Dal Meeting di Rimini Mario Draghi: gli italiani hanno la capacità di reagire

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Dopo due anni dall’intervento inaugurale sul ‘debito buono’ destinato a diventare nel giro di pochi mesi il programma di un governo di unità nazionale a sua guida per uscire dalla pandemia, il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ritorna al Meeting, accolto da una standing ovation e da un ‘caloroso benvenuto’ del presidente della fondazione del ‘Meeting per l’amicizia tra  i popoli’, Bernard Scholz:

“La ‘passione per l’uomo’ è prima di tutto una passione per la libertà. La libertà di vivere le condizioni personali, sociali, culturali e politiche con responsabilità e creatività, anche quando sono difficili e avverse. La libertà di costruire sempre e ovunque relazioni positive, capaci di affrontare e non di subire le sfide che si presentano, senza cedere alla rassegnazione o alla ribellione. La libertà di fare i sacrifici necessari perché le future generazioni possano prosperare, e non trovarsi caricate di fardelli insopportabili”.

Ed ha ricordato gli impegni che il governo ha fatto in questi anni: “Con il suo governo, lei si è poi impegnato per una ripresa e una ricostruzione duratura, per riforme che favoriscono l’iniziativa responsabile e riducono il peso della burocrazia.

Si è impegnato per una Unione Europea più forte e solidale, più cosciente e più propositiva dei valori della libertà, dello stato di diritto e della democrazia che la contraddistinguono. Si è impegnato per la difesa della sovranità e della dignità nazionale dell’Ucraina.

Durante il suo governo, l’Italia ha conquistato una reputazione internazionale meritata e preziosa, in mezzo ad una geopolitica sempre più conflittuale”.

Il presidente del Consiglio ha ringraziato, ricordando la visita di due anni fa: “Eravamo in una fase acuta e dolorosa della pandemia e qui però al Meeting si provava già a riflettere su come ricostruire la nostra società, la nostra economia dopo quel terribile trauma.

Nel mio intervento provai a disegnare una politica economica adatta a un momento così duro. Parlai dell’assoluta necessità di sostenere le famiglie, le imprese, in un periodo di recessione profonda, e dissi di tornare a una crescita sostenibile e condivisa”.

Ed il Meeting, come due anni fa, è un luogo in cui poter ragionare di eventi accaduti: “Gli italiani hanno reagito con coraggio e concretezza, come spesso hanno fatto nei momenti più difficili, ed hanno riscritto una storia che sembrava già decisa. Insieme, abbiamo dimostrato ancora una volta che l’Italia è un grande Paese, che ha tutto quello che serve per superare le difficoltà che la storia ci mette di nuovo davanti.

Il governo ha fatto del proprio meglio per rispondere con prontezza alle esigenze degli italiani; per compiere tutte le scelte necessarie con indipendenza di giudizio; per mantenere alta la credibilità di fronte ai cittadini e ai partner internazionali; e per cercare sempre l’unità di intenti, il dialogo, la coesione sociale. Questo è stato il nostro metodo di lavoro”.

Ed ha puntato uno sguardo al futuro, perché gli italiani sanno reagire davanti alle difficoltà: “Soprattutto nei momenti di crisi, l’azione di governo deve essere rapida, convinta. Mancano pochi giorni all’inizio dell’anno scolastico e voglio ricordare come la riapertura delle scuole sia stato uno dei nostri principali obiettivi sin dall’inizio della campagna vaccinale.

Avremmo potuto aspettare il superamento di una soglia di vaccinazione più alta nella popolazione, l’eliminazione di tutte le restrizioni delle attività commerciali prima di riaprire le scuole. Ma non sarebbe stato giusto, soprattutto nei confronti dei giovani che avevano dovuto rinunciare a lungo alla didattica in presenza. Abbiamo scelto di riaprire appena è stato possibile. Lo abbiamo fatto consci del ‘rischio calcolato’ a cui andavamo incontro, nonostante le molte voci scettiche che ci davano degli irresponsabili”.

L’Italia è stata credibile perché è stata unita nei momenti difficili: “La nostra credibilità, interna ed esterna, ha molto beneficiato della coesione che tutti abbiamo saputo mostrare di fronte alle avversità. Questa coesione è stata in parte il prodotto dell’unità nazionale, che ha visto (almeno per un pò) i partiti mettere da parte le proprie differenze per trovare punti d’incontro nell’interesse degli italiani.

Terminata l’esperienza dell’unità nazionale, questa coesione avrà naturalmente una declinazione diversa. Il dialogo fra le forze politiche è necessario anche nel confronto e nello scontro tra posizioni diverse: la coesione si dovrà ritrovare nel sentire comune di tutti i protagonisti, nel loro senso di appartenenza agli stessi ideali propri della nostra Repubblica e della nostra Unione Europea”.

Infine ha ringraziato il Terzo Settore: “Voglio poi ricordare il ruolo del Terzo Settore che, come ha detto qui il card. Matteo Zuppi ‘è un interlocutore importante e decisivo per le istituzioni presenti e future’. Infine, la capacità dell’Italia di reagire di fronte alle crisi si deve anche all’impegno delle associazioni e dei volontari, che ogni giorno prestano aiuto ai più deboli, rafforzano lo spirito di comunità”.

Ed anche il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, alcuni giorni prima aveva ricordato la forza ‘motrice’ del volontariato: “C’è qualcuno che oggi in Italia ha più di 4.000.000 di iscritti e che con queste 4.000.000 di persone che si occupano solo degli altri e del bene degli altri, e parlo del volontariato che raggiunge e supporta altri 35.000.000.

Questa è la risorsa, l’esempio, la motrice che dobbiamo mettere in campo. Mesi fa avevo proposto al volontariato di offrire il suo contributo, ma ha avuto paura di essere strumentalizzato. Oggi però lo strumentalizzatore è diventato molto più fragile di voi e quindi questo rischio non c’è”.

Secondo il presidente della Corte Costituzionale senza il supporto del Terzo Settore i partiti non hanno la forza di orientare il popolo verso il bene comune: “I partiti di una volta avrebbero avuto la forza di convogliare i propri iscritti e attraverso di loro convincere altri verso le azioni necessarie per il bene comune.

Ritengo che oggi non sia più così, questa è una politica la cui fragilità strutturale la porta a seguire, più che a guidare, a seguire gli umori, le domande attuali più che comprensibili degli elettori, ma, proprio per fragilità interna, a non farcela da sola a portarli verso il futuro”.

(Foto: Meeting di Rimini)

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