Tag Archives: Volontariato

Rapporto IREF: l’associazionismo è vitale

“Il rapporto Iref 2024 offre una visione di un’Italia in trasformazione, capace di reinventare la partecipazione e l’impegno civico per rispondere a una società in continuo cambiamento. Nonostante le difficoltà, l’associazionismo italiano si dimostra ancora un tessuto vitale e dinamico, capace di adattarsi ai nuovi bisogni dei cittadini e di costruire, in maniera inclusiva, una cittadinanza attiva e solidale”: lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli (Iref), intitolato ‘La prospettiva civica’ svoltasi al Circolo Acli Lambrate.

Il volume descrive l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.

Sebbene la partecipazione civica tradizionale sia in calo, esistono numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani e dotate di una struttura flessibile e digitalizzata, che rispondono ai bisogni specifici delle comunità locali, diventando punti di riferimento per la coesione sociale e affrontando tematiche come l’inclusione, la sostenibilità ambientale e il supporto alle fasce più vulnerabili.

Tale ‘reinvenzione del locale’ dimostra come l’associazionismo sia in grado di adattarsi alle sfide contemporanee, colmando le lacune istituzionali e offrendo soluzioni concrete ai problemi del territorio, offrendo un’analisi innovativa e approfondita del mondo associativo italiano, che si pone come un importante strumento di riflessione su come l’associazionismo stia evolvendo in Italia, esplorando le nuove forme di partecipazione e il ruolo delle organizzazioni sociali in un contesto di profonde trasformazioni economiche e politiche.

La ricerca si è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, ‘La prospettiva civica’ esamina il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.

Un altro tema centrale analizzato è la difficoltà che molte micro-associazioni informali incontrano nell’adeguarsi ai requisiti introdotti dalla recente ‘Riforma del Terzo settore’, che ha stabilito norme più rigide per il riconoscimento delle associazioni. Ciò ha creato una spaccatura: da un lato, gli Ets (Enti del Terzo settore) formalmente riconosciuti e in grado di co-progettare con le istituzioni; dall’altro, gruppi e micro-associazioni più informali, che rimangono esclusi dal Registro nazionale e, di conseguenza, dai benefici della riforma.

Il documento descrive anche l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.

Il rapporto esplora il ruolo delle associazioni come canali alternativi di partecipazione politica per chi è deluso dai partiti tradizionali. Sebbene la sfiducia verso la politica istituzionale sia crescente, il mondo associativo si conferma un ponte vitale per la cittadinanza attiva, dando voce a chi è spesso escluso dai processi decisionali, come giovani, migranti e persone in difficoltà economica e sociale.

L’incontro è stato aperto da Paolo Petracca, presidente dell’IREF ed ha visto l’intervento di numerosi esponenti del terzo settore e amministratori locali, con la conclusione di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: “L’associazionismo ha oggi la responsabilità di andare oltre le sue stesse definizioni e categorie autoimposte, per riscoprire il suo ruolo di ponte tra i cittadini e le istituzioni. In un tempo di grandi tensioni sociali e politiche, ciò che conta è costruire spazi di partecipazione, affinché tutti possano sentirsi parte di un progetto comune di coesione e solidarietà”.

(Foto: Acli)

Papa Francesco: la fraternità attraverso un sorriso

In mattinata papa Francesco ha ricevuto un gruppo di volontari e persone senza fissa dimora, provenienti da Vienna, a cui ha chiesto di salutare il card. Schönborn, arcivescovo di Vienna, sottolineando il tema della fraternità, anche se con storie diverse:

“Provenite da Paesi molto diversi, appartenete a confessioni religiose differenti, e ciascuno di voi ha fatto le proprie esperienze di vita, a volte anche gravi vicissitudini. Ma una cosa ci unisce tutti: siamo fratelli e sorelle, siamo figli di un unico Padre. Questo ci unisce tutti. E mi fa molto piacere che questa realtà si faccia concreta nella vostra comunità quando vi aiutate l’un l’altro e, nelle vostre riunioni, condividete quello che ognuno può offrire. Infatti, non è vero che alcuni danno e altri solo ricevono: tutti siamo donatori e riceventi, tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e siamo chiamati ad arricchirci a vicenda”.

Evidenziando che la fraternità si manifesta anche attraverso ‘un semplice sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito’ il papa ha concluso il breve incontro con l’invito ad essere un ‘dono’ per gli altri:

“Allora, in quel momento, facciamo quello che il Signore ci ha detto di fare, cioè amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato. Ringraziamo Dio per il dono del suo amore, che ci arriva anche attraverso le persone buone che ci circondano. Il Signore ci ama al di là di ogni limite e difficoltà. Ognuno di noi è unico ai suoi occhi e Lui non si dimentica mai di noi. Cerchiamo sempre, come fratelli e sorelle, di fare della nostra vita un dono per gli altri”.

Inoltre domani, sabato 9 novembre, Papa Francesco e Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, celebreranno insieme il trentesimo anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira e il quarantesimo della prima visita a Roma di un Patriarca assiro. Ne ha dato comunicazione il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Il Catholicos sarà accompagnato dai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell’Oriente che, istituita trent’anni fa, ha recentemente avviato una nuova fase di dialogo sulla liturgia nella vita della Chiesa. La Dichiarazione venne firmata nella basilica di San Pietro l’11 novembre 1994 da papa Giovanni Paolo II e dal patriarca assiro Mar Dinkha IV.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco invita ad essere felici nell’annuncio di Cristo

Oggi giornata di incontri per papa Francesco che ha ricevuto in udienza i rappresentanti dell’Arma Trasporti e Materiali dell’Esercito Italiano, in occasione del 70° anniversario della proclamazione di san Cristoforo come patrono, rivelando che anche lui porta una sua medaglia, sottolineando la necessità di una protezione divina:

“Mi rallegro che un corpo militare abbia chiesto e ottenuto l’alto patrocinio di un Santo martire, che ha donato la vita per testimoniare Cristo. Questo significa in primo luogo riconoscere che non vi è professione o stato di vita che non abbia la necessità di ancorarsi a valori veri, e non abbia bisogno della protezione divina.

