Papa Francesco ai migranti: siate segno di umanità

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Ultimo incontro di papa Francesco a Malta nel Centro migranti intitolato a san Giovanni XXIII, conosciuto anche come ‘Peace Lab’, fondato dal 1971 dal francescano p. Dionysus Mintoff, oggi è gestito da una organizzazione di volontari e può ospitare una cinquantina di migranti, che arrivano da Somalia, Eritrea e Sudan attraverso la Libia.

Nell’incontro papa Francesco ha sottolineato che i migranti sono stati sempre al centro del suo pontificato, sin dal suo viaggio a Lampedusa, ricordando che il motto del viaggio è tratto dagli Atti degli Apostoli, quando è riferito che Paolo naufrago a Malta fu ‘trattato con rara umanità’:

“Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato. Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere. In questo incontro con voi migranti emerge pienamente il significato del motto del mio viaggio a Malta”.

Ha raccontato loro il significato del motto: “Si riferisce al modo in cui i maltesi accolsero l’Apostolo Paolo e tutti quelli che insieme a lui erano naufragati nei pressi dell’Isola. Li trattarono ‘con rara umanità’. Non solo con umanità, ma con una umanità non comune, una premura speciale, che san Luca ha voluto immortalare nel libro degli Atti. Auguro a Malta di trattare sempre in questo modo quanti approdano alle sue coste, di essere davvero per loro un ‘porto sicuro’”.

Papa Francesco ha ricordato che l’esperienza del naufragio è tragica: “Quella del naufragio è un’esperienza che migliaia di uomini, donne e bambini hanno fatto in questi anni nel Mediterraneo. E purtroppo per molti di loro è stata tragica. Proprio ieri si è appresa la notizia di un salvataggio avvenuto al largo della Libia, di soli quattro migranti di un’imbarcazione che ne conteneva circa novanta”.

Ed ha elevato preghiere per chi è morto nei naufragi: “Preghiamo per questi nostri fratelli che hanno trovato la morte nel nostro Mare Mediterraneo. E preghiamo anche per essere salvati da un altro naufragio che si consuma mentre succedono questi fatti: è il naufragio della civiltà, che minaccia non solo i profughi, ma tutti noi.

Come possiamo salvarci da questo naufragio che rischia di far affondare la nave della nostra civiltà? Comportandoci con umanità… Preghiamo per questi fratelli e sorelle che rischiano la vita nel mare in cerca di speranza. Anche voi avete vissuto questo dramma, e siete arrivati qui”.

Ha chiesto che tali centri diventino centri di accoglienza:  “Penso ai centri di accoglienza: quanto è importante che siano luoghi di umanità! Sappiamo che è difficile, ci sono tanti fattori che alimentano tensioni e rigidità. E tuttavia, in ogni continente, ci sono persone e comunità che accettano la sfida, consapevoli che la realtà delle migrazioni è un segno dei tempi dove è in gioco la civiltà.

E per noi cristiani è in gioco anche la fedeltà al Vangelo di Gesù, che ha detto ‘Ero straniero e mi avete accolto’. Questo non si crea in un giorno! Ci vuole tempo, ci vuole tanta pazienza, ci vuole soprattutto un amore fatto di vicinanza, di tenerezza e di compassione, come è l’amore di Dio per noi”.

Ed ha raccontato loro un suo sogno: “Che voi migranti, dopo aver sperimentato un’accoglienza ricca di umanità e di fraternità, possiate diventare in prima persona testimoni e animatori di accoglienza e di fraternità. Qui e dove Dio vorrà, dove la Provvidenza guiderà i vostri passi. Questo è il sogno che desidero condividere con voi e che metto nelle mani di Dio. Perché ciò che è impossibile a noi non è impossibile a Lui”.

Un’esortazione a diventare testimoni di fraternità: “Ritengo molto importante che nel mondo di oggi i migranti diventino testimoni dei valori umani essenziali per una vita dignitosa e fraterna. Sono valori che voi portate dentro, che appartengono alle vostre radici.

Una volta rimarginata la ferita dello strappo, dello sradicamento, voi potete far emergere questa ricchezza che portate dentro, un patrimonio di umanità preziosissimo, e metterla in comune con le comunità nelle quali siete accolti e negli ambienti dove vi inserite.

Questa è la strada! La strada della fraternità e dell’amicizia sociale. Qui c’è il futuro della famiglia umana in un mondo globalizzato. Sono contento di poter condividere oggi questo sogno con voi, così come voi, nelle vostre testimonianze, condividete i vostri sogni con me!”

Infine, ricordando l’enciclica di san Giovanni XXIII ‘Pacem in terris’, ha acceso una candela: “Cari fratelli e sorelle, fra poco, assieme ad alcuni di voi, accenderò una candela davanti all’immagine della Madonna. Un gesto semplice, ma con un grande significato. Nella tradizione cristiana, quella piccola fiammella è simbolo della fede in Dio.

Ed è anche simbolo della speranza, una speranza che Maria, nostra Madre, sostiene nei momenti più difficili. E’ la speranza che ho visto oggi nei vostri occhi, che ha dato senso al vostro viaggio e vi fa andare avanti.

La Madonna vi aiuti a non perdere mai questa speranza! A Lei affido ciascuno di voi e le vostre famiglie, e vi porto con me nel mio cuore e nella mia preghiera. E anche voi, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me”.

(Foto: Santa Sede)

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