Da Nazareth a Taybeh: sulle orme di Charles de Foucauld

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Domenica 29 maggio, per celebrare la canonizzazione di Charles de Foucauld, Sua Beatitudine, mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha presieduto una messa di ringraziamento nella basilica dell’Annunciazione a Nazareth seguita dalla visita alla parrocchia di Taybeh, dove si ritiene che Charles de Foucauld abbia trascorso un periodo di tempo durante il suo soggiorno in Terra Santa.

La celebrazione si è svolta a Nazaret, perché è stato il luogo in cui de Foucauld ha vissuto per diversi anni, vicino al convento delle Clarisse per il quale lavorava. Nel pomeriggio, dopo un lungo viaggio in auto per raggiungere Taybeh, il patriarca e la sua delegazione sono stati accolti lì da p. Bashar Fawadleh, parroco del villaggio: anche qui Charles de Foucauld sia stato ospitato durante il suo periodo in Terra Santa.

Prima di tornare a Gerusalemme mons. Pizzaballa ha visitato anche le suore francesi della Santa Croce di Gerusalemme e le suore del Rosario che vivono nel villaggio, così come l’ex patriarca, mons. Michel Sabbah, ed il vescovo emerito, mons. Kamal Hanna Bathish a Beit Afram.

Nell’omelia il patriarca ha tratteggiato i lineamenti di Charles de Foucauld: “E’ lontano da Cristo. Si avventura, quindi, prima come soldato, e poi come esploratore nel Nord Africa, e lì, a contatto con quelle popolazioni islamiche, povere e religiose, inizia il suo percorso di ripensamento della sua vita spirituale, che lo porterà poi poco alla volta all’incontro con Cristo, di cui si innamorerà e che non lascerà più. Persone che non conoscevano Cristo, lo hanno portato ad incontrare Cristo”.

Approfondendo la persona il patriarca ha delineato la caratteristica della relazione: “Amare Cristo, significa amare l’uomo. Non si possono separare queste due aspetti, sono due facce della stessa medaglia. Si cerca il volto di Cristo nell’incontro con l’uomo. Per quei tempi, il suo era un modo nuovo di evangelizzare:

in un periodo in cui i missionari occidentali andavano in tutto il mondo per portare a modo loro il Vangelo, de Foucauld ha voluto andare in mezzo alla gente, in un certo senso, per farsi evangelizzare da loro, facendosi vicino, cercando di impararne i valori, i modi di fare, la loro cultura, la lingua, le tradizioni.

Si sentiva fratello di tutti, anticipando quello che oggi è un tema centrale nella vita della Chiesa. Ma la sua idea di fraternità non si appoggiava su sentimenti vaghi o generici. Era fondata e scaturiva dal rapporto diretto con Gesù”.  

Ed in Terra Santa Charles de Foucauld ha lasciato in eredità la relazione: “Charles de Foucauld ci lascia in eredità la ricerca di una relazione serena con quanti non conoscono Cristo, e in particolare con l’Islam, che ha segnato così profondamente la sua vita, e che in questo periodo è un tema così attuale e necessario. Non per convertire, certo, ma per rendere testimonianza all’amore di Cristo, che ci rende tutti fratelli”.

Mentre da Gerusalemme la clarissa suor Mariachiara ha raccontato la testimonianza di chi lo ha conosciuto: “Madre E. du Calvaire gioiva anche delle sue ascese spirituali e il giorno dell’ordinazione di frère Charles fu per lei una delle grandi consolazioni dei suoi ultimi anni. Ella lo attendeva e sperava di vederlo dispensare il suo zelo nel paese di Cristo. Egli le scrisse: ‘Dio mi dona un altro campo d’azione’.

Quando annunciò alla comunità il giorno della sua ordinazione, la Reverenda Madre fece pregare molto per il suo apostolato e incaricò uno delle due giovani professe di congratularsi. Ora questa religiosa che nutriva grande fiducia nell’ordinando, gli aprì la sua anima e gli manifestò le pene interiori che provava e per le quali non trovava alcun sollievo presso le creature. Ella era affranta da una tristezza impenetrabile, da un dispiacere insormontabile che portava sempre e che avrebbe potuto minare la sua salute”.

Anche la piccola sorella Katia di Gesù traccia la ‘cronologia dell’amore’: “l metodo che fratel Carlo definisce il ‘suo’ fa intuire una cronologia. L’orazione nasce nell’ascolto, nella percezione della parola che Dio ha per noi, per suscitare una nostra parola, una nostra preghiera. Da questo dialogo scaturisce il sentimento dell’amore che non ha più bisogno di parole, ma di silenzio adorante.

In realtà dalle sue meditazioni oranti (che era solito fare per iscritto) traspare una grande libertà nei confronti di questo ‘ordine delle cose’. Non sempre sono presenti tutte e tre le tappe e spesso la cronologia varia. Il silenzio amorevole per esempio non rappresenta soltanto la fase finale e culminante della preghiera, ma ne è anche il principio.

Che l’adorazione, l’atto d’amore, di lode, siano dunque in ogni nostra preghiera, e che vi siano all’inizio, in primo luogo, come l’atto di rispetto e d’amore è la prima cosa che si fa in noi quando ci avviciniamo a Dio… Si potrebbe dire che l’amore di Dio non conosce limiti perchè la sua presenza suscita incessantemente amore nel cuore dell’uomo”.

Per de Foucauld la preghiera e l’azione trovavano l’unità in Gesù: “Per fratel Carlo la vita di preghiera rappresenta una parte essenziale dell’imitazione di Cristo, uomo e Dio. Lui, il modello dei figli, durante la sua vita terrena viveva interiormente in contemplazione continua, in un’unione indissolubile con il Padre. In mezzo alle folle o nella solitudine, in Gesù quest’unione era perfetta…

Gesù è una cosa sola con il Padre, di conseguenza la sua preghiera è onnipotente. Non ha bisogno di molte parole, gli basta un semplice moto dell’anima per esporre la sua richiesta al Padre: ‘Il Padre Vostro Vi ascolta sempre, fa tutto ciò che Voi volete, e Voi non domandate altro che ciò che Lui vuole.

La vita di Gesù era una vita in Dio che Charles de Foucauld immagina fin nei minimi dettagli materiali e che diventa per lui il modello della propria vita di preghiera: Sempre, sempre pregavate, pregavate ad ogni istante poiché pregare è essere con Dio e poiché Voi siete Dio”.

(Foto: Patriarcato di Gerusalemme)

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