Anzi, si potrebbe affermare che, quanto più la propria professione comporta la possibilità di salvare vite o di perderle, di portare sostegno, aiuto e protezione, tanto più ha bisogno di mantenere un codice etico elevato e un’ispirazione che attinge dall’alto”.

Inoltre ha sottolineato l’importanza di un patrono: “Avere un Santo patrono e andarne fieri vuol dire impegnarsi, nel servire la Patria, a operare con uno stile che pone al vertice la dignità di ogni persona umana, che è immagine del Creatore: noi siamo immagini di Dio. Uno stile che si distingue per la difesa dei più deboli e di coloro che si trovano in pericolo sia a causa delle guerre, sia per le catastrofi naturali o le pandemie.

Onorare il vostro Patrono significa anche riconoscere che la perizia, il senso del dovere, l’abnegazione di tutti e di ciascuno sono certo necessari, ma che oltre tutto questo occorre anche impetrare dal Cielo quel supplemento di Grazia, indispensabile per compiere al meglio le missioni che si intraprendono. Significa, in breve, riconoscere che non siamo onnipotenti, che non tutto è nelle nostre mani e abbiamo bisogno della benedizione divina”.

Inoltre si è congratulato per la presenza accanto alla popolazione durante le calamità naturali: “Mi congratulo per questa vostra sensibilità, per il fatto che avete la consapevolezza del valore e della delicatezza dei vostri compiti, i quali non sarebbero in sé straordinari, ma lo possono improvvisamente diventare. Voi lo sapete bene: lo diventano quando siete chiamati a intervenire in operazioni di salvaguardia della pace, o per far fronte alle conseguenze di disastri naturali, assolvendo a compiti di protezione civile e alle indispensabili attività logistiche”.

Presenza sia in Italia che all’estero: “Infatti, voi avete prestato la vostra opera a sostegno dei cittadini e degli Enti locali e territoriali in diversi momenti di emergenza quali terremoti, alluvioni, pandemia. Avete allestito campi, attendamenti e ospedali da campo, avete trasportato generi di prima necessità, materiali utili per la ricostruzione e le vaccinazioni.

Siete stati inoltre presenti anche fuori dai confini nazionali nell’ambito delle missioni di pace, garantendo l’attività di rifornimento, sia per la logistica militare sia per il trasporto e la distribuzione di materiali e generi vari a scopo umanitario”.

Un servizio essenziale per il ‘bene comune’: “Esso comporta il porsi a disposizione del bene comune, non risparmiando energie e fatiche, non retrocedendo davanti ai pericoli per portare a termine il proprio compito, che spesso ha come risultato la salvezza di vite umane e può comportare il sacrificio della propria incolumità. Servizio, servire, e il servizio ci dà dignità. Qual è la tua dignità? Sono servitore: questa è la grande dignità!”

Ed una volta terminato il proprio ‘dovere’ molti scelgono di restare volontari: “A questo proposito, è significativo che molti uomini e donne, alla conclusione del loro servizio attivo, non si allontanino dall’Arma Trasporti e Materiali, ma scelgano di far parte dell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia.

In qualità di volontari, offrono il loro aiuto alla collettività, testimoniando che la disposizione a servire è divenuta in loro un abito naturale, come una caratteristica normale della loro esistenza, che non si può dismettere da un momento all’altro, ma che invece va calibrata a seconda dell’età e delle condizioni di ciascuno, perché tutti, ad ogni età, possono dare il loro contributo, continuando a servire”.

Quindi la scelta del patrono san Cristoforo, che significa ‘colui che porta Cristo’ è stata scelta bene per tale ‘corpo’: “Quando vi impegnate quotidianamente senza risparmio per la funzionalità dei vostri reparti; quando andate in aiuto a popolazioni provate dalle calamità naturali o dai conflitti armati, voi, a volte senza saperlo, portate in un certo senso lo stile di Cristo, venuto per servire e non per essere servito: questo è Gesù, che passò su questa Terra beneficando e risanando tutti”.

Sempre in mattinata il papa ha incontrato i seminaristi di Toledo, invitandoli ad essere vicini al popolo di Dio: “Voi sapete che i preti devono essere vicini, devono favorire la vicinanza: innanzitutto la vicinanza a Dio, in modo tale che ci sia questa capacità di trovare il Signore, di essere vicini al Signore. In secondo luogo, la vicinanza ai vescovi e la vicinanza dei vescovi ai sacerdoti. Un prete che non è vicino al suo vescovo è zoppo, gli manca qualcosa. Terzo, la vicinanza tra voi sacerdoti, che inizia dal seminario e quarto, la vicinanza al santo popolo fedele di Dio. Non dimenticare questi quattro quartieri”.

Ed ha rievocato la processione del ‘Reservado’: “Una tradizione antica che ricorda la prima volta che il Santissimo Sacramento fu conservato nel Tabernacolo della sua cappella. Notate come si genuflettono quando vanno lì. Aspetto.

Questa interessante rievocazione prevede tre momenti: la celebrazione dell’Eucaristia, l’esposizione del Santissimo Sacramento durante tutta la giornata e, infine, la processione. Queste tappe possono servire a ricordarci gli elementi fondamentali del sacerdozio al quale vi preparate. Innanzitutto la celebrazione eucaristica. Gesù che viene nella nostra vita per darci la prova dell’amore più grande. Gesù ci chiama, come Chiesa, ad essere presenti nel sacerdozio e nel popolo, nel sacramento e nella Parola. Spero che averlo sulla terra assorba le vostre vite e i vostri cuori”.

Nella prima mattinata il papa aveva incontrato le agostiniane del convento di Talavera de la Reina, che lo scorso anno hanno festeggiato 450 anni dalla fondazione, con l’invito a non perdere l’umorismo: “E per favore, non perdere la gioia, non perdere il senso dell’umorismo. Quando un cristiano, ancor più una suora, un religioso, perde il senso dell’umorismo, si ‘inaridisce’, ed è tanto triste vedere un prete, un religioso, una suora ‘inaridito’. Si conservano sott’aceto. Bisogna sempre essere con il sorriso e il buon umore. Ti consiglio di recitare ogni giorno una bellissima preghiera di san Tommaso Moro per chiedere il senso dell’umorismo”.

