Prato: mons. Nerbini chiede scusa

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‘Dolore e sgomento’: così il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, ha espresso nelle scorse settimane il suo stato d’animo alla notizia dell’arresto ai domiciliari di don Francesco Spagnesi, ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina, rinnovando piena fiducia nella Magistratura, a cui aveva già assicurato collaborazione.

Il vescovo era da tempo a conoscenza di un forte stato di sofferenza fisica e psicologica del sacerdote che, fin dal suo arrivo in diocesi, aveva cercato di aiutare: “Nessuno però avrebbe mai potuto immaginare che avesse problemi di tossicodipendenza.

Per molto tempo era rimasto un disagio personale”. Infatti ad aprile, messo alle strette, don Spagnesi aveva rivelato la causa della sofferenza, che era l’uso stabile di droghe, imponendogli un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista.

Ed aveva scritto anche una ha scritto una ai fedeli e ai sacerdoti della diocesi di Prato, letta nelle celebrazioni domenicali, invitando alla preghiera:

“Abbiamo bisogno di essere purificati. Senza questa trasformazione e conversione, personale e comunitaria non è possibile testimoniare Cristo né costruire alcunché. Chiedo a chi può farlo di recarsi in uno dei nostri santuari diocesani per invocare l’intercessione materna di Maria”.

E’ un invito a vivere il Vangelo con un atteggiamento di misericordia: “Ci viene chiesto infine, e può apparire paradossale, di avere un cuore pieno di misericordia, di amore e di perdono per tutti.

Mentre accettiamo la sofferenza di quest’ora non perdiamo di vista il grande patrimonio di bene di cui la Chiesa è depositaria e per dono del Signore e per il diuturno impegno di sacerdoti e laici straordinari. Gli errori di qualcuno non possono e non debbono nascondere la verità oggettiva.

Carissimi, non perdiamo la speranza, viviamo questo tempo con serenità e fiducia. Guardiamo la croce. Solo attraverso la croce noi possiamo intravedere la luce della resurrezione che tutto trasfigura”.

E nella celebrazione eucaristica ha detto alla comunità della parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, ha spiegato in quale modo ha cercato di aiutarlo: “Ho cercato di fare questo: ho lottato per non perderlo, per non lasciarlo andare a fondo.

Ho rivisto tanti genitori che il Signore mi ha fatto incontrare i quali per una vita intera, hanno saputo esprimere, suscitando la mia ammirazione, impegno, sacrificio, tenacia e fedeltà, ed ho tentato di seguire quella strada, da padre, e questa paternità non mi viene dalla natura ma dal Signore. Ho sbagliato? Credo di avere fatto molti errori. Di questi, sono qui, fra voi, a chiedere scusa”.

Purtroppo non si è reso conto della gravità in cui si trovava il sacerdote: “Ma ancora oggi, conosciuta tutta la storia, Io continuo a soffrire, a sperare ed a pregare per lui. Cercherò di fare quel poco, pochissimo, che ormai è in mio potere fare per aiutarlo ancora. Spero che un giorno, col cuore in mano, lui possa domandare perdono, non a me ma a voi e sarebbe un grande passo”.

Un pensiero è stato rivolto anche alla comunità parrocchiale: “Accanto a lui nei miei pensieri c’eravate voi con l’amore che gli avete portato, la illimitata fiducia riposta nella sua persona, la sconfinata generosità che non gli negava mai niente, l’impegno comunque profuso nell’interesse della parrocchia…

Ed ho vissuto lacerante il conflitto tra questi due beni che cercavo di tenere uniti e che continuamente confliggevano tra di loro, la cura della pecorella smarrita e quella dell’intero gregge, la comunità parrocchiale. Vi chiedo perdono per non avervi protetto a sufficienza”.

Ed ha proposto un cammino: “Dobbiamo intraprendere fin da subito un cammino di redenzione e di riscatto su molteplici piani. Uno dei primi atti compete soprattutto a me e consiste nell’accertamento puntuale del danno economico che la parrocchia ha subito, per quanto questo sarà possibile.

E’ già in corso una dettagliata verifica e nei prossimi giorni tutto il materiale raccolto verrà presentato al sostituto procuratore che si occupa del caso con cui, ripeto, stiamo doverosamente collaborando già da tempo”.

Infine ha ringraziato i fedeli: “Molti di voi hanno continuato a ritrovarsi per pregare, fare catechismo, custodire la chiesa, vivere la carità e la solidarietà senza clamori, piuttosto con grande slancio e passione. Grazie. La vostra è sempre stata una bella comunità di credenti: è un patrimonio di fede e di impegno di cui, ora, dovete far tesoro”.

(Foto: Diocesi di Prato)

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