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Azione contro la fame lancia ‘Hope4Gaza’ per inviare messaggi di speranza alle famiglie di Gaza

Azione Contro la Fame lancia la campagna globale Hope4Gaza con l’obiettivo di raccogliere e inviare messaggi di solidarietà e speranza presso la popolazione di Gaza, già supportata sul campo dall’organizzazione.

Nata dalla determinazione del team locale di Azione Contro la Fame, che non ha mai smesso di operare sul campo dall’inizio del conflitto, l’iniziativa prevede la traduzione dei messaggi in arabo, che saranno poi stampati e inseriti nelle migliaia di pacchi alimentari distribuiti dall’organizzazione nei primi mesi del 2025. Ogni messaggio rappresenta un filo di speranza che unisce persone di tutto il mondo alle famiglie in difficoltà.

L’iniziativa ‘Hope4Gaza’ ambisce a superare i confini del tradizionale aiuto umanitario, affiancando al sostegno materiale già fornito una significativa dimensione emotiva. ‘Hope4Gaza’ non consiste soltanto in aiuti alimentari: “E’ un’occasione per nutrire lo spirito e mostrare la nostra vicinanza alle famiglie di Gaza” dichiara Simone Garroni, Direttore Generale di ‘Azione Contro la Fame’.

Chiunque può partecipare inviando il proprio messaggio tramite il sito ufficiale della campagna e condividendo l’iniziativa sui social media con l’hashtag #Hope4Gaza. Ogni singolo contributo è prezioso e si intesse perfettamente con il mosaico globale di azioni di supporto già attive.

Ecco alcuni dei messaggi ricevuti:

‘Non perdete la speranza, la luce tornerà e i fiori sbocceranno nuovamente. Vi auguro serenità e felicità!’  – Claudia

‘La mia speranza è che tacciano le armi, si silenzi l’odio, che abbia voce solo la pace, la vita, la serenità. Ogni bambino ha diritto a un futuro di speranza’. – Luisa

‘Non siete soli, portiamo la vostra voce per le strade qui in Italia! Vi pensiamo e nel nostro piccolo cerchiamo di esservi vicino e far sì che non si smetta di parlare di voi! Un abbraccio!’ – Laura

‘Il mio piccolo contributo possa esservi di conforto e vi dia la forza per non abbandonare la speranza per la pace e per la condivisione fraterna di ciò che il mondo ci ha messo a disposizione’. – Mauro

‘Azione contro la Fame’ è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame: “Specialisti da 45 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.

Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21.000.000 di persone”.

Don Giovanni Merlini è beato: seppe coniugare preghiera ed azione

“Nella Basilica di San Giovanni in Laterano, stamani è stato beatificato Don Giovanni Merlini, sacerdote dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Dedito alle missioni al popolo, fu consigliere prudente di tante anime e messaggero di pace. Invochiamo anche la sua intercessione mentre preghiamo per la pace in Ucraina, in Medio Oriente e nel mondo intero. Un applauso al nuovo Beato!”: al termine della recita dell’Angelus domenicale papa Francesco ha ricordato la beatificazione di don Giovanni Merlini, presieduta dal prefetto del dicastero delle cause dei santi, card. Marcello Semeraro, nella basilica di san Giovanni in Laterano.

Giovanni Merlini nacque a Spoleto il 28 agosto 1795. Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1818, due anni dopo, partecipando ad un corso di esercizi spirituali predicato da San Gaspare del Bufalo (1786-1837), fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, colpito dal carisma del Santo, chiese di aderire alla sua opera.

Si dedicò con intensità al lavoro missionario e alla direzione spirituale di tante anime, in modo particolare quella di Santa Maria De Mattias (1805-1866), che guidò per ben 42 anni, insieme alla nascente famiglia delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue. Svolse il suo ministero nella zona pontina e marittima, in un contesto di forte resistenza sociale allo Stato pontificio.

Nel 1847 venne eletto Moderatore Generale della Congregazione del Preziosismo Sangue, incarico che mantenne fino alla morte. Conobbe personalmente Pio IX di cui divenne consigliere spirituale. Grazie a questo legame si deve la pubblicazione, il 10 agosto 1849, del decreto ‘Redempti sumus’ con cui si istitutiva a livello universale la festa del Preziosissimo Sangue. Morì a Roma il 12 gennaio 1873 a seguito di un incidente stradale occorso nei pressi di Santa Maria in Trivio. Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 10 maggio 1973.