(Foto: Santa Sede)

Giorno del Dono: gli italiani desiderano donare

La fotografia annuale del dono in Italia scattata dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione del Giorno del Dono 2024 mostra quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.

La lettura della propensione a donare in Italia negli ultimi anni è particolarmente complessa: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale, il 2021 è stato invece caratterizzato da difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato; è necessario attendere il 2022 per avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, segnali che almeno in parte vengono confermati ulteriormente nel 2023, anno di riferimento di questa edizione, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.

E’ quanto emerge dalla 7^ edizione del rapporto annuale ‘Noi doniamo’, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024, la più grande festa nazionale del dono e della donazione in Italia prevista per legge il 4 ottobre di ogni anno, sostenuta da BPER Banca, che ospita l’evento odierno ed è stata al fianco di IID nella realizzazione dell’Osservatorio sul dono. L’Osservatorio sul dono, costituito da IID nel 2018 in occasione del Giorno del Dono, ha l’obiettivo di condividere dati, analisi e tendenze con le imprese, l’opinione pubblica, i media e il terzo settore.

Il rapporto indaga lo stato dell’arte delle tre dimensioni del dono – di denaro, di tempo e biologica – e si qualifica come fonte scientifica di riferimento per la cultura e la pratica del dono in Italia. Per ciascun ambito il rapporto misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia (+14 anni), con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici affidati ad esperti e centri di ricerca. Sono partner del progetto Osservatorio sul dono ASSIF, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, CMW, EuConsult Italia, F.I.Do – Fondazione Italia per il Dono, FIDAS, Scuola di Fundraising di Roma, Walden Lab.

Il rapporto analizza anzitutto il comportamento donativo tramite versamento di denaro per buone cause e in particolare per il terzo settore utilizzando diverse fonti che prendono in considerazione i due punti di vista più importanti: gli enti non profit da un lato e il donatore (privato cittadino e aziende) dall’altro.

Grazie all’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’IID, arrivata alla sua XXII edizione, viene tracciata una fotografia approfondita delle raccolte fondi del non profit, mentre il donatore è al centro di diverse ricerche quali l’indagine BVA Doxa ‘Italiani solidali’ realizzata su un campione di 2000 individui attraverso interviste quantitative in profondità. Il contesto di riferimento viene analizzato grazie ai contributi ISTAT ‘Aspetti della vita quotidiana’ (AVQ), il rapporto ‘Benessere equo e sostenibile’ (BES) che ha l’obiettivo di valutare il progresso della società anche da un punto di vista sociale e ambientale e i risultati dell’ultimo censimento delle istituzioni non profit, con dati 2021.

Il rapporto nota che l’Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.

Infine, rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati), l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.

Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra nord e sud del Paese, nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno: 14,3% contro 6,6%.

Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).

Se si osserva anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%.

L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.

Il Terzo settore è impegnato nell’orientare i cittadini a effettuare donazioni sicure e lo fa puntando sulla trasparenza. In occasione del Giorno del Dono 2024 viene lanciata la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” realizzata dal Forum Terzo Settore e IID, con l’obiettivo di aiutare il donatore, sia esso privato cittadino o azienda, a comprendere come donare in sicurezza, con responsabilità e consapevolezza, evitando così impatti negativi sul settore. La campagna, che si affianca allo spot ‘Donare rende felici’ in onda su tutte le TV nazionali fino a metà ottobre, è online sul sito www.giornodeldono.org.

Il profilo e la collocazione geografica del volontario ‘tipo’ ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2.600.000 volontari, il centro 1.070.000 ed ultimo in classifica il sud, con 930.000, mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.

Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%; chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.

La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.

Tra gli ambiti di intervento preferiti, il censimento Istat mette ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che rispettivamente aggregano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.

Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito ad una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano.

Inoltre sono cresciute le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).

Infine il Centro Nazionale Trapianti ha anche reso noto l’aggiornamento dei dati sulla disponibilità delle persone a dare il proprio consenso al trapianto degli organi. I più disponibili sono i trentenni sardi ed è Trento la città più generosa del Paese nella raccolta dei “sì” al momento del rinnovo della carta d’identità. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita poco meno di 19 milioni di dichiarazioni registrate: 71% sì e 29% no.

Grande partecipazione per l’inaugurazione delle nuove attrezzature alla mensa ‘Locanda della Fraternità’ di Tricase

La forza delle idee, la rete, la collaborazione, la capacità di guardare alle esigenze dei poveri ma anche dei giovani, delle persone sole, degli ammalati, dei parenti di chi è in ospedale. La “Locanda della fraternità è un luogo per tutti”.

È quanto emerso ieri nell’incontro pubblico che si è svolto in via Galvani 44 a Tricase per l’inaugurazione delle nuove attrezzature della cucina della mensa acquistate con un contributo a fondo perduto del GAL Capo di Leuca, nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. “Mense Collettive” – Piano di Azione Locale “il Capo di Leuca e le Serre Salentine”.

Sono intervenuti: il Sindaco di Tricase, Antonio De Donno, Mons. Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca, Antonio Ciriolo, Presidente GAL Capo di Leuca, don Lucio Ciardo, direttore della Caritas diocesana, Enzo Chiarello, Presidente l’I.P.A.D. Mediterranean – Cooperativa Sociale e Donato Parisi, Componente del Consiglio Direttivo del Banco delle Opere di Carità Puglia – Onlus, quest’ultimi due sodalizi partener del progetto di ammodernamento.

Mons. Angiuli ha sottolineato “l’importanza dei luoghi d’incontro tra le persone e della relazione tra tutti gli enti che operano nella diocesi”. Antonio Ciriolo ha messo in evidenza “la forza delle idee condivise capaci di realizzare obbiettivi che nascono dal sentirsi parte di un sistema”. 

