria, giorni fa si è verificato un evento tragico che ha, come tutti ben sappiamo, coinvolto interamente la commozione del nostro Paese.

I profughi afgani hanno fatto tornare anzitutto in mente quanto, quasi due anni fa, il nostro Paese ha fatto nel momento in cui i talebani occupavano Kabul per portare in Italia non soltanto i nostri militari in missione lì, ma per portare in Italia tutti i cittadini afgani che avevano collaborato con la nostra missione. Non ne abbiamo lasciato nessuno, li abbiamo tutti accolti qui in Italia”.

L’appello del presidente della Repubblica è un invito a trovare scelte concrete: “Quindi, di fronte all’evento drammatico che si è consumato, ma ancor più a ciò che questo raffigura di condizioni drammatiche, in quello come in altri Paesi, il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti.

Dell’Italia, per la sua parte, dell’Unione europea, di tutti i Paesi che ne fanno parte. Perché questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto, a quelle condizioni che, ripeto, con violazione dei diritti umani e della libertà, colpiscono tutti, in qualunque parte del mondo”.

Mentre nel giorno precedente oltre 1000 persone avevano partecipato alla Via Crucis organizzata dagli uffici ‘Migrantes’ e ‘Liturgico’ dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina e tenutasi a Steccato di Cutro, luogo del naufragio dei migranti di domenica 26 febbraio.

La Croce in legno è stata realizzata dall’artista Maurizio Giglio con le travi recuperate dal relitto distrutto dalle onde, come ha sottolineato don Francesco Loprete, parroco di Le Castella di Isola Caporizzuto: “Abbiamo voluto realizzare questa Croce per ricordare i tanti innocenti morti nel naufragio. Questo dramma non si cancellerà mai dalle nostre menti. Dopo 2000 anni Cristo è ancora in croce”.

Alla Via Crucis hanno partecipato anche l’imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Raffaele Panzetta, che ha sottolineato la presenza di tanta gente: “Siamo qui animati dalla speranza e in spirito d’unione con i nostri fratelli musulmani, nel silenzio e in preghiera, dietro la Croce salvifica”.

Mentre mons. Stefano Parisi, per anni rettore della cattedrale di Crotone e ora vescovo di Lamezia Terme, ha ricordato gli sbarchi degli anni precedenti e la solidarietà degli abitanti: “A noi non ci fanno paura i vivi, ci inorridiscono i morti, questi morti e morti come questi…

Quando ero parroco qui nel 2004 c’è stato uno sbarco. Anche allora tutta la gente di Steccato si riversò in spiaggia con coperte, cappotti, acqua, pane. Hanno aperto le case. Hanno ospitato queste persone. Qui abbiamo cuore, forse abbiamo poche cose, ma il poco di cui disponiamo lo mettiamo a volentieri a disposizione dell’altro”.

Poi mons. Panzetta ha lanciato un appello affinchè non avvengano più tali ‘stragi’: “Se accogliamo veramente Gesù, dobbiamo lasciarci cambiare il cuore e non permettere alla paura di farci diventare persone dal cuore gelido. Se siamo cristiani non possiamo non essere accoglienti, dobbiamo essere accoglienti, dobbiamo avere il cuore aperto come Gesù e quindi non vogliamo un’Europa col filo spinato, un’Europa nella quale è difficile trovare accoglienza.

I poveri sono la carne di Gesù, quelli che hanno perso la vita in questo mare sono la carne di Gesù. E pertanto, proprio guardando questo mare, dobbiamo batterci il petto tutti, nessuno escluso. Perché abbiamo la responsabilità di generare intorno a noi un clima di accoglienza, fraternità, amicizia… 

Chiediamo al Signore questo dono di conversione: vogliamo essere comunità ospitali. E’ nel Dna della nostra gente, del nostro territorio di avere il cuore spalancato. Non permettiamo alla paura di renderci comunità dal cuore gelido, atterrite di fronte alla diversità. Noi vogliamo una convivialità delle differenze”.

E si è pregato perché in futuro non si ripetano tragedie simili: “Signore Gesù è facile portare il crocifisso al collo o appenderlo come ornamento sulle pareti delle nostre belle cattedrali o delle nostre case.

Ma non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a fare viaggi inauditi e a vivere nella precarietà ai margini della nostra società, dopo avere affrontato sofferenze inenarrabili.

Purtroppo, questi viaggi senza sicurezza infrangono i sogni e le speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati, perseguitati e abbandonati da tutti. Bisogna impegnarsi tutti perché tragedie simili non accadano mai più”.

Infine nelle preghiere sono stati ricordati “i naufraghi morti, i dispersi ma anche i sopravvissuti del naufragio. Tutti vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell’egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall’indifferenza. Una malattia di cui anche noi cristiani soffriamo”.

(Foto: Vatican News)

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