Nell’omelia il card. Semeraro ha fatto il ritratto di questo nuovo beato della Chiesa, che è stato un uomo di preghiera, che ha saputo unire nella sua vita e nel suo apostolato la dimensione attiva e quella contemplativa, che ha saputo governare con la virtù della prudenza, che ha saputo relazionarsi con amicizia verso tutti:

“Dai racconti evangelici e specialmente dal vangelo secondo Luca sappiamo che per Gesù la preghiera è un atteggiamento abituale, il luogo privilegiato in cui egli vive il mistero della sua persona e della sua missione, lo spazio vitale in cui colloca le sue relazioni con il Padre e con i discepoli. Il Padre suo Gesù lo prega sempre; da ultimo nel Getsemani e sulla croce. Per i discepoli prega quando li sceglie e quando insegna loro a pregare”.

Ed è stato un ‘ottimo’ discepolo: “In questo (oggi lo riconosciamo con gioia) il beato Giovanni Merlini è stato suo ottimo discepolo. Le testimonianze raccolte nel Processo per la sua beatificazione e canonizzazione sono unanimi nel dirci che il Signore lo aveva arricchito del dono della preghiera: una preghiera che in lui diveniva abitualmente contemplazione”.

Però la preghiera conduce all’azione: “Egli, tuttavia, fu anche uomo di azione e di apostolato, in particolare nella predicazione missionaria (cosa per la quale era molto stimato da san Gaspare), e fu pure uomo dalle ottime capacità di governo e, soprattutto, arricchito dalla virtù della prudenza. E’ questa, difatti, tra le virtù cardinali quella più necessaria in chi ha responsabilità di guida: aspetto, questo, che san Tommaso d’Aquino sottolineava in particolare giacché (diceva) è prudente chi sa decidere il da farsi concretamente e sa farlo con sapienza.

Del beato Giovanni Merlini i testimoni del processo per la beatificazione dicono che esercitava la virtù della prudenza in modo veramente straordinario: studiava le situazioni, consultava e interveniva in forme adatte e questo, specialmente in decisioni difficili per le persone, con carità”.

Infatti, come hanno riferito i testimoni, seppe coniugare insieme ‘Marta e Maria’: “Sono questi, carissimi, alcuni aspetti della vita e della spiritualità del nuovo Beato che da oggi la Chiesa ci propone per la invocazione e per la imitazione. Ce n’è, però, un altro che non voglio omettere di richiamare ed è l’amicizia con cui egli è vissuto specialmente con i confratelli nella famiglia religiosa e con le persone a lui affidate per la guida e l’accompagnamento spirituale. I nomi di san Gaspare del Bufalo e di santa Maria de Mattias sono emblematici per il loro speciale legame con il beato Giovanni Merlini”.

Da Tallin un messaggio di speranza per l’Europa

“Da molti anni la comunità ecumenica di Taizé guida il pellegrinaggio di fiducia sulla Terra, un filo ininterrotto di incontri in molti Paesi che si è fermato più volte in Francia. Così, su iniziativa dell’Arcivescovo di Parigi e su invito delle Chiese cristiane di Parigi e della sua regione, il prossimo incontro europeo dei giovani si svolgerà nella capitale francese dal 28 dicembre 2025 al 1° gennaio 2026”: questo annuncio è stato dato al termine dell’incontro europeo dei giovani, svoltosi a Tallin, in un comunicato congiunto dal metropolita Dimitrios, presidente dei vescovi ortodossi francesi, dal pastore Christian Krieger, presidente della federazione protestante francese, e da mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente della conferenza episcopale francese.

Nell’annuncio i co-presidenti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Francia, hanno dato il loro ‘pieno’ sostegno a questa scelta della comunità di Taizé, che nei mesi precedenti hanno effettuato diversi incontri per pianificare l’incontro annuale, invitando i giovani nella capitale francese:

“Questo incontro sarà una grande opportunità per incontrarci in uno spirito di preghiera e di fraternità, di condivisione e di celebrazione, e per stabilire così una testimonianza cristiana di unità nel cuore di un mondo attraversato da tante tragedie e crisi. E’ a nome delle Chiese cristiane presenti in Francia che noi, leader cattolici, ortodossi e protestanti, vi invitiamo a venire a Parigi. In effetti, anche noi parliamo con una sola voce”.