“E’ un luogo in cui tutti possono venire stare insieme, dialogare. Aperta a pranzo dal lunedì al venerdì, accoglie 30 utenti quotidianamente” ha precisato don Lucio Ciardo. “Abbiamo scelto di chiamarla “Locanda della Fraternità perché diventasse un punto di ritrovo per ogni persona e non solo per chi ha delle difficoltà economiche”. “Chi volesse donare il proprio tempo per il volontariato può fare richiesta inviando un’email all’indirizzo segreteria@caritasugentoleuca.it e le aziende possono sostenere la locanda donando beni alimentari, prodotti per la pulizia, utensili per la cucina e per la sala.”

Enzo Chiarello ha evidenziato che la Cooperativa Sociale, svolgerà” il ruolo di fornitore di prodotti ortofrutticoli alla Locanda della Fraternità. Inoltre, come previsto dallo stesso Bando Intervento 3.2. “Mense Collettive, fornendo anche quelli in eccedenza, dimostrando anche alle altre aziende agricole che il recupero dello spreco può diventare risorsa. In questo modo, invece di smaltire i prodotti in discarica, essi vengono utilizzati per la preparazione di pietanze da distribuire a persone in situazioni di disagio economico. In questo modo l’IPAD Mediterranean cercherà di raggiungere i principi fondanti del movimento cooperativo mondiale quali: la mutualità, la solidarietà, la democraticità, l’impegno, l’equilibrio delle responsabilità rispetto ai ruoli, lo spirito comunitario, il legame con il territorio in un equilibrato rapporto con lo Stato e le Istituzioni Pubbliche.

Il Banco delle Opere di Carità Puglia – Onlus, ente senza fine di lucro che si occupa del recupero dello spreco delle eccedenze alimentari, con lo scopo di farlo diventare risorsa a sostegno degli indigenti, come è stato sottolineato da Donato Parisi, svolge il suo ruolo statutario, sempre al servizio delle opere di carità presenti sul territorio nazionale, andrà ad approvvigionare la Locanda della Fraternità di derrate alimentari, provenienti principalmente dall’AGEA, attraverso il Programma europeo FSE – Fondo Sociale Europeo, svolgendo un’opera sociale e assistenziale su un territorio che ogni anno, purtroppo, evidenzia nuove povertà a quelle già esistenti.

Il Banco, in tutti questi anni, ha dato vita ad una rete di solidarietà che conta sull’adesione di circa 145 enti, ovvero associazioni, Caritas parrocchiali, confraternite, comuni, etc. tutti impegnati nel contrastare la povertà di natura alimentare. Indicativamente, questa rete è in grado di aiutare circa 26.000 persone in condizione di disagio economico.

Auser di Corte Palasio: meglio svegliarsi all’alba e aiutare qualcuno piuttosto che girarsi dall’altra parte

Vorrei raccontarvi un’esperienza di vita sia dal punto di vista del volontario che da quello dell’ assistito (tra cui ci sono proprio io). Ho sentito molte altre persone essere felici del servizio che Auser di Corte Palasio offre a tutte le persone bisognose. Gli utenti sono variegati: disabili, anziani, persone terminali, anziani con gambe rotte o paralizzate che hanno bisogno di essere portate da qui fino a Milano. A volte, gli orari in cui i pazienti si devono presentare in ospedale, sono un po’ complessi, ma l’Auser di Corte Palasio non se ne cura: meglio alzarsi all’alba e aiutare una persona, piuttosto che girarsi dall’altra parte.

Questo potrebbe essere davvero il suo motto. Il volontario Auser può essere una persona anziana che mette a frutto tempo e competenze umane o un ragazzo, un giovane che capisce l’importanza di fare un servizio per le persone in difficoltà.  L’associazione accoglie tutti anche a livello di volontari. Spesso si tratta di soggetti che provano piacere nel  a regalare qualche ora del proprio tempo agli altri. In ogni caso, il volontario Auser, è una persona con il cuore grande che chiede come stai tu , il tuo parente, il tuo animale domestico e persino la mano che si è ferita in un incidente domestico.

Il volontario Auser ricorda tutti i suoi assistiti, i primi e gli ultimi, perché, spesso, da una buona esperienza se ne  ricava un’altra e, intere famiglie, si rivolgono allo stesso posto per ricevere quell’aiuto che altrove non otterrebbero. Il rispetto, l’affetto e l’umanità sono doti e talenti ancora riscontrabili in queste persone ed è per tale motivo  che vorrei raccontarvi chi sono. Il servizio di Corte Palasio è grandemente diverso da quello degli altri Auser proprio per queste caratteristiche sopracitate.

Non tutti sono disposti a fare grandi sacrifici e ad usare persino la propria macchina personale, in attesa della terza dell’associazione, per accompagnare le persone in lunghi viaggi restando anche, in alcuni casi, ad attenderle per sette ore fuori dall’ospedale. Non è da tutto mantenere la promessa fatta a un terminale: “Se dovessi mancare, aiuti la mia famiglia”.

“Si, non si preoccupi, ci penso io”.  Si potrebbe dire, dunque, Auser di corte palasio: fatti, non parole. L’Auser di Corte Palasio dispone di 15 volontari e tre macchine dell’associazione. Non solo, come diceva il titolo di un famoso film, L’amore non va in vacanza,  anche la malattia è una tipa che non guarda le ferie.  L’Auser di Corte Palasio fa altrettanto : c’è sempre un volontario disponibile anche in estate.

Questa associazione permette di avere vari sconti, ad esempio, presso la Maugeri per la fisioterapia  e Lodi Salute per alcune visite. Sconto anche presso lo studio dentistico del dott. Marchesi. Auser di Corte Palasio chiede il tesseramento, utile per gli sconti della cui sopra, ma è scollegato da bollettini comunali ecc. Sono gli assistiti che, in base alle proprie possibilità e al valore del servizio, a donare una cifra a loro discrezione. L’attività è longeva: nel 2009, mentre io ero in seconda superiore, Auser di corte palasio  iniziava il proprio cammino.

