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Greenaccord Onlus e Fondazione For A Bright Future: partnership strategica per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini svantaggiati

In un’iniziativa innovativa volta a coniugare la consapevolezza ambientale con l’empowerment dei giovani, Greenaccord Onlus e la Foundation For A Bright Future (‘For A Bright Future’ – FABF) di Louis Hernandez Jr. sono liete di annunciare una partnership strategica. Questa collaborazione, scaturita dal 16° Forum Internazionale dei Media tenutosi a Roma e Frascati lo scorso ottobre, mira a evidenziare l’importante connessione tra il cambiamento climatico e il suo impatto sproporzionato sui bambini provenienti da contesti svantaggiati.

La partnership unisce l’impegno di For A Bright Future nel supportare i giovani più vulnerabili con l’esperienza di Greenaccord nella formazione giornalistica ambientale. L’alleanza si propone di sensibilizzare i giornalisti che partecipano ai programmi formativi di Greenaccord riguardo all’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini che vivono in contesti svantaggiati, tra i più colpiti da questa crisi; promuovere congiuntamente iniziative editoriali e mediatiche dedicate all’educazione ambientale rivolta ai bambini più vulnerabili.

“La nostra fondazione ha sempre creduto nel potere trasformativo dell’istruzione. Collaborando con Greenaccord, non stiamo solo aprendo opportunità ai bambini svantaggiati, ma stiamo fornendo loro gli strumenti per diventare custodi dell’ambiente. Questa partnership rappresenta un passo fondamentale nella formazione di una generazione che comprenda il valore della sostenibilità e della responsabilità comunitaria”, ha dichiarato Louis Hernandez Jr., fondatore e presidente del consiglio di amministrazione di For A Bright Future.

Alfonso Cauteruccio, Presidente di Greenaccord, ha aggiunto: “Da 23 anni Greenaccord è all’avanguardia nel promuovere il giornalismo ambientale. La collaborazione con For A Bright Future ci consente di ampliare il nostro impatto sulle nuove generazioni. Concentrandoci sui bambini svantaggiati, affrontiamo alla radice sia la consapevolezza ambientale che l’equità sociale”.

La visione di rendere l’istruzione accessibile a tutti i bambini è sempre stata la forza trainante dei programmi di For A Bright Future: “Unire le forze con Greenaccord per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali è davvero stimolante. Questa collaborazione si allinea perfettamente con il nostro obiettivo di formare futuri leader a tutto tondo, socialmente consapevoli e responsabili”, ha dichiarato Gina Rogoto, vicepresidente senior delle operazioni e dei programmi di For A Bright Future.

La Louis Hernandez Jr.’s Foundation For A Bright Future è un’organizzazione no-profit 501(c)(3) dedicata a supportare i bambini sottorappresentati e svantaggiati attraverso programmi mirati all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alle arti e allo sviluppo della leadership giovanile. Le iniziative della fondazione offrono pari opportunità e strumenti per aiutare ogni bambino a realizzare i propri obiettivi di vita e diventare membri attivi e costruttivi della comunità globale. Per ulteriori informazioni, visitate il sito forabrightfuturefoundation.org.

Greenaccord è un’associazione culturale senza scopo di lucro, ispirata ai valori cristiani e dedicata alla sensibilizzazione e al coinvolgimento di persone di ogni credo e religione per la protezione della ‘casa comune’. Greenaccord organizza forum nazionali e internazionali rivolti ai professionisti dei media, con l’obiettivo di approfondire il ruolo e la responsabilità del giornalismo nell’affrontare le questioni ecologiche.

Attraverso la collaborazione con esperti scientifici e giornalisti altamente qualificati, Greenaccord contribuisce a colmare le lacune comunicative e promuove una comprensione più approfondita delle problematiche ambientali. Fornisce strumenti essenziali per la creazione di un’opinione pubblica informata, capace di rispondere con efficacia alle sfide ecologiche. Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.greenaccord.org.

Giorno del Dono: gli italiani desiderano donare

La fotografia annuale del dono in Italia scattata dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione del Giorno del Dono 2024 mostra quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.