Nel messaggio conclusivo hanno richiamato la lettera di frére Matthew, che è stato il filo conduttore dell’incontro appena terminato, per ‘sperare oltre ogni speranza’: “E crediamo che questo incontro a Parigi ci permetterà di sperimentare in modo molto concreto come l’ospitalità condivisa sia un segno bello e vero di speranza. Cari giovani, ne siamo convinti: sarete accolti con calore dai credenti delle nostre rispettive comunità cristiane, e anche dalle persone di buona volontà che decideranno di aprirvi le loro porte… E fino ad allora, la nostra comunione fraterna ci rafforzi reciprocamente per un migliore servizio a Dio e ai nostri fratelli e sorelle in Cristo, al servizio dell’annuncio del Vangelo in un mondo che ha tanto bisogno di speranza”.

Infatti nell’ultima meditazione frére Matthew ha ringraziato i giovani per le loro testimonianze di comunione con l’invito a condividere nei propri Paesi di origine ciò che hanno vissuto in questi giorni: “Ciò che avete condiviso insieme vi preparerà per il viaggio di ritorno, perché sebbene ciò che viviamo in questi giorni qui a Tallinn sia importante, il suo valore aumenta quando influenza la nostra vita quotidiana”.

La sfida è quella di testimoniare Dio, che è speranza, nel mondo: “La sfida per tutti noi è come discernere la presenza di Dio nel mezzo delle nostre lotte. Pur provenendo da situazioni molto diverse, come possiamo restare persone di speranza? Nella lingua kikuyu dell’Africa orientale, uno degli attributi di Dio è che Egli è ‘degno di speranza’, il Dio in cui possiamo riporre la nostra speranza”.

Tale speranza si concretizza nella resurrezione di Cristo: “Ciò si manifesta soprattutto nella vita, morte e risurrezione di Gesù. Eppure Gesù ha veramente sperimentato la durezza dell’esistenza umana e perfino la morte. Non è scappato da lei. Perché la nostra speranza cresca veramente, significa che dobbiamo affrontare la realtà così com’è, ma vederla alla luce delle promesse di Dio. Niente, nemmeno la morte, può separarci dall’amore fedele di Dio”.

Dopo essere risorto Gesù ha invitato i discepoli ad andare in Galilea, che anche oggi è inizio per testimoniare Gesù nel mondo contemporaneo: “Gesù li precede in Galilea, dove ha avuto inizio il Vangelo. Ciò suggerisce un nuovo inizio, ma anche un ritorno alle origini. Ma le donne fuggono dal sepolcro, prese dal terrore e dallo stupore. Questo è il motivo per cui, ci viene detto, non lo hanno detto a nessuno…

In questi giorni, provenienti da contesti, Paesi, Chiese ed epoche diverse, non abbiamo sperimentato un segno della speranza che ci promette la fiducia in Cristo risorto? Poiché Cristo è la nostra pace e ci dona questa pace, da pellegrini di speranza diventiamo anche pellegrini di pace”.

L’incontro è concluso con l’invito alla preghiera: “La pace senza giustizia non è vera pace, ma esiste anche una libertà interiore che deriva dalla fiducia più semplice, che chiamiamo fede. Mentre lottiamo per una pace giusta ovunque viviamo, faremo tutto ciò che è in nostro potere per rimanere liberi dentro di noi? Ogni venerdì a Taizé preghiamo in silenzio per la pace nel nostro mondo. Potremmo non avere le risposte che desideriamo, ma stare alla presenza di Dio può far sorgere in noi intuizioni. Alcune di queste intuizioni, condividendole con gli altri, ci porteranno forse ad agire”.

Un invito all’azione come ha fatto Gesù in quanto commosso dalla folla che lo seguiva: “La sua emozione si tradurrà in un’azione gentile ed efficace. Per prima cosa guarì i malati tra la folla. Ma la notte comincia a calare. I suoi amici vogliono mandare via la folla in cerca di cibo. Gesù, invece di essere d’accordo con loro, chiede ai suoi amici di guardare quello che già hanno. Trovarono cinque pani e due pesci, il che sembrò insufficiente data la grandezza del compito.