Si spera che i comuni e chi di dovere aiutino di più , anche con posteggi speciali, associazioni come questa che pensano davvero al benessere del cittadino. Se sai dove andare, ma non sai con chi farlo, scegli Auser di Corte Palasio. Non importa la tua età e dove tu debba andare, sarà sempre con te, anche quando necessiti di ausili speciali in macchina, un modo lo trova sempre.

Le signore Marina, Nives e Maria Teresa (il mio secondo nome), ringraziano l’Auser per il suo servizio.Brescia, Milano, Castelvetro Piacentino e tanti altri posti sono stati raggiunti da costroro grazie ad Auser di Corte Palasio.

Prendendo spunto da una frase di una vecchia pubblicità, potrei dire che il mio Auser è differente. Questa sì che è inclusività e servizio al malato fatto con il cuore e non per il profitto.  Finalmente un posto adatto a me che, per tutti questi anni, ho sempre cercato di fare capire che prima viene la persona e poi il soldo.

Per tutte le informazioni, potete rivolgervi ai volontari scrivendo ad ausercortep@libero.it

Caritas italiana racconta l’impegno volontario dei giovani

Nella prima settimana di giugno a Roma è stato presentato il secondo rapporto della Caritas italiana sul volontariato nel contesto dell’incontro dei referenti diocesani Caritas del volontariato; mentre nello scorso marzo era stato pubblicato il rapporto ‘Tutto è possibile. Il volontariato in Caritas’ con i dati dei volontari Caritas attivi nelle diocesi e nelle parrocchie italiane: 84.248 persone.

Dal Rapporto emerge che nello scorso anno sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato in Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani. In maggioranza sono ragazze, hanno un titolo di studio medio-alto, in maggioranza hanno un lavoro. Non tutti si dichiarano cattolici e solo un terzo abbondante è impegnato a livello ecclesiale. Circa il 40 per cento dei giovani fa servizio anche in altre realtà associative e tre quarti di loro donano più di cinque ore settimanali.

Dall’indagine emerge che sono 13.732 i giovani tra i 16 e i 34 anni che fanno volontariato nelle Caritas, nelle parrocchie e nei servizi diocesani, in maggioranza donne (70,3%); il 38,5% hanno un titolo di studio medio-alto, di cui il 38,5% è laureato ed il 29,2% ha un titolo di scuola media superiore. Di questi non sono tutti studenti; infatti il 46,1% lavora ed il 38,5% studia, mentre il 12.3% è disoccupato.

L’83,1% si dichiara cattolico, ma solo il 38,5% ha altri impegni nella dimensione ecclesiale; ed il 73,8% dedica al volontariato più di 5 ore alla settimana. Inoltre il 40% fa volontariato anche presso altre realtà sociali, non solamente cattoliche, pubbliche e private. I giovani volontari sono entrati in contatto con la Caritas soprattutto perché frequentavano parrocchie o associazioni cattoliche (41,5%) oppure perché conoscevano personalmente operatori o responsabili di servizi (35,4%); il 25% di loro ha fatto il Servizio Civile o l’Anno di volontariato sociale.

Nel volume si parla anche delle varie proposte di volontariato di Caritas Italiana o sviluppate sui territori. 22 le diocesi coinvolte nell’analisi quantitativa, 421 i progetti di volontariato giovanile sostenuti nell’ambito del Progetto nazionale ‘Servizio. nonviolenza, cittadinanza’ (tra il 2006 e il 2023), 181 progetti di Anno di volontariato sociale, 240 le ‘Proposte diversificate’ in 97 Caritas diocesane. Il Servizio civile, dal 2001 (anno in cui fu istituito il Servizio civile nazionale su base volontaria), ha visto la partecipazione di circa 14mila volontari, in progetti in Italia e all’estero.

Il direttore della Caritas nazionale, don Marco Pagniello, ha sottolineato il valore del volontariato: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare va oltre il sem­plice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale”.

Ed ha raccontato l’esperienza del volontariato nella Caritas nel ricordo di mons. Nervo: “L’esperienza del volontariato in Caritas, in particolare, va oltre il semplice fare: tocca l’anima, invitando i giovani a guardare oltre sé stessi per abbracciare una visione più ampia di solidarietà e fraternità universale, a partire dai più poveri. In questo modo, il volontariato diventa non solo un’opportunità di crescita personale, ma anche un mezzo per costruire una società più giusta e solidale.

 Questo rende giustizia ad una delle intuizioni di don Giovanni Nervo che, parlando dell’identità del volontario, affermava che ‘essere volontari significa portare nei servizi alla persona un supplemento d’anima’. Il volontariato giovanile è in grado di portare al servizio questo abbondante supplemento d’anima: i giovani, con il loro entusiasmo e la loro capacità empatica sono in grado di umanizzare i servizi, soprattutto laddove gli operatori appaiono schiacciati dal peso di una domanda sociale sempre più complessa e urgente”.

(Foto: Caritas Italiana)

Violenza ad Haiti, l’impegno del volontariato per la popolazione 

Le bande criminali controllano il centro della capitale, Port-au-Prince, dopo aver preso d’assalto le carceri e liberato 4.000 detenuti: Haiti è allo sbando, con un primo ministro considerato illegittimo dagli oppositori, che si è dimesso, ed ancora nessuna alternativa politica concreta da poter proporre come soluzione, come ha dichiarato la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite, Ulrika Richardson, ai giornalisti in una conferenza stampa virtuale dalla capitale haitiana, Port-au-Prince: “Prosegue l’escalation di violenza ad Haiti, con bande armate che compiono omicidi e atti di violenza sessuale”.

Attualmente sono più di 5.000.000 le persone bisognose di assistenza, poco meno della metà della popolazione totale. La maggiore criticità è quella dell’insicurezza alimentare, per cui si riscontra un aumento importante dei casi di malnutrizione soprattutto tra i bambini e le donne incinte. Gli atti di violenza a cui è sottoposta quotidianamente la popolazione sono un’altra delle questioni nodali. Nel 2023 erano state segnalate più di 8.400 persone uccise, ferite o rapite, più del doppio rispetto al 2022.