La lettura della propensione a donare in Italia negli ultimi anni è particolarmente complessa: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale, il 2021 è stato invece caratterizzato da difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato; è necessario attendere il 2022 per avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, segnali che almeno in parte vengono confermati ulteriormente nel 2023, anno di riferimento di questa edizione, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.

E’ quanto emerge dalla 7^ edizione del rapporto annuale ‘Noi doniamo’, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024, la più grande festa nazionale del dono e della donazione in Italia prevista per legge il 4 ottobre di ogni anno, sostenuta da BPER Banca, che ospita l’evento odierno ed è stata al fianco di IID nella realizzazione dell’Osservatorio sul dono. L’Osservatorio sul dono, costituito da IID nel 2018 in occasione del Giorno del Dono, ha l’obiettivo di condividere dati, analisi e tendenze con le imprese, l’opinione pubblica, i media e il terzo settore.

Il rapporto indaga lo stato dell’arte delle tre dimensioni del dono – di denaro, di tempo e biologica – e si qualifica come fonte scientifica di riferimento per la cultura e la pratica del dono in Italia. Per ciascun ambito il rapporto misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia (+14 anni), con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici affidati ad esperti e centri di ricerca. Sono partner del progetto Osservatorio sul dono ASSIF, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, CMW, EuConsult Italia, F.I.Do – Fondazione Italia per il Dono, FIDAS, Scuola di Fundraising di Roma, Walden Lab.

Il rapporto analizza anzitutto il comportamento donativo tramite versamento di denaro per buone cause e in particolare per il terzo settore utilizzando diverse fonti che prendono in considerazione i due punti di vista più importanti: gli enti non profit da un lato e il donatore (privato cittadino e aziende) dall’altro.

Grazie all’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’IID, arrivata alla sua XXII edizione, viene tracciata una fotografia approfondita delle raccolte fondi del non profit, mentre il donatore è al centro di diverse ricerche quali l’indagine BVA Doxa ‘Italiani solidali’ realizzata su un campione di 2000 individui attraverso interviste quantitative in profondità. Il contesto di riferimento viene analizzato grazie ai contributi ISTAT ‘Aspetti della vita quotidiana’ (AVQ), il rapporto ‘Benessere equo e sostenibile’ (BES) che ha l’obiettivo di valutare il progresso della società anche da un punto di vista sociale e ambientale e i risultati dell’ultimo censimento delle istituzioni non profit, con dati 2021.

Il rapporto nota che l’Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.

Infine, rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati), l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.

Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra nord e sud del Paese, nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno: 14,3% contro 6,6%.

Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).

Se si osserva anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%.

L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.

Il Terzo settore è impegnato nell’orientare i cittadini a effettuare donazioni sicure e lo fa puntando sulla trasparenza. In occasione del Giorno del Dono 2024 viene lanciata la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” realizzata dal Forum Terzo Settore e IID, con l’obiettivo di aiutare il donatore, sia esso privato cittadino o azienda, a comprendere come donare in sicurezza, con responsabilità e consapevolezza, evitando così impatti negativi sul settore. La campagna, che si affianca allo spot ‘Donare rende felici’ in onda su tutte le TV nazionali fino a metà ottobre, è online sul sito www.giornodeldono.org.

Il profilo e la collocazione geografica del volontario ‘tipo’ ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2.600.000 volontari, il centro 1.070.000 ed ultimo in classifica il sud, con 930.000, mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.

Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%; chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.

La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.

Tra gli ambiti di intervento preferiti, il censimento Istat mette ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che rispettivamente aggregano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.

Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito ad una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano.

Inoltre sono cresciute le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).

Infine il Centro Nazionale Trapianti ha anche reso noto l’aggiornamento dei dati sulla disponibilità delle persone a dare il proprio consenso al trapianto degli organi. I più disponibili sono i trentenni sardi ed è Trento la città più generosa del Paese nella raccolta dei “sì” al momento del rinnovo della carta d’identità. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita poco meno di 19 milioni di dichiarazioni registrate: 71% sì e 29% no.