Ringrazia per quel poco che hanno trovato, spezza il pane e gli amici distribuiscono il cibo alla folla. E ciò che resta va oltre i loro bisogni. Gesù rifiuta di rassegnarsi ad una situazione che sembra impossibile. Il pasto che segue è un assaggio di ciò che avverrà in pieno nel futuro di Dio. La nostra fame e sete saranno soddisfatte ad ogni livello”.

Frère Matthew ha invitato i giovani ad avere fiducia in Gesù ed ad agire nello stesso modo: “Questa storia può plasmare la nostra speranza che, come è scritto nella Lettera, diventa ‘come l’ancora di una barca’. Ci tiene stretti quando infuria la tempesta. Ci permette di sperimentare piccoli segni della nostra fedeltà alla chiamata che abbiamo ricevuto e alle persone che ci sono state affidate”.

Ciò che è stato ascoltato e vissuto nella capitale estone è possibile vivere anche nelle proprie comunità locali: “Inizi a pensare al tuo ritorno a casa. Quanto poco avete da offrire a Gesù affinché la speranza fiorisca nelle vostre comunità locali, nelle vostre Chiese e cappellanie? I segni più piccoli significano molto. Il profeta Geremia aveva acquistato un campo nella sua città, nonostante la minaccia della sua distruzione. Segni di speranza danno coraggio a tutti, speranza per la famiglia umana, speranza per la buona creazione di Dio”.

Sono le ‘umili’ testimonianze che rendono credibile la fede: “Più che cercare la spettacolarità, non sono forse i gesti umili di ascolto reciproco, di fiducia e di amicizia che comunicano l’essenziale del Vangelo e ci aiutano a entrare sempre più profondamente nel mistero di comunione che è il Corpo di Cristo, la Chiesa?

Da molti anni la nostra comunità di Taizé vive un pellegrinaggio di fiducia. Di tanto in tanto, questo pellegrinaggio diventa visibile, come adesso durante il nostro incontro europeo a Tallin, ma anche nel villaggio di Taizé con gli incontri settimanali dei giovani. E’ un modo per incoraggiarci a vicenda nel nostro cammino quotidiano di fede, un modo per lasciare che Cristo rinnovi la nostra speranza affinché possiamo affrontare le sfide che incontriamo ovunque siamo”.

Per tale ragione all’inizio di tale ‘pellegrinaggio’ europeo il presidente dell’Estonia, Alar Karis per tale ‘raduno’ sul tema della speranza: “Il motto dell’incontro (pellegrinaggio di fiducia) si riferisce a ciò che spesso manca nel mondo di oggi, cioè la fiducia tra persone, paesi e nazioni. Voi giovani potete dare un contributo significativo affinché la fiducia nel futuro sia maggiore di quella odierna.

La fiducia è la base di tutto, quindi è importante non solo parlarne, ma agire di conseguenza, ciascuno secondo le proprie possibilità. La fiducia alimenta anche la fiducia in se stessi e il coraggio di cui hanno bisogno i bambini, i giovani e gli adulti. Confidando gli uni negli altri e lavorando insieme, possiamo anche sperare che l’Europa di domani abbia il vostro volto e sia progettata da voi. Sarà unita e forte”.

(Foto: Taizè)

Tre giovani maceratesi raccontano la loro missione nelle Filippine

Nello scorso luglio tre giovani dell’Azione Cattolica Italiana della diocesi di Camerino – San Severino Marche (Marta Antognozzi di San Severino, Maria Lucia Sargolini e Lorenzo Lucarelli, entrambi di Sarnano), guidati dall’assistente diocesana dell’Azione Cattolica, suor Cinzia Fiorini, appartenente all’ordine delle Sorelle Missionarie dell’Amore di Cristo (S.M.A.C.) hanno trascorso un periodo missionario nella Casa ‘Providence home of Saint Joseph’ di Davao, nelle Filippine, che accoglie bambini disabili od abbandonati.

Alcuni giorni precedenti la ‘missione il card. Edoardo Menichelli ha affidato i ‘missionari’ alla protezione della Madonna dei Lumi, chiedendo loro di vivere l’esperienza in costante atteggiamento di ringraziamento, pronti a riportare nelle proprie comunità il senso profondo di quanto vissuto in quelle terre lontane.

