Papa Francesco: la missione richiede il coraggio dell’autenticità

Nello scorso fine settimana papa Francesco ha incontrato i seminaristi del Pontificio Collegio Urbano, spiegando le tre caratteristiche della missionarietà, che sono l’essere autentici, il saper uscire da sé stessi ed impegnarsi nel dialogo. Il papa ha ricordato che esso è stato fondato nel 1627 da papa Urbano VIII:
“E’ stata un’intuizione importante, che ancora oggi conserva la sua validità e che voi siete chiamati ad accogliere e interpretare in modo creativo, lasciandovi interpellare dalle tante esigenze e domande del tempo in cui viviamo. In effetti, tutta la Chiesa è chiamata oggi ad una ‘conversione pastorale e missionaria’, anche nella formazione dei futuri presbiteri, e in questa prospettiva voi potete essere di ispirazione e di aiuto a molti altri”.
Inoltre il papa ha sottolineato l’importanza della relazione con Cristo, che richiede il ‘coraggio dell’autenticità’: “La prima caratteristica che vorrei evidenziare è il coraggio dell’autenticità, il coraggio di essere autentici. Infatti, la nostra vicinanza a Dio e ai fratelli si realizza e si rafforza nella misura in cui abbiamo il coraggio di spogliarci delle maschere che indossiamo, magari per apparire perfetti, impeccabili e ossequiosi, o semplicemente migliori.
Le maschere non servono, cari fratelli, non servono! Presentiamoci agli altri senza schermi, per quello che siamo, con i nostri limiti e le nostre contraddizioni, vincendo la paura di essere giudicati perché non corrispondiamo a un modello ideale, che spesso esiste solo nella nostra mente”.
Un’altra caratteristica è la capacità di uscire da sé stessi: “La vita di fede è un continuo ‘esodo’, un’uscita dai nostri schemi mentali, dal recinto delle nostre paure, dalle piccole certezze che ci rassicurano. Altrimenti rischiamo di adorare un Dio che è solo una proiezione dei nostri bisogni, e quindi un ‘idolo’, e di non vivere incontri autentici nemmeno con gli altri”.
E’ un incoraggiamento a vivere la fraternità: “Per questo vi incoraggio a vivere senza paura la sfida della fraternità, anche quando richiede fatiche e rinunce. Il nostro mondo e anche la Chiesa hanno bisogno di testimoni di fraternità: che voi possiate essere così, già adesso e poi quando tornerete nelle vostre diocesi e nei vostri Paesi, spesso segnati da divisioni e conflitti”.
Infine la missione è apertura al dialogo, come san Giovanni Paolo II afferma nell’enciclica ‘Redemptoris Missio’: “Prima di tutto al dialogo con Dio, nella preghiera, che è pure un esodo dal nostro io per accogliere Lui, mentre parla in noi e ascolta la nostra voce. E poi al dialogo fraterno, in una radicale apertura all’altro…
E Gesù ce lo ha mostrato facendosi uomo, abbracciando i drammi, le domande e le attese dell’umanità sofferente e in cerca di pace. Cari fratelli, il mondo ha bisogno di dialogo, ha bisogno di pace. E ha bisogno di uomini e donne che ne siano testimoni.
Vi esorto a mettervi alla scuola di quei ‘martiri del dialogo’ che, anche in alcuni dei vostri Paesi, hanno percorso con coraggio questa strada per essere costruttori di pace”.
Mentre ai membri dell’Unione Nazionale Mutilati per Servizio papa Francesco ha sottolineato il loro impegno per la pace: “So che per alcuni di voi la causa dell’invalidità è legata proprio a una missione di pace, o all’adempimento di un servizio all’ordine pubblico e alla legalità.
E questo arricchisce, per così dire, il patrimonio morale della vostra associazione. Ma l’impegno di essere costruttori di pace vale per tutti, indipendentemente dalla storia di ognuno… Allora l’associazione può e deve diventare una forza di pace nella società, aiutando a risolvere i conflitti in modo pacifico, ricercando il bene comune e richiamando l’attenzione su chi è meno tutelato”.
(Foto: Santa Sede)