Save the Children: in Italia scuole ‘diseguali’

In Italia solo 2 bambini su 5 della scuola primaria hanno accesso al tempo pieno, mentre meno della metà degli alunni della primaria e secondaria può utilizzare una palestra o una mensa. Sembra che il nuovo anno scolastico non riparta con il piede giusto, al contrario, è segnato dalla mancanza di servizi educativi.

In occasione della riapertura delle scuole, l’ong ‘Save the Children’ pubblica il rapporto ‘Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre’, che mostra le disuguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi nella scuola italiana: mensa, tempo pieno, palestre sono i temi affrontati nel report, insieme ad un’analisi degli investimenti PNRR, da cui emerge il rischio che molte province, con famiglie in condizioni socioeconomiche di svantaggio, continuino a rimanere indietro:

“Quindi la scuola rappresenta uno spazio essenziale in cui dare a bambini, bambine e adolescenti uguali opportunità di crescita, contrastando la povertà educativa. I servizi e le strutture scolastiche, come il tempo pieno, la mensa e le palestre, sono importanti per ridurre la dispersione scolastica. Offrono a bambini e ragazzi la possibilità di partecipare a attività educative, ricreative, culturali e sportive, migliorando così il loro apprendimento”.

Il Rapporto approfondisce le diseguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi a scuola (dalla mensa al tempo pieno e alle palestre) e analizza, attraverso un confronto puntuale della distribuzione delle risorse a livello provinciale, se e in quale misura gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) già avviati possano contribuire a ridurre i divari esistenti.

Dall’analisi di Save the Children su alcuni degli interventi relativi alla ‘Missione Istruzione’ finanziati dal PNRR e già avviati, emerge una distribuzione disomogenea delle risorse tra le province più svantaggiate e la necessità di integrare le risorse del PNRR con altri investimenti per garantire livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso alle mense scolastiche, e così al tempo pieno, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, nonché la presenza di palestre scolastiche su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree dell’Italia dove la scuola rappresenta spesso l’unica opportunità per bambini, bambine e adolescenti di praticare attività sportiva.

Dall’analisi svolta da Save the Children sui 975 interventi del PNRR (presenti sulla piattaforma ReGIS a giugno 2024) avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche, emerge che alle regioni del Sud e Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti. Dall’analisi provinciale dei fondi del PNRR investiti sino ad oggi, si rileva che queste risorse, senz’altro utili per ampliare l’offerta complessiva, stanno producendo un impatto disomogeneo nella riduzione delle disuguaglianze territoriali:

“Le 6 province dove gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10% (Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa) hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa per un valore di circa € 21.500.000, pari a 2,1 progetti ogni 10.000 studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Di contro, le sei province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa a livello nazionale (oltre il 65%), ovvero Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano, hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 progetti ogni 10.000 studenti”.

Nelle province più svantaggiate per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso: sono il 26,4% nelle province dove meno del 10% degli studenti usufruisce della mensa (contro il 17,2% di quelle dove oltre il 65% degli alunni accede alla mensa).

Dall’analisi di Save the Children emerge, anche, che anche tra le stesse province più svantaggiate la distribuzione delle risorse per l’accesso al servizio mensa è disomogenea: “Ad esempio, Palermo ha ricevuto circa € 2.000.000 per la realizzazione di 6 interventi; mentre Foggia, dove gli studenti che usufruiscono del servizio mensa è simile (8,7% contro il 6,7% di Palermo), ha ricevuto quasi € 6.500.000 per 18 interventi.

Ed ancora: le province di Lecce e Napoli, che registrano percentuali di accesso al servizio di refezione praticamente uguali (12,4% e 12,5%), hanno ricevuto la stessa quantità di fondi (circa € 13.000.000), ma a Lecce sono stati avviati più di 5 interventi ogni 10.000 studenti, mentre a Napoli soltanto uno ogni 10.000 studenti.