Le suore missionarie a Davao sono impegnate nell’aiuto ai bambini abbandonati od orfani, che vivono nelle strade di quella città, popolata da oltre 1.500.000 di abitanti per un’estensione di più di 2.400 chilometri quadrati. Quest’opera è rivolta a migliorare la qualità della vita di questi minorenni attraverso l’istruzione, ridandogli la loro dignità di esseri umani e offrendogli un tetto sotto il quale vivere sentendo amore e cura. I bambini ricevono anche una formazione spirituale e valoriale che possa rafforzare il loro sviluppo personale.

A questi giovani abbiamo chiesto di raccontarci la ‘nascita’ di questa ‘missione’: “Dobbiamo sicuramente ringraziare suor Cinzia Fiorini, della Congregazione delle Sorelle Missionarie dell’amore di Cristo. Lei è la nostra assistente spirituale in Azione Cattolica dei Ragazzi, nella Diocesi di Camerino. La loro congregazione gestisce due missioni, una in Filippine ed una in Burundi. E’ sempre stata testimone di grande gioia e fede. Dopo nostre numerose domande e curiosità, ha detto che sarebbe ripartita per le Filippine, nell’orfanotrofio ‘Providence Home of Saint Joseph’ a Davao; noi non abbiamo potuto che accettare”.

Lorenzo Lucarelli ha rivelato il suo stato d’animo prima della partenza: “Non so quanta consapevolezza ci fosse. Sicuramente c’era tanta gioia e tanta curiosità, tanta voglia di scoprire un mondo così diverso da quello a cui eravamo abituati. Mi sono interrogato molto prima di partire per il viaggio, su me stesso, sulle mie speranze, aspettative e paure; non sono però mai riuscito ad andare troppo nel profondo, avendo pensieri vaghi e approssimativi. Ora, con il senno del poi, sono contento di non essere partito con preconcetti, perché anche quel poco che avevo ragionato è stato completamente stravolto, ma stravolto in positivo.

Invece Maria Lucia Sargolini ha raccontato la ‘giornata tipo’ a Davao: “Non è facile trovare un aggettivo per la vita dei ragazzi là. Alle difficili condizioni in cui versano i ragazzi non si può non contrapporre l’amore e la devozione delle sorelle che stanno nella struttura.

La vita in Filippine comincia molto presto, alle ore 5 della mattina suona la campana della sveglia. Tempo per prepararsi e poi si va a messa nella vicina chiesa dell’Ordine dei Carmelitani, dove i ragazzi animano con canti diverse volte a settimana. Si torna poi in struttura per fare colazione e si parte poi per andare a scuola. I 29 ragazzi della struttura frequentano quasi tutti la scuola posta nelle vicinanze alla casa, qualcuno è ancora troppo piccolo per andare scuola, qualcun altro sta frequentando già il college in città per fare il lavoro dei loro sogni. Dopo gli impegni quotidiani, nel tardo pomeriggio in struttura tutti i ragazzi pregano insieme un rosario, nelle cui intenzioni non dimenticano i benefattori della struttura.

Nonostante le condizioni di povertà in cui vivono, le suore non fanno mancare nulla a nessun bambino. Secondo le diete filippine, riso e frutta a volontà; un letto dove dormire e quella quota di affetto che purtroppo molti di loro non hanno mai provato. Sicuramente loro ci hanno insegnato a vivere di semplicità e a riderne. Ci hanno trasmesso una gioia rara, una gioia che viene dall’apprezzare le poche cose che si hanno, ma di esserne profondamente grati”.

Ed ha descritto la struttura della Casa: “La struttura ha ormai più di 25 anni e servono dei lavori per costruire il secondo piano, fino ad allora i ragazzi dormono in posti di fortuna, chi in cucina, chi sotto il terrazzo, molti in poche piccole stanze. Abbiamo deciso di far partire una raccolta fondi per velocizzare la fine dei lavori, affinché questi ragazzi possano avere uno spazio tutto loro sicuramente migliore di quello che avevano prima”.

Inoltre Marta Antognozzi ha riflettuto sulle parole ‘consegnate’ dal card. Menichelli (prendere, benedire, dare): “Prima di partire, il Cardinale Edoardo Menichelli ci ha consegnato tre verbi da custodire per il viaggio. Ci ha chiesto di prendere, rendere grazie e dare. Sicuramente abbiamo preso molto, relazioni, approccio alla vita, fede; sicuramente abbiamo reso grazie nella preghiera e nei gesti; ora stiamo cercando di dare qualcosa indietro”.

