Mons. Negri: ‘Tutto di Cristo e tutto per la Chiesa’

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Mercoledì 5 gennaio si è svolto il funerale di mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, deceduto il 31 dicembre scorso, nato a Milano il 26 novembre 1941. Dal 1955 al 1960 frequentò il liceo classico Berchet di Milano, dove incontrò l’amico e ispiratore, mons. Luigi Giussani, di cui, dopo esserne stato uno dei primi allievi, ne diventa uno dei primi e più stretti collaboratori entrando a far parte del movimento ecclesiale Gioventù Studentesca, fondato dallo stesso Giussani (nucleo originario di quella che sarà poi Comunione e Liberazione).

Nell’ottobre 1972, dopo l’ordinazione, ottenne la licenza in Teologia alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, e fino all’ordinazione episcopale fu docente di Introduzione alla Teologia e Storia della Filosofia all’Università Cattolica.

Il 17 marzo 2005 fu nominato vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro, una delle ultime nomine del beato Giovanni Paolo II. Il 1 dicembre 2012 era stato nominato Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa.

Nell’omelia delle esequie l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Maria Zuppi, ha sottolineato il suo amore per Cristo e la Chiesa: “La ricchezza e la pluralità sono un dono dello Spirito che impegna, però, direi proporzionalmente al crescere nella comunione.

E’ lo Spirito che ci genera a figli e ci ricorda che siamo santi perché chiamati, ‘figli amati di Dio; tutti uguali, in questo, e tutti diversi’, scelti da un solo Signore e per questo fratelli e sorelle… Credo la comunione dei santi che unisce cielo e terra, pienezza di quella che viviamo con le nostre povere umanità”.

Il card. Zuppi ha evidenziato che non cercava scorciatoie nell’annuncio del Vangelo: “Ha dato tutto se stesso con generosità assoluta, fino alla fine, presenza forte e tenerissima, intransigente e molto attenta alle situazioni personali, senza ecclesiasticismi dai quali si è mantenuto volutamente lontano, senza accomodamenti ma sempre con tanta umanità e travolgente passione”.

Lo vedeva incarnato nella quotidianità della vita: “Non accettava che il Vangelo si riducesse a questione di salotto (di qualsiasi foggia), che restasse fuori dalla vita concreta delle persone perché il cristianesimo non è perfezionamento individuale, né benessere spirituale a poco prezzo, sciapo di amore; non è quello cui lo riducono lo gnosticismo o il pelagianesimo;

non è nemmeno conservazione di epoche passate, tanto meno modernizzazione perché non è mai vecchio, e non è neppure adattamento alla mentalità del mondo che facilmente finisce in compromesso o abdicazione: il cristianesimo è ‘vieni e vedi’, oggi, è  vivere la centralità e la sequela a Cristo, che entra nella nostra povera storia e la rende grande perché amata”.

Il Vangelo è esperienza: “Viveva con un cuore di fanciullo che non si arrendeva alla realtà, ma provava a cambiarla, con sorriso e ironia graffiante, con il gusto libero della provocazione, consapevole delle sue crociate, dei suoi combattimenti, dei propri oltranzismi, generoso anche negli errori, sempre contrario alla tentazione intellettualistica e spiritualistica, perché il Vangelo è fatto ed esperienza”.

Mentre nel giorno precedente mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha richiamato le parole di Giobbe (‘Il Signore dona e il Signore toglie’:

“Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, in questo tempo in cui viviamo il Natale, l’Incarnazione del Figlio di Dio, il mistero che ha guidato per tutta la vita il Vescovo Negri, come il suo maestro e amico il Servo di Dio don Luigi Giussani, con cui iniziò ‘un’avventura cristiana’, come ebbe a dire nell’omelia del suo ingresso a Ferrara, nel marzo del 1957”.

Per mons. Negro l’Incarnazione è il fulcro della storia: “L’Incarnazione genera un nuovo corso della storia, dà senso alla nostra nascita e alla nostra morte, perché ci rende figli e ci inserisce in una esperienza di fraternità che dalla Chiesa (come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica ‘Fratelli tutti’) si estende a tutta l’umanità, che diventa una sola famiglia umana…

Giustizia e amore nell’esperienza cristiana camminano insieme e sono l’abito della vita cristiana. Il sacerdote e vescovo Negri da educatore ha insegnato a praticare la giustizia e l’amore, attraverso la guida del Magistero sociale della Chiesa”.

Per mons. Negri l’Incarnazione richiama la Passione di Gesù: “Il Dio che si incarna, viene ad abitare in mezzo a noi, ha una missione, ci ha ricordato la pagina evangelica di Giovanni, quella di essere, usando le parole del Battista, ‘l’agnello di Dio’, quella di dare la sua vita per la vita del mondo. L’Incarnazione rimanda immediatamente alla passione e morte di Gesù, al dono della sua vita per la salvezza degli uomini”.

Anche Milano ha dato l’ultimo saluto a mons. Negri, introdotto dal messaggio del card. Angelo Scola: “La mia amicizia con don Luigi dura da una vita. L’impegno missionario è per noi la naturale conseguenza del dono della fede a cui ci ha conquistato, fin da ragazzi, il Servo di Dio mons. Luigi Giussani. L’impegno episcopale è stato per don Luigi l’occasione per testimoniare l’amabilità della Chiesa. In questo impegno don Luigi ha profuso la sua competenza teologica e storica ed ha segnato la personalità di molti fedeli”.

Nell’omelia mons. Mario Delpini, arcivescovo ambrosiano, ha preso spunto dal vangelo di san Giovanni: “Così vogliamo ricordare e ringraziare mons Luigi Negri, proprio in questa cattedrale, proprio in questa città.

In questa terra, in questa Chiesa, mons. Negri ha scelto, approfondito, vissuto la sua appartenenza, si è sentito milanese e ambrosiano, come attesta la sua scelta che il suo funerale fosse celebrato anche nella chiesa di Milano, il rito ambrosiano. Qui ha incontrato, scelto, coltivato il carisma di don Giussani e la sua appartenenza a Comunione e Liberazione”.

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