Proprio per raggiungere le aree meno coperte dai servizi, recentemente il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha disposto un avviso pubblico rivolto agli enti locali per la costruzione e ristrutturazione di spazi adibiti a mense scolastiche, con uno stanziamento di ulteriori € 515.400.000:

“La mensa scolastica è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. E’, inoltre, un servizio essenziale nell’ottica di incentivare l’estensione del tempo pieno e quindi di potenziare l’offerta formativa, con benefici sia per i ragazzi, sia per le famiglie con effetti positivi in particolare per l’occupazione femminile”.

Eppure solo due alunni della scuola primaria su cinque beneficiano del tempo pieno con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%) e solo poco più di un quarto delle scuole (il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di primo grado) offrono il tempo prolungato:

“Sono ancora troppo pochi i bambini, le bambine e gli adolescenti che ne usufruiscono e con forti discontinuità territoriali che rischiano di penalizzare intere aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno.

La maggior parte delle province dove la percentuale di classi a tempo pieno o prolungato è inferiore al 10% si trova nelle regioni del Sud e nelle Isole: Ragusa, Catania, Palermo, Siracusa, Campobasso, Isernia. In molti casi si tratta delle stesse province dove minore è anche l’offerta del servizio di refezione e, come per le mense, dove la percentuale di alunni che provengono da famiglie con livelli socioeconomici bassi è particolarmente elevata. Invece, le province del Centro e del Nord mostrano percentuali di offerta superiori alla media nazionale e, in alcuni casi, come la Provincia Autonoma di Trento, Milano e Monza e della Brianza, superiori al 65%”.

Anche la possibilità di praticare attività sportiva a scuola in una palestra rappresenta una grande opportunità per la crescita di bambine, bambini e adolescenti. Ma, ad oggi, meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie hanno una palestra. Dall’analisi di Save the Children sui 433 interventi del PNRR registrati sul ReGIS per costruire o riqualificare le palestre a scuola emerge che il 62,8% è stato avviato nelle regioni del Sud e Isole, a cui sono stati destinati il 52,7% dei fondi complessivi, come ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice della ricerca di ‘Save the Children Italia’:

“Il problema che abbiamo davanti come Paese non è solo riuscire a garantire la tabella di marcia della spesa, ma fare in modo che le risorse del PNRR raggiungano effettivamente i territori dove i bambini e le bambine scontano le maggiori difficoltà nel percorso educativo. Il PNRR rappresenta un’occasione unica per superare le disuguaglianze di offerta educativa tra nord e sud, tra centri urbani e aree interne. Ma dall’analisi della distribuzione delle risorse e degli interventi ad oggi avviati, l’obiettivo di riequilibrio sembra raggiunto solo parzialmente.

E’ un campanello di allarme che deve spingere a realizzare al più presto un’analisi di impatto sulla povertà educativa di tutti gli investimenti della missione 4 del PNRR, dedicati all’istruzione, in corso ed in programma. Nei territori più svantaggiati, è necessario integrare le risorse del PNRR con altri fondi disponibili, per garantire un’offerta di servizi educativi a tutti i minori.

Allo stesso tempo, giunti a questa fase del percorso, le istituzioni tutte, per i diversi livelli di responsabilità, devono attrezzarsi per garantire la copertura dei costi di funzionamento dei nuovi servizi in via di attivazione grazie al PNRR (le mense così come gli asili nido) senza che l’aggravio di spesa corrente vada a ricadere solo sui comuni più virtuosi o sulle famiglie, e senza correre il rischio che i nuovi spazi, una volta pronti, restino chiusi per mancanza di risorse umane ed economiche, come purtroppo già tante volte è accaduto in passato”.

Papa Francesco: garantire l’istruzione a tutte le donne

Il giorno precedente la Giornata della donna papa Francesco torna sulla questione femminile, ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale Interuniversitario ‘Donne nella Chiesa: artefici dell’umano’, in svolgimento alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma, che ha messo in evidenza 10 donne sante: Giuseppina Bakhita, Magdeleine di Gesù, Elizabeth Ann Seton, Maria MacKillop, Laura Montoya, Kateri Tekakwitha, Teresa di Calcutta, Rafqa Pietra Choboq Ar-Rayès, Maria Beltrame Quattrocchi e Daphrose Mukasanga.