Ed ha descritto la Casa, che ospita ragazze e ragazzi, con il ‘lancio’ di una raccolta ‘fondi’: “La struttura ha ormai più di 25 anni e servono dei lavori per costruire il secondo piano, fino ad allora i ragazzi dormono in posti di fortuna, chi in cucina, chi sotto il terrazzo, molti in poche piccole stanze. Abbiamo deciso di far partire una raccolta fondi per velocizzare la fine dei lavori, affinché questi ragazzi possano avere uno spazio tutto loro sicuramente migliore di quello che avevano prima”

Nel messaggio per la Giornata missionaria di quest’anno papa Francesco ha invitato tutti al ‘banchetto’: cosa significa per Lorenzo?

“Penso che il papa abbia trovato le parole per spiegare la bellezza dell’andare in missione. Sento di essere un ragazzo che si è regalato una vacanza, che ha partecipato ad un banchetto, per tutto il cibo, non solo materiale, che ho ricevuto. Penso che sia nostro compito dover testimoniare con la nostra vita quello che abbiamo vissuto e dimostrare a tutti il bello del servire, del donarsi per il prossimo. Dobbiamo invitare più persone possibili a questo banchetto, affinché più persone possibili possano provare la gioia e la gratitudine che abbiamo provato noi”.

Maria Lucia: cosa vi ha lasciato questo viaggio?

“Questa esperienza è tra le migliori della nostra vita. Un insieme di meraviglia e gratitudine che ci portiamo nel cuore. Non possiamo non testimoniare la semplicità delle persone che abbiamo incontrato. Una semplicità che si fa accoglienza e condivisione, quando siamo andati nelle comunità in montagna. Lì le persone, pur non avendo nulla, hanno fatto il cibo da festa; molto diverso da noi, che a volte ci facciamo problemi nell’accogliere qualcuno in casa. Una semplicità che si fa genuinità nello stupore dei bambini, che si fa anche risata, e che si fa affidarsi a Dio”.

Marta: cosa avete fatto in quelle settimane?

“La prima settimana abbiamo organizzato attività e giochi che solitamente organizziamo ai campi scuola Acr, per iniziare a conoscere i bambini, e per lasciare che loro conoscessero noi. Abbiamo avuto la bellissima occasione di portarli al mare, un gesto che sembrerebbe scontato, ma a causa della difficoltà di raggiungere il posto con i mezzi e di quelle economiche per loro è un evento raro, ed è impressa nelle nostre menti la loro profonda felicità.

Durante la seconda settimana i bambini sono tornati a scuola, così noi abbiamo fatto visita alle diverse comunità base aiutate dalle Sorelle Smac in montagna nelle quali abbiamo portato i materiali della raccolta fondi effettuata a San Severino Marche prima della nostra partenza. Nella terza settimana siamo stati nella casa-famiglia, trascorrendo la maggior parte del tempo con le Sorelle ed i ragazzi, vivendo giornate tipiche filippine. L’ultima domenica abbiamo partecipato ai sacramenti di battesimo e comunione dei bambini”.

Ora siete nelle vostre città: come pensate di ‘agire’ per aiutare quei bambini?

“Per provare a ricambiare almeno una parte di tutto il bene ricevuto, abbiamo organizzato una raccolta fondi su GoFundMe (link: https://www.gofundme.com/f/providence-home-of-saint-joseph) per finanziare la costruzione della casa dove dormono i 30 ragazzi, ora sistemati in letti di fortuna. Per questo ci appelliamo alla comunità, chiedendo un contributo, che seppur piccolo, può fare una grande differenza”.

(Tratto da Aci Stampa)

Giornata del Creato per sperare e agire insieme

Sostenere la rinascita della Creazione ‘che geme’, contribuendo, come chiede papa Francesco, a “passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura, ridotta a oggetto da manipolare, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del Creato”. E’ quanto fa la Chiesa in Italia, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli e grazie ai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.

Dal 1991 sono stati finanziati 107 progetti volti a contrastare il degrado ambientale, il cambiamento climatico e a salvaguardia delle ricchezze naturali e tutela degli ecosistemi in 31 Paesi, per un totale di oltre € 11.500.000. ‘Spera e agisci con il Creato’ è l’invito di Papa Francesco per la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato che si celebra oggi. Sperare e agire con il Creato significa anzitutto unire le forze “nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”. Un lavoro ‘sinfonico’ ed ‘armonico’ per la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura.