I bambini costituiscono la maggior parte della popolazione bisognosa, circa 3.000.000 e l’escalation delle violenze sta compromettendo il loro accesso all’istruzione, senza contare che molti di questi facevano affidamento al sostegno dell’alimentazione scolastica e si trovano così privati anche di questo apporto alimentare, come ha raccontato Flavia Maurello, direttrice di AVSI ad Haiti, raggiunta telefonicamente:

“Le principali vittime della condizione in cui versa Haiti sono i bambini e le donne incinte. Ci sono interi mesi in cui i bambini non vanno a scuola, e questo incide sullo sviluppo del Paese. Ci sono poi le donne incinte che non riescono ad accedere agli ospedali, molte di loro arrivano al nono mese di gravidanza senza aver mai incontrato un medico. La situazione sanitaria è anch’essa disastrosa. La non cura dei politici ha reso ingestibile la situazione nei quartieri in cui si lavora. Non vi è più la pulizia dei canali, vi sono cumuli di spazzatura alti come montagne, case completamente allagate, e questo ha portato al ritorno dell’epidemia di colera”.

Racconta la situazione ad Haiti: “In questo momento la situazione ad Haiti è molto drammatica dopo le dimissioni del primo ministro, che dopo un viaggio in Kenya non è riuscito a rientrare nel Paese”.

Per quale motivo è sorta questa instabilità?

“Soprattutto nella capitale  c’è molta instabilità per mano delle bande armate fomentate da alcuni politici, che hanno dapprima attaccato le prigioni governative liberando i prigionieri, ed in seguito hanno attaccato e saccheggiato tutte le zone della città. E’ stata saccheggiata la parte bassa della città; mentre a mano a mano che i giorni trascorrevano sono state attaccate anche altre zone della città fino ai quartieri più residenziali di Port au Prince. In questo momento nessuna zona della capitale è risparmiata dalla situazione di violenza e sono stati presi di mira negozi o depositi, ma anche ospedali, farmacie, case: nessuno è risparmiato in quest’ondata di violenza”.

Perché le bande si sono ribellate?

“Per cambiare lo stato delle cose. Dietro di loro, però, c’è qualcuno; anche gli attacchi alle prigioni sono stati pagati: ci sono interessi socioeconomici di vari gruppi nel Paese. Basta vedere anche il processo per l’assassinio dell’ex presidente. Ci sono gruppi che non vogliono più Ariel Henry perché evidentemente non fa più i loro interessi”.

Domenica 17 marzo papa Francesco a conclusione della recita dell’Angelus ha chiesto un impegno per la ricerca del bene comune: è possibile?

“In questo momento la ricerca del bene comune è difficile da trovare; sicuramente ci sono molti interessi, ma questo governo di transizione non incontra il benestare degli altri gruppi, che sono nel Paese. Gli interessi sono tanti ed in questo momento è difficile sbilanciarsi: la Chiesa continua a chiamare a raccolta soprattutto per arrivare ad una soluzione di pace e di mediazione. Sarebbe, altresì, interessante capire se si riesce a fare questo governo di transizione la Chiesa avrebbe un ruolo come osservatore per una mediazione di pace. In questo momento AVSI continua a lavorare intorno alle comunità più vulnerabili della capitale, ma anche nelle zone di provincia, dove il nostro lavoro non si è mai fermato, continuando a portare assistenza alle popolazioni più vulnerabili con servizi di base”.

Infine ha sottolineato che AVSI è presente nel Paese centramericano dal 1999, collaborando con organizzazioni locali per combattere la violenza e creando luoghi sicuri dove ricevere assistenza e protezione, e per prevenire la malnutrizione, puntando su attività di cura e di sensibilizzazione che coinvolgano l’intera comunità, ma lavora anche in risposta alle continue emergenze umanitarie: “Come AVSI teniamo aperto il nostro ufficio, ma nella capitale non riusciamo a svolgere attività, mentre nelle aree periferiche del Paese i progetti stanno andando avanti. A Port-au-Prince lavoriamo nelle bidonvilles, che in questo momento sono teatro di violenza: non riusciamo ad assicurare un primo soccorso e i servizi che siamo soliti garantire. La preoccupazione principale è per il nostro staff che vive in queste zone. Ci sono persone che non riescono ad entrare a casa, altri che l’hanno persa, altri ancora che si sono rifugiati nelle chiese. Continuiamo ad aprire l’ufficio perché lo staff ce lo chiede e perché stare insieme ci conforta”.

(Tratto da Aci Stampa)

Ecco le norme per le indulgenze durante il Giubileo

Bolla

“Nella bolla di indizione del Giubileo Ordinario del 2025, il Santo Padre, nel momento storico attuale in cui ‘immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza’, chiama tutti i cristiani a farsi pellegrini di speranza. Questa è una virtù da riscoprire nei segni dei tempi, i quali, racchiudendo ‘l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza’, che dovrà essere attinta soprattutto nella grazia di Dio e nella pienezza della Sua misericordia”: questo è il testo delle norme sulla concessione dell’indulgenza durante il Giubileo 2025, firmato dal card. Angelo de Donatis, nuovo Penitenziere Maggiore.

Nel testo si spiega in quale modo si possono ricevere le indulgenze: “Già nella bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia del 2015, papa Francesco sottolineava quanto l’Indulgenza acquistasse in quel contesto ‘un rilievo particolare’, poiché la misericordia di Dio ‘diventa indulgenza del Padre che, attraverso la Sposa di Cristo, raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato’. Analogamente oggi il Santo Padre dichiara che il dono dell’Indulgenza “permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio… L’Indulgenza, dunque, è una grazia giubilare…

Durante il Giubileo Ordinario del 2025 resta in vigore ogni altra concessione di Indulgenza. Tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo qualsiasi affetto al peccato e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro della Chiesa potranno conseguire pienissima Indulgenza, remissione e perdono dei loro peccati, da potersi applicare alle anime del Purgatorio in forma di suffragio”.