Nel discorso, ancora non letto perché ancora con il raffreddore, papa Francesco ha affermato il genio femminile di queste 10 sante: “Tutte loro, in differenti tempi e culture, con stili propri e diversi, e con iniziative di carità, di educazione e di preghiera, hanno dato prova di come il ‘genio femminile’ sappia riflettere in modo unico la santità di Dio nel mondo. Anzi, proprio in epoche nelle quali le donne erano maggiormente escluse dalla vita sociale ed ecclesiale, ‘lo Spirito Santo ha suscitato sante il cui fascino ha provocato nuovi dinamismi spirituali e importanti riforme nella Chiesa’…

E la Chiesa ha bisogno di questo, perché la Chiesa è donna: figlia, sposa e madre, e chi più della donna può rivelarne il volto? Aiutiamoci, senza forzature e senza strappi, ma con accurato discernimento, docili alla voce dello Spirito e fedeli nella comunione, a individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati nel Popolo di Dio”.

Soffermandosi sul titolo del convegno il papa ha sottolineato lo stile delle donne: “Il nostro è un tempo lacerato dall’odio, in cui l’umanità, bisognosa di sentirsi amata, è invece spesso sfregiata dalla violenza, dalla guerra e da ideologie che affogano i sentimenti più belli del cuore. E proprio in questo contesto, il contributo femminile è più che mai indispensabile: la donna, infatti, sa unire con la tenerezza”.

Ed ha citato Santa Teresa di Lisieux: “Santa Teresa di Gesù Bambino diceva di voler essere, nella Chiesa, l’amore. Ed aveva ragione: la donna infatti, con la sua capacità unica di compassione, con la sua intuitività e con la sua connaturale propensione a ‘prendersi cura’, sa in modo eminente essere, per la società, ‘intelligenza e cuore che ama e che unisce’, mettendo amore dove non c’è amore, umanità dove l’essere umano fatica a ritrovare sé stesso”.

Mentre il secondo aspetto sottolineato riguarda la formazione: “Avete organizzato questo Convegno con la collaborazione di varie realtà accademiche cattoliche. E in effetti, nell’ambito della pastorale universitaria, proporre agli alunni, oltre all’approfondimento accademico della dottrina e del messaggio sociale della Chiesa, testimonianze di santità, specialmente al femminile, incoraggia ad elevare lo sguardo, a dilatare l’orizzonte dei sogni e del modo di pensare e a disporsi a seguire alti ideali”.

Anche la santità educa: “La santità può così diventare come una linea educativa trasversale in tutto l’approccio al sapere. Per questo auspico che i vostri ambienti, oltre ad essere luoghi di studio, di ricerca e di apprendimento, luoghi ‘informativi’, siano anche contesti ‘formativi’, dove si aiuta ad aprire la mente e il cuore all’azione dello Spirito Santo. Perciò è importante far conoscere i santi, e specialmente le sante, in tutto lo spessore e in tutta la concretezza della loro umanità: così la formazione sarà ancora più capace di toccare ogni persona nella sua integralità e nella sua unicità”.

Ha concluso l’incontro ha invitato all’impegno affinché per le bambine ci sia più istruzione: “nel mondo, dove le donne soffrono ancora tante violenze, disparità, ingiustizie e maltrattamenti (e ciò è scandaloso, ancor più per chi professa la fede nel Dio ‘nato da donna’) c’è una forma grave di discriminazione, che è proprio legata alla formazione della donna. Essa è infatti temuta in molti contesti, ma la via per società migliori passa proprio attraverso l’istruzione delle bambine, delle ragazze e delle giovani, di cui beneficia lo sviluppo umano. Preghiamo e impegniamoci per questo!”