Del resto, lo spettro del cambiamento climatico minaccia l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici, ma anche la salute pubblica. Sono oltre tre miliardi e mezzo coloro che vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni provocate dalla crisi ambientali, che provocano anche migrazioni forzate delle famiglie, con milioni di persone che perdono la vita in viaggi disperati. Il degrado ambientale, poi, causa guerre, accresce la povertà che, a sua volta, può aumentare, in un circolo che si autoalimenta.

Sono sempre i poveri della Terra a risentire maggiormente dell’inquinamento atmosferico, nonostante contribuiscano in misura minore al problema. I 46 Paesi meno sviluppati (per lo più africani) rappresentano solo l’1% delle emissioni globali di CO2, mentre le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% di queste emissioni. Si tratta di sfide sistemiche distinte ma interconnesse che accrescono disparità e disuguaglianze: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale.

Proprio per questo occorrono cooperazione e solidarietà globale. E’ necessario agire con urgenza e insieme: “E’ incluso nel nostro piano strategico quinquennale per la pastorale complessiva, avviato nel 2022”, sottolinea monsignor Fulgence Muteba, Arcivescovo di Lubumbashi e Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo. “Le priorità ruotano attorno all’educazione ambientale, all’operazione ‘Wangarii Maathai’ consistente nella piantumazione di alberi, al supporto ad azioni di conversione ecologica, alla promozione della saggezza ecologica già presente nella cultura tradizionale, alle iniziative di sanificazione ambientale e gestione responsabile dei rifiuti”.

Come avviene anche nella diocesi di Bukavu, dove la popolazione più povera soffre di problemi di approvvigionamento di acqua e di igiene nonché di mala gestione dei rifiuti domestici che rendono insalubre l’acqua e i terreni circostanti. Grazie a un progetto sostenuto dalla CEI è stato possibile formare donne e giovani e avviare 24 imprese agro-ecologiche per il riciclo, lo smaltimento e la trasformazione dei rifiuti organici utilizzati nelle colture domestiche per migliorare il rendimento agricolo di orti e campi.

Un altro approccio, nel rispetto dell’ambiente, è dunque possibile quando i piccoli si organizzano. Lo testimoniano, ad esempio, i progetti che, con i fondi 8xmille, hanno consentito a cooperative locali nel Nord est del Brasile di rafforzare reti formative innovative per l’agricoltura comunitaria e le filiere alimentari: “Abbiamo lavorato – evidenzia la nutrizionista Clara Terko Takaki – sulla sovranità e sulla sicurezza alimentare basate sul bioma amazzonico e sulle stagioni dell’anno, sulla valorizzazione delle abitudini alimentari regionali e il pieno utilizzo di questi alimenti con eccedenze fermentate e disidratate, in particolare la manioca. In questo modo possiamo evitare gli sprechi, eliminare i gas che aumentano l’effetto serra, ridurre la fame, migliorare le difese immunitarie e generare reddito”.

Nello specifico il progetto sulle filiere alimentari ha contribuito alla formazione di un centinaio di giovani e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale di Santa Luzia e Limoeiro do Norte tramite il rafforzamento delle proposte formative in ambito agro-zootecnico e la creazione di una rete di collaborazione tra entità formative brasiliane per un periodico scambio di conoscenze, esperienze, buone pratiche e competenze, per facilitare uno sviluppo agricolo sostenibile delle aree rurali coinvolte.

Papa Francesco: ridare il sorriso ai bambini in guerra

La settimana di papa Francesco si è aperta con il ricevimento in udienza dei partecipanti al Capitolo Generale dei Fratelli dell’Istruzione Cristiana di Ploërmel, che ha a tema l’evangelizzazione nei giovani attraverso l’educazione, ricordando l’opera fondamentale dei fondatori nel bicentenario della fondazione:

“Questo vostro Capitolo si colloca nella scia delle celebrazioni del bicentenario dell’Istituto, e vi offre l’occasione per tornare alle intuizioni fondamentali che hanno guidato il venerabile Jean-Marie de La Mennais e padre Gabriel Dashayes.

Oggi la loro opera è presente in diversi Paesi del mondo, perché hanno creduto che tutto è possibile a chi si affida totalmente al Signore e si mette al servizio dello sviluppo umano integrale di ogni persona. Non dobbiamo mai dimenticare da dove proveniamo e conservare sempre la memoria delle motivazioni del nostro agire”.

