Barelli e don Ciceri irradiano il profumo della santità
Più di un centinaio i sacerdoti ambrosiani, pure concelebranti, presenti i seminaristi, i diaconi; eppoi i rappresentanti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (con il rettore Franco Anelli e il prorettore vicario, Antonella Sciarrone Alibrandi), dell’Azione Cattolica Italiana (con il presidente nazionale, Giuseppe Notarstefano, quello ambrosiano, Gianni Borsa) e la superiora dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo, fondate da Barelli, Fiorella Pecchioli, per la beatificazione a Milano di Armida Barelli e don Mario Ciceri.
Dopo il saluto iniziale dell’arcivescovo ambrosiano, mons. Mario Delpini, che richiama la bellezza di un’assemblea tanto numerosa, riunita, ‘per camminare con questi santi’, si sono svolti i significativi gesti della celebrazione, come la lettura dei profili biografici dei due beati, letti rispettivamente dalle postulatrici delle Cause di Beatificazione: per Armida Barelli, Silvia Correale e, per don Mario Ciceri, Francesca Consolini; o come la lettura della Lettera apostolica, da parte del card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, firmata da papa Francesco.
Soffermandosi sulle figure dei due nuovi beati, il prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha voluto sottolineare un aspetto per ciascuno: “Mi ha colpito che un consultore teologo parlò di don Ciceri come esempio luminoso di tutti i sacerdoti, specialmente quelli che rimangono alla base, nel servizio più umile e nascosto dei fratelli.
Questo restare alla base mi ha fatto venire in mente le parole di sant’Ambrogio che definiva la nostra vita come un sandalo: utile per il ministero e non per comandare, utile per aiutare e non per distrarsi, utile per obbedire e non per il dissenso. Ecco il beato Ciceri è stato anche egli questo sandalo della Chiesa”.
Invece Armida Barelli ha segnato l’educazione di molti giovani del tempo, come dissero san Paolo VI e p. Agostino Gemelli: “In realtà l’apostolato della Barelli spaziò su più fronti, dall’Opera della Regalità all’Università Cattolica del Sacro Cuore… In particolare, ella volle la Facoltà di Medicina al punto da preferirla come dono del Signore alla guarigione dalla malattia che poi la condusse alla morte”.
L’omelia del prefetto della Congregazione delle cause dei Santi è un invito a seguire il sapore della santità: “In queste storie di santità: umili e nascoste come quella del beato Mario Ciceri, oppure pubbliche e note come quella della beata Armida Barelli si manifesta sempre la forza dello Spirito, che il Risorto possiede senza misura.
La possiede sì in quanto Figlio, ma pure in quanto capo della Chiesa e per questo la possiede per effonderla su di noi senza misura; il luogo da cui si dipartono le molteplici vie della santità… La santità è questo: seguire la scia del profumo di Cristo. Per il beato Mario Ciceri fu la vocazione al ministero sacro; per Armida Barelli fu la vocazione all’apostolato laicale”.
Prima della conclusione della celebrazione eucaristica mons. Mario Delpini ha rivolto un ringraziamento al papa ed al card. Semeraro per le due beatificazioni, cogliendo l’occasione per indicare alla gioventù ambrosiana la via della santità:
“Le foto che ci fanno conoscere la beata Armida e il beato Ciceri forse vi fanno pensare alle vecchie zie e al vecchio zio prete che sono tanto cari e insieme tanti improponibili e anacronistici. In realtà più si conoscono e più si scoprono vivi e imitabili”.
(Foto: diocesi di Milano)