Inoltre papa Francesco ha inviato un messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in occasione del laboratorio su san Tommaso d’Aquino: ‘Ontologia sociale e diritto naturale dell’Aquinate in prospettiva. Approfondimenti per e dalle Scienze Sociali’: “Attingendo da principi già stabiliti da Aristotele, Tommaso così sosteneva che i beni spirituali precedono quelli materiali e che il bene comune della società precede quello degli individui, in quanto l’uomo è per natura un ‘animale politico’… Mentre è indubitabile la sua influenza nel dar forma al pensiero morale e giuridico moderno, un recupero della prospettiva filosofica e teologica che ha informato la sua opera può risultare alquanto promettente per la nostra disciplinata riflessione sulle pressanti questioni sociali del nostro tempo”.

Per questo san Tommaso descriveva l’unità della persona: “L’Aquinate sostiene l’intrinseca dignità e unità della persona umana, che appartiene sia al mondo fisico in virtù del corpo che a quello spirituale in virtù dell’anima razionale: una creatura capace di distinguere tra vero e falso in base al principio di non-contraddizione, ma anche di discernere il bene dal male”.

Ed ecco l’importanza della legge naturale: “La fiducia di Tommaso in una legge naturale scritta nel cuore dell’uomo può così offrire freschi e validi spunti al nostro mondo globalizzato, dominato dal positivismo giuridico e dalla casistica, anche se continua a cercare solide fondamenta per un giusto e umano ordine sociale. Infatti, seguendo Aristotele, Tommaso era ben consapevole della complessità che comporta applicare la legge alle azioni concrete, e perciò enfatizzava l’importanza della virtù di epikeia”.

(Foto: Santa Sede)

Caritas: con la povertà l’Italia ha ‘Tutto da perdere’

In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri è stata presentata a Roma la 27^ edizione del rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia dal titolo ‘Tutto da perdere’ della Caritas italiana con i dati che confermano come (con oltre 5.600.000 di poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione) la povertà sia un fenomeno strutturale e non più residuale come in passato.

Save the Children denuncia la diseguaglianza per i bambini

“Il mondo stenta a raggiungere i 17 Obiettivi delle Nazioni Unite entro il 2030, mettendo così a rischio la vita e il futuro di milioni di bambini e bambine a meno che i leader non adottino piani concreti per accelerare il progresso”: lo ha affermato nelle scorse settimane l’ong ‘Save the Children’, che ha lanciato il ‘Child Atlas’, un nuovo strumento di raccolta dati che evidenzia la disuguaglianza infantile.

Storie di donne dall’Afghanistan

Il 15 agosto del 2021 i talebani riprendevano definitivamente il controllo di Kabul, capitale dell’Afghanistan, ripristinando il loro dominio sul paese dopo 20 anni di presenza occidentale. L’esercito regolare afghano, fedele al governo civile di Ashraf Ghani e addestrato dalle forze occidentali, sembrò sciogliersi come neve al sole di fronte all’offensiva dei talebani, disarcionati dall’invasione a guida USA nel paese iniziata il 7 ottobre 2001.

Il racconto della ong Nove sulla situazione delle donne in Afghanistan

‘Siete tutti informati dell’entrata in vigore del suddetto ordine che sospende l’istruzione femminile fino a nuovo avviso’: aveva detto nello scorso dicembre il ministro dell’Istruzione superiore, Neda Mohammad Nadeem, in una lettera a tutte le università governative e private dell’Afghanistan. Anche il portavoce del ministero, Ziaullah Hashimi, ha confermato all’AFP l’ordine di chiudere i college alle ragazze a tempo indeterminato.

Lino Prenna: il compito della scuola è istruire

Nell’introduzione al suo libro ‘Educare istruendo’ il prof. Lino Prenna, ordinario di filosofia dell’educazione all’università di Perugia, scrive: “L’idea di scuola, qui proposta, è sorretta dalla convinzione che il compito specifico della scuola sia istruire. Infatti, se l’educazione, intesa come coltivazione dell’uomo e del cittadino, è finalità comune alle varie istituzioni educative, l’istruzione è propria della scuola.

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