Si può acquistare l’indulgenza nei pellegrinaggi e nei luoghi sacri: “I fedeli, pellegrini di speranza, potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare concessa dal Santo Padre se intraprenderanno un pio pellegrinaggio; verso qualsiasi luogo sacro giubilare: ivi partecipando devotamente alla Santa Messa (ogniqualvolta lo permettano le norme liturgiche si potrà ricorrere anzitutto alla Messa propria per il Giubileo oppure alla Messa votiva: per la riconciliazione, per la remissione dei peccati, per chiedere la virtù della carità e per la concordia dei popoli);

ad una Messa rituale per il conferimento dei sacramenti di iniziazione cristiana o l’Unzione degli infermi; alla celebrazione della Parola di Dio; alla Liturgia delle ore (ufficio delle letture, lodi, vespri); alla Via Crucis; al Rosario mariano; all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti, come è stabilito nel rito della Penitenza (forma II)”.

Poi a Roma, in Terra Santa ed in ogni cattedrale: “in Roma: ad almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di San Pietro in Vaticano, del Santissimo Salvatore in Laterano, di Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura; in Terra Santa: ad almeno una delle tre basiliche: del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth;

in altre circoscrizioni ecclesiastiche: alla chiesa cattedrale o altre chiese e luoghi sacri designati dall’Ordinario del luogo. I Vescovi terranno conto delle necessità dei fedeli nonché della stessa opportunità di mantenere intatto il significato del pellegrinaggio con tutta la sua forza simbolica, capace di manifestare il bisogno ardente di conversione e di riconciliazione;

Altresì, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, individualmente, o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio”.

Si può ricevere l’Indulgenza Plenaria anche attraverso gesti concreti: “L’Indulgenza plenaria giubilare potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo in particolare il valore penitenziale del venerdì: astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa e le specificazioni dei Vescovi), nonché devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri;

sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi; dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno”.

Ed infine un invito ai sacerdoti: “Al riguardo, questa Penitenzieria esorta tutti i sacerdoti ad offrire con generosa disponibilità e dedizione di sé la più ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza, adottando e pubblicando fasce d’orario per le confessioni, in accordo con i parroci o i rettori delle chiese limitrofe, facendosi trovare in confessionale, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente, offrendo anche la più ampia disponibilità di sacerdoti che, per raggiunti limiti di età, siano privi di incarichi pastorali definiti”.

Ed un’agevolazione ‘speciale’ per i sacerdoti che accompagnano i fedeli nei pellegrinaggi: “Per agevolare il compito dei confessori, la Penitenzieria Apostolica, per mandato del Santo Padre, dispone che i sacerdoti che accompagneranno o si uniranno a pellegrinaggi giubilari fuori della propria Diocesi, possano avvalersi delle stesse facoltà di cui sono stati provvisti nella propria Diocesi dalla legittima autorità. Speciali facoltà saranno poi conferite da questa Penitenzieria Apostolica ai penitenzieri delle basiliche papali romane, ai canonici penitenzieri o ai penitenzieri diocesani istituiti nelle singole circoscrizioni ecclesiastiche”.

Pietro Morello si racconta tra arte e volontariato

Nello scorso dicembre a Tolentino (residenza di allestimento), in provincia di Macerata, Pietro Morello ha debuttato a teatro con ‘Non è un concerto’, per la prima volta sul palcoscenico in uno spettacolo pensato per raccontare esperienze di vita vissute tra note musicali, missioni umanitarie e attività negli ospedali con i bambini, tutte accomunate da un unico fil rouge: la felicità. Prodotto da Compagnia della Rancia e Midriasi, con la regia di Mauro Simone, lo spettacolo è stato rappresentato anche al teatro Alfieri di Torino, città natale di Pietro, da dove ha proseguito nei teatri di Roma, Firenze, Bologna e Milano…

Nato nel 1999 a Torino, Pietro Morello è un artista e creator italiano e con il suo motto ‘la felicità è una scelta’, a soli 24 anni conquista ed ispira ogni giorno milioni di persone che lo seguono sui social (3.700.00 follower su TikTok, 410k su IG, 390K su YouTube) e che si sono appassionate alle sue esperienze in qualità di operatore umanitario in giro per il mondo, che ha scelto di dedicare la sua vita alla cura e al sostegno dei bambini che si trovano in difficoltà nelle zone di guerra.

Il suo percorso inizia nel 2020, quando inizia a condividere sui social i suoi contenuti che spaziano dalla musica alle attività di volontariato. Le note per lui diventano un mezzo, un’espressione per trasmettere il valore dei diritti umani. Nel 2021 è selezionato come presentatore del pre-show di X Factor per TikTok, conducendo gli spettatori dietro le quinte dello show canoro più famoso del mondo in diretta sul profilo TikTok ufficiale del programma.

Ad agosto dello stesso anno si reca a Nairobi, nella discarica più grande dell’Africa, per dedicarsi alle famiglie e ai bambini che vivono nello slum di Korogocho. Successivamente è nominato dalla città di Torino ‘Ambasciatore di Torino nel mondo’ ed insignito del prestigioso premio per la Pace e i Diritti Umani ‘Giorgio La Pira per la pace’. Inoltre crea all’interno dell’ospedale Regina Margherita di Torino uno spazio settimanale in cui porta la musica all’interno del reparto oncologico per i bambini malati ed i loro genitori.

Nel 2022 pubblica il libro ‘Io ho un piano’, dove racconta il suo percorso come operatore umanitario ed è riconfermato come presentatore principale del pre-show di X Factor sul canale ufficiale del programma su TikTok. Inoltre in occasione dell’Eurovision Song Contest 2022 di Torino è ‘world ambassador’ per TikTok (selezionato insieme ad altri 19 in tutto il mondo), partecipando come host alle puntate pensate in occasione del festival.

Perché non è un concerto?