Il papa ha ricordato che il loro compito, lavorando nelle regioni più povere del mondo, è quello di portare la speranza: “In un mondo in continuo cambiamento, vi ponete generosamente al servizio dei giovani, attenti alle loro aspirazioni e nello stesso tempo sempre rivolti a Cristo, regola suprema della vostra vita. La vostra vocazione vi spinge ad andare là dove altri non vanno, in periferia, verso le persone che formano la categoria dei rifiutati, dei feriti dalla vita e delle vittime. Che la vostra presenza sia sorgente di speranza per molti”.

In particolare papa Francesco li ha invitati ad aiutare i giovani a realizzare i propri sogni: “Nel vostro spirito di fraternità e di accoglienza riconoscano un altro volto dell’umanità sfigurata dalle guerre, dall’indifferenza e dallo scarto dei più deboli. Quei bambini, quei giovani, quelle persone hanno anch’essi dei sogni, ma oggi, per tanti motivi, sono sogni frantumati. Possiate aiutarli a rivivere i loro sogni, a credere in essi e a realizzarli!”

E’ stato un invito a far ritornare il sorriso ai bambini che soffrono per le guerre: “I bambini giocano, anche sotto le bombe, nei Paesi in guerra. Quando vediamo le fotografie di questi Paesi, ci sono bambini che giocano. Ma una cosa che mi colpisce, quando vengono qui a Roma bambini dell’Ucraina che sono trasferiti qui e vivono qui, questi bambini non sorridono: hanno perso il sorriso. La guerra fa questo: fa perdere il sorriso dei bambini. Lavorate perché loro riprendano la capacità di sorridere!”

Infine ha invitato la congregazione a collaborare con le diocesi, in cui essi sono in missione: “In questo stupendo mistero di comunione, posso contare sulla vostra fiducia filiale e sul vostro attaccamento al ministero del Successore di Pietro.

Vi incoraggio a lavorare in stretta collaborazione con le diocesi dove siete in missione e con il Popolo fedele di Dio; a tenere lontano dalla vostra vita ogni spirito di orgoglio, di chiusura, di divisione e di pettegolezzo. Il pettegolezzo fa tanto male alle comunità religiose. Un bel proposito per un religioso e una religiosa sarebbe mordersi la lingua ogni volta che viene voglia di sparlare dell’altro”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco: conservare la fede per tutelare i poveri

Papa Francesco stamane ha incontrato gli ambasciatori dell’Ordine di Malta, riuniti negli ultimi tre giorni in una conferenza in cui hanno affrontato le sfide geopolitiche mondiali con esperti, e nel suo discorso ribadisce il carattere religioso dell’Ordine, sostenendo la riforma che lui stesso ha voluto e approvato e che ha portato ai nuovi statuti. L’Ordine di Malta ha relazioni diplomatiche con 113 Paesi nel mondo e 37 missioni presso gli organismi internazionali, e l’obiettivo, annunciato dal Gran Maestro Fra’ John Dunlap all’inizio della conferenza, è quello di estendere la rete diplomatica e rafforzare la presenza alle Nazioni Unite.

‘Un minuto per la pace’: l’Azione Cattolica prega per la pace

“Domani, alle ore 13, l’Azione Cattolica Internazionale suggerisce ai credenti delle varie confessioni e religioni di raccogliersi in preghiera, dedicando ‘Un minuto per la pace’. Accogliamo questo invito, pregando per la fine delle guerre nel mondo e specialmente per la cara e martoriata Ucraina”: così papa Francesco ha ricordato, al termine dell’udienza generale di ieri quest’iniziativa per la pace promossa dal FIAC (Forum Internazionale di Azione Cattolica).

Papa Francesco: la preghiera è il cuore dell’azione cristiana

Nell’udienza generale in piazza san Pietro, papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi riguardante lo zelo apostolico, ‘La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente’, offrendo una meditazione sul tema ‘Testimoni: il monachesimo e la forza dell’intercessione. Gregorio di Narek’, che è stato un teologo, poeta e scrittore religioso armeno, annoverando tra le sue opere un commentario al Cantico dei Cantici e numerosi panegirici (tra i quali uno in onore alla Madonna):

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