“Non è un concerto, perché è una serie di storie non connesse tra loro; storie di bambini incontrati nelle zone di guerra o negli ospedali. Il corso di musicoterapia mi ha portato a raccontare queste storie sul palco. Anche sul palco sono solo un ambasciatore: riporto le storie che mi hanno raccontato i bambini, le loro risposte alle grandi questioni, quelle che io non avrei saputo dare. Io suono al pianoforte e, vicino a me, ci sono anche una violoncellista e un fisarmonicista.

Ci sono poi video per immergere le persone nel racconto: le luci delle sale operatorie, i suoni delle sirene ed il silenzio della paura. Perché in guerra non ci sono eroi: ti tremano le ginocchia, sei terrorizzato. Ma io sento che devo andare là. Una volta, in Congo, ero stato ferito alla schiena, non avevo disinfettanti né un telefono che prendesse la linea. Ero disperato e ho chiesto a José, il bimbo che era con me, come facesse lui quando aveva paura: io penso, penso, penso così forte finché non penso ad altro. Ti va di giocare a palla?”.

Chi è un creator?

“Un creator è colui che fa contenuti ed in qualche modo racconta esperienze. Ci sono molti livelli nel mondo dei creator: chi lo fa nella musica e chi nei videogiochi”.

I social network possono essere un mezzo di comunicazione?

“La mia speranza è proprio che i miei followers vadano oltre: il fine ultimo è far sì che i valori che cerco di passare, arrivino al cuore delle persone. Sarebbe fondamentale far capire alle persone che strumenti abbiamo a disposizione: i social sono una macchina straordinaria, una macchina infernale che può essere cambiata in un mezzo di trasmissione culturale, un nuovo divulgatore, utile a cambiare la società attuale. Non è facile ma se lo capissero tutti sarebbe la rivoluzione perfetta. Io voglio regalare l’arte vera, io faccio arte, vorrei che la gente tornasse ad apprezzarla per quello che è, cancellando i contorni da show da milioni di euro e via dicendo”.

A giovani che sognano di fare l’influencer cosa direbbe?

“Che stanno sbagliando sogno, è un bel lavoro ma non può essere un fine. Se lo è, è malato, se arrivi a 100.000 follower ne vuoi 1.000.000, poi 4.000.000 ed avanti all’infinito diventando deleterio per salute e felicità. Direi di avere invece voglia di comunicare qualcosa e usare i social come mezzo e non come scopo. Se no ti schianti”.

Quale ‘piano’ ha Pietro Morello?

“Il piano è quello di raccontare a più persone possibili ciò che possa portare ad essere felici: cercare di essere felice per raccontarlo alle persone. Vivendo in un contesto famigliare molto propositivo ho sempre avuto voglia di aiutare, anche da bambino volevo donare a chi ne aveva bisogno, sia dal punto di vista della cultura che delle cose di primaria necessità, ho respirato sempre quest’aria, diciamo che è stata una conseguenza del mio background. Inoltre avevo voglia di partire, di cambiare, di avventura, di conoscenza; ho fatto la prima missione al confine tra Romania e Ucraina, una volta lì ho capito di volerlo fare spesso, sempre più spesso. Adesso capisco che tutto quello che di bello abbiamo nella nostra vita è merito nostro, non dobbiamo perderci nemmeno per un secondo.”.

Per quale motivo si è recato a Korogocho?

“E’ uno dei primi posti raggiunti nell’Africa centrale per fare aiuto umanitario. In particolare io faccio il volontario con l’associazione ‘Una mano per un sorriso’, con la quale difendiamo i diritti per l’infanzia. Da anni vado in Kenya, a Korogocho, uno slum della periferia di Nairobi: lì c’è la discarica più grande dell’Est Africa ed i bambini ci vivono dentro, cercando qualcosa da rivendere per pochi dollari al mese. Siamo molto sotto le condizioni igieniche necessarie alla sopravvivenza e, affiancando il lavoro di ‘Una mano per un sorriso’, una onlus italiana che sviluppa progetti umanitari rivolti alla difesa dei diritti dell’infanzia, cerco di tirar fuori questi bambini da quel contesto aberrante, coinvolgendoli in un percorso di scolarizzazione.

E funziona: i bimbi riescono a emergere. Joseph, per esempio, quando l’abbiamo trovato nella discarica aveva già 9-10 anni: non parlava, se non una lingua tutta sua, che sussurrava appena. Oggi, dopo solo due anni, Joseph canta, è molto più sicuro di sé, sa leggere e scrivere. Una gioia indescrivibile. Poi vado spesso in Congo, dove le problematiche sono altre: quella è una zona di guerra e lì, con l’associazione ‘Okapia’, sto seguendo un progetto legato alle miniere, veri tunnel della disperazione, dove i bambini vanno a grattare cercando i rimasugli d’oro di cui una volta le miniere erano ricche. Entrare in quelle gallerie sotterranee è stato straziante ed il mondo non può permettere che le persone stiano lì a bivaccare e a rischiare la loro vita. Non si può far finta di non sapere”.

Per quale motivo un’artista fa il volontariato?

“In realtà io ho iniziato prima di fare l’artista, perché sono un operatore umanitario eppoi mi si è aperto il mondo dei social. C’è una cosa che io dico spesso e che è diventato il mio slogan di vita: fate volontariato! Fare volontariato significa concedersi una formazione, che spesso è anche gratuita, ed esercitare quella formazione per capire dove vuoi andare nella vita, cosa vuoi essere un domani. Io ho provato a farlo e mi sono accorto che mi fa stare benissimo e che questo è ciò che voglio fare un domani, anche se magari non avrò un lavoro vero e proprio con i bambini, ma cercherò il modo per dedicarmi a loro. Il volontariato ti da un indirizzo di vita. Tutte le persone, senza nessun genere di distinzione, possono fare volontariato in Italia e ti permette di scoprire nuove cose, che altrimenti ti precludi, quindi fate volontariato, ovunque e in qualunque ambito”.

Quale messaggio di bellezza può lanciare la musica?

“La musica è un veicolo con cui poter parlare con se stessi e con gli altri e può aiutarci ad instaurare un buon rapporto”.

(Foto: Compagnia della Rancia)

151.11.48.50